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Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheDecriptazione Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere

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ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger

INTRODUZIONE
Da millenni le lettere ebraiche degli scritti biblici accendono la fantasia degli scrutatori di quei sacri testi, perché l'origine in ambiente egiziano e sinaitico di quei segni fa intuire una loro potenzialità di trasmettere anche messaggi visivi.
L'espressività grafica delle lettere usate nei testi liturgici ha conservato il messaggio del pittogramma primitivo, che la Bibbia stessa e la tradizione tendono a far datare al XIII secolo a.C., con la consegna delle Tavole sul Sinai e queste sono state consolidate nella forma attuale nel periodo dei due secoli a cavallo degli eventi raccontati dai Vangeli.
A più riprese ho riportato il risultato d'investigazioni e pensieri su quelle lettere in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" ed "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia", poi ho indicato in "Parlano le lettere" il messaggio grafico di ciascuna lettera ed il metodo di decriptazione che ho dedotti e che avevo riportati e qualificati in un testo registrato alla SIAE nel gennaio del 1998.
In questa Rubrica in modo esteso, ho poi prodotto pagine e pagine di fluenti letture lettera per lettera dell'Antico Testamento canonico ebraico.
Che i significati grafici di quei segni ed il metodo di decriptazione siano rispondenti alla predisposizione del testo si deduce dalla congruenza dei risultati.
Si sono così aperti spiragli non indagati dall'usuale lettura parola per parola.
Riprendo ora il tema per sottolineare ulteriori aspetti inattesi e sorprendenti di quell'alfabeto e per far ciò vado al sodo a rapidi tratti dopo poche premesse.

ALFABETO EBRAICO
La tradizione fa risalire l'idea delle lettere ebraiche direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Horeb, detto Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell'Esodo quando "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" (Es. 24,12).
Se ne ricava che nei cieli quella "legge", che il versetto definisce "Torah ", era già stata scritta nei cieli prima della creazione.
Mosè, perciò in quei famosi 40 giorni e 40 notti (Es. 24,18) sentì le parole del Signore e "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli dette le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Es. 31,18), ma non gli dette la Torah scritta; di scritto gli consegnò solo le tavole, quindi il codice della scrittura.
A quei tempi, XIII secolo a.C., l'alfabeto fenicio, cananeo, ebraico, non erano ancora nati e così poi "Mosè scrisse tutte le parole del Signore" (Es. 24,4a)


Mosè scrisse tutte le "parole" udite e le "scrisse" , cioè "portò ad esistere in piano i segni dentro ", evidentemente con i segni del codice delle tavole, che è da pensare sia stato anche oggetto dell'istruzione ricevuta in quella lunga teofania.
La vicenda del vitello d'oro poi provocò la rottura delle tavole, e per le seconde, fu detto "Taglia due tavole di pietra come le prime: io scriverò su queste tavole le parole () che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate." (Es. 34,1)
Il libro dell'Esodo (34,28b) riferisce d'altri 40 giorni e 40 notti col Signore con la conclusione "… scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza le dieci parole."
In questo caso però "parola" non è quella che intendiamo nei nostri scritti; infatti sulle Tavole c'erano molte di più di 10 parole in senso stretto.
Le parole di cui è detto perciò sono nel senso di punti del patto d'alleanza "le parole dell'alleanza " che fu stabilito; cioè furono scritte sulle seconde tavole "le dieci parole " i punti del patto.
Nella tradizione ebraica le Tavole della Legge, di fatto si chiamano "Le due Tavole del Patto".
C'è molta differenza tra subire una legge ed accettare volontariamente un patto d'alleanza; beh la questione è più nel secondo senso che nel primo.
Se invece della traduzione usuale s'utilizzano in modo diverso le lettere e si recide il testo lasciando a ciascuna lettera di esplicitare tutta la propria potenzialità si ha che:

- "le parole dell'alleanza " si possono interpretare "per aiutare sceglierà () di essere nel mondo , dentro un corpo sarà in croce ";

- "le dieci parole " portano a "si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo , sarà tra i viventi ."

Per aiutare sceglierà di essere nel mondo, dentro un corpo sarà in croce; si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo, sarà tra i viventi.

Un'alleanza comporta l'esistenza di un nemico di una guerra che si combatte in cielo ed in terra.
L'idea è che in una "alleanza" c'è la parità tra i contraenti, perciò l'uomo sarà aiutato in terra se combatterà su quel fronte il nemico.
L'uomo allora sarà incorporato nella divinità e, a garanzia di reciprocità, Dio si farà uomo.
Questa è l'idea che trovo in tutte le decriptazioni.
Il senso di patto di reciprocità è già in Es. 24 quando Mosè, a conclusione dell'alleanza, offrì olocausti e giovenchi in sacrifici di comunione e col loro sangue asperse il popolo.
Come si faceva un patto del genere è chiarito in Genesi 15, quando Dio fa alleanza con Abramo.
Tale pagina è importante in quanto Dio si rivela ad Abramo col nome di Iahwèh, lo stesso con cui si presenterà poi a Mosè al roveto ardente.
Per il rito dell'alleanza si dividevano a metà degli animali ed i due contraenti vi passavano in mezzo a modo di giuramento, col sottinteso che a chi non lo rispettava sarebbe accaduta una fine simile a quella.
Dopo un'attesa che fece cadere Adamo nel torpore Dio, quale fornace ardente, passò tra quegli animali e li consumò.
L'uomo però non rispetta l'alleanza, ma "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti." (1Tim. 2,3b-6a)

Per non spezzare il discorso rinvio alla lettura in questo stesso articolo della decriptazione dell'intero Cap 15 del Genesi. Il capitolo, infatti, inizia con una visione di Abramo, il che è segnale di un particolare interesse alla decriptazione del testo.

