BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2004  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheLettere ebraiche e codice Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere

Tutti gli articoli di BibbiaWeb LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

PARLANO LE LETTERE
di Alessandro Conti Puorger

LE LETTERE PARLANTI
Si tratta di far parlare ciascuna lettera che, scritta con i caratteri rabbino-quadrati, ha conservato traccia grafica dell’immagine o azione che l’ha originata.
Guardo così le parole ebraiche, indipendentemente dal loro significato, anche come rebus da aprire con le immagini espressive delle lettere.
Ho raccolto in schede le tracce che mi hanno portato a definire gli specifici significati, da usare nella decriptazione per le lettere parlanti, descritti con una rosa di parole attinenti al concetto sotteso dal disegno.

Di queste schede, complete in altro capitolo, riporto di seguito la rosa delle parole che descrivono il significato di ciascuna lettera e, nel riportarla, indico i significati base e traslati:

- in grassetto le traduzioni che uso con maggior frequenza;
- con scrittura "normale" quelle d’uso poco frequente;
- tra "apici" quelle d’uso raro.

['alef] - La lettera ‘alef - numerale n. 1

      Base: origine, uno, unico, inizio, primo.
      Traslati: Unigenito, Unico, primogenito, "capo" (quale primo).

[bèt] - La lettera bèt - numerale n. 2

      Base: casa, abitare, dentro-intimo, tenda, "luogo-posto".
      Traslati: Famiglia, "Tempio".

[ghimel] - La lettera ghimel - numerale n. 3

      Base: camminare, scorrere, muovere, "passo", "scappare".
      Traslati: il cammino.

[dalet] - La lettera dalet - numerale n. 4

      Base: porta, sbarrare, "bloccato", mano, battere.
      Traslati: aiuto (dare una mano), "proteggere".

[hè] - La lettera hè - numerale n. 5

      Base: campo, aperto, entrare, uscire, fuori.
      Traslati: "apertura", "larghezza", "ampiezza", mondo.

- La lettera wàw - numerale n. 6

      Base: recare-portare-condurre, bastone-asta-"bastonare".
      Traslati: "servo", "parola" (in egiziano).

- La lettera zàjin - numerale n. 7

      Base: arma, colpire, attrezzo, questo, "tagliare".
      Traslati: "membro", "ferito", "sgozzato".

- La lettera hèt - numerale n. 8

      Base: chiuso, tomba, prigione, stretto/i, assemblea.
      Traslati: chiusi, nascosti (impauriti).

- La lettera tèt - numerale n. 9

      Base: cuore, "pozzo", "sigillato", "utero".
      Traslati: carità, bontà, amore, "bellezza".

- La lettera jod - numerale n. 10

      Base: essere, stare, forza, esistenza, essenza.
      Traslati: l’Essere, Iahwèh.

- La lettera Kàf - numerale n. 20 (a fine parola - numerale n. 500)

      Base: vaso, coppa, piano, piatto, mano aperta.
      Traslati: liscio, retto, rettitudine.

- La lettera lamed - numerale n. 30

      Base: potere, serpente, potente, guizzare, "lingua".
      Traslati: il Potente.

- La lettera Mèm - numerale n. 40 (a fine parola - numerale n. 600)

      Base: vita, vivere, madre, acqua, matrice.
      Traslati: Vivente.

- La lettera nùn - numerale n. 50 (a fine parola - numerale n. 700)

      Base: energia, promanare-emanazione-emettere, inviato.
      Traslati: angelo, apostolo.

- La lettera Samek - numerale n. 60

      Base: avvolgere, riempire, foro, cerchio, buco.
      Traslati: pienezza, luna piena.

- La lettera ‘ajin - numerale n. 70

      Base: azione, vedere, sentire.
      Traslati: agire, "operare", atto.

- La lettera pè - numerale n. 80 (a fine parola - numerale n. 800)

      Base: bocca, soffiare, faccia, parlare, apertura.
      Traslati: Verbo, parola, soffio, Volto.

- La lettera sade - numerale n. 90 (a fine parola - numerale n. 900)

      Base: salire, discendere, su, giù, "veder salire".
      Traslati: alzarsi, abbassarsi.

- La lettera qòf - numerale n. 100

      Base: Rovesciare, versare, abbattere, curvo.
      Traslati: "occidente", "occipite", "nuca", "didietro", "sedere".

