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VANGELI E PROTOVANGELI...
NUMERI NEI VANGELI E NELL'APOCALISSE ANNUNCI DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
INTRODUZIONE
Nella mia ricerca per pervenire a "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" di cui ho già parlato diffusamente, col metodo di "Parlano le lettere" ho cercato tracce che manifestassero un occhio particolari degli autori del Nuovo Testamento nei riguardi del valore delle singole lettere ebraiche, che sono l’elemento base indivisibile della decriptazione essendo trasformabili in concetti.
In tale ambito, infatti, in special modo nel Vangelo di Matteo, ritenuto dagli studiosi di questioni bibliche destinato ai primi fedeli provenienti dal ceppo ebraico, e nei testi che la tradizione attribuisce all’apostolo Giovanni - il IV Vangelo e l’Apocalisse -, si trovano spaccati ed approcci di tipo particolare propri del tempo che fanno trapelare, ad esempio, l’uso della "gimatria", che poi tanto sviluppo ebbe con la cabbalah nel Medioevo.
Questa consiste nella prassi antica della cultura ebraica di dare valore alle espressive lettere del loro alfabeto, associando a ciascuna di esse un numero e traendo conseguenze e suggerimenti per parole sottese dallo stesso complessivo valore numerico, sia pure con lettere diverse, in quanto è ritenuto collegabile da un sottile e sapiente substrato d’affinità.
Tale uso è fatto dagli autori sacri specie quando riguardano la rivelazione o apocalisse, indipendentemente dove si trovino, cioè gli annunci che riguardano l’avvento delle cose ultime, quindi il tempo del Messia; con ciò creavano tensione particolare nei cultori della parola del tempo usi a decriptare testi.
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