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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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INTRODUZIONE »

ALFABETO EBRAICO
La tradizione fa risalire l'idea delle lettere ebraiche direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Horeb, detto Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell'Esodo quando "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" (Es. 24,12).
Se ne ricava che nei cieli quella "legge", che il versetto definisce "Torah ", era già stata scritta nei cieli prima della creazione.
Mosè, perciò in quei famosi 40 giorni e 40 notti (Es. 24,18) sentì le parole del Signore e "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli dette le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Es. 31,18), ma non gli dette la Torah scritta; di scritto gli consegnò solo le tavole, quindi il codice della scrittura.
A quei tempi, XIII secolo a.C., l'alfabeto fenicio, cananeo, ebraico, non erano ancora nati e così poi "Mosè scrisse tutte le parole del Signore" (Es. 24,4a)


Mosè scrisse tutte le "parole" udite e le "scrisse" , cioè "portò ad esistere in piano i segni dentro ", evidentemente con i segni del codice delle tavole, che è da pensare sia stato anche oggetto dell'istruzione ricevuta in quella lunga teofania.
La vicenda del vitello d'oro poi provocò la rottura delle tavole, e per le seconde, fu detto "Taglia due tavole di pietra come le prime: io scriverò su queste tavole le parole () che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate." (Es. 34,1)
Il libro dell'Esodo (34,28b) riferisce d'altri 40 giorni e 40 notti col Signore con la conclusione "… scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza le dieci parole."
In questo caso però "parola" non è quella che intendiamo nei nostri scritti; infatti sulle Tavole c'erano molte di più di 10 parole in senso stretto.
Le parole di cui è detto perciò sono nel senso di punti del patto d'alleanza "le parole dell'alleanza " che fu stabilito; cioè furono scritte sulle seconde tavole "le dieci parole " i punti del patto.
Nella tradizione ebraica le Tavole della Legge, di fatto si chiamano "Le due Tavole del Patto".
C'è molta differenza tra subire una legge ed accettare volontariamente un patto d'alleanza; beh la questione è più nel secondo senso che nel primo.
Se invece della traduzione usuale s'utilizzano in modo diverso le lettere e si recide il testo lasciando a ciascuna lettera di esplicitare tutta la propria potenzialità si ha che:

- "le parole dell'alleanza " si possono interpretare "per aiutare sceglierà () di essere nel mondo , dentro un corpo sarà in croce ";

- "le dieci parole " portano a "si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo , sarà tra i viventi ."

Per aiutare sceglierà di essere nel mondo, dentro un corpo sarà in croce; si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo, sarà tra i viventi.

Un'alleanza comporta l'esistenza di un nemico di una guerra che si combatte in cielo ed in terra.
L'idea è che in una "alleanza" c'è la parità tra i contraenti, perciò l'uomo sarà aiutato in terra se combatterà su quel fronte il nemico.
L'uomo allora sarà incorporato nella divinità e, a garanzia di reciprocità, Dio si farà uomo.
Questa è l'idea che trovo in tutte le decriptazioni.
Il senso di patto di reciprocità è già in Es. 24 quando Mosè, a conclusione dell'alleanza, offrì olocausti e giovenchi in sacrifici di comunione e col loro sangue asperse il popolo.
Come si faceva un patto del genere è chiarito in Genesi 15, quando Dio fa alleanza con Abramo.
Tale pagina è importante in quanto Dio si rivela ad Abramo col nome di Iahwèh, lo stesso con cui si presenterà poi a Mosè al roveto ardente.
Per il rito dell'alleanza si dividevano a metà degli animali ed i due contraenti vi passavano in mezzo a modo di giuramento, col sottinteso che a chi non lo rispettava sarebbe accaduta una fine simile a quella.
Dopo un'attesa che fece cadere Adamo nel torpore Dio, quale fornace ardente, passò tra quegli animali e li consumò.
L'uomo però non rispetta l'alleanza, ma "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti." (1Tim. 2,3b-6a)

Per non spezzare il discorso rinvio alla lettura in questo stesso articolo della decriptazione dell'intero Cap 15 del Genesi. Il capitolo, infatti, inizia con una visione di Abramo, il che è segnale di un particolare interesse alla decriptazione del testo.

La parola alleanza spezzata con la lettere, peraltro, ci racconta:

- "uscirà cibo () per tutti ";

- "uscirà da dentro irrigazione per tutti ".

Ciò, pare fornire ulteriore retroterra al senso della alleanza di Gesù che più di una nuova alleanza è il pieno compimento della antica.
Gesù quella notte dopo la cena, prese il pane vino e pronunciate le benedizioni rituali li diede ai discepoli:

- sull'azzima disse: "Prendete e mangiate questo è il mio corpo" (Mt. 26,26b);

- sulla coppa del vino: "Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt. 22,19).