- La lettera resh - numerale n. 200

      Base: testa, mente, "l’individuo".
      Traslati: il corpo, il popolo, "Chiesa", "l’uomo".

- Le lettere S’in e Shìn - numerale n. 300

      Base: luce, fuoco, bruciare, scintilla, sole, sorgere.
      Traslati: risorgere, risurrezione.

-La lettera taw - numerale n. 400

      Base: segno, confine, fine, termine.
      Traslati: croce, Crocifisso, ultimo-completo-tutto.

Per la decriptazione non è necessario aver studiato l’ebraico; basta dotarsi d’un vocabolario.
Associando la rosa dei significati che ho indicato per le lettere, le parole ebraiche (riconducibili generalmente a radicali di 3 lettere) s’aprono discorsi sensati attinenti al concetto o all’oggetto che sottendono, aiutando ad approfondirne il senso.
Le parole ebraiche (od aramaiche) sono da scrivere senza i segni relativi alla vocalizzazione o puntature portandole a nudo.
M’avvicino, così, alla parola non come un ente fonetico, che fa attingere dalla memoria un concetto grazie alla convenzione linguistica adottata, ma come un disegno, tipo geroglifico.

Chiarisco come applico le lettere parlanti con due esempi:

Primo esempio:
Riporto 5 letture del Tetragramma sacro, vale a dire delle 4 lettere della parola Iahwèh che indica il Nome di Dio e che si leggono da destra a sinistra:



- Sarà ad uscire , si porterà nel mondo .

- Sarà dal mondo a portarci fuori .
(La Yod è come una mano che si chiude, ma non prende nulla; perciò forza.)

- Una mano chiusa si apre per portarsi ad un’altra aperta .
(Vale a dire dà una mano, com’è insito nella parola Eterno "vedo una mano ".)

- Forza che fuori ci porterà dal mondo .

- Forza che da un campo ci porta ad un (altro) campo .

Le 4 lettere del nome di Dio dagli ebrei non sono mai pronunciate; per leggere tale nome nelle preghiere è usata la parola "a-do-nai" - il mio Signore - altrimenti semplicemente "ha-shem" - il Nome.
Oggi la corretta pronuncia del Tetragramma si dice dimenticata, ma era usata nel Tempio durante la benedizione sacerdotale e dal Gran Sacerdote nel rituale dello Jom Kippur.
I rabbini lo insegnavano ai loro studenti più grandi una volta ogni sette anni e li ammonivano, perché se ne avessero fatto un uso pubblico sarebbero stati puniti con la perdita del mondo a venire.
Per la cabbalah il Tetragramma è lo "Shem havayah", cioè il "Nome che fonda l’esistenza".
I maestri del Talmud insegnano che combinate le 4 consonanti permettono di scrivere = hwh, = hyh, = yhh, ossia howeh, il passato, hayah il presente e il futuro yeheh.
Il Tetragramma si potrebbe tradurre con essere stato, essere e sarò.
Non è perciò un nome come lo intendiamo generalmente, ma un descrivere una sua attitudine dinamica che noi possiamo captare, cioè la Sua apertura nella creazione alle tre dimensioni e al tempo: l’Essere che permane nel tempo che scorre.
Il Tetragramma, colui che è in ogni tempo, è Dio, l’Eterno che entra nella storia, ben tratteggiato dalla lettura dei segni.
Un pensiero di Aharon Berekyah Modena, da "Il transito dello Yabbok", fa comprendere com’è radicato nell’immaginario ebraico che le lettere vivano di vita individuale ed evochino immagini. Per questo si dà sepoltura al morto, perché la polvere inferiore è l’ultima he, mentre quella superiore è la he superna, e l’uomo è rappresentato dalla waw mediana racchiusa tra le due lettere ; questa è l’unificazione superna.
Cioè: "l’Essere dal mondo (campo aperto) conduce al giardino (campo aperto)"; è la lettura criptata del Nome .
Ovunque si trovi Jhwh nelle scritture, lì s’intende la misericordia divina, ma ove si trovi la parola Elohim, lì s’intende la qualità della giustizia. (Berschit Rabba 23, 8,1)

Secondo esempio:
Leggo le lettere della parola Pesah = Pasqua .
Nella mente, scattano i significati delle lettere e le varie possibili letture:

  Bocca, apertura, parlare.
  Pienezza, cerchio, avvolgere, riempire.
  Stretto, chiuso, tomba, prigione.