La parola alleanza spezzata con la lettere, peraltro, ci racconta:

- "uscirà cibo () per tutti ";

- "uscirà da dentro irrigazione per tutti ".

Ciò, pare fornire ulteriore retroterra al senso della alleanza di Gesù che più di una nuova alleanza è il pieno compimento della antica.
Gesù quella notte dopo la cena, prese il pane vino e pronunciate le benedizioni rituali li diede ai discepoli:

- sull'azzima disse: "Prendete e mangiate questo è il mio corpo" (Mt. 26,26b);

- sulla coppa del vino: "Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt. 22,19).

Confermava così che Dio da parte sua aveva rispettato il patto.

Secondo il racconto biblico Dio, tramite Mosè e la sua scuola, ha lasciato, agli eletti che fece uscire dalla schiavitù dell'Egitto, la Torah, specchio di quella del cielo, in cui c'è la Sua parola autentica scritta con quelle lettere.
In Esodo 24,4-7 è detto che "Mosè scrisse tutte le parole del Signore … quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo" e per libro dell'alleanza è scritto , perciò un libro solo, non i cinque libri del il Pentateuco - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - che però affermano che corrispondono alla originaria scritta da Mosè, da lui ricevuta sul monte, infatti:

- il Levitico, all'ultimo versetto dice: "Questi sono i comandi che il Signore diede a Mosè per gli Israeliti, sul monte Sinai." (Lev. 27,34);

- i Numeri che riporta ulteriori norme, a conclusione precisa che "Questi sono i comandi e le Leggi che il Signore diede agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico." (Num. 36,13);

- il libro del Deuteronomio afferma: "Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai Leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore. Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca del Signore vostro Dio …" (Deut. 31,24-26a)

Se ne ricava che Mosè di fatto scrisse, e che comunque quanto arrivatoci con gli attuali cinque libri detti "la Torah" è fedele trasmissione di tutto come originariamente ricevuto, sia pure con evidenti inserimenti successivi, ritenuti però in linea con quella tradizione.
Per la tradizione mistica - Maaseh Bereshit, Maaseh Merkavah e Kabbalah - le lettere dell'alfabeto ebraico nella forma liturgica hanno potenza creatrice.
A conferma d'un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l'alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato."
È noto, peraltro, che tale idea fu portata a conseguenze estreme tanto che alcuni di quei mistici tentarono di creare animali ed esseri umani, detti Golem, grazie alla combinazione di quelle lettere, come se magicamente potessero creare, guidando la volontà divina con formule contenenti il suo Nome.
In tale ambiente è anche sostenuto che nel deserto Bezaleel avrebbe costruito l'arca e gli arredi della tenda della testimonianza combinando le lettere dell'alfabeto (Es. 31,1-11), perché lì al versetto n° 6 Dio di Bezaleel dice che "gli infuse saggezza" e le lettere sono espressione di questa.

La parola di Dio perciò, seguendo il pensiero della parabola antropomorfica, uscita dalla Sua bocca, divenne, così ai tempi di Mosè, messaggio recepibile per gli uomini e prese un corpo vestito dalle lettere che formano quel sacro scritto della Torah.
Le lettere sacre sono perciò per gli uomini araldi e corrieri di chi ha ispirato il messaggio, sempre pronti a partire per compiere la missione di trasferirlo al fedele che abbia occhi, cuore e mente aperti e desiderosi d'accoglierlo.
Tali lettere per questi provengono perciò direttamente da Dio che le ha ispirate per formare le parole dell'usuale lettura e nel contempo per visioni tramite decriptazione, operazione questa ultima ammessa nell'ebraismo e dai mistici della Cabbalà.
Per la stessa tradizione Dio poi ha continuato a suscitare profeti, giudici salmisti e cultori della parola, cui si fece presente con teofanie, angeli, visioni e sogni, e questi autori sacri tramite le lettere le sigillarono nei testi sacri.
Le lettere di quegli scritti perciò sono da vedere vere manifestazioni di Dio che a sua volontà si presentano al lettore, alla stregua d'angeli inviati a portare la sua parola, per correggere, aiutare, guidare, suggerire, prevenire e provocare il corretto operare.
Come i sogni profetici nella Bibbia per la tradizione sono accettati quali ispirati da Dio, anche quanto agitato nella mente da quelle lettere, visioni e discorsi collegati al Creatore, possono col dono della fede entrare nei messaggi ispirati, perché tramite le lettere per volontà divina si personalizzano nella mente figure capaci d'indurre chi le riceve ad operare secondo quella volontà che l'ha originate.
Il pio ebreo, peraltro, nello scorrere il rotolo sacro per evidenziare la singola lettera, usa un asticella che termina con una manina con l'indice teso, la YAD.
Il dito stesso di Dio, come fece per Mosè sulle due tavole al Sinai, è come se stesse scrivendo in quel momento quella lettera per chi sta leggendo.
Quanto alle lettere, leggendo la parola "dito" di "Scritte col dito = di Dio" di Esodo 31,18, si può attribuire "l'Unico scende dentro per agire ."
Provengono perciò dall'alto e tutto ciò che è stato creato in basso è estratto da quanto il Signore aveva predisposto e "… creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora …" con quel che segue (Prov. 8,22s).
Le lettere, come i numeri che ciascuna di quelle 32 vie rappresentano, sono perciò ritenute dono della Sapienza divina; ecco perché, come accennato, i mistici della Cabbalà ritengono che Bezaleel abbia prodotto gli arredi con le lettere.