Confermava così che Dio da parte sua aveva rispettato il patto.

Secondo il racconto biblico Dio, tramite Mosè e la sua scuola, ha lasciato, agli eletti che fece uscire dalla schiavitù dell'Egitto, la Torah, specchio di quella del cielo, in cui c'è la Sua parola autentica scritta con quelle lettere.
In Esodo 24,4-7 è detto che "Mosè scrisse tutte le parole del Signore … quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo" e per libro dell'alleanza è scritto , perciò un libro solo, non i cinque libri del il Pentateuco - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - che però affermano che corrispondono alla originaria scritta da Mosè, da lui ricevuta sul monte, infatti:

- il Levitico, all'ultimo versetto dice: "Questi sono i comandi che il Signore diede a Mosè per gli Israeliti, sul monte Sinai." (Lev. 27,34);

- i Numeri che riporta ulteriori norme, a conclusione precisa che "Questi sono i comandi e le Leggi che il Signore diede agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico." (Num. 36,13);

- il libro del Deuteronomio afferma: "Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai Leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore. Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca del Signore vostro Dio …" (Deut. 31,24-26a)

Se ne ricava che Mosè di fatto scrisse, e che comunque quanto arrivatoci con gli attuali cinque libri detti "la Torah" è fedele trasmissione di tutto come originariamente ricevuto, sia pure con evidenti inserimenti successivi, ritenuti però in linea con quella tradizione.
Per la tradizione mistica - Maaseh Bereshit, Maaseh Merkavah e Kabbalah - le lettere dell'alfabeto ebraico nella forma liturgica hanno potenza creatrice.
A conferma d'un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l'alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato."
È noto, peraltro, che tale idea fu portata a conseguenze estreme tanto che alcuni di quei mistici tentarono di creare animali ed esseri umani, detti Golem, grazie alla combinazione di quelle lettere, come se magicamente potessero creare, guidando la volontà divina con formule contenenti il suo Nome.
In tale ambiente è anche sostenuto che nel deserto Bezaleel avrebbe costruito l'arca e gli arredi della tenda della testimonianza combinando le lettere dell'alfabeto (Es. 31,1-11), perché lì al versetto n° 6 Dio di Bezaleel dice che "gli infuse saggezza" e le lettere sono espressione di questa.

La parola di Dio perciò, seguendo il pensiero della parabola antropomorfica, uscita dalla Sua bocca, divenne, così ai tempi di Mosè, messaggio recepibile per gli uomini e prese un corpo vestito dalle lettere che formano quel sacro scritto della Torah.
Le lettere sacre sono perciò per gli uomini araldi e corrieri di chi ha ispirato il messaggio, sempre pronti a partire per compiere la missione di trasferirlo al fedele che abbia occhi, cuore e mente aperti e desiderosi d'accoglierlo.
Tali lettere per questi provengono perciò direttamente da Dio che le ha ispirate per formare le parole dell'usuale lettura e nel contempo per visioni tramite decriptazione, operazione questa ultima ammessa nell'ebraismo e dai mistici della Cabbalà.
Per la stessa tradizione Dio poi ha continuato a suscitare profeti, giudici salmisti e cultori della parola, cui si fece presente con teofanie, angeli, visioni e sogni, e questi autori sacri tramite le lettere le sigillarono nei testi sacri.
Le lettere di quegli scritti perciò sono da vedere vere manifestazioni di Dio che a sua volontà si presentano al lettore, alla stregua d'angeli inviati a portare la sua parola, per correggere, aiutare, guidare, suggerire, prevenire e provocare il corretto operare.
Come i sogni profetici nella Bibbia per la tradizione sono accettati quali ispirati da Dio, anche quanto agitato nella mente da quelle lettere, visioni e discorsi collegati al Creatore, possono col dono della fede entrare nei messaggi ispirati, perché tramite le lettere per volontà divina si personalizzano nella mente figure capaci d'indurre chi le riceve ad operare secondo quella volontà che l'ha originate.
Il pio ebreo, peraltro, nello scorrere il rotolo sacro per evidenziare la singola lettera, usa un asticella che termina con una manina con l'indice teso, la YAD.
Il dito stesso di Dio, come fece per Mosè sulle due tavole al Sinai, è come se stesse scrivendo in quel momento quella lettera per chi sta leggendo.
Quanto alle lettere, leggendo la parola "dito" di "Scritte col dito = di Dio" di Esodo 31,18, si può attribuire "l'Unico scende dentro per agire ."
Provengono perciò dall'alto e tutto ciò che è stato creato in basso è estratto da quanto il Signore aveva predisposto e "… creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora …" con quel che segue (Prov. 8,22s).
Le lettere, come i numeri che ciascuna di quelle 32 vie rappresentano, sono perciò ritenute dono della Sapienza divina; ecco perché, come accennato, i mistici della Cabbalà ritengono che Bezaleel abbia prodotto gli arredi con le lettere.

