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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
I GEROGLIFICI EBRAICI
DEL LIBRO DI DANIELE

di Alessandro Conti Puorger
 

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LE PROFEZIE DEL LIBRO DI DANIELE
Questo libro presenta nell’usuale lettura importanti esplicite profezie, che innegabilmente, per l’inserimento del libro nei due canoni, appartengono all’ebraismo, al cristianesimo ed all’Islam.
Accenno solo alle più importanti.

Nella seconda parte c’è una visione del Figlio dell’uomo che è un richiamo esplicito agli ultimi tempi e palesa che al riguardo vi erano idee consolidate: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e quel suo regno è tale che non sarà mai distrutto." (Daniele 7,13-14)
Questa figura è da connettere certamente al Messia.
I Vangeli riferiscono che Gesù più volte nella predicazione ne ha fatto cenno.
In ultimo davanti al sommo sacerdote Caifa, nel Sinedrio, alla richiesta se era il Cristo, il figlio di Dio, con autorità "Tu l’hai detto - rispose Gesù - anzi io vi dico d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’Uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo." (Mt. 26,64), con chiaro riferimento a quel brano di Daniele.

Prima della lapidazione le ultime parole del diacono Stefano, riportate dagli Atti degli apostoli ricordano anch’esse quella figura: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio." (At. 7,56)
Nell'articolo "Geroglifici: Gesù primo figlio dell’uomo e non di Satana" ho già avuto modo di soffermarmi su questo titolo per chiarirne la genesi del significato.
Questa profezia palesa come se vi fosse una teologia preesistente, data per scontate nelle parti apocalittiche, il cui cuore però, poi e con fatica, verrà ripescata dalle tre religioni monoteistiche con variate valenze.

Questo libro di Daniele ha poi importanza fondamentale, in quanto riporta una delle rare profezia sulla risurrezione dai morti, dei libri del canone ebraico della Bibbia col versetto "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna." (Daniele 12,2)
Analoghe espressioni di fede su tale atteso evento si trovano anche nel 2° libro dei Maccabei che, scritto in greco non è accolto nel canone ebraico (7,9 e 14,46) mentre è molto importante per la fede cattolica anche per i temi delle pene dell’aldilà 46,26), delle preghiere per i defunti 12,41-46), dei meriti dei martiri (6,18-7,41), dell’intercessione dei santi (15,12-16).