Il Creatore del cielo e della terra riprende possesso del mondo, da cui per spinta del maligno sugli uomini era come se fosse stato cacciato.
Per far ciò intende entrare dal cuore degli uomini con la voce che esce dalla Torah che è il trattato d'alleanza d'un Re con gli abitanti del mondo.
In tale allegoria l'alfabeto, con le lettere che Lui ha usate e che servono da corrieri, ha in sé la Sua impronta.
La sequenza delle lettere riconosciuta esatta è quella qui sotto riportata, perché risulta la stessa degli scritti detti "alfabetici" della Bibbia canonica ebraica, ove ogni versetto inizia con una parola contenente una diversa lettera ebraica dell'alfabeto secondo tal successione; lo riporto, ma con scrittura da sinistra a destra e con sotto i numeri che ciascuna lettera indica.


Sono testi alfabetici vari Salmi (9-10, 25, 34, 37, 111, 112, 119, 145), Naum 1,2-8, Siracide 51,13-29, Proverbi 31,10-31 ed il libro delle Lamentazioni.
In quest'ultimo libro lo sono in senso stretto il I, II e IV capitolo, mentre il III è pure alfabetico, ma con 66 versetti, cioè la prima lettera che ritma la sequenza alfabetica è ogni tre versetti e la stessa lettera è ripetuta come inizio per ciascuno dei tre versetti, infine il V capitolo del libro, pur non essendo alfabetico, contiene 22 versetti.
Questi voluti particolari riferimenti all'alfabeto ed al numero dei suoi segni sono tracce d'una criptatura interna, vale a dire della predisposizione del testo anche ad una lettura segreta sulla base delle singole lettere.
Nel contempo, per proprietà transitiva, è pure indicazione che lo stesso alfabeto per comune ammissione contiene un significato per lettura interna e che in quello vi è una storia in embrione che è sviluppata in modo particolare in quei salmi e quegli scritti alfabetici e tale storia non può perciò che riferirsi al Messia, cui tende tutta la costruzione delle Sacre Scritture.
In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" nel dire della Cabbalà o tradizione ricevuta, ho accennato che tale mistica apparve in Francia e Spagna alla fine XII secolo d.C. con insegnamenti esoterici, che secondo i cabbalisti farebbero parte della Torah orale consegnata a Mosè sul Sinai unitamente alla Torah che poi Mosè scrisse.
I primi testi della Cabbalà sono:

- il "Sefer ha-bahir" che, pur se attribuito ad un sapiente - Nechonia ben ha-Qana - della Mishnah del I secolo, fu divulgato in Provenza alla fine del XII secolo da allievi d'Isaac il Cieco;

- il "Sefer Jezirah" o "Libro della creazione" che, pur se può avere precedente formazione, apparve nel X secolo e descrive in modo sintetico l'origine e la costruzione del mondo;

- nel libro "Zòhar o dello Splendore", attribuito a Simòn bar Yocày, saggio del II secolo d.C., allievo d'Aqiva (di cui abbiamo già detto), alcune parti del libro dello Splendore - forse tutte - sono state scritte però nella seconda metà del XIII secolo d.C. da altri autori ed in particolare da Moshen ben Shem Tob de Leon vissuto in Spagna (sosteneva che lo scritto era stato nascosto in Palestina in una grotta e che fu inviato in Spagna da Nachmanide).

L'idea è che Dio ha creato tutte le cose e si manifesta al mondo con 32 vie della conoscenza o vie del cuore ( = cuore = 30+2 = 32), costituenti emanazioni ipostatiche di Dio o aspetti della sua azione. Queste 32 vie della saggezza sono costituite dalle:

- 10 potenze, manifestazioni, o "sfere" d'emanazione, dette "shefirot", che sono anche potenze creatrici del mondo, quali i 10 numeri naturali, corrispondenti all'insieme dei 4 elementi - Spirito di Dio, etere, acqua e fuoco - e delle 6 direzioni corrispondenti alle tre semidimensioni dello spazio, cioè le 4 direzioni terrene e le 2, alto e basso;

- 22 lettere dell'alfabeto ebraico, cioè le consonanti mattoni base di tutto il creato e della stessa Torah (Gùnter Stemberger "Introduzione al Talmud e al Midrash" Città Nuova 1995).

Le lettere sono da quella tradizione divise in tre gruppi:

- le 3 lettere madri, come i lati d'un triangolo; (l'Unico), e (di Nome);

- le 7 doppie (avendo doppia pronuncia), come i sette lumi del candelabro ;

- le 12 semplici (quanti i pani della Presentazione) .

Nel senso criptografico però non ha senso la suddivisione tra lettere doppie e semplici, perché i testi antichi erano senza indicazioni di pronuncia, cioè senza puntature di vocalizzazione, di raddoppio o d'altro tipo.
Il termine shefirot nella Bibbia è usato nel Salmo 71, "Preghiera di un vecchio", per "lettere, numeri, misure", viene dal radicale "scrivere, contare, numerare" da cui discendono "libro" e "scribi" .

In quel Salmo 71 si trova al versetto 15 ove, nella traduzione CEI, dice "La mia bocca annunzierà la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare" (Sal. 71,15), ma il testo Masoretico in luogo di "che non so misurare" propone "io non ho compreso le lettere".
Cioè la salvezza di Dio annunciata nella Torah è sigillata con lettere da interpretare.
Le lettere che costituiscono il radicale si possono interpretare come "dal rotolo parlano alla mente/testa e quindi le sefirot dicono "dal rotolo parlano alla mente/testa i portati segni ".