Il Creatore del cielo e della terra riprende possesso del mondo, da cui per spinta del maligno sugli uomini era come se fosse stato cacciato.
Per far ciò intende entrare dal cuore degli uomini con la voce che esce dalla Torah che è il trattato d'alleanza d'un Re con gli abitanti del mondo.
In tale allegoria l'alfabeto, con le lettere che Lui ha usate e che servono da corrieri, ha in sé la Sua impronta.
La sequenza delle lettere riconosciuta esatta è quella qui sotto riportata, perché risulta la stessa degli scritti detti "alfabetici" della Bibbia canonica ebraica, ove ogni versetto inizia con una parola contenente una diversa lettera ebraica dell'alfabeto secondo tal successione; lo riporto, ma con scrittura da sinistra a destra e con sotto i numeri che ciascuna lettera indica.


Sono testi alfabetici vari Salmi (9-10, 25, 34, 37, 111, 112, 119, 145), Naum 1,2-8, Siracide 51,13-29, Proverbi 31,10-31 ed il libro delle Lamentazioni.
In quest'ultimo libro lo sono in senso stretto il I, II e IV capitolo, mentre il III è pure alfabetico, ma con 66 versetti, cioè la prima lettera che ritma la sequenza alfabetica è ogni tre versetti e la stessa lettera è ripetuta come inizio per ciascuno dei tre versetti, infine il V capitolo del libro, pur non essendo alfabetico, contiene 22 versetti.
Questi voluti particolari riferimenti all'alfabeto ed al numero dei suoi segni sono tracce d'una criptatura interna, vale a dire della predisposizione del testo anche ad una lettura segreta sulla base delle singole lettere.
Nel contempo, per proprietà transitiva, è pure indicazione che lo stesso alfabeto per comune ammissione contiene un significato per lettura interna e che in quello vi è una storia in embrione che è sviluppata in modo particolare in quei salmi e quegli scritti alfabetici e tale storia non può perciò che riferirsi al Messia, cui tende tutta la costruzione delle Sacre Scritture.
In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" nel dire della Cabbalà o tradizione ricevuta, ho accennato che tale mistica apparve in Francia e Spagna alla fine XII secolo d.C. con insegnamenti esoterici, che secondo i cabbalisti farebbero parte della Torah orale consegnata a Mosè sul Sinai unitamente alla Torah che poi Mosè scrisse.
I primi testi della Cabbalà sono:

- il "Sefer ha-bahir" che, pur se attribuito ad un sapiente - Nechonia ben ha-Qana - della Mishnah del I secolo, fu divulgato in Provenza alla fine del XII secolo da allievi d'Isaac il Cieco;

- il "Sefer Jezirah" o "Libro della creazione" che, pur se può avere precedente formazione, apparve nel X secolo e descrive in modo sintetico l'origine e la costruzione del mondo;

- nel libro "Zòhar o dello Splendore", attribuito a Simòn bar Yocày, saggio del II secolo d.C., allievo d'Aqiva (di cui abbiamo già detto), alcune parti del libro dello Splendore - forse tutte - sono state scritte però nella seconda metà del XIII secolo d.C. da altri autori ed in particolare da Moshen ben Shem Tob de Leon vissuto in Spagna (sosteneva che lo scritto era stato nascosto in Palestina in una grotta e che fu inviato in Spagna da Nachmanide).

L'idea è che Dio ha creato tutte le cose e si manifesta al mondo con 32 vie della conoscenza o vie del cuore ( = cuore = 30+2 = 32), costituenti emanazioni ipostatiche di Dio o aspetti della sua azione. Queste 32 vie della saggezza sono costituite dalle:

- 10 potenze, manifestazioni, o "sfere" d'emanazione, dette "shefirot", che sono anche potenze creatrici del mondo, quali i 10 numeri naturali, corrispondenti all'insieme dei 4 elementi - Spirito di Dio, etere, acqua e fuoco - e delle 6 direzioni corrispondenti alle tre semidimensioni dello spazio, cioè le 4 direzioni terrene e le 2, alto e basso;

- 22 lettere dell'alfabeto ebraico, cioè le consonanti mattoni base di tutto il creato e della stessa Torah (Gùnter Stemberger "Introduzione al Talmud e al Midrash" Città Nuova 1995).

