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Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheAttesa del Messia - Clicca qui per consultareParlano le lettere

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VINO NELLA BIBBIA: CAUSA D'INCESTI E SEGNO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger

PASSI DIFFICILI E PREMESSE PER UNA RICERCA ORTODOSSA
Prima di riferire sui risultati ottenuti, seguendo nel libro del Genesi la traccia del vino che ha ruolo speciale nei rituali ebraici e cristiani e porta al Messia, faccio cenno sul filone non usuale seguito nella ricerca.
Sul come estrarre l'intenzione degli autori sacri (110) delle Sacre Scritture il Catechismo Cattolico propone un distico medievale "La lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare, e l'anagogia (fine eterno) dove tendere" (118) e suggerisce di valutare generi letterari, cultura, modi d'intendere, d'esprimersi e di raccontare delle varie epoche, di considerare che la verità è diversamente proposta nei testi storici, profetici, poetici o d'altro genere, che è un'unità (112) da leggere nella tradizione (113), nella coesione delle verità di fede tra loro e nel progetto della rivelazione (114), seguendo i sensi letterale (116) e spirituale, allegorici, morali ed eterni (117).
Nella via suddetta, col sollievo dono delle Sacre Scritture, inserisco le mie ricerche, aperto però a scrutarle pur con una particolare valenza del senso letterale, risolvendo la criptatura dei segni delle lettere formative dei testi, genere letterario insito nel canone ebraico ed esplicito così antiche attese messianiche cui tende l'antica tradizione ebraica-cristiana.
Sui motivi per una lettura dei significati dei segni ebraici delle lettere che aprono volti latenti dell'A.T. è detto in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", mentre su come sono pervenuto ai risultati delle decriptazione di vari versetti, che di seguito presenterò, ricordo metodo e regole inseriti in "Parlano le lettere".
Tra i meriti del Concilio Vaticano II c'è anche d'aver portato i cattolici ad avere interesse alla lettura della Bibbia integrale (A.T e N.T.) e non, com'era uso, del N.T. e solo d'antologie di scelti racconti dell'A.T., infatti il Catechismo asserisce che la: "...Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti". (105)
Vi sono però letture "difficili", perché vari libri dell'A.T., né mielosi né buonisti, sono dotati di facciata complessa e dura, come il Genesi, il primo libro in cui ci s'imbatte, che tratta i fatti mitici dell'ebraismo con storie incredibili d'incesti, stupri ed adulteri che oltre a dubbi sulla moralità di personaggi chiave, possono far nascere l'errata idea, che il Dio dell'A.T. sia diverso di quello del N.T..
Se si supera, però, il labirinto di ostacoli enigmatici del linguaggio si può seguire lo spirito di chi li scrisse, che una via a Dio trovò e comunicò, non per proselitismo, ma ad uso d'un popolo formato ad un linguaggio particolare, iniziato a vari gradi di conoscenza della verità espressa a più livelli, espliciti ed impliciti, comportanti particolari esegesi per pervenirvi.
Vari, infatti, sono i criteri per scrutare i testi e farli parlare con commenti, come il passare da uno all'altro per confrontarli, perché quei libri sono strumenti per una stessa melodia, tra cui il criptico Genesi è testo da usare anche da lessico del linguaggio biblico ove cercare lo svilupparsi di concetti legati a parole più importanti usate in scritti d'antica formazione, e se è parola chiave si ritroverà là e/o in altri libri della Torah e l'insieme porta ad importanti acquisizioni.
Investigando, così, ci si rende conto di coppie di parole e temi che s'attraggono, onde avvicinandosi ad uno si trova nel tessuto degli scritti il filo d'Arianna per arrivare all'altro, come nel caso esemplare del vino e del Messia; così s'aprono pagine antiche di profezie nascoste nelle Scritture che sono criptate.

IL MESSIA E LA VIGNA
Da ebrei e cristiani è riconosciuto al Messia il titolo di "Figlio dell'Uomo".
Questi per i cristiani è Gesù di Nazareth, il risorto, che tornerà nella gloria ed i Vangeli l'indicano in più occasioni con quel titolo, che nell'A.T. si trova in Giobbe (25,6), Ezechiele (2,3; 3,1) e Daniele (7,13), ma il primo inserimento di "Figlio dell'Uomo" è nel Salmo 8 che si autoreferenzia dei tempi davidici, con questa nota del versetto 1 gelosamente conservata: "Al maestro del coro. Sul canto: I TORCHI... SALMO DI DAVIDE".
Inizio la ricerca da quel Salmo, l'8° dei 150 del Salterio, inno d'esaltazione al Nome di Dio per l'opera del creato e di ringraziamento per la posizione d'eccellenza assicurata al figlio dell'uomo, collocato sia il Salmo che l'uomo, con intenzione nel posto della pienezza, ricordata, appunto, dal numero 8:

"O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra; sopra i cieli s'innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure lo hai fatto POCO MENO DEGLI ANGELI.
Di gloria e di onore lo hai coronato, gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi." (Sal. 8,2-7)

La Masorah nel I-II a.C., il lodevole processo di un sistema qualità sui libri sacri, che divise i testi in versetti per richiamarli sinteticamente e confrontarli con quei prototipi più antichi ritenuti dagli esperti della parola i campioni più validi, stabilizzò quel numero 8 per tale Salmo, il che induce ad alcune considerazioni:
  • fa pensare all'8° giorno, la Domenica Eterna, finiti i 7 giorni della creazione di cui parla il Genesi, in cui s'aprirà il nuovo ciclo, ove ci porterà il Messia;
  • il tema del Salmo è il Nome di Dio e in ebraico Nome si scrive Sham e le prime due lettere sono nel numero 8=shemen in ebraico;
  • shemen è anche "olio", e con questo s'ungerà il Messia = l'Unto = il Cristo;
  • i TORCHI o tini all'introduzione, singolare = Get se vi si aggiunge il vocabolo che in ebraico indica il numero 8 = shemen si ha il Getsemani. Se ne ricava che il get-sheman, il Getsemani nei Vangeli (Mt. 26,36 - Mc. 14,32) non è indicato a caso, ma sottolinea che profeticamente Gesù è proprio il Messia, quello cantato nel Salmo n° 8.
"Allora Gesù andò con loro (i discepoli) in un podere, chiamato Getsemani"
"Uscito se n'andò, come al solito, al monte degli Ulivi". (Lc. 22,30)

"Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli". (Gv. 18,1.2)

e là, Gesù, subì l'ultima tentazione, sudò sangue ed accettò di bere il calice:

"Padre mio, se è possibile passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt. 26,42)

Gli evangelisti Matteo (26,45) e Marco (14,41) in tale occasione, osservano:

"Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'Uomo sarà consegnato in mano ai peccatori";

perciò in quel giardino c'è un nuovo Adamo con i suoi discepoli che rappresentano la sposa, la nuova Eva.
Giovanni indica con intenzione quel posto quale giardino col particolare del torrente per evocare nel lettore l'idea del paradiso terrestre, ove ci fu il serpente tentatore nella figura di Giuda di cui sapeva l'intenzione.
L'idea non è peregrina, infatti, ad est di Gerusalemme, tra i monti del Tempio e degli Ulivi, nato dalla sorgente Ghicon, c'è il torrente Cedron, che a fondo valle dai tempi d'Ezechia tramite galleria alimentava in città la piscina di Siloe considerata prodigiosa (Gv. 9,7), ricordata da Isaia (7,3 e 8,6) e dal Vangelo di Giovanni (9,7) da cui s'attingeva acqua durante la Festa delle Capanne, simbolo delle benedizioni messianiche (nota Gv. 9,7 in Bibbia di Gerusalemme).
Il Ghicon poi è nome che ricorda un fiume del paradiso terrestre (Gen. 2,13).
Là il Figlio dell'Uomo subisce la tentazione e la vince e se il tentatore è stato vinto il disegno tessuto da Dio dall'origine è compiuto, "è il Messia"!

Un giardino con i torchi del Salmo 8, ossia una vigna , con nemici e ribelli (serpente ), quindi + , allora un giardino = , David della tribù di Giuda, la bocca dei lattanti sono riferimenti del Salmo 8 recepiti dai Vangeli che riportano la profezia su Cristo della Benedizione d'Israele a Giuda in Genesi 49,10-12, compiuta da Gesù di Nazareth:

"Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte."

L'asinello poi ci porta all'ingresso messianico di Gesù acclamato dalla folla a Gerusalemme (Mt. 21,9) e; "Osanna al figlio di Davide! Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli" ricorda il Salmo 8.

La vigna è suggestiva in quanto "l'Agnello vi vive ".

Questo è il giardino , dove porta i discepoli, è dove: "l'Agnello parla ()."

Il Cantico dei Cantici (8,12-14) si chiude proprio col canto della sposa nella vigna con i compagni in attesa:

"La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti ...Tu che abiti i giardini i compagni stanno in ascolto. Fammi sentire la tua voce. Fuggi mio diletto, simile a gazzella, o ad un cerbiatto sopra i monti degli aromi."

A questo punto è da osservare bene la parola "aromi".
Aromi in ebraico, senza vocalizzazione è che si può spezzare in "abita nei cieli "; e al singolare "aroma" evoca un "vi abita il Nome ".

Possiamo poi leggere Sopra i monti degli aromi "innalzato col corpo è dentro i cieli ".
È Lui, il Redentore, il Cristo, che darà piena dignità di "Figlio dell'Uomo" ai figli dell'uomo.

LA BIBBIA E IL PROGETTO "UOMO"
In quel passo del Salmo 8 c'è "poco meno degli angeli", che può far pensare l'uomo loro sottoposto perché imperfetto col sesso che gli angeli non hanno, tanto che tra gli estremisti, lo pensarono quale imperfezione residua del mondo animale che addirittura Origene volle togliersi, perché: "vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei Cieli..." (Mt. 19,12b), senz'aver assorbito l'aggiunta in quel passo contenuta di Chi può capire capisca!

Quelle parole "poco meno degli angeli" sono, però, da tradurre con "poco meno d'un dio" o "poco meno di Dio", perché nel testo ebraico non è usata la parola angelo, bensì , ossia il nome di Dio degli scritti definiti Eloisti.

La Bibbia nel libro del Genesi, sin dal 1° Capitolo, e prima della caduta, indica la connotazione sessuale quale distinzione in rapporto all'atto generativo (Gen. 1,26-27): "Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; MASCHIO e FEMMINA li creò."
Il condizionamento dell'uomo per la Bibbia, perciò non è costituzionale, indica solo con parole comprensibili all'uomo una qualità intrinseca di Dio.
Ciò che pare limitazione per arrivare agli angeli, è proprietà che l'angelo non ha, in quanto maschio e femmina sono aspetti d'una completezza necessaria per il generare, che fa operare l'uomo ad "imitatio Dei", solo da Lui delegabile.
Mentre gli animali, sono obbligati a figliare per istinto, implicita nella loro sottomissione c'è che l'uomo deve operare a fini più alti ed il generare dell'uomo dovrebbe implicare un atto di libera cosciente volontà, "come Dio". Ciò è motivo di gelosia e d'invidia d'un ribelle, il demonio e i suoi angeli che non vogliono sottomettersi al disegno di Dio e proprio non accettano d'essere posti sotto il dominio dell'uomo.
Lo stesso Salmo 8 con "gli hai dato potere sulle opere delle tue mani" rafforzato da "tutto hai posto sotto i suoi piedi", sta dicendo che anche gli angeli, di fatto saranno sottoposti all'uomo perché starà accanto a Dio come dice San Paolo nella lettera agli Ebrei, "Non certo a degli angeli Egli ha assoggettato il mondo futuro del quale parliamo" (Ebr. 2,5), poi, nel citare proprio quel passo del Salmo 8, sottolinea: "Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso." (Ebr. 2,8b).

La vittoria iniziata "...in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze" (1 Pt. 3,21-22) si completerà alla fine, non da parte d'un angelo, ma dall'uomo Gesù di Nazareth risorto che verrà per la seconda volta, perché Dio, che era, è e sarà, si fece uomo e non angelo.
Questo modo d'intendere l'uomo in pienezza, è perciò insito da sempre nel credo cristiano con "la risurrezione della carne" e l'uomo non abbandonerà mai il posto che Dio gli ha dato dall'origine, ma lo vivrà in eterna pienezza.
Cosi è da andare alla solidità dell'antropologia cristiana che dell'uomo ha idea che è un essere eletto chiamato a piena dignità con tutte le sue componenti.
Nell'ebraico immagine "si alza guizzante dall'acqua ", si rifà allo specchiarsi, e somiglianza , dopo l'avvento del Cristo, si può interpretare "per il sangue che portò il Crocifisso ", perché è in Cristo, immagine del Dio invisibile (Col. 1,15) che l'uomo è a Sua immagine e somiglianza.

Padri e dottori della Chiesa approfondirono i concetti d'immagine e somiglianza:
  • Giovanni Damasceno (VIII secolo d.C.) definisce l'immagine somiglianza che caratterizza il prototipo, pur essendo differente in qualche cosa, ma il Verbo è icona, immagine consustanziale, riflesso di realtà invisibili nella materia;
  • Tommaso d'Aquino (XIII secolo d.C.) sulla somiglianza, osserva: "Per il fatto stesso che tendono alla loro perfezione, gli esseri cercano il loro bene, poiché ogni essere è buono nella misura della propria perfezione. Per il fatto stesso che cercano il loro bene, essi tendono alla divina somiglianza: ogni essere assomiglia a Dio nella misura della propria bontà. Ma questo o quel bene particolare è desiderabile nella misura in cui assomiglia alla bontà prima; perciò un essere tende al proprio bene a causa della somiglianza con Dio, non già viceversa. È evidente allora che tutti gli esseri cercano come loro fine ultimo una somiglianza con Dio". (Summa contra Gentiles, III, 24)
L'immagine divina è presente in ogni uomo e risiede nella comunione delle persone, a somiglianza dell'unità delle persone divine tra loro e l'incontro di differenze sessuale è ritenuto anche aiuto essenziale:

"Non è bene che l'uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Gen. 2,18) e lì simile è DGN, "di fronte, davanti", un contrappeso, due uguali e diversi uniti dall'amore, immagine e somiglianza della Trinità.
In una tale relazione c'è l'immagine del potere generativo di Dio, padre e madre, quando la coppia è in grado di dominare "sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra", se appunto è capace di superare gli istinti bestiali.
Sarà solo in Cristo, che l'immagine divina, deformata nell'uomo dal peccato è restaurata nella sua originale bellezza e ciò per i cristiani s'è verificato in Gesù, che non è stato trattato diversamente da com'è trattato ciascun uomo, ma è il primo arrivato a segno che ha aperto e rivelato la via della grazia.
Il Progetto di "Io sono", sono io; e ciascuno uomo può dire: Dio ha creato tutto e ha dato suo Figlio per me e m'ama come da profezia "Si come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te." (Is. 62,5)

Per la coppia, se entra cosciente nel mistero creativo, indefinibile è l'insieme di piacere, sentimento, trasporto, dedizione, sacrificio e quando si dà l'unità dei due, ci sono tutti i doni dello Spirito Santo, perché si ha:
  • fede nella bontà del progetto per la certezza di fare cosa giusta;
  • determinazione nell'attuarlo nella piena speranza di portarlo a buon fine;
  • amore per il risultato in ogni tappa per concorrere ad un atto creativo globale.
In questa visione la sessualità non è il fine, ma ombra del Signore che "è passione ", e l'eros ed i sentimenti d'amore che avvicinò i due sono goduti e distillati in carità, immagine del fuoco pazzo d'amore per le sue creature, come direbbe S. Caterina da Siena, che Architetto pone nel Progetto.
Afferma il Cantico dei Cantici (8,6) "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; tenace come gli inferi la passione; le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore!"