Nella tradizione le shefirot sono immaginate come ampolle riempite d'energia divina, infatti dividendo il radicale si ha "coppe per la mente ".
Tra le parafrasi possibili di shefirot c'è anche: "girando la parola alla mente portano indicazione " e seguendo questo pensiero, girando la parola, si ottiene che si spezza in Torah , in quanto nello spazio tra una lettera e l'altra può sempre pensarsi una , segno di spazio aperto, e , perciò "la Torah parla dal rotolo ".
Interessante è che la parola zaffiro contiene le lettere di quel radicale più la lettera di IHWH.
Nelle teofanie Dio è, infatti, su pavimenti o trono di zaffiro.
In relazione a quanto detto è ora chiaro che lo zaffiro sta a rappresentare la Sacra Scrittura ed in particolare le lettere che la costituiscono:

- "Videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso." (Es. 24,10)

- "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane", nella visione del carro di fuoco di Ezechiele 1,26.

La nuova Gerusalemme è fondata sugli zaffiri:

- "Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta" (Is. 54,11);

- "Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose … di zaffiro …" (Ap. 21,19).

Il cielo, appunto, credevano gli antichi era è una gigantesca pietra di zaffiro immacolato del blu più puro in cui è incastonata la terra.
Blu o azzurro detto "tekhlet", originariamente era un filo che usciva dalle frange o tzitzit, degli scialli da preghiera ebraici detti "tallit", che s'indossano per ricordare il rispetto dei comandamenti di Num. 15,38s e, così, il legame col cielo.
Azzurro è anche il colore che è stato scelto dallo stato d'Israele della stella di David sullo sfondo bianco della bandiera.

Fu osservato "Nella corona del Buon Nome" da Keter Sem Tov, che la lettera Yod , la prima lettera del sacro tetragramma = IHWH, l'impronunciabile Nome Santo, è anche una della quattro lettere mediane dell'alfabeto ebraico.

Scrivendo le 22 lettere dell'alfabeto da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, in effetti, quattro risultano le lettere mediane - - contornate da nove lettere a destra e nove a sinistra.
Se l'alfabeto si scrive alla rovescia, come ho fatto, ma le lettere si leggono ancora da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, si può scorgere , cioè del "mio RE" o "RE I(hwh) ".


Questa è stata vista come una particolarità, cioè una firma di Dio ritenuto l'ispiratore dell'alfabeto, onde le stesse lettere Gli danno gloria.
Leggendole nei due sensi per quelle quattro lettere si può avere la combinazione:

- "Il Re IHWH ha il potere della vita ".

- , "Saranno spose () i viventi del Re Ihwh ".

Il testo Masoretico della Bibbia pare ricordare questo fatto nel salmo Messianico n° 45, definito un epitalamio regale.
Agli inizi, al versetto 2, annuncia il canto lo "scriba dallo stilo veloce" che porta ad evocare nella mente l'arte della scrittura e le singole lettere che la costituiscono.
Inizia infatti con "io canto al re".

Il seguente testo è la traduzione CEI di tale Salmo 45.

"Al maestro del coro. Su I gigli... Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore.
Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.
Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli.
Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
Le tue vesti sono tutte mirra, aloe e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre. Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.
Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra.
Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre."

Il Re è la Parola di Dio, il Verbo dei Vangeli, e le lettere danzano attorno a Lui.
Per la tradizione, quanto è conoscibile della Sua essenza è incorporato nella Torah e le lettere sono il suo vestito.
La parola di Dio sarà sulla bocca del Messia, "il più bello dei figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal. 45,3) in quanto il Messia, che gli ebrei attendono è la manifestazione in un vivente della Parola, fatto concretatosi per i cristiani in Gesù di Nazareth.
Nel corpo del Salmo, infatti, di Lui è detto "cingi, prode, la spada al tuo fianco", spada richiamata dall'Apocalisse nel capitolo del combattimento escatologico quale arma del cavaliere sul cavallo bianco dalla cui "bocca esce una spada affilata per colpire con essa le genti" (Ap. 19,15).
Al versetto 10 del Salmo 45 si legge "Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir."

Nasce l'idea di guardare alla destra del Re I(hwh) nell'alfabeto e la lettera che si trova sulla destra è la lettera che graficamente è la lettera che proviene dal segno egiziano di bellezza NFRT rappresentato da un cuore che indica graficamente l'amore, un cuore, l'utero.
Ancora dopo al versetto 13 dice "Da Tiro vengono portando doni" forse cenno al fatto che la scrittura ha là, a Tiro, trovato una grande fucina, tanto che l'alfabeto dalla fenicia, con modifiche, s'è esteso a tutto il mondo allora conosciuto, ma in effetti il merito non è proprio.
Al versetto14 poi il testo Masoretico recita: "La figlia del re è tutta splendore dentro" e poi continua "gemme e tessuto d'oro è il suo vestito", vale a dire la La Parola di Dio che si esplica nelle Sacre Scritture e si rende visibile agli uomini in quegli scritti grazie alle lettere è la figlia del re, e questa si trova all'interno dell'alfabeto perciò le sue lettere sono il Suo vestito.
Accade così che l'alfabeto con le sue lettere sono come il trono su cui è insediato il RE d'Israele che e quindi è un trono di ZAFFIRO per quanto detto prima.


Si sviluppa allora l'idea di guardare ancora in quella stringa dell'alfabeto, ove:

- a sinistra del Re si trova , leggibile come "il Verbo si vede tra le spine ()" o "La Parola si sentì dal roveto ()";

- alla destra del Re si trovano che con riferimento agli eventi sul Messia si leggono "il cuore nel petto () un'asta ".

Per completare la lettura di quei segni dell'alfabeto ora restano:

- all'estremità destra "in croce schernito salirà ";

- all'estremità sinistra "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Riunendo tutto di seguito si ha:

- "in croce schernito salirà ";

- "il Verbo si vede tra le spine ()":

- "il Re è ";

- "il cuore nel petto () un'asta ".

- "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Senza segni risulta così questo discorso sensato:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico.
"

Tale profezia, insita nell'alfabeto, apparve in modo palese realizzata ai testimoni ai piedi della croce.
Effettivamente sulla Croce c'era scritto che Gesù era il RE.
Questa era la grande attesa dell'epoca (Vedi: "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: Annunci del Messia").