Le lettere sono da quella tradizione divise in tre gruppi:

- le 3 lettere madri, come i lati d'un triangolo; (l'Unico), e (di Nome);

- le 7 doppie (avendo doppia pronuncia), come i sette lumi del candelabro ;

- le 12 semplici (quanti i pani della Presentazione) .

Nel senso criptografico però non ha senso la suddivisione tra lettere doppie e semplici, perché i testi antichi erano senza indicazioni di pronuncia, cioè senza puntature di vocalizzazione, di raddoppio o d'altro tipo.
Il termine shefirot nella Bibbia è usato nel Salmo 71, "Preghiera di un vecchio", per "lettere, numeri, misure", viene dal radicale "scrivere, contare, numerare" da cui discendono "libro" e "scribi" .

In quel Salmo 71 si trova al versetto 15 ove, nella traduzione CEI, dice "La mia bocca annunzierà la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare" (Sal. 71,15), ma il testo Masoretico in luogo di "che non so misurare" propone "io non ho compreso le lettere".
Cioè la salvezza di Dio annunciata nella Torah è sigillata con lettere da interpretare.
Le lettere che costituiscono il radicale si possono interpretare come "dal rotolo parlano alla mente/testa e quindi le sefirot dicono "dal rotolo parlano alla mente/testa i portati segni ".

Nella tradizione le shefirot sono immaginate come ampolle riempite d'energia divina, infatti dividendo il radicale si ha "coppe per la mente ".
Tra le parafrasi possibili di shefirot c'è anche: "girando la parola alla mente portano indicazione " e seguendo questo pensiero, girando la parola, si ottiene che si spezza in Torah , in quanto nello spazio tra una lettera e l'altra può sempre pensarsi una , segno di spazio aperto, e , perciò "la Torah parla dal rotolo ".
Interessante è che la parola zaffiro contiene le lettere di quel radicale più la lettera di IHWH.
Nelle teofanie Dio è, infatti, su pavimenti o trono di zaffiro.
In relazione a quanto detto è ora chiaro che lo zaffiro sta a rappresentare la Sacra Scrittura ed in particolare le lettere che la costituiscono:

- "Videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso." (Es. 24,10)

- "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane", nella visione del carro di fuoco di Ezechiele 1,26.

La nuova Gerusalemme è fondata sugli zaffiri:

- "Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta" (Is. 54,11);

- "Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose … di zaffiro …" (Ap. 21,19).

Il cielo, appunto, credevano gli antichi era è una gigantesca pietra di zaffiro immacolato del blu più puro in cui è incastonata la terra.
Blu o azzurro detto "tekhlet", originariamente era un filo che usciva dalle frange o tzitzit, degli scialli da preghiera ebraici detti "tallit", che s'indossano per ricordare il rispetto dei comandamenti di Num. 15,38s e, così, il legame col cielo.
Azzurro è anche il colore che è stato scelto dallo stato d'Israele della stella di David sullo sfondo bianco della bandiera.

Fu osservato "Nella corona del Buon Nome" da Keter Sem Tov, che la lettera Yod , la prima lettera del sacro tetragramma = IHWH, l'impronunciabile Nome Santo, è anche una della quattro lettere mediane dell'alfabeto ebraico.

Scrivendo le 22 lettere dell'alfabeto da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, in effetti, quattro risultano le lettere mediane - - contornate da nove lettere a destra e nove a sinistra.
Se l'alfabeto si scrive alla rovescia, come ho fatto, ma le lettere si leggono ancora da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, si può scorgere , cioè del "mio RE" o "RE I(hwh) ".


Questa è stata vista come una particolarità, cioè una firma di Dio ritenuto l'ispiratore dell'alfabeto, onde le stesse lettere Gli danno gloria.
Leggendole nei due sensi per quelle quattro lettere si può avere la combinazione:

- "Il Re IHWH ha il potere della vita ".

- , "Saranno spose () i viventi del Re Ihwh ".

Il testo Masoretico della Bibbia pare ricordare questo fatto nel salmo Messianico n° 45, definito un epitalamio regale.
Agli inizi, al versetto 2, annuncia il canto lo "scriba dallo stilo veloce" che porta ad evocare nella mente l'arte della scrittura e le singole lettere che la costituiscono.
Inizia infatti con "io canto al re".

Il seguente testo è la traduzione CEI di tale Salmo 45.

