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di Alessandro Conti Puorger
 

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MANGIARE IL PESCE
L'idea è che le acque, in senso figurato sono il ricettacolo della bestia che raffigura il male; infatti, l’acqua del mare, con l’instabilità che gli è propria e con i profondi abissi, fa presente all’uomo i propri limiti evocandogli tutte le paure legate alla precarietà della propria esistenza, e la prima precarietà ed origine di tutte è quella della morte.
Lì nel mare, perciò, ove sono i mostri marini, più paurosi degli altri perché nascosti, è immaginato risiedere il nemico.
Questi, in occasione del diluvio non ebbe altro scampo che rifugiarvisi; vi s’è adattato ed ora è la sua sede naturale.
Le acque del mare, le acque di sotto, sono quanto visibile e rappresentabile concretamente delle acque di sopra, dalle quali furono divise nel secondo giorno del Capitolo 1 del Genesi.
Per la cabbalah (teoria di Luria) il creato, voluto da Dio, esiste per un delicato equilibrio di forze che creano un confine tra Dio e il non-dio.
Per contro, ci fu la distruzione di Sodoma e Gomorra che stavano sul bordo della valle che diventò la riva dell’attuale Mar Morto; ciò avvenne con una pioggia di fuoco e di zolfo come se fosse precipitato un drago sulla terra.
In quel mondo abita il nemico di Dio, il leviatan, raab, da cui in modo allegorico provengono gli attacchi; perciò occorre picchettare le sponde, le rive ed i bordi (e sulla spiaggia occidentale del Mar Morto c’è Qumran sede degli esseni a cui ben calzava questa attività d’avanguardia allegorica).
La parola ebraica "riva" , s’è così profilata quale parola d'ordine ed è come dire "stare in prima linea", "andare a combattere il nemico" e "liberare gli imprigionati del male".
I pesci sono la dimostrazione dell'avvenuta vittoria, perché sono strappati dal dominio del nemico.
Il mangiare il pesce diviene l'anticipo del pasto messianico in cui si mangerà il leviatano e tutte le sue manifestazioni, il "behamot" e "raab", il coccodrillo che è la personificazione dell’orgoglio, figura dell’Egitto (vedi Gb. 29,12; Ez. 29,3; Ez. 32,2; Is. 30,7; Is. 51,9b).
In Egitto, per chi abitava là era "il posto" per antonomasia; si può indicare con un solo segno egiziano la B , gamba, luogo dove si posa il piede.
Lì, in Egitto abita Ra, là vi sono le acque di Ra (vedi "La risurrezione dei primogeniti") che per gli ebrei è il male , da ciò + = ed in memoria della vittoria di Dio sul mondo degli dei Egiziani e dell’apertura delle acque del mare, che appunto lambisce l’Egitto, lo stesso Isaia (51,9b) dice: "Non hai tu fatto a pezzi raab, non hai trafitto il drago?"
Da a il passo è breve, basta aprirle la parola molto, grande , inserendovi un' e il gioco è fatto; ecco , quindi Raab!
Oppure da RA"-B con le lettere ebraiche "padre cattivo" in quanto in egiziano a A’B = stare; cioè "stare in Egitto" e quindi per l’uscita dall’Egitto si trasforma in "il popolo uscì da dentro".
(Quel "padre cattivo" fa pensare al versetto Mt. 7,11: "Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!")

Dice Isaia: "Vano ed inutile è l'aiuto dell'Egitto; per questo lo chiamo Raab l'ozioso." (Is. 30,7) che è scritto e la Bibbia di Gerusalemme osserva nella nota "rahab hemshebet è incomprensibile", ma ricorrendo alle lettere si ha "dai corpi uscirà il bestiale () per la risurrezione dentro alla fine " ed anche "il corpo entrerà del bestiale () nel fuoco (arrostito) dentro per tutti ".
Sotto l’aspetto egiziano è uno scherzo d’Isaia con riferimento a Raab che è stato aperto, quindi ha l’h () aperta ed allora gli apre anche l’h () accanto di , che se chiusa sarebbe stato , ma quelle consonanti MH in egiziano avrebbero indicato servo il cui geroglifico completo è un bastone ed un uomo seduto e da ciò Raab è un servo che si riposa, cioè ozioso.

Questo del fatto che è stato aperto è il preavviso che alla fine nella cena escatologica del Messia sarà mangiato a pezzi dalle moltitudini dei risorti; infatti, nell'Apocalisse (19,18) è detto: "Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni di capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini liberi e schiavi piccoli e grandi."

E secondo la tradizione ebraica:

- "Il Santo Benedetto farà, nel tempo a venire, un banchetto per i giusti con la carne del leviatano e una Sukkà (capanna) con la sua pelle." (Talmùd Bàba Bàtra 75a)
- "Il giorno in cui i giusti seguiranno il Messia in un nuovo ordine del mondo - olam haba - in cui sarà distrutta l’inclinazione cattiva yetzer ha-ra sarà distrutta l’inclinazione cattiva; i giusti festeggeranno mangiando la carne del behamoth, del leviatano e dello ziz e berranno il vino messo da parte nei 6 giorni della creazione." (Diz. Unterman)

Una profezia sul behamot che sarà mangiato si trova in Ger. 15,3 che è letto con i segni al paragrafo "Cristo Re e i 144.000".

"Mangiare raab" con i segni fornisce il messaggio:

"Inizi il retto del Potente popolo ad uscire da casa ";

cioè:

"Inizi il popolo retto del Potente ad uscire dal proprio sito!"

