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ATTESA DEL MESSIA...

 
IL CANDELABRO A SETTE BRACCIA
E L'ATTESA DEL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 

Prosegue la ricerca delle tracce dell'idea del Messia nella Torah seguendo temi paralleli con i criteri di cui è detto in "Il vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia".

Il tutto si sviluppa secondo l'idea di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".
Un tema che nella Torah porta certamente al Messia è il candelabro a 7 braccia, la menorah ( e o ), simbolo ebraico per eccellenza, nelle cui lucerne s'accende olio d'oliva che mescolato con aromi è l'immagine materiale di ciò che ungerà il Messia.
Su come si perviene ai risultati delle decriptazione di vari versetti, ricordo metodo e regole che ho inserito in "Parlano le lettere".

PREMESSE STORICHE ED ECHI ATTUALI
Prima d'entrare nel vivo del tema ricordo succintamente quanto risulta sulla menorah descritta nel libro dell'Esodo, sugli sviluppi della tradizione e sull'eco di queste nel cristianesimo.
Il primo candelabro a 7 braccia fu forgiato in oro da Bezaleel (Es. 31,1-11) per la Tenda del Convegno; la tradizione dice nel XIII sec. a.C..
Conservato gelosamente, fu fatto collocato nel Tempio di Gerusalemme (IX sec a.C.) da Salomone assieme all'Arca dell'Alleanza ed a tutte le relative suppellettili (2 Cr. 5,5).
Pur se non è citato specificatamente tra gli oggetti asportati, tutto fa presumere che quando il Tempio fu distrutto - 586 a.C. - il candelabro fu portato a Babilonia con gli altri oggetti d'oro.
È detto, infatti, in modo generico, che Nabucodonosor fece portare a Babilonia "gli oggetti più preziosi del Tempio". (2Cr. 36,10)
Il candelabro in modo specifico nemmeno è citato tra gli oggetti che Ciro, re di Persia, fece riportare a Gerusalemme (Esdra 1,8-11), ma è detto soltanto che "Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio..." (Esdra 1,7).
Nell'editto di Ciro e così ripetuto: "...gli arredi del Tempio fatti d'oro e d'argento, che Nabucodonosor ha portato via dal Tempio di Gerusalemme e trasferito a Babilonia, siano restituiti e rimessi al loro posto..." (Esdra 6,5), cioè nel Tempio che fu ricostruito nel 515 a.C..
Dopo la conquista di Gerusalemme e la distruzione del Tempio da parte dei Romani nel 70 d.C. tutto fa ritenere che il candelabro fu portato da Tito a Roma; infatti, è raffigurato in rilievo sull'arco di trionfo visibile nei pressi del Colosseo.
Daniel Sperber, professore d'arti giudaiche e di scienza talmudica all'università Bar-Ilan di Tel Aviv, nel 1994 ipotizzò che la menorah raffigurata su quell'arco non fosse l'originaria, perché il candelabro del bassorilievo dell'arco di Tito ha due piattaforme esagonali non descritte nella Torah con immagini non giudaiche di dragoni, e suggerì che fosse un candelabro pagano prelevato da Didima, presso Mileto, in Anatolia, in sostituzione dell'originale che i sommi sacerdoti avrebbero nascosto in qualche rifugio sotterraneo, sotto la spianata del Tempio.
Quello portato via da Tito comunque fu rapito dai Vandali (455 d.C.) e trasportato in Africa, portato poi da Belisario (534 d.C.) a Costantinopoli, dove se ne sono perse le tracce; secondo alcuni successivamente riportato a Gerusalemme dai crociati nel 1024.
Lo Stato d'Israele nel 1949 ha adottato la menorah quale simbolo ufficiale e ne riporta l'effige su francobolli, monete e documenti ufficiali.
Per l'originale della menorah, in definitiva, su dove possa trovarsi sussistono varie ipotesi:
  • a Roma nel Vaticano (Il ministro israeliano, Shimon Shitrit, nel 1996 ne chiese informazioni al Papa);
  • nascosto in una grotta a Gerusalemme sotto la spianata del Tempio;
  • nel Tevere ove furono fatte anche ricerche vicino all'isola Tiberina;
  • a Costantinopoli.
Tra l'altro nell'antico Santuario non c'era solo uno, bensì diversi candelabri a 7 braccia; si legge, infatti, in 2 Cr 4,7 che Salomone "fece dieci candelabri d'oro, secondo la forma prescritta e li pose nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra", come conferma il parallelo in 1 Re 7,49, "e furono costruiti con tutti gli altri arredi del I Tempio da Chiram esperto artigiano fonditore di Tiro" (1 Re 7,13s) chiamato da Salomone.

