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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
IL GIARDINO DELL'EDEN

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL LAVORO DELLA TERRA
Le considerazioni sviluppate sono in linea con la tensione millenaria per questa terra. Questa di per sé è importante perché è il cuore della "terra promessa" ai Patriarchi, ad Abramo e alla sua discendenza.
Ma se questa terra era stata promessa ad Adamo è perché certamente questa è la terra da cui l'uomo Adamo, antenato di Abramo, era stato cacciato.
Si pensi all'esodo dall'Egitto, all'esilio in Babilonia, alla diaspora e all'attesa del ritorno, ai pellegrinaggi a Gerusalemme, alle Crociate, al nuovo stato d'Israele.
Dio caccia Adamo, l'uomo, da una terra concreta affinché cresca e lo riporta dopo una storia; ma l'uomo ora deve accorgersi che questa terra non è più quella di prima a causa del peccato che l'ha sfigurata.
Ci sono ora profonde depressioni e montagne che impediscono il libero scorrimento delle acque del Giordano, cioè impediscono quell'ordinato svilupparsi della vita beata dei nostri progenitori prima del peccato.
Possiamo, osservare che Adamo fu creato fuori dal "Paradiso Terrestre" e poi in esso collocato.
"Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse" (Gn. 2,15)
La donna fu invece creata nel giardino, perché:
"Non e bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Gn. 2,18)
Un aiuto, quindi per coltivare e custodire il giardino; questo è il compito.
Quindi ora che è stato reintrodotto nella terra promessa deve riportarla alla condizione originaria.
Dio affina sempre di più la spiritualità dell'uomo, il lavoro che deve compiere non è quello di sterratore, anche se a questo parallelo Dio fa ricorso quando lo richiama dicendo:
"Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbattuti; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura.
Allora si rivelerà la gloria del Signore" (Is. 40,3.4)
Se farete questo lavoro - è come se dicesse Isaia - sarà come riaprire la foce del Giordano con il Mar Rosso e ritornare all’originale situazione del paradiso terreste e questa profezia poi la riprenderà Giovanni Battista quando battezzerà proprio allo sbocco del Giordano nel Mar Morto, (ved. Gn. 1,23 - Mt. 3,3).
Cioè chiama a un lavoro più completo "la conversione" individuale e del popolo, il lavoro che dovevano compiere Adamo ed Eva e che ora è del cristiano nella Chiesa e con la Chiesa per il mondo.
Occorre abbattere il muro di divisione, occorre abbattere l'orgoglio ed eliminare le acque stagnanti e inabitabili.
Continuando nella profezia del profeta Isaia si trova:

"I miseri e i poveri cercano l'acqua ma non ce n'è, la loro lingua è riarsa per la sete" (Is. 41,17a)
"Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli, cambierò il deserto in un lago d'acqua la terra arida in sorgente. Pianterò radici nel deserto, acacie, mirti e ulivi porro nella steppa cipressi alberi insieme con abeti; perché vedano o sappiano considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo di Israele" (Is. 41,18-20)
Questo si inquadra perfettamente nel segno atteso che le acque del cielo si rimettano in comunicazione con tutta la terra!

"O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia a te anela la mia carne, come terra deserta arida senz'acqua" (Sal. 63,1.2)
Questa è la terra dell'uomo (adamah in ebraico è la terra rossa) la terra asciutta, come la pianura depressa di Ghor attorno al Mar Morto che attende il Giordano , cioè scende l’energia delle acque di Dio che la inondino e ne tolgano le brutture causate dal peccato.

"Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal. 42,2.3)
Cioè l'uomo, la terra, la natura, il mondo attende l'acqua viva dello Spirito Santo.
Il vescovo San Cirillo di Gerusalemme nelle sue Catechesi scrive dell'acqua e dello Spirito Santo:

"L'acqua che io vi darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv. 4,14)
Per quale motivo la grazia dello Spirito è chiamata acqua? Certamente perché tutto ha bisogno dell'acqua.
L'acqua è generatrice delle erbe e degli animali.
L'acqua della pioggia discende dal cielo.
Scende sempre allo stesso modo e forma, ma produce effetti multiformi.
Altro è l'effetto prodotto nella palma, altro nella vite e così in tutte le cose, pur essendo sempre di un'unica natura e non potendo essere diversa da se stessa.
La pioggia infatti non discende diversa, non cambia se stessa, ma si adatta alle esigenze degli esseri che la ricevono e diventa per ognuno di essi quel dono provvidenziale di cui abbisognano.

Allo stesso modo anche lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma e indivisibile, distribuisce ad ognuno la grazia come vuole.
E come un albero inaridito, ricevendo l'acqua torna a germogliare, così l'anima peccatrice, resa degna del dono dello Spirito Santo attraverso la penitenza porta grappoli di giustizia.
Lo Spirito appartiene ad un'unica sostanza, però, per disposizione divina e per i meriti di Cristo opera effetti molteplici.


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