- si parla in cerchio stretti: una riunione;
- si apre il cerchio chiuso: liberazione;
- aprire la pietra rotonda della tomba: risurrezione;
- parlare in cerchio in assemblea (luogo chiuso): l'hagaddah;
- bocca riempire in assemblea: la cena sacra;
- si parla con piena in assemblea: la luna è piena.

Nel libro "Il segreto dell'alfabeto ebraico" di Daniela Saghi Abravanel (Ed. Ebraiche Mamash) si trova che:

"Le lettere dell'alfabeto ebraico descrivono già con il loro milùy, la grafia scritta per esteso, il messaggio inerente a ciascuna.
La parola àlef, infatti, allude all'essenza stessa della prima lettera dell'alfabeto. È composta dalle tre consonanti:

= a = àlef (la Divinità);
= l = lamed (composta da consonanti che formano la parola insegnamento);
= p = pe (bocca), che alludono ai concetti

La a = la Divinità, l = insegna, tramite la p = la bocca, cioè l'oralità."

È molto vicino a come leggo con i significati del metodo:

= a = àlef = l'Origine, il Primo
= l = lamed = con potenza
= p = pe = parla.

Oppure, spezzando la parola àlef = Dio parla.

Con tali lettere parlanti mi sono avvicinato a decriptare interi versetti e poi insiemi di versetti.
Nello spezzare Capitoli della Toràh con i geroglifici e la lettura per lettere sono restato sorpreso della ricchezza che si dischiude che fa sentire più vicini al pensiero induttore.
Mi resi conto che se a questo sogno che sviluppavo volevo dare una veste di realtà in modo che almeno a livello enigmistico avesse valore dovevo darmi delle regole.
Doveva sempre sussistere, onde poi si potesse riverificare, la regola della corrispondenza biunivoca, cioè la possibilità che dal testo decriptato, applicando le regole, si potesse ritornare ai segni ebraici che hanno originato la decriptazione.
Queste regole, che dovevano essere poche e non inventate, le trovai legate alla struttura storica del testo.
Volendo procedere in regime di qualità fissai nel ‘97 queste regole che ho riportate nel successivo capitolo e che non trasgredisco mai.

REGOLE DI LETTURA DEL CRIPTATO BIBLICO
Chi inizia una traduzione per decriptazione delle Sacre Scritture del testo del canone ebraico, ovviamente, da per postulato che:

A - esiste un testo nascosto;
B - la criptatura fu attuata con metodo standardizzato;
C - nel testo, oltre le parole che portano a quello esterno, vi sono tracce per individuare il testo nascosto.

Le regole per la lettura del criptato biblico, che definisco scrutatio e dedotte nel corso del lavoro, sono:

I) La prima regola è rivolgere il pensiero a Dio, al Verbo Suo Figlio, ed alla storia della salvezza.

Ciò è in linea con il loghion:

Scrutate le scritture … mi rendono testimonianza.

È un rivolgersi ad oriente, come dicevano i Padri; è quindi una scutatio del testo sacro alla ricerca del Cristo, il soggetto di cui parlano i segni da leggere.
L’ambito è quello teologico-profetico della storia d'Israele. Altre letture sono arbitrarie, perché il testo sarebbe distorto.
Il fatto che ci sia la restrizione del soggetto consente la vita del secondo testo, altrimenti ve ne sarebbero infiniti.

Ricordo che Nachmanide dice:

"Noi possediamo una tradizione autentica secondo cui la Toràh è formata dai Nomi di Dio, le parole che vi leggiamo possono essere infatti anche suddivise in modo completamente diverso, componendo Nomi…"

Il Talmud insegna:

"Sette cose furono create prima della creazione del mondo: la Toràh … il trono della gloria … e il nome del Messia."

San Paolo nella lettera ai Filippesi al proposito dice:

"Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il Nome che è al disopra di ogni altro nome; perché nel Nome di Gesù…" (Fil 2,9)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica n° 102 insegna:

"Dio attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale dice se stesso interamente."