L'Evangelista Giovanni vide sul Calvario quando sgorgare dal costato di Cristo sangue ed acqua e ne diede testimonianza attestando con forza: "Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate." (Gv. 19,35)

Ho così voluto poi vedere cosa dica l'alfabeto ebraico letto nell'altro senso.


"Il Padre nel cammino sbarrerà la perversità.
Colpirà chi a nascondere era stato la vergogna.
Invierà in giro in azione il Verbo.
Giù verserà nei corpi la risurrezione.
Lo crocifiggeranno.
"

E si prosegue con la lettura già fatta nell'altra direzione:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico.
"

A questo punto ho allora decriptato l'intero Salmo 45 costituito da 18 versetti, quante sono le lettere ebraiche del trono, cioè le esterne alle quattro mediane che formano le lettere delle parole È IL RE. Prima di fornire tutto di seguito il testo decriptato riporto, a titolo esemplificativo di quanto faccio, la dimostrazione della decriptazione del primo versetto.

Sal. 45,1 "Al maestro del coro. Su 'I gigli...' Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore."



"Della potente vita il succo dall'alto con la risurrezione a rinnovare () sarà i viventi . Dal cuore l'invierà , sarà a rovesciare dal corpo dalla quinta costola la rettitudine che sarà la potenza che risorgerà nell'esistenza i corpi , forza d'amore del Crocifisso ."

DECRIPTAZIONE DEL SALMO 45
Ecco di seguito il testo ottenuto dell'intero Salmo 45:

Sal. 45,1
Della potente vita il succo dall'alto con la risurrezione a rinnovare sarà i viventi.
Dal cuore l'invierà, sarà a rovesciare dal corpo dalla quinta costola la rettitudine che sarà la potenza che risorgerà nell'esistenza i corpi, forza d'amore del Crocifisso.

Sal. 45,2
I corpi dalle tombe risorgeranno.
La potenza dentro sarà ad insinuarsi nei corpi.
Nei cuori porterà dentro dell'Unico la vita.
Si vedrà l'angelo (ribelle) che sta in seno bruciato dalla forza dal potente re guizzata.
La risurrezione porterà l'angelo a spazzare dai cuori.
Dal foro portatogli, il Verbo dal corpo la vita nel mondo lancerà.

Sal. 45,3
Sarà il soffio del Verbo, che sarà nel Crocifisso a vivere da figlio l'esistenza d'uomo, che nel mondo porterà giù a riversare la grazia.
A casa risorto il Verbo Crocifisso si riporterà dalla croce ove sarà stato per la rettitudine innalzato.
La rettitudine invierà del Benedetto agli afflitti dal serpente nel mondo, che sono a vivere per il serpente nell'iniquità la vita.

Sal. 45,4
Per la Festa portarono il corpo nella tomba.
Nel corpo dentro per la rettitudine agì la potenza.
Fu la fiacchezza a scorrere da dentro riportando il corpo splendido ardente per via.

Sal. 45,5
Per recare al mondo l'aiuto nei corpi la rettitudine scese con la potenza nascosta in un corpo per spengere l'agire del serpente che s'insinuò nei corpi all'origine.
In un uomo si porterà in azione.
L'energia recherà al mondo, giù per aiutare la verserà.
Porterà della Torah la rettitudine.
Il fuoco dell'Unico porterà dalla croce nei giorni da ucciso.

Sal. 45,6
Dalla tomba a rialzarsi sarà.
Per la rettitudine della risurrezione l'energia gl'invierà.
Sarà in seno a rivivergli la forza.
Da morto nella tomba il Crocifisso risarà così bello.
Potente si riporterà a casa.
Nel cuore dell'Unico portava la forza dentro.
Era del mondo il RE.

Sal. 45,7
Alla luna piena l'affliggeranno i potenti del mondo.
Sarà dal seno a portare a guizzare acqua che reca l'eternità.
Da risurrezione dentro i cuori dei viventi sarà, risorgendone i corpi.
La risurrezione da dentro il cuore il re porterà da crocifisso da retto.

Sal. 45,8
Per amore in croce il giusto porteranno.
Lo crocifiggeranno per odio gli empi.
Dall'alto così l'inviato Messia afflitto dai potenti del mondo sarà.
L'acqua di Dio gli uscirà.
Saranno così risorti i viventi dall'energia della risurrezione.
Il Risorto porterà l'energia dalla piaga da dentro il corpo retto.

Sal. 45,9
I viventi sazierà di splendore.
Porterà dalla croce a rovesciare giù la forza per il peccare finire in tutti.
Per tradimento in croce sarà stato pur retto dai viventi inviato, nel mondo (però) sarà il maligno ad accenderli d'inviarvelo.
La vita degli angeli sarà stato con la risurrezione dei viventi ad annunciare ai retti.

Sal. 45,10
Il Figlio portato in croce il Re è dei viventi che dentro sarà stato a versarsi in un corpo.
Recherà a tutti la forza della rettitudine nel lordume dentro del mondo per bruciarne lo sterco.
Nei giorni ucciso tra i pianti, integro l'Unico lo riporterà.
Il Verbo stava in un corpo!

Sal. 45,11
Ad accendere in un vivente l'agire sarà dentro della Torah.
L'Unico sarà a recarla al mondo.
In un cuore sarà l'Unigenito di Questi.
L'angelo (ribelle) arderà col fuoco.
della rettitudine della vita che agirà dalla piaga.
Gli recherà dentro stando in croce del Padre la forza della rettitudine.

Sal. 45,12
A recare sarà il segno desiderato.
Tra i viventi in cammino starà la Parola.
Ci sarà così un retto.
Sarà della perversità l'origine dall'Unigenito giudicata, sarà nell'ardente fuoco. La fine delle tombe e nell'esistenza la potenza riporterà.