ALTERAZIONE DEL PROGETTO
Per la Bibbia il condizionamento dell'uomo è accidentale, legato a scelte sbagliate nella parte d'attuazione del Progetto a lui delegato.
La parola progetto, formata da pro = avanti e getto = jectus, implica il gettare avanti come in un tiro con l'arco, ma tra le possibilità implicite nel tirare v'è anche di mancare il bersaglio, ossia il fallire, e nel non arrivare a bersaglio è da cercare la radice del pensiero biblico del peccare.
In ebraico "lanciare, tirare" è "con forza un corpo esce " e per arrivare a segno è da rispettare la Torah legata a quel radicale, che con i segni si può leggere: "segno portare il corpo nel mondo ".
Quando la via del progetto è senza alterazioni "tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna" (Gen. 2,25), ma se la coppia maschio femmina, libera d'agire, fallisce il progetto, accentuando gli aspetti egoistici nasce disordine con sofferenza al singolo, alla coppia ed alla società.
La sessualità peraltro è parametro che esercita influenza su tutti gli aspetti della persona umana, ne condiziona l'affettività, la capacità d'amare e di procreare ingenerando limitazioni al rapportarsi, come segnala Adamo dopo il peccato "...ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto." (Gen. 3,10)
Ha scoperto "male" la nudità, c'è stata un'imperfezione nella tela che si tesse indulgendo e distorcendo desideri e piacere: "Allora ... vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile..." (Gen. 3,6)
Nell'immaginario, con quei riferimenti all'essere nudi, è entrato che il peccato d'origine è connesso a distorsione della sfera della coppia, perché, "scoprire la nudità" nel linguaggio biblico è noto che palesa l'atto sessuale.
Il citato "tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna" (Gen. 2,25) è l'ultimo versetto del Capitolo 2 del Genesi, che precede e così è volutamente accostato al "più astuto" del primo versetto del Capitolo 3 ove "Il serpente era la bestia più astuta di tutte le bestie selvatiche..." (Gen. 3,1).
Nudo ed astuto hanno stesse lettere formative, e spezzandole si hanno i seguenti predicati che ne spiegano i concetti:
  • vedo un corpo portarsi alla vita/dalle acque (nudo come un verme);
  • guardare in alto (astuto = innalzarsi sugli altri).
Oltre queste letture, l'essere nudo evoca demonio e tentazione:
  • un nemico si porta dai viventi ;
  • per agire nei corpi si porta nei viventi .
  • il nemico si trova poi nel vocabolo "selvatiche" in cui c'è la parola demonio .
  • Entra così l'idea d'un nemico del Progetto e San Paolo legge quella parola quando scrive: "Il figlio della perdizione (l'anticristo), colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel Tempio di Dio, additando se stesso come Dio." (2Tes. 2,4)

    Gesù circa la zizzania che guasta il grano in crescita osserva: Un nemico ha fatto questo (Mt. 13, 28); per il grano = , infatti, basta poco trasformarlo in = peccato da parte d'un nemico che vuol essere il primo .
    Il concetto della nudità riappare al Capitolo 9 del Genesi, dopo il Diluvio, quando "Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto vino, si ubriacò e giacque scoperto nell'interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli" (9,20-22) e lo scoprire la nudità del padre corrisponde al giacere con la madre, come è chiaro dal versetto del Levitico (18,18): "Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità."

    In qualche modo il male, segnalato con un disordine sessuale, ha sforato l'evento del diluvio, quest'evidenza propone l'autore del Genesi.
    Il Signore l'aveva previsto e l'annuncio con: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché il cuore dell'uomo è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente com'è fatto." (Gen. 8,21)
    Il nemico riprende l'attività e l'insidia che iniziò da un albero, riprende qui occasione dalla vite e dal suo frutto, elaborato in vino con sapienza dall'uomo.
    La decisione di Dio è, però, di custodire l'uomo, di comprenderne le difficoltà e di allearsi con lui contro il nemico com'afferma nel libro dell'Esodo (23,20.22): "Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti nel cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato ... Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari."
    Conferma San Paolo: "Rivestitevi dell'armatura di Dio per resistere alle insidie del diavolo..." (Ef. 6,11s)

    CAM, NOÈ E CANAAN
    In ordine a Noè ed al diluvio rimando alla lettura di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?".
    La vigna e l'uva nella tradizione ebraica sono figure dell'albero e del frutto della conoscenza del bene e del male; il frutto da solo però non reca danno, ma lo può il vino in relazione a come l'uomo ha elaborato il frutto ed a quanto ne usa.
    Noè, pianta la vigna, alla vendemmia tutti i salvati dall'arca s'ubriacano, Cam nella tenda aperta vede scoperte le nudità del padre, "la madre".
    Svegliatosi Noé, dal racconto dei fratelli conosce i fatti, ma non maledice Cam (Gen. 9,25), che non nomina più, bensì Canaan, il figlio di questi (Gen. 9,18).
    "I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan" (Gen. 9,18) e perché lo nomina lì, il figlio di Cam è come un quarto figlio essendo figlio della propria moglie, cioè Canaan è frutto dello "svelare la nudità" che comporta un "incesto", come vedremo.
    Ecco quanto dice la tradizione ebraica sui figli spuri in un matrimonio mamzer:

    "Il bambino nato da una relazione adultera o incestuosa è un mamzer. Il termine non ha un equivalente in italiano; la parola 'bastardo' non è una traduzione appropriata, perché il termine 'mamzer' non si riferisce ad un bambino nato fuori dal matrimonio. Il 'mamzer' è pienamente ebreo, e un 'mamzer' dotto è più grande di un Gran Sacerdote ignorante; purtroppo il 'mamzer' o la 'mamzeret' non possono sposare liberamente altri membri della comunità ebraica, dal momento che un 'mamzer' non può entrare 'nella congregazione del Signore' (Deut. 23,3). Egli può contrarre matrimonio soltanto con altri 'mamzerim' o con convertiti ed il marchio passa da una generazione d'ebrei all'altra. ... L'ebraismo attribuisce il marchio di 'mamzer' solamente in quei casi in cui non è assolutamente possibile altra interpretazione. Perciò, i figli di una donna sposata che goda di una cattiva reputazione saranno comunque riconosciuti come figli di suo marito, e così i figli nati durante una prolungata assenza del marito." Da "Dizionario Usi e Leggende ebraiche" di A.Unterman.

    Marc-Alain Ouaknin osserva: "Noè, come sappiamo ha tre figli: Sem, da cui è originaria la stirpe semitica, Jafet, il bello, che ha generato la Grecia e l'Occidente, infine c'è Cam il cui nome significa il caldo impulsivo, debordante di pulsioni. È il padre di Canan, dice la Bibbia. Ma perché precisa che è il padre di Canaan, e chi è costui? Il testo ci dice: è il suo quarto figlio." (Le Dieci Parole)
    Il racconto è uno sviluppo midrashico del Canto della vigna d'Isaia (Is. 5) di cui riporto i primi due versetti e Cam n'aveva bevuto il vino, prodotto da Noè:

    "Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna.
    Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle.
    Egli l'aveva vangata e sgombrata di sassi e vi aveva piantate scelte viti;
    vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino.
    Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica." (Is. 5,1.2)

    Nel Cantico dei Cantici si trovano uniti vigna e il diletto:
    • "Il mio diletto è per me un grappolo di cipro delle vigne d'Engaddi." (Ct. 1,14)
    • "Il tuo palato è come vino squisito, che scorre diritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me. Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni: là ti darò le mie carezze." (Ct. 7,10-12)
    Lì vi sono altri accenni da sottolineare:
    • "I figli di mia madre si sono sdegnati con me: m'hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia non l'ho custodita" (Ct. 1,6), cioè mancate cautele.
    • "Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre sono in fiore" (Ct. 2,15) ove c'è un che ricorda il figlio minore di Noè, Cam che ebbe a che fare con la vigna e guastò l'opera di Noè.
    • "Una vigna aveva Salomone in Baal - Hamon... La vigna mia proprio la mia, mi sta davanti..." (Ct. 8,11.12), ove c'è appunto in Hamon un riferimento che porta a Cam.
    Il frutto della vigna per Isaia (5,1.2) era incestuoso, la vigna che non dà frutti attesi perché selvatica, qualcuno evidentemente non l'ha custodita dice il Cantico ed ora davanti a me chi c'è: il piccolo di Cam; ce n'è abbastanza per produrre il midrash della vendemmia di Noè; il libro del Genesi, infatti, è venuto dopo Isaia e dopo il Cantico.
    Parlando dei popoli nemici il Cantico di Mosè al Capitolo 32 del Deuteronomio dice: "La loro vite è del ceppo di Sodoma, delle piantagioni di Gomorra. La loro uva è velenosa, ha grappoli amari. Tossico di serpenti è il loro vino, micidiale veleno di vipere." (Deut. 32,32-33)

    Il pensiero base è che dopo la caduta del peccato d'Adamo ed Eva è entrato il dolore nel mondo, quindi l'umanità è sofferente, la causa è l'orgoglio di voler essere come il Padre, come suggerisce il serpente con "...quando voi ne mangiaste ... diventereste come Dio..." (Gen. 3,5) ed il peccato originale è entrato nel DNA dei figli che desiderano appunto d'essere come il padre.
    Questo voler fare come il Padre è sottolineato nel Genesi (1,27) che, dopo detto che Dio ha fatto (creato) l'uomo a sua immagine e somiglianza (Gen. 1,26), non precisa "Adamo ... generò, un figlio e lo chiamò Set" per ingenerare le dovute considerazioni nel lettore evidenzia "Adamo ... generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set" (Gen. 5,3)
    Dal fare come il padre al complesso d'Edipo dell'ebreo Freud il passo è breve.
    Desiderare di possedere la madre reca "dolore e sofferenze" in ebraico "ke'èb" , che per il metodo di "Parlano le lettere", risulta "afflitto () dentro " e "come il padre ".

    Torno al Capitolo 9 della Genesi per ripercorrere e fermare i ragionamenti.
    Pongo attenzione al versetto 18 che recita: "I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan." (Gen. 9,18)
    È strana questa precisazione non necessaria su Canaan, associato ai 3 figli di Noé, perché non cita allora anche i nomi dei figli di Sem e di Jafet?
    Subito dopo il testo precisa: "Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra." (Gen. 9,19); come a sottolineare, guardate che il padre di Canaan non è Noè, anche se a Noè fa carico anche Canaan.

    Oltre che nel Genesi, il nome Cam si trova in 1Cr. 1,8 e 4,40 e nei Salmi 78,51-105,23-106,22 ed indica un nome dato all'Egitto, ed è il progenitore dei popoli nemici storici degli Ebrei, Egiziani e Cananei, come si deduce anche dal nome dei discendenti nelle genealogie del Capitolo 10 del Genesi.

    Uscito dall'arca: "Noè, coltivatore della terra cominciò a piantare una vigna" (Gen. 9,20), voluta imitazione di quando "il Signore Dio piantò un giardino in Eden" (Gen. 2,8), come se Noè avesse delega di ricreare un giardino sulla terra; sta agendo come il Padre ma non è sbagliato, se non è in modo distorto, "Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il maestro." (Lc. 7,40) sembra ben riferibile anche a questo caso.

    Del versetto Gen. 9,20 "Noè, coltivatore della terra cominciò a piantare una vigna"



    è possibile la lettura:

    a portare sarà nella prigione del serpente ;
    l'energia , si chiuderà in un uomo ;
    uscirà (da Adamo, cioè) da donna nel mondo ;
    (ove) porterà a stare il cuore per agire ;
    la rettitudine in un corpo vivrà .

    "A portare sarà nella prigione del serpente l'energia, si chiuderà in un uomo, uscirà da una donna nel mondo. (ove) porterà a stare il cuore; per agire la rettitudine in un corpo vivrà."

    Palesa il desiderio d'incarnarsi, immanente dall'eternità, da parte di Dio.
    Tale idea però è anche del demonio, la scimmia di Dio, che dopo il diluvio rioccupa la terra; questo è il pensiero nascosto dell'autore.
    Noè non conosceva l'effetto del vino, s'addormentò e il demonio arrivò e il Vangelo osserva:
    "...Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa..." (Mt. 24,42)

    A questo punto della storia accade qualcosa di poco chiaro: "Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto entrò nella tenda e ... raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle, e camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto." (Gen. 9,21-23)

    Colpisce che il testo ripete Cam, padre di Canaan, sembra inutile visto che l'aveva detto poco prima in Gen. 9,18, a meno che non voglia dire che Cam diventò padre proprio quella volta, visto che da quel momento appare in scena Canaan; Cam ha agito sotto l'effetto del vino prodotto dal padre, il nemico sé incarnato in Canaan, figlio spurio di Noè.
    È usata come traccia 4 volte la parola scoperto; infatti, la parola detta la prima volta, con soggetto Noè, è "a portare fu un segno in cammino il serpente ", dal radicale rivelarsi, mentre nei riguardi di Cam, per tre volte, segno d'opera demoniaca, è usato che indica "nudità, vergogna, pudende, parti intime", che con i segni è "in vista il corpo portare al completo ".
    Il nemico era in agguato, e "il nemico si portò a segno " e nacque Canaan , che si legge "così l'energia agì dell'angelo (ribelle)".
    Vi è poi nel racconto volutamente velato quel "rivolto la faccia indietro", da prendere da invito a cercare anche dietro nel testo, ed essendo Cam caduto in tentazione è da cercare nella prima tentazione:
    "Allora ...vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile...". (Gen. 3,6).
    Nelle parole di quel versetto c'è desiderabile = , usata solo un'altra volta in tutto l'A.T., precisamente nel versetto in Gen. 2,9, entrambe le volte soltanto riferito all'albero della conoscenza: "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male", nascosta nella parola tradotta con graditi, ma la traduzione, usando il sinonimo porta a perdere una parte del pathos testo originario!

    Sarà perché di recente ho esaminato a fondo le parole del Diluvio in "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?" alla cui lettura rimando, m'ha riportato in quella storia.
    Nella parola "desiderabile " osservo che vi sono:
    • Noè e una veste , perché in ebraico è "veste";
    • Cam = , il caldo, il caloroso;
    • pentimento = ;
    • con energia caloroso alla porta (in senso figurato);
    • con energia Cam alla porta (in senso figurato)
    • Noè separato dal ; cioè Noè resta nudo e lo vede Cam.
    Così l'andare a ritroso dei fratelli toglie la tentazione del desiderabile e porta a rivestire Noè proprio con le lettere visto che:

    veste + Noè

    È evidente così l'accrescimento del testo ad effetto di stesse lettere, che creano con i vari accoppiamenti o con lettura singola dei significati grafici approfondimenti e sviluppi ed evocano i racconti.

    Ricompare nella storia di Noè la nudità di Gen. 2,25 di cui per intervento del male ebbero vergogna i progenitori in Gen. 3,7-10-11 e continua il parallelo con i primi atti della creazione di Gen. 2 e 3, infatti, nella tenda Noè e la moglie, per il vino, non si vergognano d'essere nudi, come allora erano nudi Adamo ed Eva, ma avviene qualcosa che fa vergognare ed i figli rispettosi provvederanno a coprirli come Dio coprì i due peccatori.
    Noè non è stato vigilante, ma l'atto di Cam è contrario oltre alla legge del Signore che poi sarà dato con la Torah a principi a cui s'attengono anche i pagani, cioè le leggi Noachiche di cui dirò a breve, che sinteticamente la lettera apostolica, inviata alle prime comunità sulle astensioni minimali da parte dei pagani che volevano aderire alla Chiesa richiama: "Astenetevi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dall'impudicizia." (At. 15,20).