Circa la mistica dei Nomi di Dio anche l'antico esoterismo pre-cabbalistico conosceva il nesso tra i Nomi di Dio e le luci di fuoco; in un testo che si collega a tal esoterismo, l'Alfabeto di Rabbi Aqiva si legge:

"Dio siede sopra un trono di fuoco, e attorno a Lui stanno come colonne di fuoco i Nomi impronunciabili - shemot meforashim."

Dice anche Gershom Scholem nel libro "Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio" (Adelphi - 1998):

"Colleghi di Nachmanide, nel centro cabbalistico di Gerona, conclusero che i cinque libri della Toràh sono il Nome del Santo che Egli sia lodato. Per i cabbalisti Dio è al tempo stesso il nome più breve e quello più lungo. Il più breve, perché già ogni singola lettera costituisce di per se un nome. Il più lungo, perché esso si esprime nell'intera Toràh come ciò che tutta l'abbraccia."

Associando tutto ciò, se ne ricava che il Nome di cui parla Nachmanide è quello di cui parla S. Paolo, cioè quello del Messia; in definitiva tutto nella Bibbia si riferisce e va riferito a quel Nome.

Ricordo il detto ebraico: quando entra la luce esce il mistero.

Per la gimatria luce e mistero hanno stesso valore, infatti:

= ( = 200) + ( = 6) + ( = 1) = 207
= ( = 7) + ( = 200) = 207

La luce si può leggere:

l’Unigenito si porterà nel corpo; solo con quest’idea nella mente si capirà tutto!

II) Le parole ebraiche dei versetti del testo biblico vanno scritte senza segni aggiuntivi.

Così com'era il testo prima delle segnature portate nel VI-VII sec. d. C.:

- senza quelli di vocalizzazione (qamès, patah, shewà, quibbus, soegol, hireq, hòlem, sùrèq, séré);
- senza quelli di raddoppio, daghèsh;
- senza quelli di finali, mappiq.

III) Le s'in e shìn si riducono all'unica lettera .
Nei poemi alfabetici è infatti riportato un solo versetto per le due lettere predette (Vedi ad es. Pr 31,10-31) che indicano anche lo stesso numerale 300; ciò conferma che ciò che interessava è il disegno e non la sua fonetica.

IV) Le 22 lettere ebraiche sono segni leggibili anche come pittogrammi, ciascuna separata dalle altre.

I significati sono già stati indicati nel primo capitolo e le relative schede vengono riportate successivamente.

V) La lettura che si può fare con i soli segni è lo sfondo su cui è da leggere il messaggio.

Chiarisco con un esempio:

L'inizio e la fine del versetto sono le sponde d’un corso d'acqua da passare a guado; queste sponde s’inseriscono in un discorso-percorso e l'arrivo e la partenza debbono essere congruenti.
La lettura con i segni singoli è come acqua che scorre da monte a valle ma, per il postulato (C), chi scrisse il criptato ha lasciato tracce scegliendo in modo opportuno le parole; queste sono le pietre sulle quali altri sono riusciti a guadare.
Si tratta di trovare queste tracce, vale a dire parole:

a) già intere nel testo ebraico esterno;
b) come a), ma cambiando la vocalizzazione, quindi con significato diverso di quello del testo esterno;
c) che si possono ottenere per unione di due o più segni contigui che forniscano un concetto, un verbo, un sostantivo, od altro in ebraico o che si trovino nella stessa parola d'origine sia con i segni di fine d’una parola e d’inizio della successiva formando parole nuove.

Queste parole sono le pietre su cui poggiare il percorso da seguire nel guado per arrivare all'altra sponda del percorso pre-tracciato.

Riporto la traduzione d’un versetto chiarificatore, Zc. 2,11:

"A Sion mettiti in salvo, tu che abiti ancora con la figlia di Babilonia."


(Vicino ad ogni parola tradotta indico il segno che l’ha evocata.)

"Fuori si porta . È sceso l'Essere recandosi con energia fuori alle acque , il potente Cuore dell'Essere si è portato con la luce in casa confinato dentro completamente dentro dentro guizza ."

Il significato con la traduzione segno per segno in genere è sufficientemente raggiunto, ma per far calare il discorso nella tradizione delle letture profetiche di superficie ed avvicinarlo al pensiero di chi l'ha scritto cerco le parole traccia che l'autore ha lasciato, delle quali ho fornito involontariamente dei predicati.
Ho indicato con sottolineatura possibili parole, pietre del guado:

1 tipo c: l'Essere recando l'energia fuori = la colomba ;

2 tipo a: si è portato con la luce in casa = ha abitato ;
(è portata una luce dentro; è segno che la casa è abitata!)

