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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
QOÈLET O ECCLESIASTE,
UNA STRANA MEGILLAH NELLA BIBBIA

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL LIBRO DEL QOÈLET O ECCLESIASTE
Il libro del Qoèlet col criterio di decriptazione fornisce tra l'altro l'idea:

  • versa al mondo il Potente segni ;
  • l'assemblea finale = la Chiesa dell'Apocalisse.
Il Qoèlet, "il predicatore, il capo della congregazione", è il nome che si attribuisce l'autore del libro nel primo versetto: "Parole di Qoèlet, figlio di David, re di Gerusalemme." (Qoèlet 1,1)
Questa finzione letteraria ha fatto pensare ad uno scritto di Salomone in tarda età, ma è in ebraico tardivo con aramaismi e parole persiane ("pardes" = "giardino" in 2,5; "pirgam" = "sentenza" in 8,11) con forme che si trovano negli scritti rabbinici della Mishnah; quindi se ne deve concludere che fu scritto dopo l'esilio, forse nel III-IV, non oltre il V secolo a.C. ed i ritrovamenti dei frammenti più antichi delle grotte di Qumran, secondo i paleografi, risalgono attorno al 150 a.C..
I traduttori greci della Bibbia tradussero "Qoèlet" con "ekklesiastés", "membro dell'assemblea": perciò Ecclesiaste è pure il titolo con cui è individuato.
Questa opera della Bibbia ebraica è molto citata anche dal mondo laico, per la sapienza della vita vissuta "sotto al sole" che traspare e che sembra relativizzare molte filosofie e schemi religiosi o moraleggianti.
È anche testo misterioso perché non v'è accordo tra gli studiosi sulla provenienza e sul messaggio a base dello scritto.
I temi del libro, costituito da 12 Capitoli per complessivi 222 versetti sono:
  • I PARTE: Prologo 1,1-11;Autoreferenza come Re Salomone 1,12-2,26; Sulla morte 3,1-22; Sulla società 4,1-5,8; Sul denaro 5,9-6,12;
  • II PARTE: Prologo 7,1-7; La sapienza 7,8-8,17; La sorte 9,1-12; Saggezza e follia 9,13-11,6; L'età 11,7-12,8; Epilogo 12,9-14.
Il pensiero dell'autore, che sorprende per l'assenza di agganci alla Torah od a scritti sacri e tradizioni d'Israele, esprime sottile critica nei confronti del credo tradizionale, resta lontano sia dalla filosofia greca - epicureismo, stoicismo, cinismo - sia da forme sapienziali egizie o mesopotamiche e pare essere:

A) nichilista e pessimista
  • la morte gli pare preferibile alla vita (2,17; 4,2; 6,3);
  • incerto sulla retribuzione nell'aldilà e sull'immortalità dell'anima (3,18-21).
B) aver fede in Dio
  • ne loda la Sapienza (7,12.19; 9,13-18);
  • crede nella Provvidenza (3,11.14-15; 8,17; 11,5) e sulla sua prescienza (6,10);
  • non ha dubbi sul giudizio (3,17; 11,9; 12,13-14);
  • fa distinzione tra bene e male (3,16; 4,1; 5,7; 7,16; 8,10.14; 9,2).
C) positivo e realista
  • ha piacere della tavola (2,24s; 3,12-13.22; 5,17-19; 8,15; 9,7-10; 11,7.8);
  • amico della vita (11,7), ne apprezza i piaceri (2,24; 3,13; 5,18; 9,7).
D) filosofo
  • condanna l'abuso dei piaceri (7,26-27; 9,13);
  • ne proclama la vanità (2,1-2; 11,8.10);
  • propone azioni morali (2,26; 7,26; 8,5.13).
Pur se le sue certezze sono che Dio dona e riprende la vita (5,17; 8,15; 9,9, 12,7), le ricchezze (5,18; 6,2), le gioie (2,24; 3,13; 5,18-19) disgrazia e benessere (7,14) Qoèlet constata che l'uomo, anche quando è colmo di beni, non è del tutto felice e propone un certo distacco dai beni terrestri.
L'autore, in definitiva, propone l'insufficienza d'antiche concezioni, solleva domande sugli enigmi della vita, della sofferenza, sul male e sul destino umano, cioè sulle domande di fondo: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?, ma non ha però una parola definitiva su tali interrogativi e su perché Dio, in cui crede, lascia che le cose vadano come vanno.
I Maestri del Talmud (Shabbath 30 b) tentarono di non inserirlo nel canone in quanto "avrebbe contraddetto anche Mosè nostro Maestro".
Fu inserito ed è una delle cinque "megillot" con Rut, Cantico dei cantici, Lamentazioni, Ester, ed è letta alla festa delle Capanne, festa in cui nell'era messianica tutte le nazioni saliranno a Gerusalemme a celebrare quella festa, quindi il testo deve in qualche modo riferirsi a tale evento.
La Meghillat Qohelet, pensano i sapienti ebrei, è il libro della fragilità umana e per questo motivo è letto alla festa delle Capanne quando sono superati i giorni dello Yom Kippur, il giorno dell'Espiazione l'uomo potrebbe insuperbirsi per la gioia del benessere della festa del raccolto, l'ebraica chiede al fedele di costruirsi una fragile capanna.
Il richiamo in una situazione del genere ad andare alla radice della problematica esistenziale che il Qoèlet evoca con "Vanità delle vanità" si trova in più elevata attenzione nel Vangelo, quando Gesù: "Disse poi una parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio." (Luca !2,16-21)
L'uomo è chiamato ad uscire dalla propria casa, delle proprie certezze, dalla propria chiusura mentale e culturale per guardare al futuro coperti dalle foglie d'una capanna da cui vedere le stelle del cielo, per leggere il Qohelet guardando verso l'alto.
Si tratta cioè di dare risposta alla chiamata che fece Dio ad Abramo e che di fatto ripete ad a ciascuno che s'interroga con sincerità su Dio e sulla propria vita: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò." (Gen. 12,1)
Il Qoèlet non attesta la rimunerazione dei giusti, eppure si sente salda la fede, senza moralismi, dell'autore che pare attendere la necessità d'una rivelazione più alta e completa sul destino dell'uomo nell'aldilà; andiamoci più a fondo.
Ciò nonostante il libro è una delle 5 megillot (rotoli), che viene letto in sinagoga a Sukkot, la festa che la tradizione considera rivolta anche ai gentili/pagani in quanto all'epoca del Tempio s'offrivano 70 tori, uno per ciascuna delle nazioni, per ingraziarsi i loro angeli custodi. Perché?

Ho così pensato che ci fosse un testo di secondo livello e mi sono perciò accinto con pazienza alla decriptazione a tappeto di questo libro di cui riporto il risultato che è senz'altro perlomeno sorprendente.
Sono ovviamente a disposizione per fornire la dimostrazione di ogni versetto.
Il risultato complessivo è la profezia della decisione dell'incarnazione, della venuta del Messia e della parusia finale.

Nel II secolo d.C. ci fu in ambito ebraico disaccordo se il libro fosse un libro ispirato o contenesse solo brandelli di saggezza terrena, non sempre in accordo con la religione ebraica.
Il libro però fu accettato nel canone biblico.
I mistici ritennero, infatti che "in ogni versetto dell'opera contenesse segreti della sapienza celeste" (Dizionario di Alan Unterman).
La decriptazione dimostra che ciò è vero; trattasi di un protovangelo e di una Apocalisse.
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