    Alla fine del Capitolo 9 si legge: "Quando Noè si fu risvegliato dall'ebrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore" (Gen. 9,24) e , "minore" si può leggere "si rovesciò nel cuore l'angelo " ed il disegno di Dio di recuperare l'uomo resta aperto.
    In questo versetto è l'unica volta che è detto che Cam è il minore, nelle altre citazioni è sempre posto al secondo posto e poi c'è il versetto Gen. 5,32 "Noè aveva 500 anni quando generò Sem, Cam e Jafet" fa arguire che nacquero tutti e tre nello stesso anno da un parto trigemellare e se fosse uscito per ultimo in tale parto, perché viene citato per il secondo in quella citazione?
    Quella parole minore va vista, perciò, con attenzione, perché nulla è scritto a caso e, forse Cam gli aveva fatto proprio un "figlio minore".
    Se poi si pensa all'incesto, un possibile significato da dare a è "indegno".
    In questa storia di rifondazione del mondo col diluvio, il demonio, entrato in Cam, attenta la madre di famiglia, punto fondante.
    Volendo queste pagine del diluvio in qualche modo ripercorrere le stesse tappe della storia d'Adamo ed Eva, c'è per traslato una conferma che il demonio in quell'occasione abbia attaccato la sfera sessuale.
    Qui la storia della salvezza che ha fatto un passo avanti, deve subito subire una sosta in quanto il pozzo della vita, il cuore degli uomini è stato di nuovo inquinato e come osserva Gesù: "Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie." (Mat. 15,19)

    Quel versetto Gen. 9,24 si può spezzare con doppia lettura:

    Quando Noè si fu risvegliato dall'ebrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore;




    - Con riferimento ai fatti raccontati nel testo esterno,

    "E fu per esistere a rovesciarsi giù l'angelo (ribelle) in Cam in cui fu oppressione () a recare . Ed alla conoscenza venne () della donna (). Il male accese nel mondo il serpente e nel figlio si recò entrandovi rovesciò nei cuori l'emanazione ."

    "E fu per esistere a rovesciarsi giù l'angelo (ribelle) in Cam in cui fu oppressione a recare. Ed alla conoscenza venne della donna. Il male accese nel mondo il serpente e nel figlio si recò, entrandovi rovesciò nei cuori l'emanazione."

    - Come contrappasso per la fine dei tempi,

    "E sarà nell'esistenza alla fine l'energia a chiudersi nei viventi . Sarà l'esistenza degli angeli a portarsi e sarà la conoscenza dell'Unico in tutti con la beatitudine . Per l'azione della risurrezione entrata la potenza si porterà . Figli porterà dal mondo versando nei cuori l'energia ."

    "E sarà nell'esistenza alla fine l'energia a chiudersi nei viventi. Sarà l'esistenza degli angeli a portarsi e sarà la conoscenza dell'Unico in tutti con la beatitudine. Per l'azione della risurrezione entrata la potenza si porterà. Figli porterà dal mondo, versando nei cuori l'energia."

    L'INCESTO NELLA BIBBIA
    L'incesto, che deriva dal latino "incestus", ossia non castigato, da in = non e cestus = castus = puro, cioè l'unirsi carnalmente tra persone di sesso diverso legate da vincoli di parentela costituenti impedimento al matrimonio, è dall'antichità in tutte le culture, infatti, anche le più arretrate hanno propri tabù e/o leggi, scritte o non, a salvaguardia di corrompere le relazioni familiari e comunitarie, di tribù, clan o società d'appartenenza, pur se varia il livello di parentela proibito per gli accoppiamenti.
    È, peraltro, tipico comportamento bestiale perché legato al solo istinto.
    Si spiega così il risentirsi di San Paolo perché v'erano incorsi catecumeni o battezzati della comunità di Corinto di cui era catechista: "Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre ... si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! ... questo individuo sia dato in balia di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore." (1Cor. 5,1-5)

    I gradi d'affinità che impediscono il matrimonio nella culture ebraico-cristiana trova ovviamente base nei libri del Levitico e Deuteronomio della Torah.

    Riporto le prescrizioni dai Capitoli 18 e 20 dal Levitico:

    LEVITICO 18,6 Nessuno si accosterà ad una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore.

    LEVITICO 18,7 Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità.

    LEVITICO 18,8 Non scoprirai la nudità della tua matrigna; è la nudità di tuo padre.

    LEVITICO 18,9 Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, sia nata in casa o fuori.

    LEVITICO 18,10 Non scoprirai la nudità della figlia di tuo figlio o della figlia di tua figlia, perché è la tua propria nudità.

    LEVITICO 18,11 Non scoprirai la nudità della figlia della tua matrigna, generata nella tua casa: è tua sorella.

    LEVITICO 18,12 Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre.

    LEVITICO 18,13 Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre.

    LEVITICO 18,14 Non scoprirai la nudità del fratello di tuo padre, cioè non ti accosterai alla sua moglie: è tua zia.

    LEVITICO 18,15 Non scoprirai la nudità di tua nuora: è la moglie di tuo figlio; non scoprirai la sua nudità.

    LEVITICO 18,16 Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuo fratello.

    LEVITICO 18,17 Non scoprirai la nudità di una donna e di sua figlia; né prenderai la figlia di suo figlio, né la figlia di sua figlia per scoprirne la nudità: sono parenti carnali: è un'infamia.

    LEVITICO 18,18 E quanto alla moglie, non prenderai inoltre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua moglie è in vita.

    LEVITICO 20,11 Se uno ha rapporti con la matrigna, egli scopre la nudità del padre; tutti e due dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di essi.

    LEVITICO 20,12 Se uno ha rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di essi.

    LEVITICO 20,14 Se uno prende in moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno con il fuoco lui ed esse, perché non ci sia fra di voi tale delitto.

    LEVITICO 20,17 Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; dovrà portare la pena della sua iniquità.

    LEVITICO 20,19 Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne; tutti e due porteranno la pena della loro iniquità.

    LEVITICO 20,20 Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato; dovranno morire senza figli.

    LEVITICO 20,21 Se uno prende la moglie del fratello, è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli.

    In definitiva, per l'A.T., l'uomo non può sposare: madre, sorella, nipote, zia, matrigna, suocera, nuora, figliastra, figlia e nipote della matrigna, figlia della matrigna nata da un marito precedente, moglie del fratello del padre, moglie del fratello (vivente), mentre c'era l'obbligo del levirato (Dt. 25,5-10) ben riassunto nella domanda dei Sadducei a Gesù nel Vangelo di Marco (2,19): "Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello."

    Il profeta Ezechiele (22,10-12), prima della riforma d'Esdra e Neemia che riportò al fulgore la Torah, aveva contestato rilassamenti in Gerusalemme: "In te si hanno rapporti col proprio padre, in te si giace con la donna in stato di mestruazione. Uno reca oltraggio alla donna del prossimo, l'altro contamina con incesto la nuora, altri viola la sorella, figlia del padre."
    Con Cam il Genesi così segnala l'esistenza d'una legge riconosciuta, pur in assenza della Torah, consistente nell'evitare incesti con i genitori.
    Rapporti necessariamente per più generazioni tra fratelli e sorelle e tra cugini ci dovevano pur essere, stante il racconto della creazione del Genesi con Adamo ed Eva, un'unica famiglia di progenitori.
    Il Talmud (Sanhedrin 56a/b) sostiene che prima della rivelazione a Mosè sul Sinai, ad Adamo ed a Noè sarebbero state date 7 leggi, (da Gen. 9 secondo Yebamot 62a) da rispettare da ogni uomo per non fallire il progetto esistenziale.
    Queste sono le così dette leggi noachiche:
    • la prima è l'obbedienza alle autorità, e/o l'osservare la giustizia sociale (per Nachmenide su Gen. 24,13);
    • le altre 6 sono l'astenersi dalla idolatria, dalla bestemmia, dall'adulterio, dall'omicidio, da rapine, dal mangiare carne tagliata da un animale vivo.
    L'incesto rientra nell'adulterio e/o nell'osservanza delle leggi sociali in sviluppo.

    MA SARÀ COLPA DEL VINO?
    La vicenda di Cam sembra causata dalla vino che è parola da indagare.
    Di seguito ecco i versetti in cui il vino si ripresenta nel libro del Genesi:
    • Gen. 9,31 e 24 nell'episodio negativo di Cam di cui s'è parlato;
    • Gen. 14,18 episodio positivo di Melchisedek ed Abramo;
    • Gen. 19,32-33-34-35 incesto di Lot con le figlie;
    • Gen. 27,25 Giacobbe offre vino al padre travestito da Esaù;
    • Gen. 49,11-12 nella benedizione di Giacobbe a Giuda.
    Negli altri libri della Toràh, sul vino vi sono vari versetti:
    • positivi in quanto è da offrire nel Tempio sull'altare degli olocausti (Es. 29,40, Lev. 23,13, Num. 15,5), sono da fare libazioni nei noviluni (Num. 28,14), è da acquistare con le decime per goderne davanti al Signore (Deut. 14,26), è tra quanto non si potrà godere se si cade nella maledizione (Deut. 28,39), è tra ciò che gli Israeliti non hanno avuto nei 40 anni nel deserto (Deut. 29,5), è citato nel Cantico di Mosè (Deut. 32,33-38) che ho già citato;
    • negativi, c'è il divieto di berlo prima d'entrare nella tenda del convegno (Lev. 10,9); e le prescrizione per i Nazirei (Num. 6,3-4-20).
    Viene subito all'occhio che dopo il profilato incesto di Cam e prima di quello esplicito delle figlie con Lot, di cui diremo poi, c'è l'episodio in cui il vino è elemento positivo essendo tra l'offerte presentate da Mechisedek, re e sacerdote, figura del Cristo: "Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio Altissimo" (Gen. 14,18).
    Sul vino e sulla tensione che c'è attorno a questa parola rimando a quanto in "Chi legge doppio è brillo" di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e "L'acqua del diluvio" di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio? Idee dalla decriptazione della Bibbia".

    Il Vino , infatti, è elemento che nel testo biblico, è avviso per cercarvi sotto in quanto fa vedere (leggere) doppio, ed è veicolo allegorico d'energia:
    • pura, se viene da Dio o è a Lui collegata, fa presente il Santo sia nella tradizione ebraica sia in quella cristiana, elemento del mistero eucaristico, "È forza ad inviare ", "c'è l'esistenza degli angeli ";
    • impura, se demoniaca, "l'esistenza opprime ()".
    Piantare una vigna presenta così una lettura:
    • positiva, "sarà per amore ad agire l'Agnello tra i viventi ";
    • negativa "è nel cuore ad agire come un verme ()".
    È anche da ricordare quanto disse Gesù "Io sono la vera vite e il Padre mio il vignaiolo". (Gv. 15,1), "Io sono la vite e voi i tralci". (Gv. 15,5)

    Per logico collegamento è da considerare pure la parola "vite" che si trova in Gen. 40,9-10 nella descrizione del sogno del coppiere del Faraone a Giuseppe e in Gen. 49,11 nella benedizione di Giacobbe.
    Questa si può leggere "vi scorre un soffio d'energia ", che appunto può essere positiva o negativa a seconda del tipo d'energia e con riferimento a Gesù si può leggere "Cammina il Verbo inviato ".

    Sono così andato alla pagina delle Benedizioni di Giacobbe, ai versetti che si rivolgono a Giuda, profetici nei riguardi della venuta del Messia, che erano già apparsi nella ricerca sulla parola vino, e che sono la conclusione del Genesi sulle vicende legate a quella parola.
    Riporto il testo della traduzione CEI, e di seguito anche il risultato della decriptazione ottenuta col mio metodo.

    Genesi 49,10-12: A Giuda dalle Benedizioni di Giacobbe
    "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte."

    Decriptazione di Genesi 49,10-12
    Genesi 49,10 - "Al serpente guai in giro porterà. In un corpo la risurrezione dentro al cuore porterà, ai viventi nelle tombe la rovescerà. Verserà nei viventi dentro una forte energia nei corpi che a scappare il serpente sarà a portare per sempre. La rettitudine sarà a ristare dentro dell'Unico, bruciato il serpente sarà. Il serpente con la perversità che l'accompagna, sarà a rovesciarsi fuori."

    Genesi 49,11 - "L'Unigenito per la ribellione che ci fu dal serpente in una persona da inviato, ad agire sarà in un corpo nel mondo. Porterà al serpente il fuoco. Dai corpi rovescerà fuori chi vi abita. L'angelo (ribelle) che vi sta dall'origine finirà d'abitarvi. La rettitudine dentro convertirà le esistenze. L'opprimere nei cuori a bruciare porterà, ma da solo. Vivi, per l'azione energica dentro, saranno; la tentazione porterà a finire nel mondo."

    Genesi 49,12 - "Nella prigione del maligno di rettitudine ci sarà una sorgente. Acqua bollente sarà per opprimere a recargli. Dal cuore invierà la risurrezione che sarà vita per i viventi ammalati dentro."

    Il decriptato pone in chiaro che tutte quelle vicende nascondono l'attività dello stesso nemico, causa della prima caduta, ma il Messia alla fine "la tentazione porterà a finire nel mondo".
    Tutto ciò è in assonanza con quanto preannuncia il profeta Isaia "In quel giorno si dirà: la vigna deliziosa: cantate di lei!" (Is. 27,2)

    Questo conferma d'essere su una giusta interpretazione e individua bene il nemico, perché subito dopo della vigna Isaia presenta questa profezia sugli ultimi giorni: "Il Signore esce dalla sua dimora per punire le offese fatte a lui dagli abitanti della terra; la terra ributterà fuori il sangue assorbito e più non colpirà i suoi cadaveri. In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatan serpente guizzante, il Leviatan serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare." (Is. 26,21 27,1)

    Tutto ciò poi era preceduto da una rara profezia sulla risurrezione: "Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere..." (Is. 26,19)

    I Testi Masoretici della Bibbia in Isaia 27,2 "In quel giorno si dirà: la vigna deliziosa: cantate di lei!" in luogo di "deliziosa - hemed " pongono "mosto, vino rosso - hemer " ma poco cambia, anche se propenderei per perché è come il dell'albero del bene e del male di cui dissi, ma in entrambi i modi vi sono le lettere di Cam , come a dire questa è la vigna buona profetata con Noè, ma inquinata da Cam.
    Il Vangelo di Giovanni, che racconta fatti che i sinottici non riportano, presenta quale primo segno di Gesù la trasformazione d'acqua in vino durante una festa nozze (Giov. 2,1) a Cana (nel testo greco a Kana?) di Galilea, che la tradizione indica in paesino su una collina a 8 km da Nazaret e fa pensare anche a Canaan, tant'è che molti le ricordano come le nozze di Canaan.
    Evidentemente il Vangelo sta sottolineando che Lui, Gesù è la vite di cui dice il profeta Isaia che fa presente i tempi Messianici da cui sgorga vino buono.