Sal. 45,13
Porterà dentro il Crocifisso su col corpo a casa i viventi tra gli angeli nell'assemblea.
Dal mondo al Volto l'invierà essendo retti.
Saranno all'assemblea accompagnati a vederLo.
Risorti saranno con i corpi.
Saranno a vederlo da vivi.

Sal. 45,14
Da sposa nella gloria entreranno in casa del Crocifisso che il Re in persona è dei viventi del mondo.
I viventi avrà salvato che giù lo portarono in croce.
In Questi dal mondo dentro al cuore li avrà portati risorti ad uscire.

Sal. 45,15
Il serpente, che nei corpi rovesciò il morire finirà col portato invecchiare, perché la potente rettitudine abiterà in tutti.
La potenza avrà recato il Crocifisso ai fratelli.
Dai corpi sarà ad uscire il male e tutti saranno a rientrare nella Vita ed a casa dell'Unico li porterà il Crocifisso tra i potenti retti.

Sal. 45,16
Il Crocifisso li porterà a casa del Potente.
Tra gli angeli entreranno ad abitare.
Nella gioia e nell'esultanza tutti dentro porterà.
Annullato uscirà dentro il mondo chi sarà stato la vergogna del cammino.

Sal. 45,17
Tutti nell'assemblea col Crocifisso dal Padre alla fine saranno tra i retti a stare chi nel mondo era, portando da figli l'esistenza.
Per la rettitudine del Crocifisso in dono integri per la recata potenza della risurrezione dei corpi saranno i viventi ad abitare; la sposa della terra.

Sal. 45,18
Per l'Unico innocenti saranno dal corpo usciti del Risorto, nella piaga dentro retti rinati nei corpi avendovi portato a sbarrare il cattivo serpente.
Retti invierà i popoli che saranno a vivere col Signore per l'aiuto portato tutti in eterno e per sempre.

CAPITOLO 15 DEL GENESI
Promessa e alleanza con Abramo

Testo CEI
Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. Rispose Abram: Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco. Soggiunse Abram: Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede. Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede.
Poi lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle; e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese. Rispose: Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso? Gli disse: Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione. Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì.
Allora il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrèi non ha ancora raggiunto il colmo.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi.
In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate; il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, gli Amorrèi, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei.

DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 15 DEL GENESI
Gen. 15,1
L'Unigenito in una caverna uscì.
Per aiutare dentro il corpo fu d'un vivente.
Entrò Dio nel mondo.
Nell'esistenza s'insinuò.
In un corpo fu ad entrare.
Ed entrò con l'Unigenito il rifiuto a casa al verme che abita nei viventi.
Dal petto il rifiuto all'essere ribelle maledetto completamente gli lanciò con l'Unigenito il Padre.
Nel corpo d'un vivente lo incontrerà.
La rettitudine gli sarà da scudo nel cammino.
Con il fuoco della rettitudine nel corpo spengerà nei corpi dentro il bestiale che all'origine si sbarrò.

Gen. 15,2
E fu all'origine l'essere ribelle ad iniziare dentro i corpi a vivere.
Dall'Unico giudicato fu per la forza della perversità che nei viventi entrò.
In tutti da drago il serpente fu a portarsi.
E l'Unico per ucciderlo fu al mondo a recare al serpente la rettitudine.
Dal nemico, stando in un corpo fu a recare il Figlio che per salvare vi si versò.
Dentro fu completamente ad essere Lui nel sangue.
Ad accendere per vomitare il serpente fu la forza in un corpo.

Gen. 15,3
A recare fu l'Unigenito nel corpo a vivere il Padre (onde) il verme finisse, fosse (così) il rifiuto ad inviargli finendolo in tutti.
Nel mondo colpirà il male ed uscirà l'angelo (ribelle) dal mondo.
Il Figlio in una famiglia che fu scelta fu a stare ed in un povero venne a stare.

Gen. 15,4
Ed al mondo da inviato entrò per aiutare.
Da cibo portò al mondo la divinità che sarà a riportare la potenza delle origini ai viventi nel corpo.
Al serpente guai lancerà (in quanto) con il fuoco della rettitudine lo colpirà.
Così fu l'Unigenito un vivente.
Da una donna il corpo fu a scendere.
Da primogenito dalla madre dal seno fu così ad uscire.
E l'Unigenito fu a stare in un povero retto.

Gen. 15,5
E fu a portarsi giù l'Unigenito.
L'Unico un segno recò al mondo per annunciare che giù al mondo si portava, che era l'Unigenito tra i viventi in un corpo ad uscire in una casa per amore.
Angeli dell'Unico uscirono in cielo apertamente si portarono numerosi; usci una stella dov'era la Madre dell'Unigenito.
Ai viventi segni si portarono del compimento delle scritture che veniva tra i viventi a portarsi a stare l'Unigenito per vivere nel corpo.
Il serpente portava a spengere; c'era (così) nell'esistenza il seme della rettitudine.

Gen. 15,6
Ed usciva l'Amen!
In una famiglia fu ad entrare per portarsi al mondo.
A recare fu di nascosto il fuoco dentro al mondo.
Al serpente lo porterà un giusto ad uscire.

Gen. 15,7
E fu ad iniziare a vivere in un corpo la divinità.
Fu a portarsi "Io sono il Signore!" da una donna.
In un corpo nel mondo si portò.
Giù venne a stare la rettitudine in un vivente.
L'Unico recò alla fiacchezza del demonio ad esistere la parola fine, (in quanto) la fine in cammino gli verrà in terra.
Al mondo con Questi verrà la potenza ai corpi con la risurrezione che per tutti uscirà.

