NUMERI NEI VANGELI E NELL'APOCALISSE
ANNUNCI DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
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LE GENEALOGIE
Per entrare nel vivo dell’argomento prendo ad esempio l’inizio del Vangelo di Matteo che riporta una "Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo." (Mt. 1,1)
Il re Davide è il personaggio della storia della salvezza che in questa genealogia complessivamente è nominato tre volte, e la seconda volta con il titolo di "re"; infatti, tale Vangelo successivamente recita:
1,2-6a - Abramo generò Isacco, … generò Iesse, … generò il re Davide.
1,6b-11 - Davide generò Salomone … generò … Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia.
Davide in ebraico si scrive con tre consonanti
e per la gimatria, tenuto conto che in ebraico ciascuna lettera è anche un numerale (come in latino alle lettere I, V, X, D, C, L, M è associato un numero) si ha:
= ( =4 ) + ( = 6) + ( = 4) = 14
Proprio questo numero 14 è richiamato in quel brano per ben tre volte come per tre volte è stato richiamato il nome Davide; infatti, l’ultimo versetto di quel Capitolo1 di Matteo recita:
Mt. 1,17 La
somma di tutte le generazioni
- da Abramo a Davide è |
di 14 (somma 14); |
- da Davide alla deportazione di Babilonia è |
di 14 (somma 28); |
- dalla deportazione di Babilonia a Cristo è |
di 14 (somma 42). |
Si evidenzia così, subito, dalla prima pagina di quel Vangelo come a quei tempi la cultura ebraica fosse densa di pensieri collegati alla gimatria, e che, appunto, sin dall’inizio il Vangelo di Matteo si qualifica destinato a fedeli all’ebraismo (infatti, Eusebio ed altri antichi riferiscono d’una primitiva edizione in ebraico) ed in particolare a cultori delle sacre Scritture.
Questo versetto (Mt. 1,17) fornisce una traccia al lettore e lo guida verso la
somma di tutte le generazioni.
Proviamo perciò a seguire questa traccia verificando i numeri associabili ai risultati d’ognuno di quei tre periodi.
Cosi operando, essendo David il risultato del primo periodo di 14 generazioni, sono da verificare quelli degli altri due periodi che dovrebbero fornire i risultati di (14+14)=28 e di (14+14+14)=42.
Il risultato del secondo periodo preannunciato dallo stesso vangelo è
deportazione di Babilonia, in ebraico:
I numeri con (
*) si ottengono
sommando le cifre, non considerando gli zeri.
Il risultato del terzo ed ultimo periodo è il
Cristo e sappiamo che la somma con i criteri di cui sopra è 42; questo è il risultato a cui tende tutto il discorso.
Matteo riporta, perciò, la genealogia, con intento qualitativo quale occasione per indicare gli antenati di Gesù, onde ricordare gli eventi fondamentali della storia della salvezza, ma soprattutto per affermare agli Ebrei dell’epoca, in ogni modo, perciò anche con i numeri, che
Gesù è il Cristo, infatti: "Dopo la deportazione di Babilonia, Ieconia generò Salatiel, … generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato
Gesù chiamato
il Cristo." (Mt. 1,12-16)
Proviamo con
Gesù è il Cristo
Il numero 14 su cui è appesa tutta la genealogia nasconde, poi, con lo stesso criterio le parole
Figlio di Dio
.
È quindi anche un avviso inserito sin dall’inizio del Vangelo al lettore ebreo perché vi cerchi i messaggi segreti.
La genealogia inserita nel Vangelo di Luca (3,23-38) perviene anch’essa a concludere che è Gesù è "Figlio di Dio" per un totale di 76 generazioni, delle quali 56 da Abramo a Gesù contro le 42 di Matteo.
Le genealogie tra Matteo e Luca non quadrano tra loro, perché Matteo vuol far venire sempre le 14 generazioni, pure per gli estesi periodi dopo Davide.
Il confronto numerico delle generazioni tra Matteo e Luca fornisce:
Generazioni |
(Mt) |
(Lc) |
da Adamo ad Abramo |
|
(20) |
da Abramo a Davide |
14 |
14 |
da Davide a Neri (Lc) a Ieconia (Mt) |
14 |
20 |
da Neri (Lc) o da Ieconia (Mt) a Gesù |
14 |
22 |
Totale: |
42 |
56+(20) |
Di fatto per Matteo non è importante che la genealogia sia precisa, ma che questa, renda palese all’attenzione che Gesù, era re, era figlio di Davide, che è Figlio di Dio, che è il Messia e che aveva tra i suoi antenati personaggi chiave della storia della salvezza.
Per il giudaismo, al tempo di Gesù, il periodo del regno di Davide era l’età dell’oro ed il suo trono era simbolo d’una sovranità imperitura.
Ciò prese forza dal patto eterno che Dio stipulò con Davide (I Cronache 17,11-14):
"
Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figli ... il suo trono sarà sempre stabile." (2 Sam. 7,12-16)
Un figlio di Davide, Salomone, in effetti, costruì il Tempio al Signore, ma il suo trono non rimase stabile; ma, siccome la parola di Dio si attua, dopo la caduta del regno di Giuda (586 a.C.), s’instaurò l’attesa messianica dell’affermarsi di questo regno eterno.
Il popolo, perciò, attendeva il Messia dalla casa reale di Giuda, che s’identifica con "la casa di Davide":
E per la promessa "
Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio."
Era importante che fosse discendente legale della casa di Davide come d'altronde riferisce Matteo con la figura di "
Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo" (Mt. 1,16b).
I Vangeli, infatti, evidenziano quest’attesa messianica quando, all’entrata di Gesù in Gerusalemme, prima della sua passione, la folla grida: "
Osanna al figlio di Davide." (Mt. 21,9; vedi anche Mt. 9,27; 12,22s; 22,42)