    LOT E LE FIGLIE
    Secondo quella lista dei versetti relativi al vino nel Genesi, questi riappare nel Capitolo 19, ma il racconto inizia nel Capitolo 18 ove è detto che nelle città della valle, sede ora del Mar Morto, Sodoma, Gomorra, Adma, Zeboim e Zoar; gli abitanti coi loro peccati avevano colmato ogni misura.
    Tre uomini (Gen. 18,1.2) si presentarono ad Abramo, li ospitò, erano due angeli con il Signore in persona che, annunciata la nascita d'Isacco da Sara, discusse sull'intenzione di distruggere le città, ma Abramo ottenne di salvarle se vi si fossero trovati dieci giusti; poi i due angeli (Gen. 19,1) andarono a Sodoma.
    Là abitava Lot nipote d'Abramo che l'aveva seguito nella terra promessa (Gen. 11,27-31), ma s'era separato scegliendo il territorio della valle del Giordano intorno all'attuale Mar Morto (Gen. 13).
    Lot, che stava alle porte della città, ospitò i due angeli a casa, i sodomiti chiesero di far uscire i due stranieri per abusarne, Lot per non infrangere la sacra ospitalità arrivò a proporre il cambio le sue due figlie, i sodomiti irati stavano per abbattere la porta, ma gli angeli intervennero, li accecarono.
    Avvisarono poi che erano stati mandati per distruggere la città, perciò Lot invitasse i familiari d'essere pronti a fuggire, ma non gli credettero ed all'aurora gli angeli svegliarono Lot che fuggì solo con moglie e figlie.
    Il Signore allora fece cadere su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco e le distrusse. La moglie pur se ammonita di non volgersi indietro, divenne una statua di sale, così si salvarono solo Lot e le due figlie.

    Sottolineo alcuni paralleli con la storia di Noè.
    C'è una situazione in cui Dio vuole portare la distruzione intere popolazioni, questa volta col fuoco anziché con l'acqua.
    Il luogo pare la terra promessa; infatti, quando Lot si separò da suo cugino Abramo, descrisse così quella regione: "Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte, prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra, come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar." (Gen. 13,10).

    Ci sono due versetti poco chiari (Gen. 19,12 e 14) che dicono rispettivamente:
    • "Quegli uomini (2 angeli) dissero allora a Lot: Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo";
    • "Lot uscì a parlare ai suoi generi che dovevano sposare le sue figlie..."
    Se ne conclude che Lot:
    • aveva due generi, due figlie e almeno due figli, oltre la moglie, così pare proprio che erano 8 in tutto come nel caso di Noè, ma in numero minore di 10;
    • avendo due generi, Lot era suocero, parola che, anche se non detta esplicitamente, aleggia nel racconto, ed in ebraico suocero è con le stesse lettere del figlio Cam di Noè, anche se con diversa vocalizzazione.
    Nel Genesi tale termine è pure usato per due volte nel Capitolo 38 nel racconto scabroso, che poi accennerò, dell'incesto di Giuda e Tamar.
    Il nome di Lot con riferimento alla storia che si profila evoca il serpente che si porta nei cuori , o che la potenza porterà nei cuori .
    Per completare il quadro, manca solo un incesto, e puntuale, attributo anche qui al vino, si verifica doppio, in modo palese, come risulta dai seguenti versetti, quasi a dire al lettore: hai capito bene, è come la storia di Cam!

    Genesi 19,30-38 - "Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie. Ora la maggiore disse alla più piccola: Il nostro padre è vecchio e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la terra. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre. Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. All'indomani la maggiore disse alla più piccola: 'Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va' tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre.' Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi. Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò Figlio del mio popolo. Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi."

    E così l'autore del Genesi s'è tolto un altro sassolino della scarpa, come aveva fatto con Cam nei riguardi dei popoli di Canaan, dell'Egitto e simili, ha definito anche i popoli nemici Moabiti e Ammoniti nati da una relazione impura.
    In questi 9 versetti c'è 4 volte ripetuta la parola vino (32-33-34 e 35), come ho evidenziato in grassetto, il che è un segnale per provare a decriptare col metodo di cui ho detto e riporto il risultato:

    Genesi 19,30 - E fu Dio la potenza a portare in un cuore per la contesa recare al nemico; ed abitò dentro al mondo. D'un povero scelto fu il figlio. Un segno fu portato alla vista dei viventi e così fu a stare in un corpo Dio. Nel sabato (della creazione) in un vivente si portò giù alla vista in un corpo ed abitò in una casa. Da un seno il corpo uscì di Lui ed una luce indicò chi era. Il Figlio finalmente s'era portato!

    Genesi 19,31 - E finalmente l'Unigenito a vivere in un corpo uscì. Per il pianto lo lanciò Dio nel mondo; giù per le rovine, lo lanciò il Padre. Fu dall'angelo (ribelle) a recarsi; a questi verserà il rifiuto, con la forza della risurrezione l'annullerà da dentro la terra. Nei cuori porterà l'Unigenito dell'Altissimo l'energia e così le generazioni rette tutte usciranno dalla terra.

    Genesi 19,32 - Della potenza della rettitudine entrerà l'energia con la risurrezione che verserà nel mondo. Verrà del Padre ad essere l'energia portata dell'esistenza per essere figli. La resurrezione anelata ai popoli porterà, ed invierà dal mondo a stare fuori per entrare i viventi nel Padre tra gli angeli, ma colpirà il cattivo.

    Genesi 19,33 - E completamente dalla risurrezione vomitato l'angelo (ribelle) verrà. Dal Padre sarà ad entrare l'energia che sarà ad opprimerlo; dentro la notte del mondo Lui porterà a finire. Dentro con l'amore la rettitudine sarà nei corpi a rientrare e finirà bruciato dalla rettitudine dentro venuta dal Padre. Sarà nel mondo recata al serpente una calamità in azione che dentro lo brucerà; così da dentro la perversità che v'abita verserà e dai viventi uscirà.

    Genesi 19,34 - E sarà ad entrare nell'acqua bollente accesa che a finire lo porterà e finirà il primo essere ribelle tra i pianti. Sarà dai corpi ad uscire il maledetto, giù la rovina dei corpi uscirà; dall'energia della risurrezione così dentro finito sarà. L'Unigenito a salvare verrà per il Padre gli oppressi. Con la risurrezione a riformare porterà le esistenze. Sarà negli oppressi a riscorrere la vita di Dio; sarà la potenza a rientrare dentro gli uomini che ad anelarla erano i popoli che si portasse. E degli angeli l'esistenza ai viventi per il Padre inviata sarà; ne recherà il seme.

    Genesi 19,35 - E nel Crocifisso risorto si riverseranno gli oppressi. Gli scorreranno i viventi dentro di notte. Dal mondo usciranno con Lui per venire dal Padre a stare. Saranno ad entrare tra gli angeli a stare gli oppressi. Ed il Crocifisso li verserà vivi fuori. Su in Città entreranno (in cui) si porterà il Crocifisso da luce. Retti a casa i popoli recherà per il portato rifiuto. Saranno alla conoscenza, dentro illuminati. Anelavano di portarvisi ad abitare; speravano i viventi d'entrarvi.

    Genesi 19,36 - E tutti rigenerati saranno stati dall'energia della risurrezione. Con il Crocifisso saranno tra i figli portati. Il Crocifisso li accompagnerà; nel cuore verranno del Padre. Saranno ad entrare tra gli angeli.

    Genesi 19,37 - Porterà tutti, li partorirà a casa per la rettitudine che sarà nei corpi entrata. Figli li avrà portati il Crocifisso avendo rovesciato dai corpi il peccatore; e vivi li porterà dal Padre. Con Lui dal Padre saranno a vivere e nel Padre per sempre ad entrare saranno portati i viventi.

    Genesi 19,38 - Portati dal mondo su nella Città entreranno, ove scorre la vita di Lui; da fanciulli entreranno dentro ad abitare con il Crocefisso, primo tra i viventi che ha portato figlio. (Figlio lo è dall'eternità, ma per la natura umana il Cristo è il primo figlio nel tempo) Si vedranno i viventi stare con Lui; con il Padre saranno ad abitare. Tra gli angeli i popoli staranno nell'eternità; v'entreranno un giorno.

    Così, grazie allo spunto del racconto esterno, opportunamente criptato, è asserito il disegno, atteso nella fede dall'autore del Genesi, che Dio porti a compimento quanto promesso nello stesso modo ai precedenti autori che, con ampiezza, sono portatori della stessa idea in tutti i libri più antichi della Torah.

    Gli episodi di Cam con la madre e poi di Lot con le figlie fanno anche meditare sull'uso non moderato del vino, in quanto "Un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso" (Salmo 64,7b) ed il vino è come una macchina della verità, perché senza freni inibitori può venir fuori ciò che l'uomo ha a lungo moderato, stante che anche per l'uomo migliore del mondo "il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo." (Gen. 4,7)

    Nonostante la potenziale dannosità, da sempre è stato dato dall'ebraismo un ruolo sacro al vino in feste rituali familiari e comunitarie; la scelta in definitiva è stata mediata tra proibizionismo e permissivismo con l'uso sacrale moderato e limitato al consumo se è kashèr , retto, adatto, senza impurità, prodotto da ebrei osservanti, in ogni fase dalla coltivazione fino all'imbottigliamento.
    Tutto ciò perché il vino "allieta il cuore dell'uomo" (Salmo 104,15) e in casa nello shabat "gioirà il loro cuore come inebriato dal vino, vedranno i loro figli e gioiranno e il loro cuore esulterà nel Signore." (Zaccaria 10,7b)
    Come per il pane, separatamente dagli altri alimenti, prima di consumare il vino il pio ebreo benedice sempre il Signore, creatore dei frutti della vite.
    Gesù, infine, ha elevato il vino, con il pane, a materia che consacrata rinnova e ci fa partecipi in pienezza al Suo mistero pasquale.

    ESAÙ E GIACOBBE (GENESI CAPITOLO 25)
    Nel Genesi la parola vino è usata anche quando Giacobbe (27,25), travestito da Esaù, offrì vino ad Isacco, consigliato dalla madre Rebecca per carpire al padre la benedizione e confermare la primogenitura vendutagli dal fratello (Capitolo 25) per il noto "piatto di lenticchie". Perché la madre preferisce Giacobbe ad Esaù?
    Il vino fa trapelare l'idea che tra quelle pagine vi sia qualcosa da indagare.
    Tra questi due fatti c'è in Gen. 26 la strana scena d'Isacco che "scherza" con la moglie "Rebecca, che era di bell'aspetto" (Gen. 27,7b) ma è visto dalla finestra dal re del luogo Abimelech a cui aveva detto che non era la sorella, come Abramo aveva detto in Egitto per la moglie Sara (Gen. 12,10-20).
    Beh! Anche qui qualcuno ha visto nudità che non doveva vedere!

    Il Genesi (25,1-2) a metà dei suoi 50 Capitoli dice che "Abramo prese un'altra moglie" di nome Chetura e n'ebbe 6 figli, così, con Ismaele da Agar ed Isacco da Sara, Abramo n'ebbe in tutto 8, cioè la pienezza, ma passò la primogenitura ed i beni ad Isacco, mentre licenziò gli altri con doni (Gen. 25,5-6).
    Mandata via la concubina Agar con il figlio Ismaele, morta la moglie Sara (Capitolo 23), dopo il matrimonio d'Isacco con Rebecca (Capitolo 24), quando "Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa" (Gen. 24,1) s'unì in quel matrimonio tardivo in quanto aveva già 140 anni al matrimonio d'Isacco che "...aveva 40 anni quando si prese in moglie Rebecca" (Gen. 25,20a) ed Isacco nacque che Abramo aveva 100 anni (Gen. 21,5) e "La durata della vita di Abramo fu di 175 anni." (Gen. 25,7)

    Abramo perché sposò Chetura?
    Sembra conclamato che la moglie d'Isacco era sterile.
    "Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così sua moglie Rebecca divenne incinta" (Gen. 25,21) ed Abramo entrò in crisi, perché nei 20 anni in cui la nuora non dava figli temette che il figlio non potesse trasmettere la primogenitura, infatti, Isacco aveva 60 anni quando nacquero Esaù e Giacobbe (Gen. 25,26b).
    Interessante è il nome di questa moglie, Chetura, che deriva dal radicale = bruciare profumi.
    Questo radicale, con l'aiuto della lettura dei segni, ci dice "lo versa la bella sul corpo " e ci parla, appunto, di profumo e ci dice così che Chetura era avvenente.
    Il nome Chetura conferma la necessità d'Abramo di "versare nell'utero per portare un corpo/popolo nel mondo ", in quanto trapela il desiderio e la speranza invincibile d'Abramo d'avere una piena discendenza.
    Chetura, è anche tassello utile per la corretta genealogia dei figli di Mosè in quanto così la moglie Zippora, discende da Abramo perché il figlia di Ietro il madianita, il cui capostipite è Madian figlio appunto di Abramo e Chetura.
    Al riguardo ricordo che "Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo" (Es. 2,15b) e "seduto al pozzo porta il corpo in campo aperto/deserto " viene fuori il nome Chetura, il che avvalora la lettura con i segni e fa comprendere come i racconti del Genesi, scritto dopo l'esodo, ha aspetti midrashici.

    L'attesa che Dio doti l'umanità del proprio cuore col nome di Chetura rimette in campo tutta la problematica della lettera Tèt , e ricordo quanto detto in "Vicende della lettera tèt nel cantico" in "Il Cantico dei Cantici".
    Particolare cura e dosaggio da parte degli scribi autori della Genesi è quello della lettera tèt , il cui nome della lettera significa scossa (colpo al cuore).

    =

    Nella lettera c'è il segno d'un luogo sigillato, d'un posto riservato, d'un occhio chiuso/socchiuso, un pozzo chiuso che si può aprire, una parte intima, un utero.
    Il disegno originale è appunto un cuore stilizzato, indica il femminile ed ha origine dal segno egiziano relativo a bello, buono, perfetto e compiuto.
    Seguendo nel Genesi le vicende di questa lettera, usata con parsimonia, ogni impiego segna una tappa importante della storia della salvezza.
    Queste lettere infatti, sono rare e contandole pervenuti alla 8° c'è un avvenimento per intervento d'un nemico dell'uomo che impedisce di dotarlo di piena conoscenza e del potere implicito di questa lettera che è "una sorgente che zampilla per la vita eterna" di cui parla Gesù alla Samaritana nel Vangelo di Giovanni (4,15), vicino al pozzo ove quella attingeva acqua.
    La vicenda della lettera inizia col racconto della creazione in Gen. 1 ove ce ne sono 7 in "Dio vide che era cosa buona ", ed una in quel brano è in forma neutra, nella "luce minore ", la stessa parola usata poi con valore negativo per Cam.
    La creazione, infatti, predisposta per la perfezione, arriverà al compimento programmato solo passando per il si dell'uomo, c'è quindi un anello debole, minore, che si deve vedere come si comporterà.
    La vicenda della prosegue nel Capitolo 2, s'interrompe l'8° volta nel Capitolo 3 con la caduta d'Adamo, riprende, e Dio ritesse in positivo, ma... e così via.

    Questo tipo di segnale è in linea con la tradizione ebraica, secondo cui i primi maestri della Torah, guardiani del testo biblico canonico, erano gli Scribi, perché contavano le lettere, com'è implicito in quel radicale.