Uno sviluppo dell'idea del Candelabro si ha con i candelabri a 8 e 9 braccia, detti channukkah e channukiah.
Nella Bibbia, Antico Testamento (A.T.), in 1 e 2 Maccabei, libri in lingua greca non accolti dal canone ebraico, è raccontato l'origine della festa ebraica di Channukkah, "festa della consacrazione" o della "dedicazione ", anche detta festa delle luci.
Altra fonte, posteriore, è il Magillot Antiokhos scritto nel I-II Sec. d.C..
Per gli ebrei la fonte base è Il Talmud (Shabbat, 21b).
Giuseppe Flavio (Antichità ebraiche XII,7,7) ricorda questa festa delle luci.
La festa è ricordata nel Vangelo di Giovanni: "Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel Tempio, sotto il portico di Salomone.." (Gv. 10, 22-23).

La festa inizia il 25 di Kasleu, corrispondente alla nostra metà di dicembre, e commemora la vittoria da parte del piccolo esercito dei Maccabei su quello seleucida avvenuta nel 165 a.C..
Regnava Antioco IV Epifane, che aveva profanato il Tempio ed opprimeva volendo grecizzare forzatamente la cultura ebraica.
Il Tempio di Gerusalemme fu saccheggiato, molti ebrei furono massacrati e il giudaismo dichiarato fuori legge, e nel 167 a.C. Antioco vi fece erigere un altare a Zeus.
Mattatia, sacerdote ebreo, con i suoi cinque figli Giovanni, Simone, Eleazar, Jonathan e Giuda guidarono una ribellione contro Antioco.
Giuda divenne noto come Giuda Maccabeo (Giuda Martello) e chiamò attorno a sé i più prodi d'Israele fino alla vittoria.
La festa di Hanukkah fu istituita da Giuda Maccabeo e dai suoi fratelli per celebrare l'evento: "Si radunarono il mattino deI 25 del nono mese che si chiama mese di Kasleu, nell'anno 148 (165 a.C.), ed offrirono il sacrificio secondo la legge sull'altare degli olocausti che avevano rinnovato. Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano profanato i pagani, fu riconsacrato tra canti e suoni di cetre e arpe e cembali... Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni... Giuda e i suoi fratelli e tutta la comunità d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal 25 di Kasleu, con gioia e letizia." (1 Mac. 4,52-59)
La prima sera di Chanukkah comincia dopo il tramonto del 24° giorno del mese di Kaslev e la festa è celebrata per otto giorni.
Fu così riconsacrato l'altare del Tempio e riacceso il candelabro con un vasetto d'olio ritualmente puro trovato conservato (col sigillo del Sommo Sacerdote dicono le tradizioni ebraiche), quantità utile per una giornata.
Questo poco olio bruciò miracolosamente per otto giorni dando il tempo di preparare altro olio puro.
Come tutte le altre feste più importanti ebraiche c'è un fondamento agricolo legato alla festa; Pasqua è la celebrazione del raccolto dell'orzo, Shavuot del grano, Sukkot dei fichi, dei datteri, del melograno e dell'uva, e Chanukkah dell'olio fatto con le olive raccolte in Novembre, ma l'olio è pronto per Hanukkah in dicembre.

Questa festa si celebra fra canti e danze ed è rallegrata da luminarie per le case e le strade: "Ti esalterò Signore perché mi hai liberato", è il canto di questa festa ed esprime la gioia del popolo (Salmo 30).
Le famiglie ebree per ricordare il miracolo accendono uno specifico candelabro, chiamato appunto channukkah e channukiah.
Ha 8 braccia per ricevere le luci di ciascuna di quegli otto giorni, ma c'è un'altra lampada la 9a che alcune volte è posta avanti, altre volte è posta in mezzo su un braccio centrale ed è più alta delle altre.
Questa è chiamata Shamash o "servo " dal radicale = servire perché è usata per accendere le altre luci.
È evidente il parallelo col sole che si scrive con le stesse lettere .
Si aggiunge l'accensione d'una luce ogni sera.
Questo candelabro è tenuto acceso vicino ad una finestra, per rendere pubblico il miracolo; o dentro casa nella parte destra della porta.
I mistici considerano le luci di tale lampada una manifestazione della luce nascosta del Messia.
Insito in quelle lettere c'è "luce che salva ()".
Si rifà presente così l'idea dell'ottavo giorno, il giorno del Signore, la desiderata domenica eterna.

