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IL GRANDE GIOCO
Ogni versetto è il tassello d’un puzzle con tanti lati quanti sono i segni contenuti; un solo lato non soddisfatto, ossia un segno che si vorrebbe eliminare, indica che è da rivedere la traduzione.
Con tali regole ho scrutato a tappeto oltre i 2/3 dei testi ebraici dell’A.T.: Genesi, Levitico, Numeri, Giosuè, Rut, Ester, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Proverbi, Qoèlet, Esdra, Neemia, Samuele, le Lamentazioni, Isaia, Daniele e i profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abakuk, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia), oltre a brani dell’Esodo e d'alcuni Salmi.
Siccome sono stati tradotti con grado d’esperienza crescente, le decriptazioni sono suscettibili di miglioramenti.
Da tali traduzioni, ottenute con le regole dichiarate, spunta però un testo nascosto che è l’epopea sul Messia a supporto dell’idea che una lettura del testo lettera per lettera non è utopia.
Il metodo trovato - o ritrovato - per forma e contenuto è nuovo, anche se rende concrete intuizioni del passato ed attese attuali, e porta alla luce forti idee teologiche proprie dal Cristianesimo e dall’Ebraismo.
Il testo procede con lentezza inesorabile e la paziente lettura fa recepire l’ampio respiro del pensiero che lo muove.
Il fatto che le regole lasciano margini di libertà e che il singolo versetto può avere anche varianti di lettura non inficia più di tanto la complessiva decriptazione; peraltro, un margine di libertà è connesso a letture per immagini.
Applicandosi a traduzioni d’una certa estensione i timori d’interpretazioni distorte sono fugati perché, dopo alcuni versetti, se il discorso non è sensato e le frasi sono frammentarie è da riverificare il tutto ed inserire le varianti consentite.
Nella lettura d’un versetto, se accade che non s’è colto il significato autentico, questo si ritroverà con altre parole in altri versetti e, se non è corretto, alla lunga sarà eliminato.
Il testo procede come la corrente d’un fiume maestoso che sembra in moto laminare anche se vi sono turbolenze locali.
La traduzione è frutto di un’iterazione sui vari versetti già letti pur continuando ovviamente a rispettare le regole; solo se il tutto è omogeneo e ben connesso la decriptazione è riuscita.
Ovviamente sul metodo che permette di leggere un testo nascosto dal canone ebraico dall’A.T. non vi sono esperti specifici cui chiedere pareri, perché il metodo è innovativo.
Si può invece cercare d’ottenere risposte su problematiche collaterali o riflesse da esperti quali:
Professori di Sacra Scrittura cristiani per i quali, anche se è sconvolgente e destabilizzante l’idea d’un testo nascosto per i timori che sia relativizzato il testo esterno o che s’aprano letture personalizzate che sfuggano a controllo, potrebbero rispondere se, alle origini del cristianesimo, per trovare profezie sul Cristo siano state usate solo letture rigide dei testi.
Rabbini ebrei ortodossi che potrebbero rispondere al quesito se vi sia una preclusione nella loro tradizione all’ipotesi d’un testo nascosto leggibile con lettura lettera per lettera.
Gli ebrei, tra l’altro, amano definirsi, non il popolo del Libro, ma il popolo dell’interpretazione del Libro.
Egittologi e/o archeologi cui è da chiedere se nelle traduzioni di testi antichi sia scandaloso che si diano versioni diverse per alcune frasi, anche se evocate da stessi segni; nella traduzione di scritture per immagini, infatti, può accadere in qualche caso che una stessa frase possa avere varianti di lettura.
Esperti di decifrazioni e decriptazioni per verificare se quanto espongo possa essere considerato condividibile nel loro mondo, in quanto si tratta d’un enorme gioco enigmistico che chiede impegno e pazienza; potrebbero dare risposta su quale probabilità vi sia che le traduzioni sempre congruenti di testi così ampi, appoggiati a quelle regole siano inventati o meno.
In effetti, per la traduzione è da porsi in modo disponibile davanti al testo per recepire in pieno quanto può evocare con l’agitarsi delle forme delle lettere, senza idee preconfezionate.
Occorre essere pronti ad accogliere le sollecitazioni visive che il testo evoca, curiosi d’aprire i segreti che nascondono i versetti, certi che si sarà premiati aldilà d’ogni aspettativa.
Sotto quest’aspetto il testo è un circuito che s’accende con lo spirito dello scrutatore, se in sintonia con quello del testo.
Il circuito, eccitato, dà risposte capaci di modificare le idee dell’investigante fino a convergenza in un risultato pacificato.
Non si deve mai concludere la traduzione se del versetto non sia esaurito il potenziale di carica che si sente circolarvi.
Il traduttore è la bacchetta di rabdomante e la traduzione è più d’una lettura, ma una visione, nel senso che si vedono disegni e si ascolta un testo nella mente.
Ritengo che, se si concludesse che tutto nasce da mia pura fantasia, meriterei almeno una citazione nel Guinness dei primati per la più vasta decriptazione fatta d’un testo, rispettando regole prefissate e mai variate, testo, però che gli esperti avrebbero concluso non predisposto per fornirla.
Pur nella più riduttiva delle ipotesi il metodo merita divulgazione come curiosità e perché può portare altri a cimentarvisi; il premio è la crescita spirituale per la continua meditazione e l’esercizio conserva elastica la mente.