    L'accennata nota in Es. 2,15b relativa a Mosè ed al cuore-pozzo ha una conferma nello stesso Capitolo 25 del Genesi che ci guida dicendo "Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi" (Gen. 25,11), cioè avvisa che ci risiamo con quel tema.
    Dio vuole passare all'umanità la proprietà d'un cuore, pozzo, utero, segno del potere creatore della vita, immagine del suo essere comunione, e propone il Genesi, separò le funzioni di padre e madre e lo porrà nella donna e sarà attivo in pienezza solo se c'è in comunione in Lui tra l'uomo e la donna.
    La lettera che indica tale proprietà nella versione ebraica di Genesi 25 si trova 8 volte; sembra, ma non siamo ancora alla pienezza desiderata, vediamo:

    - I serie di quattro nei versetti:
    • 1) e 4), in totale due volte per Chetura ;
    • 3) per Letusimn un bisnipote d'Abramo e Chetura;
    • 8) per felice "Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati"; serie è così bloccata dalla morte.
    - II serie di quattro nei versetti:
    • 16) per "i loro accampamenti" (degli Ismaeliti);
    • 23) per "nel tuo seno" di Rachele;
    • 24) per "nel grembo" di Rachele;
    • 30) per "lasciami mangiare" la minestra rossa, detto da Esaù.
    Della doppia serie delle quattro :
    • tre riguardano Chetura e i discendenti (versetti 1-3-4);
    • una Abramo e riguarda tutta la sua vita (versetto 18);
    • una i discendenti di Agar, gli Ismaeliti (versetto 16);
    • tre riguardano Isacco, Rebecca e i suoi discendenti (versetti 23-24-30).
    Con la discendenza d'Isacco e Rebecca non si completa la serie di 4 in quanto in un qualche modo è intervenuta l'opera del "nemico" col famoso piatto di lenticchie.
    Velato in quel "lasciami mangiare" , c'è nascosto qualche episodio di cui si vuol dire e non si vuol dire che è da vedere allora col decriptare, di cui riporto solo l'indicazioni delle parole chiave, mentre le altre si ricavano dai significati dei segni di "Parlano le lettere".

    Gen. 25,21 - "Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così sua moglie Rebecca divenne incinta."




    "Per portarsi (l'angelo ribelle) fu agendo in un doppio a scendere. Per nascondersi vi si versò il serpente. Il serpente fu al mondo a portarsi, entrò la potente energia in un vaso di nascosto. La donna () segnò, vi si portò nel vaso a stare. In un rampollo entrò lui , e fu nel tempo in un corpo il serpente a portarsi. Fu la perversità portata al termine a partorire (). Un corpo dentro versò nel mondo nella donna scelta () per portarsi."

    Gen. 25,22-23 - "Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: Se è così, perché questo? Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose: Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo."

    E con le due volte del versetto 21 il Signore è stato nominato quattro volte, perciò s'è concluso un momento importante.
    San Paolo nella lettera ai Romani osserva: "...e non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre" (Rm. 9,10)

    Perché quest'osservazione di San Paolo? C'erano dubbi?
    Esclude che ci possa essere stato un intervento del serpente con Rebecca; perciò entrambi i figli sono d'Isacco; in uno però è sceso il demonio come osserva San Paolo stesso che evidentemente ha scrutato il Genesi: "... Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio d'una sola pietanza vendette la sua primogenitura." (Eb.12,15-16)

    Fornicatore e profanatore, perché? Da dove lo ricava?

    Gen. 25,24 - "Quando si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo."



    Il versetto graficamente annuncia un pericolo in quanto si vede il serpente antico sinuoso, tre , avvicinarsi ai gemelli nell'utero e con i segni si ha:

    "Di portarsi a stare in un vivente il serpente desiderava (). Nei giorni entrò. Il serpente partorito () dalla scelta si portò nel mondo. L'energia entrata, in uno dei gemelli dentro abitava. Da un utero l'angelo uscì."

    Conferma l'intromissione del nemico per distruggere il piano divino ed il racconto ricalca il pensiero rabbinico d'un intervento su Eva.
    Il testo esterno parla dei figli di Rebecca, ma l'interno di fatto parla dei primi figli dell'uomo, perciò in questo caso Esaù è come Caino e Giacobbe come Abele; il demonio entrò nel mondo attraverso Eva, in particolare s'era impossessato di Caino , infatti, il nome di Caino con i segni dice "a versarsi fu l'angelo ".
    Per il versetto esterno nascono Esaù e Giacobbe, ma Esaù è un replicante di Caino; Esaù è rosso e peloso (25), rosso richiama la parola, uomo appunto adam , mentre e peloso , che nasconde un "nemico"; quindi con Esaù peloso "vedo alla luce portarsi un acceso nemico ".

    Ecco il versetto successivo:

    Gen. 27 "I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo che dimorava sotto le tende."

    Notevoli sono le parole: Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa.



    È ripetuto due volte uomo , come se in Esaù ci fossero due persone, Esaù e il demonio , che è dentro la parola .

    Di seguito, ecco cosa dicono le tradizioni ebraiche su Esaù:

    "ESAÙ, figlio d'Isacco e di Rebecca e gemello più anziano di Giacobbe. I due fratelli erano completamente diversi nel carattere, e l'aggressività d'Esaù nei confronti di Giacobbe si manifestò perfino mentre erano insieme nel grembo della madre. Esaù era un idolatra fin da embrione lottava per uscire dal grembo di sua madre ogni volta che lei passava vicino a un luogo in cui si adoravano gli idoli; egli divenne un cacciatore esperto grazie al fatto di aver sottratto un mantello magico già appartenuto ad Adamo. Il giorno in cui vendette il suo diritto di primogenitura al fratello Giacobbe, ERA APPENA TORNATO A CASA dopo aver commesso un omicidio, uno stupro e un adulterio. Si burlava nella fede in Dio e della Risurrezione diceva di non sapere che farsene del ruolo sacerdotale che come figlio primogenito doveva svolgere all'interno della famiglia ... Esaù divenne il simbolo prima del crudele Impero Romano e poi del mondo cristiano del Medioevo con i sui atteggiamenti ostili nei confronti dei discendenti di Giacobbe. Tra i mistici si crede che Esaù rappresenti l'aspetto del male nel mondo degli uomini, che sarà infine distrutto al tempo del Messia. Isacco dopo aver subito l'esperienza traumatica dell'Akedah (di quando doveva essere sacrificato dal padre), non ebbe più una vita normale, anche se a quel tempo aveva 37 anni. La sua vista era debole, perché mentre era legato, aveva guardato fisso il cielo e aveva visto Dio. I suoi occhi erano stati colpiti dalle lacrime degli angeli, che erano cadute su di lui mentre essi piangevano ed egli aspettava di essere ucciso. La semplicità d'Isacco spiega la sua preferenza per Esaù, che era davvero un figlio malvagio. Per Esaù fu facile suscitare una buona impressione in Isacco, che era ormai quasi cieco. Anche Giacobbe riuscì ad ingannare suo padre facendosi dare la benedizione che aveva riservato al figlio maggiore." (A.Unterman)

    "Abile nella caccia" porta a ricordare Nimrod: "Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò ad essere potente sulla terra. Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: Come Nimrod valente nella caccia davanti al Signore", nipote di Cam a cui il Genesi dedica insolitamente 5 versetti (10,8-12).

    Il nome Nimrod è tutto un programma.
    Letti i segni si ha "l'angelo ribelle () aiuterà "; infatti, fondò le città di Babele/Babilonia e le città di Calne, Uruk ed Akkad.
    Questo personaggio si trova anche in 1Cr. 1,10: "Etiopia generò Nimrod, che fu il primo eroe della terra." e lì Nimrod è scritto "l'angelo che tra i viventi va errando ", "l'angelo che i viventi agita ".
    È certo che tramite gli scritti biblici c'è arrivato solo un bagliore del mondo di pensieri e dei miti antichi, ma questo Nimrod evidentemente è un eroe che ricorda il mondo Assiro, ed è ricordato dal profeta Michea (5,5) che indica appunto in Assur, il paese di Nimrod da cui s'attende la liberazione.
    Ciò proprio dopo la profezia sulla nascita del Messia a Betlemme richiamata nei Vangeli di Matteo (2,6) e di Giovanni (7,42): "E tu Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore d'Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele."
    Il richiamare Cam fa ricordare che anche allora ci fu un'interruzione nella serie dei pozzi di Noè con un'azione del demonio che n'interruppe la serie e frenò lo sviluppo della storia della salvezza; perciò il richiamo alla caccia, che in ebraico è , è un altro avvertimento sulle attitudini del personaggio d'Esaù.
    In egiziano con le consonanti che formano la parola caccia SI'D si trova un geroglifico che indica "rendere impotente", quindi, anche domare; il demonio renderà Esaù un impotente, uno schiavo nelle proprie mani.
    L'abile nella caccia fa poi ricordare anche il Seth della mitologia di Eliopoli e, il fratello cacciatore l'uccise Osiride.
    Il figlio, il luminoso Horus per vendicare il padre si contrappone a Seth, raffigurato coi capelli rossi, dio delle tempeste e dell'oscurità, figura delle temute comete cui chioma da cui si temevano meteoriti e cataclismi sulla terra.
    Molte notizie di quelle tradizioni ebraiche su Esaù si ricavano dal testo del Genesi, ma per alcune sono da far parlare con i segni quelle parole.
    Le lacrime degli angeli, cui la tradizione ebraica attribuisce la cecità d'Isacco, fa cercare nella Torah la parola lacrime che non c'è, ma quelle lettere tra loro separate tra parole contigue per due volte l'ho trovate nascoste proprio in quel versetto di Nimrod prima citato, a cui m'aveva portato la notazione della caccia su Esaù; ciò n'esige la decriptazione, perché non è certamente un caso!

    Gen. 10,9 - "Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: Come Nimrod valente cacciatore davanti al Signore."




    "Della perversità () inizia l'esistenza nel cammino. Dentro la testa innalza forte. Lacrime emesse sono dal Signore dall'alto . Così l'angelo fu il primo ribelle (). I figli dei viventi erranti () nel cammino in una prigione a scendere furono. Lacrime emesse sono dal Signore ."

    Quelle tradizioni poi dicono di malefatte d'Esaù APPENA TORNATO A CASA nel giorno che vendette la primogenitura, perciò sono da attendersi elementi nei versetti prima del racconto delle lenticchie quando è detto d'una radicale differente opinione tra moglie e marito sui figli, insolita in una famiglia ordinata.
    Nel Capitolo 25 del Genesi il primo versetto con soggetto sottinteso Esaù, spezzato coi segni è:

    Gen. 25,28 - "Isacco prediligeva Esaù perché la cacciagione era di suo gusto mentre Rebecca prediligeva Giacobbe."

    Questa è la decriptazione:

    "Si porta, è il primogenito. Entra in casa con forza, giù il costume dell'origini finisce, agisce con infuocato bastone sul vaso, è ad alzare con forza la mano, dentro il soffio è a portare e molto ottuso l'amore finisce. Venne Giacobbe..."

    Ecco, come possono essere usciti quegli elementi delle tradizioni che sembrano d'origine favolistica su Esaù, quali:

    "Il giorno in cui vendette il suo diritto di primogenitura al fratello Giacobbe, era appena tornato a casa"

    e il decriptato: "Si porta, è il primogenito. Entra in casa"

    dopo aver commesso:
    Le tradizioni parlano di un omicidio; ed il decriptato parla... "è ad alzare con forza la mano, dentro il soffio è a portare...";
    • uno stupro; "agisce con infuocato bastone sul vaso e ottuso l'amore finisce";
    • un adulterio; "entra in casa con forza, giù il costume dell'origini finisce" ed è più di un adulterio, è un tentativo d'incesto.
    A questo punto (Gen. 25,29-34) c'è il racconto enigmatico d'Esaù che cede la primogenitura e lo leggo con attenzione mediante i segni.

    Genesi 25,29 - "Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito."

    Genesi 25,30 - "Disse a Giacobbe: Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito. - Per questo fu chiamato Edom."

    Genesi 25,31 - "Giacobbe disse: Vendimi subito la tua primogenitura."

    La decriptazione è chiara; altro che piatto di lenticchie!

    Genesi 25,29 - A portarsi è questo alla porta, con forza agisce per rovesciarsi in casa con energia; questi è impuro. Fu a forza in casa il primogenito per agire infuocato per portarsi alla matrice. L'energia gli esce del demonio che la perversità ha portato; nel primogenito ad agire è il soffio.

    Genesi 25,30 - A portarsi fu il primogenito alla madre da cattivo. Illuminazione portò Dio (al secondo) che fu a vederlo rovesciarsi in casa, che entrato da serpente per agire con forza all'utero il figlio primogenito alla matrice con energia d'uomo.
    Che aveva aperto, per entrare dalla donna per colpirne apertamente il vaso fu visto. Con forza parlò (il secondo) al primo energicamente. Così essendo stato visto per andare immune da colpa di quanto visto fu chiamato dal primo il silenzio.

    Genesi 25,31 - E fu il primogenito ribelle ad agire versandosi in casa dalla madre. Così dal corpo uscì la rettitudine che c'era, un primogenito segnò il maligno.

    Questi versetti, spiegano che c'è stato un tentativo d'incesto da parte di Esaù, il male, il serpente s'è impadronito di Esaù ed attraverso di lui attacca il pozzo della donna dell'eletto Isacco.
    Alla domanda: "Perché quella radicale differenza di opinione tra moglie e marito sui figli?" le tradizioni ebraiche si sono interrogate, lasciando trapelare un disagio, che è coperto dalla quasi cecità di Isacco.
    Quella risposta da sola non soddisfaceva, perché non manca modo ad una moglie d'aprirsi col marito sui figli, ma la madre sapeva qualcosa che Isacco non sapeva e aveva scelto di non riferire; il racconto nascosto spiega bene che Rebecca e Giacobbe si trovarono uniti e che Esaù cedette senza replicare.
    I farisei, studiosi della parola, ciò evidentemente l'avevano letto come ora ci si rende conto per quella pericope segnalata dalla lettera agli Ebrei da Paolo di Tarso: "...non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio d'una sola pietanza vendette la sua primogenitura." (Eb. 12,15b)
    Giacobbe ha difeso la madre e sono, così, chiari i successivi sviluppi ed il tacito patto di mutuo soccorso tra Giacobbe e Rebecca.
    La nota, Giacobbe era un uomo tranquillo che dimorava sotto le tende indica che Giacobbe era un perenne appoggio e sicura difesa per Rebecca.

    Proseguendo la decriptazione, ci sono conferme nel versetto:

    Genesi 25,32 - "Rispose Esaù: Ecco sto morendo; a che mi serve allora la primogenitura?"




    Genesi 25,32 - "Porterà forte origine d'amarezza agendo simile all'angelo (ribelle).
    Nel mondo iniziò ad uccidere; è nel mondo si portò per il serpente da vaso.
    Del serpente la morte reca, con potenza ai vivi esce arma fuori del serpente.
    N'è il primogenito nel mondo."

    Vi sono 4 , la parola morte ed il nome di Esaù.
    Oltre a quanto dice in modo lessicale il testo così fornisce informazioni sull'azione del demonio in Esaù.
    Esaù + che lo seguono è espressione del maligno come la morte + .