"Al maestro del coro. Su I gigli... Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore.
Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.
Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli.
Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
Le tue vesti sono tutte mirra, aloe e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre. Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.
Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra.
Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre."

Il Re è la Parola di Dio, il Verbo dei Vangeli, e le lettere danzano attorno a Lui.
Per la tradizione, quanto è conoscibile della Sua essenza è incorporato nella Torah e le lettere sono il suo vestito.
La parola di Dio sarà sulla bocca del Messia, "il più bello dei figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal. 45,3) in quanto il Messia, che gli ebrei attendono è la manifestazione in un vivente della Parola, fatto concretatosi per i cristiani in Gesù di Nazareth.
Nel corpo del Salmo, infatti, di Lui è detto "cingi, prode, la spada al tuo fianco", spada richiamata dall'Apocalisse nel capitolo del combattimento escatologico quale arma del cavaliere sul cavallo bianco dalla cui "bocca esce una spada affilata per colpire con essa le genti" (Ap. 19,15).
Al versetto 10 del Salmo 45 si legge "Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir."

Nasce l'idea di guardare alla destra del Re I(hwh) nell'alfabeto e la lettera che si trova sulla destra è la lettera che graficamente è la lettera che proviene dal segno egiziano di bellezza NFRT rappresentato da un cuore che indica graficamente l'amore, un cuore, l'utero.
Ancora dopo al versetto 13 dice "Da Tiro vengono portando doni" forse cenno al fatto che la scrittura ha là, a Tiro, trovato una grande fucina, tanto che l'alfabeto dalla fenicia, con modifiche, s'è esteso a tutto il mondo allora conosciuto, ma in effetti il merito non è proprio.
Al versetto14 poi il testo Masoretico recita: "La figlia del re è tutta splendore dentro" e poi continua "gemme e tessuto d'oro è il suo vestito", vale a dire la La Parola di Dio che si esplica nelle Sacre Scritture e si rende visibile agli uomini in quegli scritti grazie alle lettere è la figlia del re, e questa si trova all'interno dell'alfabeto perciò le sue lettere sono il Suo vestito.
Accade così che l'alfabeto con le sue lettere sono come il trono su cui è insediato il RE d'Israele che e quindi è un trono di ZAFFIRO per quanto detto prima.


Si sviluppa allora l'idea di guardare ancora in quella stringa dell'alfabeto, ove:

- a sinistra del Re si trova , leggibile come "il Verbo si vede tra le spine ()" o "La Parola si sentì dal roveto ()";

- alla destra del Re si trovano che con riferimento agli eventi sul Messia si leggono "il cuore nel petto () un'asta ".

Per completare la lettura di quei segni dell'alfabeto ora restano:

- all'estremità destra "in croce schernito salirà ";

- all'estremità sinistra "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Riunendo tutto di seguito si ha:

- "in croce schernito salirà ";

- "il Verbo si vede tra le spine ()":

- "il Re è ";

- "il cuore nel petto () un'asta ".

- "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Senza segni risulta così questo discorso sensato:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico.
"

Tale profezia, insita nell'alfabeto, apparve in modo palese realizzata ai testimoni ai piedi della croce.
Effettivamente sulla Croce c'era scritto che Gesù era il RE.
Questa era la grande attesa dell'epoca (Vedi: "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: Annunci del Messia").

L'Evangelista Giovanni vide sul Calvario quando sgorgare dal costato di Cristo sangue ed acqua e ne diede testimonianza attestando con forza: "Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate." (Gv. 19,35)

Ho così voluto poi vedere cosa dica l'alfabeto ebraico letto nell'altro senso.


"Il Padre nel cammino sbarrerà la perversità.
Colpirà chi a nascondere era stato la vergogna.
Invierà in giro in azione il Verbo.
Giù verserà nei corpi la risurrezione.
Lo crocifiggeranno.
"

E si prosegue con la lettura già fatta nell'altra direzione:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico.
"

A questo punto ho allora decriptato l'intero Salmo 45 costituito da 18 versetti, quante sono le lettere ebraiche del trono, cioè le esterne alle quattro mediane che formano le lettere delle parole È IL RE. Prima di fornire tutto di seguito il testo decriptato riporto, a titolo esemplificativo di quanto faccio, la dimostrazione della decriptazione del primo versetto.

Sal. 45,1 "Al maestro del coro. Su 'I gigli...' Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore."



"Della potente vita il succo dall'alto con la risurrezione a rinnovare () sarà i viventi . Dal cuore l'invierà , sarà a rovesciare dal corpo dalla quinta costola la rettitudine che sarà la potenza che risorgerà nell'esistenza i corpi , forza d'amore del Crocifisso ."

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