3 tipo c: confinato dentro completamente = l'arca ;

4 tipo c: dentro dentro = nell'intimo .

Ora, le possiamo sostituire a quei predicati:

"Fuori si porta . È scesa la colomba alle acque , il potente Cuore dell'Essere che ha abitato l'arca nell'intimo (gli) guizza ."

Poi, lascio solo l'indicazione delle parole traccia:

"Fuori si porta. È scesa la colomba alle acque, il potente Cuore dall'Essere che ha abitato l'arca nell'intimo gli guizza."

La traduzione che si colloca nella linea della tradizione biblica-evangelica, che rispetta le regole del criptato e sembra rispondere alle tracce lasciate dall'autore, è:

"Fuori si porta. È scesa la colomba alle acque, il potente Cuore dell'Essere che ha abitato l'arca nell'intimo gli guizza."
(Il fatto che lo Spirito del Signore fosse nell’arca con Noè è un’immagine che ho trovato anche in decriptazioni a spot del Genesi.)

La traduzione è congruente con le 9 regole del criptato e di per sé è profezia validata anche dai Vangeli; sarà poi da ritenere quella voluta da chi ha prodotto la criptatura originaria se compatibile con i versetti che lo precedono e lo seguono nella traduzione; in genere poi il concetto se è valido poi si troverà nella decriptazione di qualche altro versetto.

VI) I verbi della criptatura sono indeclinati; per le parole ricomposte con più segni i verbi vengono in genere presentati dai soli radicali.

Dice Gershom Scholem:

"il linguaggio di Dio di cui parlano i cabbalisti, non ha grammatica"

il che conferma anche le regole VIII e IX.

VII) Dalle parole guado e dai radicali l'eventuale può essere recessiva. Se necessario l’ si può aggiungere o togliere, ma se si toglie va tradotta o inserita nella parola successiva.

Lo spazio tra lettera e lettera che c’è nella scrittura si può considerare come una che, appunto, indica "aperto".
I rabbini dicono di guardare anche gli spazi bianchi tra le parole;
Hillel e Shammai che furono contemporanei di Gesù: "Avevano ognuno una propria scuola - un gruppo di discepoli fedelissimi - e formavano una delle famose coppie che nel corso di quegli antichi secoli plasmarono il costume ebraico discutendo, disquisendo e fantasticando perfino sugli spazi bianchi che nello scritto della Toràh dividono lettera da lettera." (Giacoma Limentani, Il Midrash, Paoline 96)
(Di se ne possono anche inserire due di seguito com’è il caso di una che si può anche leggere spengere .)

VIII) I vocaboli sono in genere al singolare.

IX) Le preposizioni in genere mancano.

A conforto delle regole VI, VIII e IX ricordo la tecnica esegetica:

"al tikrei" "non leggere" - usata dai rabbini nel Talmud per dare al testo non vocalizzato della Bibbia una diversa vocalizzazione o una diversa forma ortografica rispetto alla forma usuale. L’uso dell’al tikrei non esclude in ogni caso la lettura originaria del testo, e perciò si può più correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo". Questo procedimento permette così una nuova interpretazione, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi rendono necessaria la sola lettura tradizionale. L’uso di questa tecnica trae origine dal verso "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (j 62,12) e cioè che le parole della bibbia si prestano a significati diversi di quello tradizionale. (Diz. Unterman)
Si tratta perciò di 9 regole che ai tempi di Gesù si riducevano a 7 in quanto la II e la III non erano necessarie perché nei testi non esistevano puntature.
Infine, ci sono gli avvisi che l’autore dà come quando ripete una parola; con ciò in genere suggerisce di andare a guardare là che vi si troverà qualche evento o notizia importante; se poi è ripetuta più di due volte la profezia è basilare.
La decriptazione è coerente solo se ogni segno ha avuto piena sistemazione nella versione.
Interessante è che, in genere, la suddivisione in versetti del canone ebraico è congruente con il testo interno, come se chi li inseriva leggesse il criptato sottostante; tra l’altro, guardando solo il testo esterno, alcune volte la suddivisione scelta pare discutibile.