In questi giorni di festa vi sono dolci speciali e giochi, di cui il più popolare è quello della trottola, detta Dreidel in Yiddish ed in ebraico Sevivon.
Pare che il motivo sia storico, perché nella dominazione greca e poi romana per dissimulare lo studio della Torah, che era proibito, gli studenti fingevano di giocare con la trottola.
La trottola ha quattro facce e riporta 4 lettere che sono un acronimo di Ness Gadol Haya Sham, "un grande prodigio ci fu la" con le seguenti lettere Nun - si vince la puntata, Ghimel - si perde la puntata, He - si perde la metà della posta e Shin - non si prende e non si perde.
A Gerusalemme ove ci fu quel prodigio la frase è Ness Gadol Haya Po, "un grande prodigio ci fu qui" e la lettera Pe sostituisce la lettera Shin e tutto funziona come detto.
Alcune famiglie cristiane, specialmente in Palestina ed in Germania, accendono chanukkah e ne osservano il rito collegando il miracolo della luce, avvenuto nel Tempio, alla nascita di Gesù, nuovo Tempio "Luce del mondo". Danno così fondamento biblico al 25 di Dicembre con la festa Chanukkah alla tradizionale data di nascita di Gesù, data che nel mondo occidentale si considera abbia avuto origine dall'antica festa pagana Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile.

Il 4.12.1963 si concluse la III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) e Paolo VI (1963-1978) promulgò la Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium che comportò, tra l'altro, la riforma dei riti e dei libri liturgici della Chiesa cattolica e confermò il passaggio alla celebrazioni liturgica nelle varie lingue locali superando il latino che il Concilio Tridentino aveva mantenuto, ritenendo allora prematuro abbandonarlo.
Chi ha più di 50 anni può ricordare che prima di quel Concilio, tra l'altro, l'altare principale delle Chiese cattoliche era collocato in modo tale che il celebrante dava le spalle ai fedeli.
La mensa era poggiata su un fondale con motivi decorativi più o meno di stile barocco, in quanto tale posizione per l'altare ebbe grande diffusione nel periodo dopo il Concilio Tridentino (1542-1563).
In genere era sormontato da un Cristo crocifisso e, più in alto, c'era l'immagine che ricorda la dedicazione della chiesa.
Su tale alzata trova in genere posto il tabernacolo, spesso coperto con un drappo che copre le antine a ricordo del velo che stava davanti alla Testimonianza.
Attualmente pur se la mensa è stata spostata verso il centro dell'abside per portarla verso i fedeli onde il sacerdoti celebri davanti a loro, le alzate in genere sono rimaste dietro in quella posizione e vengono addobbate con drappi, lampade, candelabri e ceri e fiori.
Una classica e ripetitiva disposizione è con tre candelabri d'ottone o dorati con lunghi sottili ceri candidi a destra e tre uguali a sinistra mentre in mezzo trionfa il crocefisso o il tabernacolo e fa presente ai cristiani la concretezza dell'avvenuto patto della venuta del Messia ricordando l'antica alleanza della menorah ebraica.
Nel libro dell'Esodo al capitolo 27 è detto: "Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tener sempre accesa una lampada. Nella tenda del convegno, al di fuori del velo che sta davanti alla Testimonianza, Aronne e i suoi figli lo prepareranno, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne presso gli Israeliti di generazione in generazione" (Es. 27,20.21); è la "ner tamid" o lampada eterna che era tenuta accesa per rendere concreta l'idea che Dio è sempre presente nel mondo.
Nelle chiese cattoliche consacrate questa lampada perenne è presente, tenuta sempre accesa accanto al Tabernacolo.

Le basiliche e le chiese cattoliche interpretano l'archetipo celeste del nuovo Tempio, prendendo idea dalla Gerusalemme celeste presentata dal libro dell'Apocalisse (21) in maniera analoga a quella d'Ezechiele in base alle dimensioni calcolate da un angelo architetto con una canna d'oro e dal pensiero di Cristo, che ha affermato che il Suo Corpo è un tempio: "Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in te giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo." (Gv. 2,19-21).
Così la Chiesa ha una testa, l'abside col presbiterio, un corpo, le navate, con le braccia, quelle trasversali, ed un cuore pulsante, il tabernacolo, con i cristiani sono le membra viventi.
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