In pratica dopo la venuta dello Spirito Santo (Gv. 20,22), questo del Capitolo 21 di Giovanni è il primo sviluppo, è cioè l’esplicitazione della Pentecoste secondo Giovanni che è da porre in parallelo con quella degli Atti (3.14-41), lì Pietro parla e pesca i primi convertiti, qui Pietro pesca i 153 grossi pesci e riceve il mandato: "Pietro Pasci i miei agnelli."
In pratica è il "via libera" alla missione degli apostoli.

Questo è anche l'inizio della torre di Babele alla rovescia; è il nuovo dono delle lingue.
Il pesce arrostito lo segnala pure Luca (24,41):

"... per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: avete qui qualcosa da mangiare? Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese lo mangiò davanti loro."

Per questo segno si è ipotizzato che il Vangelo intendesse avvicinare la figura allegorica del "pesce" a Gesù per l’acronimo che gli si riferisce che si ricava dalla parola pesce, in greco ictus cioè "Gesù Cristo di Dio figlio Salvatore" iesus cristos teou uios soter

Gesù, però, era ebreo, i suoi apostoli erano tutti ebrei, e Lui faceva segni che dovevano essere immediati per i suoi apostoli.
Che Gesù nel Vangelo di Luca mangi da solo può lasciare perplessi, ma in quello di Giovanni, ove esplicitamente lo fa con gli apostoli ci apre il significato che sta prefigurando così il pasto messianico finale e sta indicando che nell'evangelizzazione, cioè nella massima espressione della lotta contro il male, sarà presente in trincea: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo." (Mt. 28,20b)
Interpretato così il segno illumina anche i miracoli della moltiplicazione dei pani e dei pesci; altrimenti, perché i pesci?
Entrambi sono segni dello stesso evento, pasquale e messianici, del definitivo ritorno.
Il primo, il pane, è il segno della manna data da Dio nel deserto dopo il passaggio del Mar Rosso ed il secondo, i pesci, sono segno della vittoria sul male in figura degli egiziani nemici morti sulla riva di quel mare quando Dio richiuse le acque dopo il passaggio degli Ebrei.
Nello stesso tempo erano segni profetici; il pane è la parola che spezzeranno gli apostoli ed i pesci sono i salvati che diverranno altri discepoli; in definitiva, Lui è Iahwèh.
(Gamaliele, grande Rabbi contemporaneo di Gesù, paragonava i diversi discepoli a quattro specie di pesci, puri o impuri, pesci d'acqua dolce o di mare, a seconda che possedessero o no capacità di giudizio e risposta pronta. - Abot di Rabbi Nathan)
Il pasto puro col pesce dell'iconografia dei primi secoli non è rito eucaristico, ma un sacramentale d’inizio e/o fine missione.
L'evangelizzazione non è opera di proselitismo per portare le persone nel proprio ambito di religiosità ed alla propria morale, ma atto d’amore per gli uomini, che costretti ad ascoltare la catechesi del demonio, sono dei miseri, sempre tristi ed arrabbiati, qualunque sia la condizione sociale e questa constatazione è valida in tutti i tempi.

Tornando alla parola "riva", le consonanti S’PT in egiziano con il determinativo di occhio è "cecità" in quanto S’P è "essere cieco, fare il cieco"; inoltre S’PT con lo stesso geroglifico con il pesce (può anche usarsi questa variante ) indica "arrabbiato, irato"; inoltre, S’PY-I'B "come un pesce essere dentro, triste uomo, uomo scontento".

Per i geroglifici il concetto di guarire i ciechi è vicino a quello di pescare e sono impiegati entrambi ad iosa in tutti e quattro i Vangeli; Gesù guarisce i ciechi, cioè si cura degli uomini, e i discepoli pescano pesci, cioè fanno in figura quello che dovranno poi fare, cioè evangelizzare, come dice Gesù:

"Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: Seguitemi vi farò pescatori di uomini." (Mt. 5,18s)

Quando Gesù tramite Anania guarì San Paolo, gli Atti parlano di cecità e di scaglie che cadono dagli occhi come squame di pesce:

"... Anania ... mi ha mandato a te il Signore Gesù ... perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo. E ... gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato ... Rimase alcuni giorni ... a Damasco e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio." (At. 9,17-20)

Il pescare fa presente l'evangelizzazione ed il battesimo; cioè, lo stesso accostamento fatto prima.

San Paolo - pescato = evangelizzato - da pesce = scontento - diventava un uomo felice in Cristo; ed essendogli cadute le squame non era più cieco, cioè non aveva più "veli" nel leggere le Scritture; infatti:

"Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto." (2Cor. 3,15s)

In figura il pescare toglie i pesci dalla schiavitù del Lieviatan; infatti, in occasione del diluvio gli unici animali che Noè non poté salvare furono i pesci che erano già in acqua ove si rifugiò il principe demoniaco del mondo e rimasero schiavi di quello.
L'evangelizzazione libera l’uomo dalla schiavitù del proprio Faraone personale ed entrambi le azioni - pescare e convertire - comportano un cambiamento totale d’ambiente, tanto che il soggetto totalmente liberato è morto rispetto al vecchio stato.
Come la morte libera dai peccati, così il battesimo, che è morire in Cristo e risorgere con Lui, provoca un cambiamento con la morte dell’uomo vecchio (Rm. 6,6; 1Cor. 5,7; Ef. 4,2; Cl. 3,9) e con la natura di figli adottivi di Dio.

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