IL GRANDE GIOCO
Ogni versetto è il tassello d’un puzzle con tanti lati quanti sono i segni contenuti; un solo lato non soddisfatto, ossia un segno che si vorrebbe eliminare, indica che è da rivedere la traduzione.
Con tali regole ho scrutato a tappeto oltre i 2/3 dei testi ebraici dell’A.T.: Genesi, Levitico, Numeri, Giosuè, Rut, Ester, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Proverbi, Qoèlet, Esdra, Neemia, Samuele, le Lamentazioni, Isaia, Daniele e i profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abakuk, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia), oltre a brani dell’Esodo e d'alcuni Salmi.
Siccome sono stati tradotti con grado d’esperienza crescente, le decriptazioni sono suscettibili di miglioramenti.
Da tali traduzioni, ottenute con le regole dichiarate, spunta però un testo nascosto che è l’epopea sul Messia a supporto dell’idea che una lettura del testo lettera per lettera non è utopia.
Il metodo trovato - o ritrovato - per forma e contenuto è nuovo, anche se rende concrete intuizioni del passato ed attese attuali, e porta alla luce forti idee teologiche proprie dal Cristianesimo e dall’Ebraismo.
Il testo procede con lentezza inesorabile e la paziente lettura fa recepire l’ampio respiro del pensiero che lo muove.
Il fatto che le regole lasciano margini di libertà e che il singolo versetto può avere anche varianti di lettura non inficia più di tanto la complessiva decriptazione; peraltro, un margine di libertà è connesso a letture per immagini.
Applicandosi a traduzioni d’una certa estensione i timori d’interpretazioni distorte sono fugati perché, dopo alcuni versetti, se il discorso non è sensato e le frasi sono frammentarie è da riverificare il tutto ed inserire le varianti consentite.
Nella lettura d’un versetto, se accade che non s’è colto il significato autentico, questo si ritroverà con altre parole in altri versetti e, se non è corretto, alla lunga sarà eliminato.
Il testo procede come la corrente d’un fiume maestoso che sembra in moto laminare anche se vi sono turbolenze locali.
La traduzione è frutto di un’iterazione sui vari versetti già letti pur continuando ovviamente a rispettare le regole; solo se il tutto è omogeneo e ben connesso la decriptazione è riuscita.
Ovviamente sul metodo che permette di leggere un testo nascosto dal canone ebraico dall’A.T. non vi sono esperti specifici cui chiedere pareri, perché il metodo è innovativo.
Si può invece cercare d’ottenere risposte su problematiche collaterali o riflesse da esperti quali:

Professori di Sacra Scrittura cristiani per i quali, anche se è sconvolgente e destabilizzante l’idea d’un testo nascosto per i timori che sia relativizzato il testo esterno o che s’aprano letture personalizzate che sfuggano a controllo, potrebbero rispondere se, alle origini del cristianesimo, per trovare profezie sul Cristo siano state usate solo letture rigide dei testi.

Rabbini ebrei ortodossi che potrebbero rispondere al quesito se vi sia una preclusione nella loro tradizione all’ipotesi d’un testo nascosto leggibile con lettura lettera per lettera.
Gli ebrei, tra l’altro, amano definirsi, non il popolo del Libro, ma il popolo dell’interpretazione del Libro.

Egittologi e/o archeologi cui è da chiedere se nelle traduzioni di testi antichi sia scandaloso che si diano versioni diverse per alcune frasi, anche se evocate da stessi segni; nella traduzione di scritture per immagini, infatti, può accadere in qualche caso che una stessa frase possa avere varianti di lettura.