Gen. 15,8
E fu l'Unigenito in un vivente in vista per sbarrare l'angelo (ribelle per cui) fu nell'esistenza la perversità dentro i viventi.
Uscirà dall'Unigenito la conoscenza della rettitudine che c'è nell'Unico che lancerà per rinnovare.

Gen. 15,9
A recare è l'Unigenito ai viventi nel corpo la divinità, forza che rovescerà dal nascosto fuori il serpente spazzandolo.
Rivelerà ai viventi che li salverà dal serpente.
A bere recherà la forza nei viventi; libererà risorgendoli tutti.
A portare l'Unigenito sarà la potenza nei viventi.
Accenderà la potenza la risurrezione che porterà, che a finire porterà l'orgoglio colpendo il serpente.

Gen. 15,10
E sarà rovesciato l'ammalare portato all'origine da oppressione dal serpente maledetto, e sarà tagliato dall'Unigenito; tutti si rivedranno integri.
Dentro tutti recherà la rettitudine e sarà il drago dagli uomini diviso ed il serpente si verserà dai corpi.
L'Unigenito finirà il male, la perversità porterà a venir fuori.
Scendendo il soffio dai corpi con la potenza del Padre segnerà i corpi.

Gen. 15,11
Sarà dai corpi per l'aiuto ad uscire la rovina dai cuori.
Si rialzeranno i cadaveri riessendo vivi per la portata forza della risurrezione dentro.
Riverranno i viventi dal Padre con il corpo a vivere.

Gen. 15,12
Portati dal mondo saranno ad uscire i risorti salvati.
Nel cuore li porterà dell'Unico.
Li porterà il Crocifisso nel corpo che aiutò dai viventi ad uscire l'aborto.
Entreranno in alto dal Padre con il corpo vivi; ed entreranno tra gli angeli dell'Unico per starvi a vivere.
Entreranno nell'assemblea dei risorti retti.
Uscirà nella gloria degli angeli, meraviglioso il Crocifisso!
L'Altissimo li portò!

Gen. 15,13
Ed era l'Unigenito che dell'essere ribelle per il potente Padre il verme fu a sbarrare nel tempo.
Con azione retta fu a muovere lite con forza nel mondo (ove) fu ad entrare per colpire il male spengendolo dalla terra.
Il serpente maledetto fuori dai viventi avrà portato servendoli portandosi da vivente e con l'agire lo rifiutò.
Integri dall'insidiatore i popoli all'Unico portò tutti rinnovati.

Gen. 15,14
Ed anche verranno i popoli stranieri nella felicità in forza del Servo per il portato l'aiuto.
Per l'angelo, che l'Unigenito avrà ucciso, saranno portati fratelli nei corpi riessendoci la rettitudine.
Dell'angelo sarà la sozzura, che portavano dentro i corpi, dalla rettitudine bruciata con la fuga dell'essere impuro del serpente.

Gen. 15,15
E verranno tutti a casa portati dall'Unigenito; da Dio Padre tutti risaranno così ad abitare in pace.
Tutti dal sepolcro a casa torneranno; nel cuore gli si porteranno, dentro v'entreranno.

Gen. 15,16
Porterà delle generazioni le moltitudini ad essere, dalla rovina ove erano, risorte e portate a casa ed entreranno tra gli angeli per l'entrata rettitudine per cui saranno potenti.
Dall'Unico in pace, per l'iniquità uscita, ricominceranno a vivere con i corpi l'esistenza per l'eternità.
Dal mondo entreranno tra gli angeli.

Gen. 15,17
E sarà ad uscire con forza fuori il sole della casa: l'Unigenito che dal mondo li ha portati a vedere l'incantesimo apertamente dell'esistenza!
Avrà portato (questi) fuori l'angelo (ribelle) che entrerà per la fine in una fornace fumante che recherà al serpente la sciagura.
L'Unigenito l'avrà ridotto in desolazione.
Brucerà il cattivo che da dentro i corpi sarà per l'energia entrata a venir meno; sarà ad uscire dai viventi il maledetto.

Gen. 15,18
E quel giorno, uscita la perversità, all'Unico retti nel corpo il Crocifisso, il Signore, verranno dal Padre.
Il verme dentro i corpi sarà finito per il rifiuto all'essere ribelle con potenza colpito per il male.
La rettitudine l'angelo (ribelle) avrà finito in tutti.
Saranno a venire dalla terra per entrare con Questi (il Crocifisso) nell'Unico integri tra gli angeli rigenerati.
A vivere su con i corpi Gli saranno in seno, li aiuterà ad entrare, un fiume n'entrerà per correre liberi con gli angeli, uscendo guariti dal corpo del Crocifisso.

Gen. 15,19
Verranno versati per stare tra gli angeli.
Saranno portati all'Unico; tutti v'entreranno riformati.
Questi verranno allo stato di prima per l'energia che ci risarà.

Gen. 15,20
E verranno nell'assemblea tutti a stare a stare (ove) li porterà l'Unigenito.
Il Crocifisso uscirà; il Verbo con il corpo questi era!
Lo portò a venire per guarire dai guai i viventi.

Gen. 15,21
Lo portò a venire l'Unico dal ribelle per portargli per l'Unico la fine nel mondo con la rettitudine che inviò in azione.
L'angelo (ribelle) fu a portare l'Unigenito in croce; v'entro per gli stranieri.
In cammino risorto fu a riportarsi.
Riverrà al mondo a ristare dentro per portare alla pienezza l'esistenza.