    Esaù = Edom = il rosso ricorda il fratello cattivo del mito d'Osiride, infatti con i suoi discende è costantemente indicato nell'A.T. e negli scritti della letteratura rabbinica, il nemico giurato, l'antagonista e persecutore di Giacobbe-Israele, che stringe da presso il popolo di Dio per farlo schiavo, ma lo libererà il Messia.
    In effetti Edom però è mutante, ogni secolo si riproduce in un nuovo nemici, ai tempi di Gesù era il termine per indicare la potenza ostile dell'impero romano.
    Esaù sposò donne cananee, rompendo le tradizioni dei padri che prendevano le mogli dalle discendenti del fratello d'Abramo in Paddan Aran in Anatolia.
    "Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e Rebecca." (Gen. 26,34)
    Una moglie era Hittita, una Hurrita, poi prese anche una figlia di Ismaele che si chiamava Basemat e il figlio di questa si chiamò Reuel e si ritirò ad abitare tra le montagne di Seir .
    Questi nomi sono tutto un programma spezzati o tolta la vocalizzazione:
    • , vergogna ( = ) degli uomini ;
    • per il male porta la maledizione ();
    • , famiglia che genera () dei demoni .
    È evidente l'intenzione d'evocare un negativo scenario perché Esaù è indicato progenitore degli Idumei e di Amalek, la tribù che attaccò Mosè con i fuoriusciti dall'Egitto a Refidim (Es. 18,8-15) poco dopo che erano stati liberati dal Faraone e dagli Egiziani grazie alla miracolosa apertura del mare.
    Israele così trovò, nuovi nemici; dalla padella nella brace!
    A quanto raccontato nell'Esodo, il Genesi prepara così il terreno per spiegare che è Edom e la sua discendenza sono macchiati d'infamia.
    Il popolo di Dio, sostiene l'A.T., è stato forgiato tra difficoltà, in una nicchia aperta da Dio tra i nemici, è un salvato, un miracolo vivente.
    In Geremia (49) c'è un oracolo su Edom che se ponesse in alto come aquila il rifugio sarà punito come Sodoma e Gomorra, ove incesti e stupri erano norma.
    L'immagine d'Israele è una colomba che scappa da un falco in una cavità d'una rupe, ma è nido d'un serpente e, attaccata da questo, è salvata da un'aquila.
    Salmo 55 (7) - "Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?"
    Salmo 18 (2-3a) - "Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo..."
    Cantico dei Cantici (2,13b-14) - "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave..."

    In Appendice 1 c'è la traduzione dell'intero Capitolo Genesi 25.

    ALTRI INCESTI
    In Genesi 35, è detto dell'incesto di Ruben, primogenito di Giacobbe e Lia, con Bila, schiava di Rachele e concubina del padre, avvenuto dopo che Rachele, la seconda moglie di Giacobbe morì partorendo Beniamino e fu sepolta a Efrata, cioè Betlemme: "Poi Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder. Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere." (Gen. 35,21)
    Giacobbe che voleva sposare Rachele, fu ingannato dal suocero Labano che alle nozze gli dette, velata, Lia la prima figlia che Giacobbe credeva Rachele, poi accettato altri 7 anni di lavoro Labano gli concesse anche la seconda.
    (Sposare la sorella della moglie vivente, sarà poi vietato dal visto Lev. 18,18)

    Giacobbe ebbe quattro figli da Lia - Ruben, Simone, Levi e Giuda - poi Dan e Neftali da Bila, che Rachele aveva fatto unire con Giacobbe perché non riusciva ad avere figli, ma Lia, che non riusciva a partorire ulteriormente, fece unire anche la sua schiava Zilpa col marito e nacquero Gad e Aser.
    Giacobbe, in complesso ebbe 12 figli.
    • 6 dalla 1° moglie Lia, Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Isaccar e Zabulon;
    • 2 dalla 2° moglie (prediletta) Rachele sorella di Lia, Giuseppe e di Beniamino;
    • 2 dalla concubina Zilpa, schiava di Lia, da cui ebbe i figli Gad e Aser;
    • 2 dalla concubina Bila, schiava di Rachele, da cui nacquero Dan e Neftali.
    Giacobbe, prima di morire, nelle "benedizioni" ai figli ricorda l'incesto: "Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza, perché hai invaso il talamo di tuo padre e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito." (Gen. 49,2.3)
    A motivo dell'incesto così Ruben perse la primogenitura, il che la dice lunga su quanto è emerso nella storia della primogenitura passata da Esaù a Giacobbe.

    Prima del fatto di Bila e Ruben c'è un brano (Gen. 30,14-24) ove è raccontato un fatto strano in cui pure c'entra Ruben, accaduto quando Giacobbe era al servizio di Labano, ove rimase per 20 anni (Gen. 31,45) ed erano già nati:
    • da Lia, Ruben, Simeone, Levi e Giuda e c'era sosta nel suo generare;
    • da Bila, serva di Rachele, Dan e Neftali;
    • da Zilpa, serva di Lia, Gad e Aser.
    Questo è il testo CEI di Gen. 30,14-24, ove Giacobbe è conteso come un re nell'harem:

    "Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò mandragore che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: Dammi un po' delle mandragore di tuo figlio. Ma Lia rispose: È forse poco che tu mi abbia portato via il marito perché voglia portar via anche le mandragore di mio figlio? Rispose Rachele: Ebbene, si corichi pure con te questa notte, in cambio delle mandragore di tuo figlio. Alla sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli uscì incontro e gli disse: Da me devi venire, perché io ho avuto il diritto di averti con le mandragore di mio figlio. Così ché egli si coricò con lei quella notte. Il Signore esaudì Lia, la quale concepì e partorì a Giacobbe un quinto figlio. Lia disse: Dio mi ha dato il mio salario, per avere io dato la mia schiava a mio marito. Perciò lo chiamò Isaccar. Poi Lia concepì e partorì un sesto figlio a Giacobbe. Lia disse: Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli. Perciò lo chiamò Zebulon. In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina. Poi Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. Essa concepì e partorì un figlio e disse: Dio ha tolto il mio disonore. E lo chiamò Giuseppe dicendo: Il Signore mi aggiunga un altro figlio!"

    Il racconto pare chiarimento anche di come Ruben, fanciullo, iniziò a frequentare la tenda di Rachele ove c'era la serva Bila, che le aveva donato il padre Labano al momento del matrimonio con Giacobbe (Gen. 29,29) e le mandragore = in cui allusivo c'è = amore, in modo allegorico è antefatto d'una graduale simpatia di Ruben per Bila, concubina del padre.
    Rachele partorì Giuseppe a Giacobbe almeno 4 anni dopo il fatto delle mandragore (s'arguisce dal Capitolo 31), Bila aveva partorito i fratellastri Dan e Neftali, Giacobbe si dedicava a Rachele che aveva partorito Giuseppe, Ruben era entrato nella pubertà, Bila evidentemente si sentiva trascurata...
    Le mandragore portate da Ruben, simili a pomodori giallo-rossi, erano noti frutti afrodisiaci e l'assenza di commenti di Gen. 35 dell'incesto di Ruben con Bila si può spiegare col fatto che il testo era già stato sufficientemente allusivo.
    V'è, peraltro, un brano nel Cantico dei Cantici (7,10-14) che unisce vino, vigna, mandragore e il diletto = David = :

    "Il tuo palato è come vino squisito, che scorre diritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me. Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni: là ti darò le mie carezze. Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi; mio diletto li ho serbati per te."

    Il Genesi è di redazione posteriore al Cantico e questo è criptato (vedi: "Il Cantico dei Cantici"), la parola mandragore è usata solo lì (in Geremia 24,1.2 è canestri di fichi), ritengo così che sia segnale per guardare sotto al brano di Ruben ove questa parola è ripetuta 5 volte, e contenendo David può nascondere una profezia sulla sua discendenza, il Messia, come poi risulta dal testo nascosto Gen. 30,14-24 che decriptato riporto in Appendice 2.

    Dopo il fatto delle mandragore ci fu una raffica di figli, Lia quella notte concepì Isaccar, poi seguì Zabulon e la figlia Dina e Rachele partorì Giuseppe, poi Giacobbe, da Labano in Paddan Aran, con mogli, figli e beni, ripercorrendo la via d'Abramo, si portò in Canaan, scampò al fratello Esaù, Rachele partorì Beniamino e morì, ma v'accadde un fatto di barbarie e terrorismo bello e buono!
    Gen. 34 narra che Sichem, figlio di Camor, principe del paese dove s'erano accampati rapì, violentò e s'innamorò Dina, figlia di Lia, poi la chiese in sposa.
    "Concluso un patto di matrimonio tra Giacobbe e Camor, i fratelli Simone e Levi proditoriamente lo ruppero, uccisero Camor e Sichem e tutti i maschi" (Gen. 34,25), poi "i figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la sorella" (34,27), portarono via animali, i beni dalle case e presero donne e bambini per schiavi.
    Interessava la sorella o fu un pretesto per una razzia già decisa?
    Giacobbe non s'oppose, ma preoccupato per le conseguenze che gli avrebbe potuto procurare quel gesto disapprovò il massacro e in punto di morte (Gen. 49,5-7) maledì la violenza e l'ira di Simone e di Levi.
    Tutto così è preparato dall'autore del Genesi; la primogenitura può ora passare a Giuda in quanto sia Ruben che Simeone e Levi sono da scartare.

    DA CHI VIENE IL MESSIA?
    Riprendo quant'accennai in "La perla nascosta nel rotolo di Rut del canone ebraico" sulla genealogia di Gesù del Capitolo 1 del Vangelo di Matteo ove prima della madre Maria, sposa di Giuseppe, si trovano i nomi d'altre quattro donne (1,3-5-6) di cui due straniere, tutte con storie particolari, pur s'era insolito inserire nomi di donne nelle genealogie:
    • Tamar, vedova del figlio Er di Giuda (avuto da una Cananea), ne sposò poi il fratello Onan, ma morte anche questo, per reazione al suocero Giuda che tardava ad applicare la regola del levirato (uso allora tradizionale divenuto poi norma in Deut. 25,5-10) con l'ultimo figlio, si travestì da prostituta e compì incesto con suocero; da cui discese gran parte della tribù di Giuda (Gen. 38,24);
    • Racab Cananea, moglie di un Salmon/Salmà, abitante in Gerico, salvata per la fede dalla distruzione di quella città, già meretrice (Giosuè 2,6), come conferma il N.T. nelle lettere agli Ebrei (11,31) e di Giacomo (2,25);
    • Rut Moabita, che era vedova s'infilò sotto le coperte del vecchio Booz per provocare l'applicazione della legge del levirato;
    • adultera d'Uria (Betsabea), poi moglie di Davide (2Sam. 11,2-27).
    Certo antenate forti, che hanno tutte voluto fortemente i figli avuti, dai mariti che volevano, e che sono riuscite con tenacia e determinazione di far parte della famiglia a cui auspicavano appartenere, di cui due appellandosi al levirato.

    Levirato: regola matrimoniale dell'antico Israele, ancora presente presso altre popolazioni, onde un uomo è tenuto a sposare la vedova del proprio fratello se è rimasta vedova senza figli per continuarne la discendenza in quanto i figli che ne nascessero sono considerata appartenenti al coniuge defunto. Se l'uomo vuol liberarsi formalmente da questo obbligo deve adire ad una cerimonia apposita, lo "scalzamento" (Deut. 25).
    "Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele. Ma se quell'uomo non ha piacere di prendere la cognata, essa salirà alla porta degli anziani e dirà: Mio cognato rifiuta di assicurare in Israele il nome del fratello; non acconsente a compiere verso di me il dovere del cognato. Allora gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno; se egli persiste e dice: Non ho piacere di prenderla, allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e prendendo la parola dirà: Così sarà fatto all'uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello. La famiglia di lui sarà chiamata in Israele la famiglia dello scalzato."

    Per Giuda, dopo il fatto Tamar, la primogenitura da Giacobbe dovrebbe pensarsi compromessa e pendere verso Giuseppe, il primogenito avuto da Rachele, prediletto dal padre (vedi: Genesi 37) tanto che i fratelli n'erano invidiosi.
    Ciò però non è, ma il successivo racconto di Giuseppe fa trapelare la vera intenzione del padre ed anche nelle benedizioni Giacobbe prima di morire avrà per lui parole più calde (Genesi 49).
    Giuseppe sarà vice faraone grazie al dono d'interpretare sogni che "nascondono" come il vino, come ho avuto modo di precisare, segnale che la pagina è criptata e può leggersi sotto una storia interessante.
    Quel Capitolo 37, esalta il fatto che il padre (non la madre) aveva fatto a Giuseppe una tunica dalle "lunghe maniche" ma per la parola usata nel testo , è pure "variopinta", cioè a vari colori, ricorda l'arcobaleno, e così si spiega quel particolare che pare inutile, infatti poi dice: "Ho fatto un sogno, sentite: il sole, la luna e 11 stelle si prostravano davanti a me". (Gen. 37,9b)
    Il sogno - sole, luna, le costellazioni - cioè il cielo e Giuseppe (, dal radicale , "aggiungere, accrescere") con l'arcobaleno della tunica in mezzo porta al patto di Noè, e l'autore ci collega all'attesa Messianica, tema che gli interessa, cioè che la vita ed il tempo si allunghino, si dilatino e s'apra una via all'eternità.
    In quell'aggettivo della tunica , letta alla rovescia c'è + , cioè la "vita accrescerà" che palesa quella tensione.

    Ribadisco che nel testo le lettere sono poste dall'autore con molta attenzione e con le stesse crea i racconti con mentalità enigmistica.

    Seguendo queste idee scaturite dal Genesi, i nomi Giacobbe e Giuseppe uniti, ma per altri personaggi, si trovano in quella genealogia di Gesù in Matteo, ove Giacobbe è padre di Giuseppe lo sposo della Santa Famiglia di Nazareth.
    In Matteo 1,1-17, dopo 39 volte che è detto "generò" il versetto 1,16 che dice "Giacobbe generò Giuseppe" prosegue con "...lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo = Messia".

    Dice il Vangelo che Gesù, nato nel matrimonio con Giuseppe, viene solo dalla carne di Maria che con tenacia, come le altre donne di quella genealogia, ha voluto entrare con tenacia nella famiglia, nel caso specifico di Dio, l'ha sedotto e s'è lasciata sedurre: sposa, madre e sorella del Figlio e figlia del Padre!

    La catena di stupri, adulteri, incesti nella genealogia d'ogni uomo perché figlio d'Adamo, il Vangelo l'annuncia superata, Dio ne assorbe le colpe e nella carne fa innesto della Sua natura con quella dell'uomo.
    Riporta lo stesso Vangelo che "Giuseppe che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto" (Mt. 2,19), c'erano evidenti le prove d'adulterio, ma ed anche il Giuseppe dei Vangeli, vede tutto in sogno, un angelo gli suggerì che ciò che era accaduto veniva dallo Spirito Santo:
    • in sogno un angelo del Signore gli disse: "Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo" (Mt. 1,20b);
    • in sogno un angelo del Signore gli disse: "Alzati prendi conte il bambino e sua madre e fuggi in Egitto..." (Mt. 2,13);
    • in sogno un angelo del Signore gli disse: "Alzati prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d'Israele" (Mt. 2,20);
    • "...Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea..." (Mt. 2,22b)
    Quattro sogni, avvertimento rituale per andare a fondo!

    UN NASCOSTO VANGELO APROCRIFO DELL'INFANZIA
    Sotto l'aspetto del criptato posso concludere che quei sogni rivelano l'attuarsi di profezie che erano deducibili da decriptazioni = sogni, come le visioni doppie causate dal vino, dagli scritti antichi, il che è evidente dal risultato dei primi 14 versetti del Capitolo 37 del Genesi che riporto.

    Genesi 37,1 - A recare fu la risurrezione dentro per spazzare il maledetto dalla terra (ove) vive l'orgoglio nei corpi. Fu per il Padre ad essere portata dentro dall'Unigenito in un corpo; giù con la rettitudine degli angeli in azione l'inviò.

    Genesi 37,2 - Per il maledetto finire, a nascere si portò. Ad indicarlo fu che si sarebbe visto versare nella casa di Giuseppe da figlio. L'illuminazione dentro ascoltò, sentì un'illuminazione nella testa/mente entrare. Un luminoso angelo uscirà nell'esistenza dalla compagna. Verrà l'Unigenito a vivere portandosi nella (sua) casa. Giù l'Unigenito abiterà da lui. Dagli angeli per agire in un corpo figlio gli sarà, dentro la potenza entrerà in Lui. L'indicazione dentro dell'angelo furono queste: il potente Verbo uscirà dalla moglie, sarà dal Padre ad essere portato e sarà in casa il primogenito di Giuseppe, verrà ad insinuarsi in modo puro nella compagna; Dio il padre sarà, uscirà dalla matrice (di sua moglie).