Il capitolo 9 del profeta Daniele, infine, è di grande importanza per la profezia biblica in quanto riconosciuto profezia esatta della venuta del Messia.
Negli anni del regno di Nabucodonosor, iniziato nel 606 a.C., soprattutto con la presa di Gerusalemme, (il tempio di Dio e i palazzi furono rasi al suolo o incendiati - 2 Cronache 36), nel 587 a.C. molti giudei furono portati in cattività a Babilonia e l’esilio durò settant’anni, come predisse Geremia (25:11-12).
Dal primo verso del nono capitolo di Daniele risulta che la seguente profezia in vista del Messia è fatta risalire al 536 a.C. (I anno di regno del sovrano dei Medi Dario, figlio di Assuero, tempo in cui Gerusalemme giaceva distrutta).
"Sappi e intendi bene, da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; e la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate." (Daniele 9,25-26)
È, però, da leggere così: ... fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane e sessantadue settimane. Saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi ...; cioè da quando ci fu l'ordine di restaurare e riedificare la città fino al Principe Messia lì citato, devono trascorrere 69 settimane d’anni, ossia 483 anni.
Per Neemia le prime 7 settimane erano fatto certo, la durata della ricostruzione di Gerusalemme e 62 erano di attesa.
Per i cristiani, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui, è Gesù.
È da ricordare che i Vangeli ne sottolineano l’origine regale dalla famiglia di Davide, e concordi, ricordano che Gesù fu festeggiato dal popolo ebraico come re e Messia al momento dell’ingresso a Gerusalemme in occasione della sua ultima Pasqua.
Cioè Gesù viene collocato nell’ambito di tale profezia anche perché di fatto unto a furor di popolo.
A tale proposito, in altra occasione, il Vangelo di Giovanni dopo una moltiplicazione di pani riporta anche che "La gente, visto il segno che aveva compiuto, cominciò a dire: Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo! Ma Gesù, sapendo che stavano venendo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna tutto solo." (Gv. 6,14s)
Ci fu un decreto di Ciro dell'anno 536 a.C. (Is. 44,28; Esra 1), ma Daniele dice che nei primi 49 anni seguenti il decreto che lui intende Gerusalemme dovrà essere ricostruita, e ciò porta ad un altro decreto, quello che sancì il ritorno, ricordato in Neemia 2,1-8, la cui data risulta già nel 1° versetto del 1° Capitolo: "Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell’anno XX mentre ero nella cittadella di Susa", ma poi lo ripete in modo più chiaro al versetto 2,1 "Nel mese di Nisan dell’anno XX del re Artaserse...".
Ora, il re Artaserse I, Longimano, regnò dal 465 al 423 a.C. L'anno ventesimo del suo regno corrisponde all'anno 445 a.C. e il mese di Nisan corrisponde al mese della Pasqua ebraica, marzo-aprile.
L'anno dal punto di vista delle profezie della Bibbia è contato di 360 giorni come risulta da Ap. 11,3 e 12,14, ove 3 anni e mezzo corrispondono a 1260 giorni, cosicché le 69 settimane di anni corrispondono a 69x7x360 = 173.880 giorni.
Gesù cominciò il suo operare pubblico nel 15 anno di regno dell'imperatore Tiberio (Luca 3,1), che regnò dal 19 Agosto del 14 al 37 d.C.; quindi il 15°. anno del suo regno iniziò il 15 Agosto del 28 d.C.
L'attività pubblica di Gesù durò tre Pasque (Giovanni 2,13; 6,4; 11,55) perciò risultano due anni abbondanti di missione pubblica e per la crocifissione è comunemente ammessa la data dell’8 Aprile del 30 d.C.
Tenuto conto di tutto ciò la concordanza della profezia delle 69 settimane è notevole e lo scandire delle date nei Vangeli tende a considerarla come attuarla; infatti di certo la crocifissione di Gesù fu nell’ambito della 69 settimana d'anni.
Nella profezia, "... il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario ..." si riferisce ai Romani, che distrussero la città e il tempio di Gerusalemme nel 70 d.C.
Il rabbino Salomone Jarchi o Raschi (1070-1105), commentatore del Talmud e della Bibbia asserì che in Daniele 9 erano preannunciati i dolori sopportare nell'anno 70, all'atto della distruzione di Gerusalemme sotto il generale Tito, figlio di Vespasiano.
Maimonide, ossia Mosè Ben Maimon (1135-1204) sul calcolo delle settimane di anni in "Iggereth hatteman 13" ha scritto: "Daniele spiegò la scienza profonda del tempo, ma poiché essa c’è nascosta, i santi trapassati ci hanno vietato di calcolare i tempi dell'avvenire, perché la gente comune può irritarsi e cadere in errore, vedendo che i tempi son passati ed Egli (il Messia) non è ancora venuto." il che conferma l’attesa escatologica e l’esattezza di quei conteggi, risultati disattesi per gli Ebrei stante il rifiuto di Gesù di Nazareth quale Cristo.
Tra l’altro anche nel libro del Genesi tra le benedizioni di Giacobbe c’è una profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone di comando tra i suoi piedi finché verrà colui al cui esso appartiene e a cui è dovuta l’ubbidienza dei popoli." (Gen. 49,10)
La tribù di Giuda però era rimasta coesa pur sotto il dominio straniero nonostante l’esilio, come vi è traccia in Ezechiele 8,1 e 20,1 ed in Esdra 1,5. Di fatto Giuda perse però ogni possibilità di preminenza con la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.; quindi il Messia in quell’occasione doveva ormai esser venuto e i messia successivi, che alcuni fin nel XVI secolo hanno considerati possibili, anche in base a questa profezia non erano accettabili.

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