IL TRONO DELLA GLORIA
Il discorso che si ricava dalle decriptazioni è univoco e compatto e non lascia dubbi che l'intenzione è chiarire quanto comporta il patto, cioè il piano dell'incarnazione e della salvezza, l'idea, cioè, che in forza d'una alleanza stipulata con i padri si sarebbe verificato un intervento che si legge nel libro del patto in modo di visione, ossia per decriptazione.
In definitiva, le lettere dell'alfabeto ebraico nella Bibbia sono come le cellule staminali del corpo umano, capaci di trasformarsi nei tessuti di quel corpo unico in cui circola lo stesso DNA in cui prende corpo lo Spirito di Dio che l'autore fisico dello scritto ritiene essere appunto quello che gli ha ispirato tale preparato all'incarnazione.
Ogni piccola catena di quelle lettere ci può condurre all'identità dell'ispiratore e già quello scritto è una prima forma d'incarnazione.
Grande è il rispetto per la Torah, che in senso estensivo è il nome di tutto il canone biblico ebraico.
Basta citare che in Sinagoga si celebra un giorno dedicato alla "gioia della Torah - Simchat Torah" alla conclusione annuale della sua lettura.
Il nono giorno di Sukkot (a Gerusalemme il giorno prima) si tirano fuori i rotoli santi dell'aron ha kodesh, l'armadio che li contiene in Sinagoga, vi si lascia solo una candela accesa a segno della luce che emana la Torah e tutti i fedeli maschi portano a turno i rotoli in giro per la sala in corteo, cantando e danzando, fanno sette giri ed ognuno sale a turno all'ambone a recitare una benedizione alla Torah.
Non è da dimenticare poi il grande rispetto in campo cristiano per le Sacre Scritture, si che alle letture nelle liturgie si conclude con "Parola di Dio" ed il Vangelo è portato in processione a significare che vi circola lo spirito del Cristo.
In pratica, quei libri, sono il supporto di questa alleanza la cui espressione fu con le lettere ebraiche, veicoli atti a far circolare quello Spirito, da cui è nata l'immagine allegorica del trono su cui siede colui che è l'ispiratore stesso, l'Unigenito, la Parola, il Verbo, il Messia, il Cristo.
In forza del versetto "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la Torah = e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" (Es. 24,12) la tradizione ebraica conclude che Dio avrebbe preso le due pietre su cui erano incisi i 10 punti del patto dal trono della Gloria, appunto di zaffiro.
Tali Tavole erano leggerissime, sostenute dalle lettere incise da Dio, che non vi erano appoggiate ed erano leggibili da parte a parte.
Dopo il peccato degli Israeliti per il vitello d'oro le lettere lasciarono le tavole che divennero pesantissime, caddero dalle mani di Mosè e si spezzarono.
Il trono sopra cui Dio siede in trono in cielo è definito il Trono della gloria - Kisse ha-kavod, descritto in Ezechiele (1,26), ha mosso la fantasia di tanti mistici.
Al riguardo, rinvio alla lettura di "Il carro di fuoco d'Ezechiele: UFO e/o macchina del tempo?", che riporta anche la decriptazione dei primi due Capitoli di Ezechiele, conformi per contenuto all'intimo succo del Patto che comportava l'incarnazione totale.
Gesù, nel Vangelo di Matteo ricorda questo Trono della Gloria che tanto aveva entratura ed attesa a quei tempi con queste parole: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele." (Mat. 19,28)
Una croce, cioè una Tau stagliata verso il cielo di zaffiro di Gerusalemme in un giorno di primavera.
Chi era stato ritenuto il Messia dai suoi discepoli veniva innalzato sulla croce.
Lui, l'Unigenito colui che doveva venire in terra 'ares .
Le parole di Isaia ronzavano nell'orecchio "Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono e la terra lo sgabello dei miei piedi" (Is. 66,1) onde la lettura di terra 'ares apparve agli amanti della parola in tutto il suo riferimento all'evento "dell'Unigenito il corpo sollevarono ".

L'Apocalisse rileva "Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente" (Ap. 1,17b) abitava "dentro un corpo che era in croce " era il compimento del patto dell'alleanza, della , era , Iahveh.
Gli ebrei si domandarono se avesse chiamato Elia che doveva venire ad annunciare il Messia (Mt. 27,47).
Tra le lettere estreme dell'alfabeto ebraico sulla testa c'era una scritta "Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei" (Gv. 19,19) ed alla mente viene nella sequenza alfabetica .
"Ecce homo" aveva detto Pilato; , profeticamente con riferimento al patto ed al mistero dell'incarnazione,

- "uscì inviato nel mondo l'Unigenito per aiutare i viventi ";

- è un uomo grondante sangue e dimostra che ha combattuto per rispettare il patto "uscì inviato nel mondo l'Unigenito nel sangue ".

Si fece buio su tutta la terra, vi furono fenomeni di lampi e tuoni.
Anche i pagani riconobbero che era figlio di Dio. (Mt. 27,54)
Ha il costato aperto, versò dal fianco sangue ed acqua, cioè "verso da bere " formando la parola cioè "arcobaleno".
Si stava realizzando la profezia degli scritti alfabetici.
La descrizione profetica del trono sul carro di fuoco d'Ezechiele (1,25-28) era calzante: "Ci fu un rumore al disopra del firmamento che era sulle loro teste. Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale m'apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che mi parlava", colpì gli spettatori della crocifissione (Vedi: "Il quadrato del SATOR è il carro di fuoco di Ezechiele?").
Di fatto, i vangeli sottolineano che la croce era profezia dell'elevazione del Messia al trono della gloria.
La festa dell'Esaltazione della S. Croce è il 14 settembre e nell'inno dei Vespri si recita: "Ecco il vessillo della croce, mistero di morte e di gloria: l'artefice di tutto il creato è appeso ad un patibolo".
Nel 1984, in Canada in occasione di tale festa Giovanni Paolo II disse: "Continuiamo a proclamare fino ai confini della terra il suo potere salvifico: "Exaltatio Crucis!": "la gloria della santa croce"!

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