    Genesi 37,3 - E fu il principe di Dio per amore a venire da Giuseppe a vivere. Nella sposa da figlio fu a portarsi. Rettamente fu dentro l'energia in questa versata. Un angelo fu dalla matrice. Fuori si portò da Dio e le portò a sentire l'illuminazione, che uscita dal Potente, portata rettamente, la segnerà l'energia completa del Verbo, che la riempirà; ne sarebbe stata la Madre.

    Genesi 37,4 - Ed era in un corpo a desiderare l'Unico che nella vita si portasse la rettitudine. Fu l'Unigenito designato a portarla, per amore del Padre entrò nella Madre a vivere. Alla sposa l'Unigenito la vita portò e l'essenza angelica desiderata dall'Unico completamente le recò, ma (così) il rifiuto fu con la rettitudine al serpente recato. Ad insinuare in un corpo portò la potenza per salvare i viventi.

    Genesi 37,5 - Ed era stato a sognare Giuseppe che, l'ammalare portato dalla matrice, portatosi s'era per la gloria dell'Unico che in vita si portava. Ed era stato a Giuseppe testimoniato per il cambiamento che iniziava con i segni a portarsi (nella moglie).

    Genesi 37,6 - Ed fu a dirgli che Dio era entrato nella matrice, che ad accenderle in seno aveva recato l'energia, che l'Unigenito racchiudeva . Dal Potente si recava tra i viventi Questi; uscirà nel mondo dalla Donna nel corpo. Il sogno finito fu.

    Genesi 37,7 - E nel mondo l'energia entrò, l'Unico per inviare la grazia la portò in un vivente con la divinità; fu nella Madre Dio a vivere. Fu in un vivente dentro completamente a recare la rettitudine. Nel mondo al demonio una calamità inviò che entrata lo rovescerà dai viventi fuori. Dio, in un uomo fu a portare in cammino in un vivente l'energia. Scese da casa per la perversità dell'angelo (ribelle) nel mondo finire. Riempito dentro fu con l'energia uscita da Dio un uomo. La forza della rettitudine dalla morte lo risorgerà. La fine ad annunciare sarà all'angelo (ribelle). Il rifiuto al serpente da un uomo ci fu.

    Genesi 37,8 - E fu l'Unigenito per l'amarezza recata dal serpente a portarsi dai fratelli. Fu a recare nel mondo in un vivente la potenza della rettitudine per finirlo. Dominerà con la rettitudine l'Altissimo l'angelo (ribelle) che si portò all'origine nei viventi. Che a salvarli si portava dal serpente l'indicò ai viventi con una luce potente sulla casa, che gli angeli recarono e, portandosi in circolo, il Verbo che si portava testimoniarono. Alla luce, bello venne, e dall'alto il sogno finalmente fu a portarsi, e si vide nascere; dentro il corpo fu a portarsi.

    Genesi 37,9 - E fu (Giuseppe) in sogno a sentirsi portare un aiuto: (che disse) di nascondersi da un potente, portando la madre con il primogenito di nascosto. Per le teste portare per essere contate (in quanto c'era un censimento) veniva a portarsi dal potente. Dai fratelli (a Betlemme) era a portarsi. E fu a dirgli d'uscire l'angelo, che gli uscì in sogno. Ai confini fosse a nascondersi accompagnando la Madre. Sentito il portato aiuto, si portò fuori. Per l'angelo, uscì in campo aperto. Per illuminarlo, per salvarlo gli recò fuori la luna e dai fratelli (non avvertì nessuno e partì di notte), per la conoscenza che gli illuminò la testa, alle stelle fu; con la Madre, salvato, ai confini si nascose. A portarcisi fu per la parola che c'era stata.

    Genesi 37,10 - E s'era per il conteggio/censimento, iniziato da (quel) potente, il padre (Giuseppe) ad essersi portato, ma non dai fratelli s'era portato. Ed afflizione il nemico della casa/famiglia, da cui si portava il padre, fu a recare. E fu ai primogeniti amarezza il potente a recare (onde) dalla vita uscissero. Uscito per il sogno fuori questi (Giuseppe) uscì. Con il primogenito principe si nascose. Per il potente morti uscirono nella casa, e ai primogeniti che gli inviati entrando incontrarono, furono a recare per primi la strage. Per i fratelli fu con la sposa ad uscire prostrato, ma (la S.Famiglia) dai confini, camminando, dal paese uscì.

    Genesi 37,11 - E con obbedienza all'angelo che desiderava v'entrasse al nascondersi fu a portarsi. E il padre fu a portarsi da custode per il venuto comando.

    Genesi 37,12 - E chi era in cammino (dove) l'Unigenito nascosto era, portò che per il potente cattivo si portò la fine. Venne giù incontrato dal padre rifù a riuscire con la madre da dove abitavano per l'illuminazione che anelavano.

    Genesi 3713 - A riportarsi fu per il dire in Israele. Dio a Giuseppe fuori accompagnò con il primogenito (da dove) l'Unigenito nascosto era. Il retto nella mente a sentire fu (dove) vivere con la casa /famiglia. Vagò dal regno fuori portando la donna da (quei) potenti a nascondersi. Così per Dio fu ad uscirne vivo, a recare fu l'Unigenito dalle amarezze accompagnandolo fuori; dagli angeli inviato fu.

    Genesi 37,14 - E fu a dire (agli angeli) d'accompagnarli il Potente. Di Cana (in Galilea) alla vista vennero gli illuminati accompagnati a vivere. E vennero liberi a portarli a vivere; fuori da pecore li portarono fuori dall'esilio. La Parola recata fu libera a nascondersi dalla perversità per vivere tra il popolo. Di versarsi per nascondersi dentro la mente (a Giuseppe) portarono gli angeli, e fu la casa/famiglia dell'Unigenito illuminata così per vivere nel mondo.

    Questo testo, ottenuto con scrupolosa decriptazione rispettando segni e regole, che pare un vangelo apocrifo, fa pensare che i vangeli dell'infanzia siano stati elaborati da un cultore della parola proveniente dall'ebraismo che, nella tensione della ricerca successiva all'evento del Cristo - passione, morte e risurrezione - cercò profezie a convalida della storia che i testimoni riportavano.
    Quei racconti poterono così poggiare su profezie che circolavano per letture non da tutti validate che, comunque, hanno fondamento nelle Scrittura.

    GESÙ DI NAZARETH PER LA TRADIZIONE EBRAICA
    Tanti sono gli scritti nell'ebraismo con leggende su Gesù, nati nell'opposta polemica all'espandersi del cristianesimo e dopo persecuzioni e forzate evangelizzazioni.
    Riporto solo ciò che si trova di più antico.
    A. Unterman dice: "Vi sono pochi riferimenti diretti a Gesù nella prima letteratura rabbinica, e alcuni di questi riferimenti sono estremamente ambigui... Egli vi appare come un mamzer, ossia un figlio nato da una relazione adulterina fra la madre Ebrea e un soldato romano (un gentile). Egli venne scomunicato da uno dei rabbini in seguito a un disaccordo, dopo di ciò abbandonò la religione ebraica, adorò gli idoli e traviò Israele. Studiò la magia in Egitto..."

    Cercando le fonti di ciò da Midrash e dal Talmud, risulta su Gesù chiara la polemica:
    • si chiamava Jeshua di Nazareth (b Sanhedrin 43a - Aboda Sara 16b,17a);
    • era un mago che per magia compiva miracoli (b Sanhedrin 43a, 17b - Sota 47b);
    • ingannava e traviava Israele (b Sanhedrin 43a);
    • irrideva alle parole dei Dottori; (b Gittin 56b, 57a);
    • interpretava la Torah come i Farisei (Tos. Chullin II,22s - b Aboda Sara 27b, j2,2);
    • aveva 5 discepoli (b Sanehedrin 43a);
    • non intendeva aggiungere o togliere nulla alla Torah (b Shabbat 116a.b);
    • alla vigilia di una Pasqua, che cadeva di sabato, fu appeso come eretico e corruttore (b Sanhedrin 43a, 67a);
    • i discepoli guarivano in suo nome (Tos. Chullin II,22s - b Aboda Sara 27b, j2,2);
    • figlio bastardo d'una adultera (Traktat Kallaah 51a; vd. M Jebamot IV3, B49a);
    • per 40 giorni un banditore annunciò la sua condanna, ma non si trovò una testimonianza a favore (b Sanhedrin 43a).
    In linea perciò col Genesi che pone gli avversari tra i nati da adulteri o da incesti anche Gesù, man mano che cresceva ostilità, fu così ritenuto dall'ebraismo.
    Trascurato il particolare folcloristico del soldato romano... che gli poteva essere risparmiato, considerare Gesù un mamzer, però è sostanzialmente vero, perché Giuseppe non è il padre carnale, ma per i cristiani Gesù è frutto d'un particolare matrimonio, umano e divino.
    Gesù è un ponte lanciato dall'ebraismo verso tutti i popoli, supera la religione d'appartenenza, che assorbita, sceverata, purificata, portata a compimento ogni profezia, anche la più nascosta, l'ha ripresentata nuova, una rivelazione che attesta all'uomo il passaggio ad una creazione per grazia, che da Lui proviene.
    La fede Cristiana, che propone Gesù, amore, rispetto, accoglienza, preghiera e dono di sé, doveva staccarsi così da quel popolo per arrivare a tutti gli uomini.
    Gesù, infatti, non è solo profeta ebreo, ma è profeta perfetto, in intima comunione filiale con Dio, che ne rappresenta l'icona efficace affinché l'umanità la raggiunga, così è in gran misura incompreso e perseguitato, perché "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua." (Mt. 13,57)

    APPENDICE 1 - DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 25 DEL GENESI
    Genesi 25,1 - Per portarsi a stare intorno, il Verbo del Padre nel corpo entrò d'un vivente e, per obbedienza, si chiuse in una Donna. Per portarsi il Nome nel mondo si versò in un utero e nel corpo Le entrò.

    Genesi 25,2 - E per finire il serpente, in una povera si portò. Venne per colpire l'essere ribelle con il rifiuto totale che sarà a versargli con un fuoco; ad abitare venne tra i viventi per aiutarli. Dall'angelo (ribelle) lo portò l'Unico. Per finirlo nei viventi, per il giudizio portargli, venne alla (loro) dimora a versarsi. Si portò l'Unigenito completamente in un (loro) simile a chiudersi.

    Genesi 25,3 - Venne ad essere nella stoppa, tra i lamenti, partorito. Venne alla luce in una casa/famiglia da primogenito portato, venne alle mammelle, dagli angeli a portarsi, il Figlio per gettare il giudicato fuori. Fu a portarsi da donna, e dal corpo fu dalla Madre portato segretamente, per recargli il fuoco per reciderlo. L'Unigenito fu (così) tra i viventi a stare a vivere.

    Genesi 25,4 - E (così), a casa, l'angelo (ribelle) sarà nei viventi punito per le rovine che il soffio della perversità alla polvere li porta. La grazia della rettitudine reca del Padre che sarà a bloccare il peccare. Di Dio la conoscenza entrerà in tutti con la divinità, Gli usciranno figli obbedienti per l'amore portato nei corpi ad entrare.

    Genesi 25,5 - E fu dal drago che dall'origine dentro nei corpi entrò dei viventi. Venne nella prigione per bruciarne nei corpi il serpente. La potenza sarà giù nelle tombe a versare.

    Genesi 25,6 - E dai cuori l'angelo (ribelle) sarà ad uscire. Per il soffio sarà il serpente a scorrere per la risurrezione che sarà nei viventi. Per l'Unigenito che risorgerà i corpi, la potenza delle origini dentro i corpi rientrerà con la vita. Inviando il drago con forza fuori dei viventi, da morti angeli tutti porterà essendo nei risorti il vigore della vita. I viventi nell'innalzato saranno a salire. Si chiuderanno versandosi dentro. Il frutto a testimonianza tra gli angeli porterà a vivere allo stato di prima che uscissero da Dio. Nell'Unigenito nel corpo saliranno (da dove) versò il sangue.

    Genesi 25,7 - Portati a Dio, usciti dai giorni, i risorti tra gli angeli saranno a vivere. Staranno nel Padre, con il corpo v'entreranno a vivere tra i beati. La vita dei viventi verrà rinnovata portando nel settimo (giorno della creazione) ad essere nei viventi arso l'angelo (ribelle) per la perversità, recando nelle tombe a salvarli la risurrezione per cui l'energia risarà nei viventi.

    Genesi 25,8 - E chi affliggeva portando a peccare sarà tra i morti (mentre) nel Padre con il corpo entreranno i viventi. Dentro risorti saranno per abitare ad entrargli nel cuore. E dentro entreranno questi riversati ad abitare, al settimo (dei giorni dei giorni) portatosi (cioè nell'ottavo). Saranno dall'Unico nella pienezza. Il volto di Dio vedranno i viventi che gli saranno condotti.

    Genesi 25,9 - E saranno dai sepolcri portarti all'Unico dal Crocifisso. Li porterà a stare su nell'assemblea (ove) li verserà. E saranno ad ascoltare Dio, dentro, con gli angeli saranno portati, innalzati in seno al corpo del Crocifisso, (dopo) entrati dalla piaga che al soffio (al momento dell'ultimo respiro) il serpente gli aprì. Il maledetto demonio al mondo nella polvere avrà inviato (ove) dentro sarà distrutto, dal chiuso dei corpi uscirà strappato via con forza dall'Unigenito che brucerà il cattivo nelle persone; nell'acqua bollente si vedrà.

    Genesi 25,10 - Entrò il demonio nel mondo d'una donna, nel corpo versò energia. Uscito dall'Unico, dentro i corpi entrò a vivere. Dai viventi vennero figli cui fu nascosto totalmente il Nome. Del mondo, per rovesciare la creazione, dentro i corpi entrò per strappar via (il Nome); nei corpi per entrare nelle donne tutte si recò.

    Genesi 25,11 - E fu entrandovi a stare ad iniziare lo sterco della morte. La forza uscì dai viventi, portò a stare dentro la fiacchezza. Per il maledetto furono le centinaia segnate a stare giù nelle tombe. Rovesciatosi dentro l'angelo (ribelle) vi si portò ad abitare. Fu giù nelle tombe a rovesciare i popoli. Da dentro originano i corpi al serpente la vita, (ma vengono) ai corpi i guai.

    Genesi 25,12 - Ed il maledetto segnava nei parti tutta l'esistenza. Alla luce dal seno il maledetto dentro un angelo (ribelle) iniziava dentro il corpo uscito vivo dalla donna. Nel corpo del neonato uscito, entrava per peregrinare nel mondo.
    Nell'angustia furono tutti schiavi completi. Dall'ombellico entra il serpente per la prima volta; (così) dentro il corpo entra a vivere.

    Genesi 25,13 - Ed il maledetto accende il morire nel figlio ove è a stare bruciando in seno l'originaria potenza dentro accesa. Nei viventi la purezza del Potente a finire porta. Nel partorito finisce di vivere dentro la rettitudine nel corpo che era stata accesa in seno da Dio. L'angelo (ribelle) dentro è a finirla portando (così) a rovesciare le generazioni. Porta dell'Unico ad insinuarsi la maledizione e nei viventi ove abita brucia la vita.

    Genesi 25,14 - E nei viventi ad accendere in seno porta l'essere impuro nel vivente con la perversità, della vita distruzione.

