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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
L'ARCANGELO MICHELE
LOTTA CON BASILISCO E LEVIATANO

di Alessandro Conti Puorger
 

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INTRODUZIONE »

IL TEMPO COME NEMICO
Prima d'entrare nel vivo del tema farò una necessaria premessa.
Nel credo cristiano c'è l'attesa di un'ora - la fine dei tempi - nota solo a chi muove la storia, istante la cui attesa echeggia nel Vangelo: "Il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli". (Mt. 16,27)
La fine dei tempi è soltanto un'estrapolazione a tutto il nostro mondo della realtà della morte che attende il singolo o ha basi concrete?
La scienza, pur se non ha definito la causa prima dell'universo, conviene nell'attribuirgli un inizio da cui ha senso scandire una scala dei tempi.
È poi certo che in ogni sistema chiuso di questo mondo sensibile aumenta il disordine o entropia, e non è possibile il moto perpetuo.
È pure assodato che l'uomo, che si autoreferenzia quale il più evoluto frutto della terra, ha l'idea di un'entità metafisica definita eternità sulla cui origine è dibattuta l'idea che sia innata nell'uomo o che sia un'estrapolazione del tempo per dilatazione fino alla perdita di senso dell'inizio e della fine.
La discriminante tra le due è l'esistenza o meno di una entità, definita Dio, quale causa prima del creato e quindi dell'uomo.
Appena, però, si prova a comparare l'idea metafisica dell'Eterno con l'esperienza scientifica dell'universo sensibile s'incontra la dimensione tempo che stride con l'idea di un mondo perfetto, in quanto ha implicito in sé il concetto d'evoluzione e di decadenza, perciò di una lotta tra l'essere e la non esistenza, della verità per uscire dalle tenebre; in sintesi la luce e le tenebre del 1° giorno del Genesi.
Il tempo ed il male, il caos, il non essere, per esperienza di millenni di vita dell'umanità, paiono in qualche modo tra loro così strettamente connessi che appena appare il tempo si fanno presente anche le realtà negative e viceversa.
Nella cosmogonia Egizia, Apep o Apophis è il simbolo del demonio rappresentazione dell'Oscurità, del Male e delle Forze del Caos, raffigurato come un serpente o un drago che contrasta il cammino alle forze della luce.