Esperti di decifrazioni e decriptazioni per verificare se quanto espongo possa essere considerato condividibile nel loro mondo, in quanto si tratta d’un enorme gioco enigmistico che chiede impegno e pazienza; potrebbero dare risposta su quale probabilità vi sia che le traduzioni sempre congruenti di testi così ampi, appoggiati a quelle regole siano inventati o meno.
In effetti, per la traduzione è da porsi in modo disponibile davanti al testo per recepire in pieno quanto può evocare con l’agitarsi delle forme delle lettere, senza idee preconfezionate.
Occorre essere pronti ad accogliere le sollecitazioni visive che il testo evoca, curiosi d’aprire i segreti che nascondono i versetti, certi che si sarà premiati aldilà d’ogni aspettativa.
Sotto quest’aspetto il testo è un circuito che s’accende con lo spirito dello scrutatore, se in sintonia con quello del testo.
Il circuito, eccitato, dà risposte capaci di modificare le idee dell’investigante fino a convergenza in un risultato pacificato.
Non si deve mai concludere la traduzione se del versetto non sia esaurito il potenziale di carica che si sente circolarvi.
Il traduttore è la bacchetta di rabdomante e la traduzione è più d’una lettura, ma una visione, nel senso che si vedono disegni e si ascolta un testo nella mente.
Ritengo che, se si concludesse che tutto nasce da mia pura fantasia, meriterei almeno una citazione nel Guinness dei primati per la più vasta decriptazione fatta d’un testo, rispettando regole prefissate e mai variate, testo, però che gli esperti avrebbero concluso non predisposto per fornirla.
Pur nella più riduttiva delle ipotesi il metodo merita divulgazione come curiosità e perché può portare altri a cimentarvisi; il premio è la crescita spirituale per la continua meditazione e l’esercizio conserva elastica la mente.

LE 22 SCHEDE DELLE LETTERE EBRAICHE
Tra le regole per decriptare sono fondamentali i significati da attribuire alle singole lettere dedotte; queste in parte sono già nell’immaginario ebraico, ma non tutte e, come accennato, alcune le ho ottenute da attento esame dei geroglifici ed altri segni coevi.

Riporto qui (con lettere celesti) i link alle lettere la cui spiegazione è già disponibile (le altre saranno presenti in queste pagine tra breve):

['alef]   La lettera ‘alef - numerale n. 1
[bèt]   La lettera bèt - numerale n. 2
 [ghimel]   La lettera ghimel - numerale n. 3
[dalet]   La lettera dalet - numerale n. 4
[hè]   La lettera hè - numerale n. 5
 [wàw]   La lettera wàw - numerale n. 6
 [zàjin]   La lettera zàjin - numerale n. 7
[hèt]   La lettera hèt - numerale n. 8
[tèt]   La lettera tèt - numerale n. 9
 [jod]   La lettera jod - numerale n. 10
[Kàf]   La lettera Kàf - numerale n. 20 (a fine parola [Kàf a fine parola] - numerale n. 500)
[lamed]   La lettera lamed - numerale n. 30
[Mèm]   La lettera Mèm - numerale n. 40 (fine parola [Mèm a fine parola] - numerale n. 600)
 [nùn]   La lettera nùn - numerale n. 50 (a fine parola [nùn a fine parola] - numerale n. 700)
[Samek]   La lettera Samek - numerale n. 60
[‘ajin]   La lettera ‘ajin - numerale n. 70
[pè]   La lettera pè - numerale n. 80 (a fine parola [pè a fine parola] - numerale n. 800)
[sade]   La lettera sade - numerale n. 90 (a fine parola [sade a fine parola] - numerale n. 900)
[qòf]   La lettera qòf - numerale n. 100
[resh]   La lettera resh - numerale n. 200
[S’in e Shìn]   Le lettere [S’in] S’in e [Shìn] Shìn - numerale n. 300
[taw]   La lettera taw - numerale n. 400

CONCLUSIONI SUI DISEGNI DELLE LETTERE
Dalle schede, sull’ideogramma d’origine dei segni della scrittura rabbinica si conclude che:

- la maggior parte dei segni dell’alfabeto ebraico è influenzata in modo sensibile dalla scrittura geroglifica egiziana;
- alcuni trovano proprio in essi la propria origine;
- di molti di questi l’idea del significato circola nell’immaginario ebraico e non è avulso a quella cultura (almeno di 16 *).

I risultati li ho sintetizzati nella tabella qui sotto. Per ciascuna lettera ho indicato se mi risulta:

- di elaborazione originaria ebraica (O);
- costruita con supporto da segni egiziani (S);
- se di origine egiziana (E).