    Genesi 25,15 - Chiudendosi, dell'amore porta a finire la forza nei viventi che all'origine era nei cuori. Portandosi nei corpi l'angelo (ribelle) gli sono simili; lo stato primitivo uscì.

    Genesi 25,16 - Da Dio uscito, per entrare nei viventi ad abitare, l'angelo (ribelle) fu ad ascoltare Dio che gli avrebbe portato la maledizione. Lo brucerà un vivente puro che in un villaggio sarà ad uscire . Una Madre lo porterà in una casa. Da un utero ci sarà un corpo puro a sorgere. L'angelo allora fu alle matrici ad agire. Agli ombelichi l'energia ad accendere fu per ammalare all'origine ai viventi la purezza.

    Genesi 25,17 - Ma Dio nel mondo a bruciare l'angelo sarà. A chiudersi sarà nell'esistenza; sarà ad accendere in un seno la divinità. Un vivente verrà a rinnovare il mondo. Porterà nel terzo (giorno della creazione dell'uomo, cioè l'8°) ad essere salvati dall'angelo. Nel mondo porterà il fuoco dentro in azione per bruciarlo. L'angelo (ribelle intanto) è ai viventi a recare l'affliggere, con il peccare è tra i morti a portarli ed è ad aggiungere maledizioni per le azioni che ai viventi è a recare.

    Genesi 25,18 - Ed è a bruciare la rettitudine l'angelo (ribelle) portandosi nelle midolla. Portò il serpente ad uscire le mestruazioni. Insidiatore delle donne, il male il serpente col soffio ad inviare è nei viventi, nemico è delle madri. Dentro l'origine spegne nelle donne, porta i corpi entrando a languire . L'angelo (ribelle) fu nella sposa prima a chiudersi, fu a portarsi per abortirla.

    Genesi 25,19 - E portò il maledetto una generazione (in quanto) fu giù a chiuderle nel ventre l'energia. La forza uscì dalla matrice dell'Unico, dentro il corpo entrò a vivere la perversità del serpente. Fu per sbarrarlo l'Unico a segnarne l'esistenza (Caino?); fu giù in prigione a rovesciarlo!

    Genesi 25,20 - E fu nel mondo per stare, fu giù nel nascosto a versare un figlio. Con insidia agì, fu un doppio (gemello) dentro a versarle, per nascondersi a segnarne si portò uno. Una schiatta versò nel mondo ad abitare segnata che dentro tutti portano la maledizione dell'Unico. Un verme fu nei viventi. Per riscattare dall'angelo (ribelle) l'Unico in un corpo a vivere l'Unigenito annunciò che finirà del serpente la figliolanza nel mondo. L'Unigenito nel corpo d'un vivente sarà la potenza a portare con il rifiuto per bruciarlo nel mondo.

    Genesi 25,21 - Per portarsi (l'angelo ribelle) fu agendo in un doppio a scendere. Per nascondersi vi si versò il serpente. Il serpente fu al mondo a portarsi, entrò la potente energia in un vaso nascosto. La donna segnò, vi si portò nel vaso a stare. In un rampollo entrò lui, e fu nel tempo in un corpo il serpente a portarsi. Fu la perversità portata al termine a partorire. Un corpo dentro versò nel mondo la donna scelta per portarsi.

    Genesi 25,22 - E con (questa) corda scese giù per agire nel mondo; ad abitarvi l'angelo fu nei viventi. Un mattino dentro al mondo si portò in un gemello. Nel corpo iniziò a prendere posto il serpente. In un vivente entrò questi uscendo dall'Unico. L'angelo (ribelle) della rettitudine sarà a recare la fine. Il serpente nelle spose per generazioni la distruggerà; completa sarà la perversità.

    Genesi 25,23 - E fu dalla prima matrice dal corpo ad essere la perversità del serpente nel mondo. Due in cammino furono; erano nella matrice dentro ad abitare nell'utero. L'angelo (ribelle) così si portò nel secondo. Il serpente, dalla prima madre fu in vita. A viverle in seno un retto c'era. Fu a soffiarle nel corpo un essere impuro ed il serpente la prima madre riempì. Nei viventi fu dell'Unico a vivere il nemico. Dentro fu ad agire; fu da solo scendendo la rovina dei corpi.

    Genesi 25,24 - Di portarsi a stare in un vivente il serpente desiderava. Nei giorni entrò. Il serpente partorito per scelta si portò nel mondo. L'energia entrata, in uno dei gemelli dentro abitava. Da un utero l'angelo uscì.

    Genesi 25,25 - E spuntò nel mondo dal corpo di una donna. Si portò l'angelo (ribelle) in un uomo. E l'angelo fu in tutti a portarsi così. Dal primo nelle generazioni tutte l'orrido si portò (finché) il diletto Unigenito si portò alla luce per strappar via il peccare.

    Genesi 25,26 - E con il fratello, nel cui corpo c'era la rettitudine, l'angelo (ribelle) spuntò; (nell'altro) fratello fu a portarsi. Ma c'era l'essere impuro nel fratello. In questi completamente dentro agiva; nel ventre acceso il peccare portava. Fu a rovesciato del corpo della donna che in un vivente lo portò; fu alla vista dal ventre portato, fu giù a chiudersi versandosi in un figlio il sesto (giorno). Fu in un vivente alla luce l'angelo nel mondo per distruggere la legge divina dell'Unico in tutti i viventi.

    Genesi 25,27 - E furono a crescere ed uscirono ragazzi. Furono dalla madre portati ad essere nel mondo forti, furono alla vista simili ad uomini. Conoscitore di caccia l'uomo del demonio in cui la perversità era ad agire nel ventre. L'uomo puro (cioè l'altro fratello) abitava nella tenda, stava con la madre.

    Genesi 25,28 - Si porta, è il primogenito. Entra in casa con forza, giù il costume delle origini finisce, agisce con infuocato bastone sul vaso, è ad alzare con forza la mano, dentro il soffio è a portare e molto ottuso l'amore finisce. Venne Giacobbe.

    Genesi 25,29 - A portarsi è questo alla porta, con forza agisce per rovesciarsi in casa con energia; questi è impuro. Fu a forza in casa il primogenito per agire infuocato per portarsi alla matrice. L'energia gli esce del demonio che la perversità ha portato; nel primogenito ad agire è il soffio.

    Genesi 25,30 - A portarsi fu il primogenito alla madre da cattivo. Illuminazione portò Dio (al secondo) che fu a vederlo rovesciarsi in casa, che entrato da serpente per agire con forza all'utero il figlio primogenito alla matrice con energia d'uomo. Che aveva aperto, per entrare dalla donna per colpirne apertamente il vaso fu visto. Con forza parlò (il secondo) al primo energicamente. Così essendo stato visto per andare immune da colpa di quanto visto fu chiamato dal primo il silenzio.

    Genesi 25,31 - E fu il primogenito del ribelle ad agire versandosi in casa dalla madre. Così dal corpo uscì la rettitudine che c'era, un primogenito segnò il maligno.

    Genesi 25,32 - Porterà forte origine d'amarezza agendo simile all'angelo (ribelle). Nel mondo iniziò ad uccidere; è nel mondo si portò per il serpente da vaso. Del serpente la morte reca, con potenza ai vivi esce arma fuori del serpente. N'è il primogenito nel mondo.

    Genesi 25,33 - Portatosi il primogenito da ribelle, per l'azione rovesciato da casa, uscito menato in esilio, agisce nel mondo da serpente. È dentro con forza a portarsi dai viventi e l'essenza del padrone porta, ed è una piaga. Nel corpo viene la primogenitura a portare del serpente che gli è ad agire nel ventre.

    Genesi 25,34 - A portare fu l'oppressione dentro dell'angelo (ribelle). Un drago potente in azione simile al serpente si chiuse nei viventi portando dell'angelo della superbia. Dell'Eterno il dono della vita portato è a mangiare ed è le colonne a portare ad essere rovesciate nei viventi e è il Potente a portare ad essere disprezzato. Agendo la distruzione in tutti entra dentro per la rettitudine che dai corpi esce.

    APPENDICE 2 - DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 30,14-24 DEL GENESI (LE MANDRAGORE)
    Genesi 30,14 - Portati saranno in cammino; nel corpo l'Unigenito porterà i figli a casa. I giorni alla fine saranno. Con i corpi, chiusi nel cuore, sarà i viventi a riportare. Saranno vivi a salire all'Unico. Con l'amato Unigenito saranno a vivere a casa. Il demonio, che nel mondo portatosi s'era ad abitare all'origine, per cui venne ai viventi la maledizione per il rifiuto uscito per l'Unico, nei viventi avrà bastonato, portandolo a finire. Dall'origine, vivendo nei corpi, i corpi ammala il maledetto serpente (ma) dal mondo uscirà finito. Figli di Dio risaranno i viventi avendo l'amato Unigenito nell'esistenza dentro inviata la rettitudine.

    Genesi 30,15 - E finita l'origine d'essere ribelli per il serpente uscito, entrando in seno nei cuori rovesciandosi a strapparlo via la rettitudine, verranno gli uomini ad essere riportati potenti. Presi anche verranno dall'amore per l'Unico. Agirà nei viventi la rettitudine entrata con la potenza. Risaranno per il serpente uscito sotto l'amore dell'Unico. Risaranno figli che saranno portati tutti dall'Unigenito a vivere con il corpo nel corpo del trafitto; così retti saranno (in quanto) la forza della risurrezione avrà spento dentro l'angelo con la rettitudine.

    Genesi 30,16 - E saranno a casa dell'Unico (ove) saranno per vederlo versati dentro i viventi; tra gli angeli entreranno nella luce. Dalla porta entreranno dentro. Si vedranno le moltitudini recate dal Crocifisso su da Dio. Della tenda (del convegno) li verserà alla vista tutti; li porterà finalmente dall'Unico a vivere con il corpo. Da Dio saranno tutti a casa recati dall'Unigenito retti. L'essenza dell'agnello risorto, (cioè) la rettitudine, dal corpo in croce, (quando) fu spento, con l'amore dell'Unico, che c'era dentro, ad inviarla fu e sarà a risorgere, la rettitudine che l'abitava i popoli del mondo, che dentro di notte entreranno in Lui.

    Genesi 30,17 - E saranno i risorti nel seno di Dio ad entrare per starvi a vivere. La divinità con la potenza dell'Unico, al mondo recata dal Crocifisso, a rigenerarli li porterà. Tutti rinasceranno potenti. Spazzato il maledetto angelo, che nascosto nei viventi è, risorti saranno.

    Genesi 30,18 - Portò il Crocifisso per l'Unico all'essere ribelle il rifiuto nel mondo. Inviato in croce dall'angelo maledetto fu alla vita risorto per la rettitudine che nel corpo gli stava. L'Unigenito libererà dall'angelo tutti alla fine. Sarà della risurrezione il soffio nelle tombe di tutti a stare che la potenza agli uomini sarà a riportare, da tutti riversandosi dai corpi il peccatore, che portano, sarà bruciato; risorgeranno retti i corpi.

    Genesi 30,19 - E finito nel mondo il cattivo, li porterà liberi all'Unico. Dal mondo riporterà tutti con il potente aiuto a casa degli angeli. Da risorti, nella luce saranno; del Potente staranno alla vista versati in casa.

    Genesi 30,20 - E finirà l'originaria amarezza che per il serpente entrò. Questo solo angelo fu maledetto. Saranno i viventi a venire a stare per dono nel bene. Entreranno il Volto a vedere da vivi; staranno nella dimora degli angeli essendo gli uomini esseri retti, essendo rinati tutti. Furono (infatti) dal serpente portati nel sesto (giorno), ed a casa dell'angelo fu la morte ad abbattere i corpi. L'Unigenito verrà a risorgere i viventi e (lo) colpirà nella casa (ove) li accompagnò l'angelo.

    Genesi 30,21 - Portò dei fratelli nel corpo la forza per il serpente bloccare nel mondo; in casa la fine gli porterà ed alla fine rovesciarlo si vedrà. Verrà con la risurrezione in un vivente ad entrare per punirlo nel mondo.
    Genesi 30,22 - E sarà a rendere puri i corpi dal maledetto che sta nei viventi, che venne nei corpi l'ammalare a recare. Sarà a bruciarlo in seno. Il maledetto sarà ad uscire. La divinità a rientrare sarà nei viventi e sarà a liberarli. Verrà dai corpi il nascosto nei viventi ad uscire.

    Genesi 30,23 - E al segno, al mondo in un corpo si portò. E finalmente nacque il Figlio che portò per finirlo l'Unico. In una matrice nel corpo originò con pienezza il Verbo la divinità. Nel mondo fu nella madre a venire a chiudersi nel corpo. Il Verbo completamente ci fu.

    Genesi 30,24 - E l'indicazione che si versava nel corpo l'Unigenito venne ad illuminare la Madre; anche a Giuseppe il Potente parlò. Sarebbe stato in pienezza il Verbo ad essere nel mondo ed entrerà la potenza a stare nel Figlio primogenito; gli si chiuderà nel corpo.

    CONCLUSIONI
    Il tema del Messia nella Bibbia è un tema aperto ed inesauribile in quanto come il detto dice "tutte le vie portano a Roma" così tutte le vie della Bibbia portano al Messia e quindi in definitiva anche a Roma.
    Prossimamente nella ricerca seguirò un altro percorso: "Il candelabro a sette braccia e l'attesa del Messia".
    A conclusione di questa particolare ed atipica ricerca tramite il vino e la vigna seguendo le lettere ebraiche ricordo anche quanto in appresso.
    I vangeli sinottici Matteo (21,33-46), Marco (12,1-12) e Luca (20,9-19) presentano la parabola dei vignaioli omicidi che è chiarificatrice della tensione che c'era e della correlazione che c'è del tema vigna e vino col Messia.
    In questa parabola i tre sinottici citano i versetti 22 e 23 del Salmo 118.
    Giovanni, invece, presenta il discorso "Io sono la vera vite..." (Gv. 15,1)
    Ecco il testo di Matteo di quella parabola ove ho indicato in grassetto quanto citato dal Salmo 118:

    Matteo 21,33 - Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.

    Matteo 21,34 - Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.

    Matteo 21,35 - Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.

    Matteo 21,36 - Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.

    Matteo 21,37 - Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!

    Matteo 21,38 - Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.

    Matteo 21,39 - E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.

    Matteo 21,40 - Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?

    Matteo 21,41 - Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo".

    Matteo 21,42 - E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture (Salmo 118,22-23):
    La pietra che i costruttori hanno scartata
    è diventata testata d'angolo;
    dal Signore è stato fatto questo
    ed è mirabile agli occhi nostri?


    Matteo 21,43 - Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.

    Matteo 21,44 - Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà."

    Matteo 21,45 - Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Marco (12,1-12)

    Quella citazione č alquanto criptica, ma in tale Salmo 118 il versetto 21:

    "Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza."



    sottende il nome di Gesù = Jeshua all'interno della parola "salvezza", il che evidentemente ha incuriosito gli scrutatori cristiani e rafforza il pensiero che tutto ciò che dicono anche nel testo nascosto i versetti che seguono sono da considerare profezie su Gesù che i discepoli hanno visto attuate.
    La decriptazione di tale testo che č una completa profezia sul tradimento di Giuda e sulla passione vissuta da Gesù Cristo č riportata in "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" nel paragrafo "L'ingresso a Gerusalemme".
    Tutti e quattro i Vangeli (Mc. 11,1-11, Mt. 21,1-11, Lc. 19,28-38, Gv. 12,12-19) nell'episodio dell'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme citano infatti anche i versetti 25 e 26 dello stesso Salmo 118.

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