La lotta con Ra, il dio Sole, continua anche nella notte e l'acme dello scontro avviene nell'ora settima, ma Iside con arti magiche evita che Apep prevalga ed all'aurora i sacerdoti con riti magici propiziavano la vittoria delle forze del bene.
Nelle eclissi di sole sembrava che Apep ottenesse una temporanea vittoria.
Tale accenno conferma che il contrasto tra male e verità e tra luce e tenebre è considerato da millenni e che una definitiva vittoria della luce con l'affermarsi dell'idea d'eternità comporta il pensiero di una fine dei tempi, fondamento di fede delle religioni che si rifanno al padre Abramo.
L'Apocalisse, poi, annuncia in modo profetico la conferma del tempo finale della vittoria dell'essere sul male apertosi con la venuta da parte della Parola di Dio: "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia ... gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro." (Ap. 19,11-14)
Ai tempi di Gesù, infatti, la tensione messianica ed escatologica per la fine dei tempi era particolarmente viva, anche tra i pagani, come fa trapelare il Vangelo di Matteo con l'episodio dei re Magi, i "goim", venuti a stretto contatto con la cultura ebraica e con le varie comunità che per commercio s'andavano aprendo nelle più importanti città delle nazioni affacciatisi sul Mar Mediterraneo.
Il libro degli Atti degli Apostoli, scritto prima dell'Apocalisse, nell'episodio del martirio riferisce Santo Stefano che al Sinedrio contestò che era stato disconosciuto il Cristo ed ispirato disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti ed il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio" (At. 7,56) attestando il compimento in Gesù di Nazareth delle profezie di Daniele della venuta nella gloria del Figlio dell'uomo.
Il tempo, nella visione pagana comportava l'idea di cicli col ritorno a situazioni analoghe come anelli di una spirale ed il passo ad una simbologia di serpente dragone attorcigliato che snoda le sue spire, tipo immagine d'Apep, è breve.
L'immagine di una creatura mitica, di un dragone, mostro affine ad un rettile, presente in molte culture a partire dalla babilonese (Tiamat) e dall'egizia, fu ripresa poi dall'ebraismo e dalla cultura cristiana; del pari si trova nei miti scandinavi ed in forme diverse anche nella cultura cinese e di oltre oceano.
C'è in tutte queste mitologie un essere di gran potere che lo contrasta; si pensi al Leviatano, al drago dell'Apocalisse che lotta con Michele arcangelo, a San Giorgio patrono dell'Inghilterra che uccide o addomestica il drago, a Fafnir, il drago che ruba il tesoro dei Nibelunghi ed è ucciso da Sigfrido e così via.
L'Arcangelo Michele, in ebraico Micael "Chi è come Dio?", nelle Sacre Scritture è figura preminente nella lotta contro il male.
Viene a trapelare una lotta iniziata in cielo con la cacciata degli angeli ribelli, che invadendo la terra hanno schiavizzato i suoi abitanti, le cui vicende sono oggetto però per lo più di molti testi non canonici delle Sacre Scritture.
Michele in questa guerra è capo delle legioni celesti, invocato per la buona morte, protettore di paracadutisti, commercianti, fabbricanti di bilance, maestri d'arme, schermidori e poliziotti; il Santo è festeggiato il 29 settembre con Gabriele e Raffaele che la tradizione associa agli Arcangeli.
Va subito detto che nell'A.T. ove gli angeli agiscono in tantissime occasioni non appare la definizione di arcangelo e che angelo in ebraico è malak ove "mandare" rivela la funzione di "messaggero".
Nella lettera agli Ebrei c'è una sintetica definizione di "angelo", in greco aggelon: "...sono essi tutti spiriti incaricati d'un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza..." (Eb. 1,14)
Per i testi dell'A.T. sono appunto gli intermediari tra Dio e gli uomini, comandati da Dio stesso che le Scritture tratteggiano con elementi antropomorfici come un re sul trono, circondato dalla corte di servi santi in complessa gerarchia, ove i cherubini sostenendo il trono fanno muovere il suo carro di fuoco, la merkabah, e secondo Ezechiele il Figlio dell'uomo che sta su quel carro non è un servo.
Vi sono poi i serafini che cantano la sua gloria, e... così via tutte le schiere con i nomi che la tradizione ha voluto riconoscere.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, autorevolmente afferma che "l'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione" (n° 328).
Dal libro di Daniele poi s'evince che nella gerarchia degli angeli Michele è definito un grande principe.
Il termine arcangelo si trova solo nel N.T., in latino "archangelus", in greco arcaggelon, ove arcain "archein" indica comandare.
L'Apocalisse riferisce che "Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago" (Ap. 12,7) e se Michele è definito capo d'angeli è un arcangelo.
In Giuda 9 Michele poi è definito arcangelo in modo inequivocabile.
La tradizione gli associa Gabriele e Raffaele pur se questi sono definiti angeli con nomi che identificano specifiche funzioni:
  • Gabriele, , "eroe di Dio" (Dan. 8,16; 9,21; Lc. 19,26);
  • Raffaele , "Dio guarisce" (Tob. 3,17-12,15).
Raffaele, nel libro deuterocanonico di Tobia, testo non accolto tra le Scritture sacre canoniche ebraiche e non riconosciuto dai cristiani protestanti, di se stesso dice: "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore."(Tb. 12,15).
Di ciò c'è eco nell'Apocalisse (8,2-6): "Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe ... I 7 angeli che avevano le 7 trombe si accinsero a suonarle" ed il non canonico Libro di Enoch (l'Etiope Enoch) a Michele, Gabriele, Raffaele associa Raguel, Zerachiel, Remiel e Uriel "luce di Dio" che nella tradizione ebraica è l'angelo che contrastò Mosè perché non aveva circonciso il figlio (Es. 4) e annunciò la nascita di Sansone (Giud. 13,3-5). Nell'A.T. poi più volte si trova la notazione di Angelo del Signore od Angelo di Iahwèh (Gen. 16,7-13; 22,11; Es. 3,2; Giud. 2,1) per indicare una particolare teofania di Dio che "pur se abita in una luce inaccessibile" (1 Tim. 6,16) si rende visibile in un qualche modo ad un personaggio biblico.
La modalità che sceglie è però un minimo riflesso però captabile dall'uomo, perché Dio non lascia vedere la sua faccia (Es. 33,20).
Dal N.T. nel pensiero di Cristo resta integro l'immaginario sugli angeli che si ricava dal V.T. e San Paolo attesta l'esistenza dei troni, dominazioni, principati e potestà (Col. 1,16) e virtù (Ef. 1,21) della tradizione ebraica.
L'Apocalisse è la "Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni." (Ap. 1,1)
Nel V secolo d.C. in "Celeste gerarchia" ci fu una prima sistemazione della dottrina sugli Angeli dallo Pseudo-Dionigi, detto così perché nel Corpus Areopagiticum s'autodefinì ateniese "Dionigi, membro dell'Areopago", nominato in Atti degli Apostoli (17,22); lì a Michele, Gabriele, Raffaele associa Uriel, Camael, Jophiel e Zadkiel e la gerarchia è distribuita in 9 cori, raggruppati in 3 triadi:
  • Serafini, Cherubini e Troni;
  • Dominazioni, Virtù e Potestà
  • Principati, Arcangeli e Angeli.
Papa Gregorio Magno (540-604), santo e dottore della Chiesa, tra gli Arcangeli considera Michele, Gabriele, Raffaele, Uriel, Simiel, Orifiel, e Zachariel.
In definitiva, però, sul tema degli arcangeli il Catechismo della Chiesa Cattolica di fatto ricorda, indirettamente, un solo arcangelo, identificabile in San Michele, quando sul tema della Parusia, cioè della venuta finale del Cristo, al n° 1001 così recita: "... nell'ultimo giorno (Gv. 6,39-54; 11,24), alla fine del mondo vi sarà la risurrezione dei morti: Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo (1Ts. 4, 16)."
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