Lettera

Origine

Significato grafici essenziali

['alef]

S

  *Origine, uno, inizio, primo

[bèt]

S

  *Casa, tenda, dentro, intimo

[ghimel]

S

  *Camminare, scorrere, passo

[dalet]

E

  *Porta, battere, bloccare, mano, aiutare

[hè]

E

  *Campo, aperto, entrare, uscire, mondo

S

  *Bastone, asta, condurre, portare, e, ma

S

  *Arma, attrezzo, colpire, questo

S

  Stretto, chiuso, prigione, assemblea

S

  Bellezza, bontà, cuore, carità, amore

S

  *Essere, stare, esistenza, forza

E

  *Liscio, piano, vaso, retto, così, come

E

  *Serpente, potente, guizzare

S

  *Acqua, madre, vita, vivente, matrice

O

  Energia, inviato, angelo, apostolo, ecco

S

  Pienezza, cerchio, riempire, foro, buco

O

  *Vedere, sentire, agire, atto

S

  *Bocca, parlare, parola, soffiare, volto

O

  Veder salire, discendere, su, giù

S

  Rovesciare, versare, dietro, abbattere

O

  *Corpo, testa, capo, mente

S

  *Luce, fuoco, scintilla, bruciare, ardere

O

  *Segno, confine, fine, ultimo, tutto

(Ho sottolineato i significati della lettera ebraica se si aggiunge una h finale alla lettera stessa. Con * sono i segni il cui significato è quello dell’immaginario ebraico.)

Posso concludere che dei segni ebraici:

- 4 (E) sono scelti tra i fonetici egiziani: (, he , kaph , lamed );
- 13 (S) hanno supporti in altri segni egiziani;
- 5 sono originali (O) anche se con qualche spunto dall’Egiziano (nun , ‘ayin , sade , resh , tau ).
(Per la lettera wau i significati di parola e servo derivano dall'Egiziano).

AI LIMITI DELLA CRIPTOGRAFIA
La crittografia è un termine composto da due parole greche:

- kryptos = occulto, nascosto, segreto,
- graphos = scrivere, segnare, disegnare;

quindi "scrivere e/o disegnare in modo segreto".

La criptografia è un ramo della criptologia ed è la scienza che fornisce strumenti atti a conservare nel segreto informazioni in modo che possa accedervi un ristretto numero di persone che ne conoscano la chiave di lettura.
Questa scienza ha trovato applicazioni sempre più ardite e complesse sui testi alfabetici sostituendo lettere con altre lettere o numeri con criteri prefissati, ma non si ha informazioni su come era possibile ottenere criptature di testi che fossero scritti con sistemi tipo geroglifici che pure dovevano essere possibili.
La criptografia si è indirizzata essenzialmente nella cifratura o crittazione effettuata tramite un apposito algoritmo detto cifrario che consente di passare dal testo cifrato - ciphertext - al testo in chiaro - plaintext.
Sugli "n" metodi operativi sempre più sofisticati per la criptatura di testi vi sono articoli e libri specifici che riportano l’aggiornamento fino al metodo n-1, in quanto ovviamente l’ennesimo è ancora segreto.
A titolo di curiosità per la ricerca che interessa, perché prossimi all’epoca d’estensione dei testi biblici, riporto solo quanto ho trovato su primi cenni di criptatura a partire dall’epoca più antica che attestano la tensione esistente sul produrre testi di doppio livello.
Il più antico metodo che si ricorda su testi alfabetici è attribuito da Plutarco già ai tempi di Licurgo - IX sec. a. C. - con la "scitala lacedemonica" (usata però in modo certo da Lisandro nel 400 a. C.).
Tale "scitala" era un bastone su cui si avvolgeva una striscia di cuoio e il testo si scriveva su colonne verticali leggibili solo dopo riavvolgimento su bastone dello stesso diametro.
Tra il 360 e il 390 a. C. Enea il tattico, generale della lega arcaica, in un trattato per la criptatura di testi, descrive un disco con fori corrispondenti alle lettere dell’alfabeto e un foro centrale; vi si passava un filo e leggendo le lettere corrispondenti ripercorrendo il filo alla rovescia si aveva il plaintext.
Risultano essere stati ideati da indiani e dagli ebrei codici cifrati per indiani ed ebrei per camuffare nomi propri.
Nel profeta Geremia ad es. si ricorre al metodo ATBASH per il nome di Babilonia.
Il metodo dei segni si può considerare un metodo di criptografia misto che usa figure e vocaboli.

a.contipuorger@gmail.com

Tutti gli articoli di BibbiaWeb

vai alla visualizzazione normale di inizio articolo     invia questa notizia ad un amico

 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy