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di Alessandro Conti Puorger
 

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IL DRAGO LEVIATANO ED IL BASILISCO
Sono andato a cercare come sia nata l'idea del drago che si trova associato alla figura dell'Arcangelo Michele e che negli scritti dell'A.T. è collegato alla figura del mostro mitico chiamato Leviatano.
Su questa immagine ha avuto di certo influenza il poema del XIV secolo a.C. trovato su tavolette ad Ugarit, città scoperta nel 1929 sul promontorio Ras - Shamra della costa siriana, distrutta nel XIII secolo a. C., sulle cui tavolette si trova "Tu schiaccerai Leviatan, serpente fuggiasco, tu consumerai il serpente tortuoso, il potente dalle sette teste."
Questi per Israele era personificazione del nemico per antonomasia, cioè dei Faraoni e dei loro miti di origine della civiltà egizia connessi al tortuoso Nilo che aveva allora un delta con sette rami, cioè con sette capi.
In effetti la cultura egizia è rimasta per molto tempo nascosta per la perdita dei geroglifici, ma è rientrata di rimbalzo con quanto filtra da greci e romani i cui miti spesso si rifanno a culture più antiche limitrofe egizia o assiro-babilonese, alla stregua che da inglesi ed americani ci tornano parole latine.
Un caso del genere è quello del Basilisco.
Figure d'animali mitici, draghi e mostri alati, che i "bestiari", libri diffusi nel XIII e XIV secolo soprattutto in Francia ed Inghilterra, descrivono assieme agli animali reali, ebbero nel medioevo grande impatto sulle fantasie popolari con riflessi sulla letteratura specie cavalleresca e grande influenza sull'immaginario ebbe in particolare il basilisco, dal greco basileuz "basileus", "re", ritenuto il "re dei serpenti", da cui il nome di "regolo" a vari serpenti.
Questo animale favoloso, il basilisco della Cirenaica, descritto da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) in Naturalis Historia è pensato come un serpente piccolo, che col fiato brucia erbe ed alberelli, spacca le pietre, così velenoso che se colpito da lancia cavallo e cavaliere muoiono per il veleno che percorre l'asta.
Successivamente s'ammantò di particolari (Sant'Isidoro di Siviglia 560-636) e il medioevo concluse che il Basilisco nasce da un uovo sferico di gallo di 7 anni deposto con Sirio ascendente e covato anche per 9 anni da un rospo, ha corpo da gallo che termina in serpente con cresta dentellata a corona, uccide col solo sguardo, ha due nemici mortali donnole (mustela - come le manguste) ed i galli che l'uccidevano col canto, può morire anche se in uno specchio vede il proprio sguardo, ha poteri simili alla Gorgone della mitologia greca, nato dal sangue di Medusa decapitata da Perseo, caduto sulla Libia.
Nel medioevo gli si attribuì tutti i vizi del demonio compresa la lussuria ed ogni conseguenza negativa quale la sifilide che fu detta morbo del basilisco.
Della stessa famiglia del Basilisco è la Coccatice ed i discendenti ideali di questi animali crebbero nell'immaginario fino alle figure di grandi draghi sputanti fuoco e immaginati con ali potenti si trovano in bassorilievi di pietra su portali di chiese a Bitonto, Amiens, Sens, Poitiers ed a Vezelay.
Il sovra portale di Amiens, raffigura Gesù che calpesta un basilisco, in riferimento a un salmo 91,13 di cui poi dirò.

La Vulgata-editio, "edizione per il popolo", traduzione in latino della Bibbia greca dei LXX (Vulgata greca) e dei testi ebraici prodotta all'inizio del V secolo da San Girolamo (347-420), con "basiliscus" traduce in genere il termine ebraico soefa', che nei libri canonici della Bibbia masoretica indica solo un reale serpente anche se molto velenoso come riporta il "Dizionario Ebraico e Caldaico del Vecchio Testamento" di F. Scerbo che per soefa' indica "vipera" e segnala che la Vulgata lo indica quale basilisco.
Fino al Concilio Vaticano II (1962-1965) di fatto la Vulgata ha rappresentato la traduzione ufficiale della Bibbia per la Chiesa cattolica.
Sul criterio seguito nelle traduzioni con stile non retorico alla portata del popolo, che attirò varie accuse, Girolamo stesso affermò: "Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso col senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l'Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l'uno contro l'altro ... Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell'Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele." (Epistulae 57,5 - a Pammachio)
Si dice, peraltro, che Girolamo quando cominciò la sua opera di traduzione non avesse piena conoscenza dell'ebraico e si trasferì a Betlemme per studiarlo.
Essendo Girolamo fondato nella cultura classica fu evidentemente molto colpito dal basilisco descritto da Plinio e lo trasferì nella Vulgata perché intuì che il basilisco della cultura pagana con una parabola mitica dei pagani faceva capire chi era colui di cui parlava la Bibbia, cioè una manifestazione del demonio.
Sant'Agostino (353-424) poi, contemporaneo di San Girolamo, afferma "Rex est serpentium basiliscus - sicut diabolus rex est daemoniorum" (Enarr. in ps. 90), cioè "il basilisco è il re dei serpenti come il diavolo è il re dei demoni".
Con tali due autorevoli dottori della Chiesa gli enciclopedisti cristiani per secoli continuarono e ritennero fosse da credere reale l'esistenza del basilisco.
Dopo la scoperta dell'America fu così chiamato un innocuo lucertilio crestato su testa e dorso del centro-sud america della famiglia degli iguanidi.

Nei libri ebraici della Bibbia i termini e / , cioè "soefa' e sife'oni" si trovano: soefa' in Isaia 14,29 e sife'oni / in Is. 11,8; 59,5, in Ger. 8,17 e Pr. 23, 32.
In effetti i significati grafici dei segni ebraici di quelle parole danno l'idea di un serpente tipo cobra, in quanto "alzatosi con la bocca agisce ", ed anche "con insidia (dal radicale di insidiare ) agisce ".
Sotto l'aspetto dell'allegoria della lotta contro il male i segni di dicono anche "vipera in cui l'angelo sta " e "insidia () col peccato l'esistenza ."
Tutto ciò è coerente con l'idea che i dottori della Chiesa ai tempi della Vulgata avevano attribuito al Basilisco, non per asseverare l'esistenza d'un essere mitico, ma per far capire che era una realtà biblica concreta, infatti, asserisce Agostino d'Ippona "Rex est serpentium basiliscus sicut diabolus rex est daemoniorum" (Enarr. in ps. 90 serm. 2,9).
Ritengo che man mano la verità s'è perduta; infatti, proviamo a cambiare la parola Re con Faraone ed allora chiaramente questo basiliscus altri non è che il cobra ureus che sta sul suo diadema (come ad sulla testa di Thutankhamon) e che come traccia di segnale si riconosce nella lettera ebraica e conferma la visione ebraica biblica di considerare il Faraone realtà incarnata del demonio.
Osserva Plinio "nec flexu multiplici, ut reliquae, corpus inpellit, sed celsus et erectus in medio incedens" cioè "non muoveva il corpo con una serie di volute, ma avanzava stando alto e diritto sulla metà posteriore (Plinio il Vecchio); nella realtà quel serpente avanzava con i piedi del Faraone.
Da questa descrizione sembra perciò che il basilisco sia una rielaborazione fantastica del cobra, chiamato proprio "ureo" in egiziano e "basilisco" in greco.
Per gli egiziani realizzato in oro lo mettono sulla testa delle divinità e quindi anche sul Faraone che è divinizzato.

Riporto i testi di quei versetti prima citati secondo l'attuale traduzione CEI:

Isaia 14,29 - "Non gioire, Filistea tutta, perché s'è spezzata la verga di chi ti percuoteva. Poiché dalle radici del serpe () uscirà una vipera () e il suo frutto sarà un drago alato ( )."
Isaia 11,8 - "Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide (), il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi ()."
Isaia 59,5 - "Dischiudono uova di serpenti velenosi () tessono tele di ragno; chi mangia quelle uova morirà, e dall'uovo schiacciato esce una vipera ()."
Geremia 8,17 - "Ecco io sto per mandarvi serpenti () velenosi () contro i quali non esiste incantesimo ed essi vi morderanno dice il Signore."
Proverbi 23,32 - "... (il vino) finirà col morderti come un serpente () e pungerti come una vipera ()."

Discorso a parte va fatto sul versetto 13 del Salmo 91 il cui testo masoretico è il seguente:



La traduzione CEI è "Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi"
traduce "aspide" e poetoen "vipera".

Mentre per la traduzione di "vipera" è consentita, per "aspide" non lo è, infatti, il suo significato è in modo poetico leone o al limite fiera.
Sant'Agostino nel suo commento a quel Salmo (là indicato come n° 90 in quanto i Salmi 9 e 10 erano un solo) adotta la traduzione della Vulgata che anche per traduce basilisco "super aspidem et basiliscum ambulabis, et conculcabis leonem et draconem".
Forse la CEI riporta vipera al posto di basilisco, per rispettare la tradizione di quel dottore della Chiesa, infatti, poi negli altri casi ove si trova (Gb. 4,10; 10,16; 28,8; Pr. 26,13: Os. 5,14; 13,7) traduce "leone" o "belva" in armonia al significato dei vocabolari ebraici.

Dice Sant'Agostino in quel commento "Camminerai sopra l'aspide e il basilisco e calpesterai il leone e il drago. Sapete chi è il serpente; e sapete in qual modo la Chiesa lo calpesta e non ne è vinta, in quanto sta in guardia contro le sue astuzie. Credo che la vostra Carità conosca anche in qual modo egli sia leone e drago. Il leone aggredisce apertamente, il drago insidia di nascosto. Il diavolo possiede, come questi animali, e la forza e il potere. Quando erano uccisi i martiri, era leone inferocito; quando gli eretici tendono insidie, è drago che striscia. Hai tu vinto il leone? Vinci anche il drago! Non ti ha divorato il leone; non ti inganni il drago. Dimostriamo che era leone quando infuriava apertamente. Pietro, esortando i martiri, dice: Non sapete che il vostro avversario il diavolo vi gira intorno come leone ruggente, cercando chi divorare? Era leone e cercava di divorare agendo con aperta ferocia. In qual modo è drago che tende insidie? Per mezzo degli eretici. ... Il basilisco è il re dei serpenti, come il diavolo è il re dei demoni. E calpesterai il leone e il drago. (S. Agostino dal commento al Salmo 90)
Quindi aldilà della parola usata, il concetto che doveva passare è passato.
Ricordo (Vedi: "Geroglifici nella Bibbia: Gesù primo figlio dell'uomo e non di satana") che è intenso nei Vangeli e nei testi biblici il discorso della lotta tra la stirpe del serpente e la stirpe della donna e quindi del Figlio dell'Uomo.

Torniamo ora al Leviatano che si trova nominato in Giobbe 3,8 e 40,25-32 e 41,1-26 nei Salmi 74,14 e 104,26 e nel Capitolo 27 di Isaia.
Giobbe quando maledice il giorno della sua nascita dice: "La maledicano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare il Leviatano" (Gb. 3,8); questi è un serpente tortuoso (Gb. 26,13) in altri passi è chiamato Raab "Non hai tu (Signore) fatto a pezzi Raab, non hai trafitto il drago?" (Is. 51,9)

In Gb. 40,25-41,26, v'è la descrizione coi particolari della sua potenza:

"Puoi tu pescare il Levitan con l'amo e tener ferma la sua lingua con una corda, ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino?
Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole?
Stipulerà forse con te un'alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre? Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue fanciulle?
Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca, se lo divideranno i commercianti? Crivellerai di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa?
Metti su di lui la mano: al ricordo della lotta, non rimproverai!
Ecco, la tua speranza è fallita, al solo vederlo uno stramazza.
Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo e chi mai potrà star saldo di fronte a lui? Chi mai lo ha assalito e si è salvato? Nessuno sotto tutto il cielo.
Non tacerò la forza delle sue membra: in fatto di forza non ha pari.
Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle e nella sua doppia corazza chi può penetrare? Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
Intorno ai suoi denti è il terrore! Il suo dorso è a lamine di scudi, saldate con stretto suggello; l'una con l'altra si toccano, sì che aria fra di esse non passa: ognuna aderisce alla vicina, sono compatte e non possono separarsi.
Il suo starnuto irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora. Dalla sua bocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco.
Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco.
Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme.
Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre la paura. Le giogaie della sua carne sono ben compatte, sono ben salde su di lui, non si muovono.
Il suo cuore è duro come pietra, duro come la pietra inferiore della macina.
Quando si alza, si spaventano i forti e per il terrore restano smarriti.
La spada che lo raggiunge non vi si infigge, né lancia, né freccia né giavellotto; stima il ferro come paglia, il bronzo come legno tarlato.
Non lo mette in fuga la freccia, in pula si cambian per lui le pietre della fionda. Come stoppia stima una mazza e si fa beffe del vibrare dell'asta.
Al disotto ha cocci acuti e striscia come erpice sul molle terreno.
Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso da unguenti.
Dietro a sé produce una bianca scia e l'abisso appare canuto.
Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura.
Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le fiere più superbe".

Per comprendere di più chi rappresenta il Leviatano è però necessario attingere alla cultura di chi per la tradizione ha scritto i cinque libri della Torah, cioè Mosè.
Con Amenofi IV, XVIII dinastia, che regnò in Egitto per 17 anni a metà del XV secolo a.C., meno mezzo secolo prima di quando nacque Mosè per vari anni ci fu un cambiamento teologico profondo che sovvertì la cosmologia degli dèi egizi.
Si trattò di un'inspiegabile spinta ad un monoteismo in quel politeismo da parte di un Faraone, già principe malaticcio, che preso il potere da tredicenne speculò, o fu fatto speculare, attorno al dio sole Aton.
Questo Faraone cambiò il proprio nome in Ahen-Aton, amico di Aton, divenne iconoclasta nei riguardi degli altri dei, impose al popolo il nuovo culto, con grande odio delle altre classi sacerdotali, specialmente di quella potente del dio Ammone-Ra, che poi evidentemente si vendicò.
Con tutta la corte d'adulatori che assecondavano il suo misticismo il Faraone si ritirò con la moglie Nefertiti in una città nuova costruita appositamente sulla riva orientale del Nilo, circondata da montagne, Akeht-Aton (l'orizzonte-lo splendore di Aton), Tell el-Amarna, e si mise a cantare inni al disco solare dalle molte braccia che portavano l'esistenza.
Certo è che questa spinta improvvisa al monoteismo è strana e fa sospettare influenze d'elementi "devianti" a corte che potrebbero essere state spunto, al cadere di quel regno, per un atteggiamento ostile contro gli ebrei e poi per l'ordine d'ucciderne i neonati maschi di cui parla il libro dell'Esodo.
Resta il fatto che degli inni di Ahen-aton v'è traccia nei Salmi 19-29-65-104.

In egizio il Dio Aton = ITN ha un geroglifico costituito da:

un giunco fiorito = I, T = mezza pagnotta, N = onda d'energia, con determinativo un cerchio d'eternità

= I'TN
Se questo geroglifico ITN si fa precedere dai simboli d'un bastone e d'un serpente , il tutto indica "Dice parole di Aton".
Se si traslittera in ebraico ITN (che si legge da destra a sinistra), si ha , e se si aggiunge davanti il serpente e bastone, tenuto conto che nei segni ebraici il serpente è la e un bastone è la si ha il nome Leviatan , biblico mostro marino che secondo la tradizione ebraica simboleggia Sammaele, personificazione del male che sarà distrutto dal Messia.
In Egizio le lettere di Leviatan si leggono "dice parole di Aton", e chi parla per Athon è il faraone che è il rampollo degli antichi Tiniti; cioè sono le parole dei fondatori delle dinastie egizie.
Una rivoluzione era in atto nel mondo egizio con grandissimi interessi contrastanti e c'era una lotta all'esterno contro Hittiti e Siriani ed all'interno tra le classi sacerdotali e per antiche rivalità tra Basso e Alto Regno.
La classe conservatrice, che tendeva ad una Chiesa-Stato, era la classe sacerdotale del dio Ammon-Ra che incarnava interessi del nord del paese.
Ammon era il dio della forza invisibile che tutto pervade, assumeva forme, ma era "il nascosto"; la sua teca era nella parte più interna dei templi ed in processione era coperta da drappi di protezione, era invocato con un prescritto rituale e solo da certe persone.
Aton, invece aspetto del disco solare del Sole che sorge, era una teologia che nulla teneva nascosto agli sguardi e venne ad aumentare d'importanza già sotto Thutmosis IV, il suo culto fu più intenso sotto Amenofis III in concomitanza col fatto che iniziarono matrimoni tra i Faraoni e principesse del regno dei Mitanni, che comprendeva la Mesopotamia settentrionale, la zona del Padd-Aram, parte occidentale dell'Assiria e la maggior parte si estendeva in sinistra dell'Eufrate.
Là erano dediti a culti indiani degli dei Mitra e Aruna, ma v'era pure la radice, secondo la Bibbia, dell'origine degli ebrei che avevano l'idea del Dio Unico.
I templi erano aperti, spaziosi per adorare Aton in tutto il suo splendore il cui unico elemento antropomorfico erano i raggi rappresentati con mani che portavano il segno del geroglifico vita.


Non è dato di capire se tale rivoluzione sia stata solo volontà del giovane re e se certi circoli n'abbiano voluto rafforzare lo zelo influendo per motivi di potere per soppiantare i sacerdoti beneficiari di Ammon-Ra; l'intento era duplice, portare il culto solare al succo, purificandolo dagli annessi di dèi zoomorfi, nei secoli venutisi ad aggiungere, sia di spodestare i sacerdoti di Ammone accentrando il potere spirituale nelle mani di vicini al faraone.
Circa questa strana circostanza il noto Sigmund Freud ebbe ad osservare: Il credo ebraico, come è noto, recita "Shemà Israel Adonai Elohenu Adonai Ehad". Se la somiglianza del nome dell'egizio Aton alla parola ebraica Adonai e al nome divino siriaco Adonis non è casuale, ma proviene da una vetusta unità di linguaggio e significato, così è stato suggerito di trasformare la formula ebraica: "Ascolta Israele il nostro Dio Aton (Adonai) è l'unico Dio".
V'è poi che in Leviatan c'è anche il nome di Levi il nome del capostipite della tribù sacerdotale ebraica da cui provengono Mosè e Aronne, inoltre la finale TN= in ebraico significa drago e l'immaginazione così può correre ed aprire midrash e racconti mitici attingendo ed arricchendo quelli esistenti.
Ai tempi di Ahenaton alcuni gruppi di ebrei volontari, che in maggior numero risiedevano nel Basso Egitto forse già soggetti a gravi restrizioni, saranno stati pure invitati a costruire la città di Tell-el-Amarna, la nuova capitale, che era molto grande (10 Kmq circa).
In campo architettonico per la necessità di costruire in fretta la nuova capitale, fu esteso l'impiego di mattoni di dimensioni molto più piccole 50x25x22 (in cm) e maneggevoli rispetto ai blocchi di pietra.
Il libro della Genesi evidenzia una differenziazione dei patriarchi degli ebrei dalle popolazioni Cananee e la loro origine ed il loro imparentamento per matrimoni con gli abitanti dell'Alta Mesopotamia sede dei Mitanni.
Tale situazione è parallela a quella storica che si viveva alle corti di Tutmosi IV (1421-1413 a.C.) Amenofis III (1380-1355 a.C.) e poi IV, dei generi di quest'ultimo e di Aie, che avevano sposato principesse dei Mitanni per assicurare al regno d'Egitto un appoggio esterno e l'apertura di un fronte orientale contro gli Hittiti, Siria e Canaan.
Lo stile è completamente rinnovato; tutto molto naif.
Tra gli alti dignitari si trovano uomini nuovi, gente di condizione modesta, elevati e fatti beneficiati dal re, e che vi fossero ebrei è possibile tanto più che questi avevano prosperato come ricorda il Genesi con Giuseppe ebreo vice faraone.
Certo è che se il vecchio regime ripristinato da Horemheb avesse ritenuto che gli ebrei o la casta più nobile di questi fosse stata favorevole od avesse collaborato col precedente regime sarebbe stato possibile che su di loro si scagliasse la vendetta esemplare con nuove oppressioni.
Gli uomini nuovi della corte di Amarna furono destituiti dalle loro cariche ed i templi ebbero risarcimenti.
Il tentativo di procurare al Faraone la sua illimitata autorità d'un tempo, man mano trasferita alla casta sacerdotale, era naufragata e questa tornò sotto l'influenza della gerarchia sacerdotale.
In effetti, il comandante Horemheb fu proclamato Faraone con l'assenso di tale classe col fine di restaurare il vecchio ordine, eliminando ogni traccia delle dottrine atonistiche, con mezzi polizieschi, utilizzando spie e delatori.
Per riorganizzare lo stato gran numero di uomini nuovi, ivi compresi molti giudici, vennero, così estratti dalla classe sacerdotale.
Riporto in parallelo un brano dell'inno al sole d'Achenaton col Salmo 104.

Inno ad Aton

Salmo 104, 24-29

Quanto numerose sono le tue opere...
Tu hai creato la terra secondo il tuo cuore quando tu eri solo: gli uomini, tutto il bestiame...
I paesi stranieri, la Siria e Kus, la terra d'Egitto; sei tu che dai a ciascuno il suo posto, tu provvedi ai suoi bisogni...
Tu hai fatto il Nilo in questo basso mondo, tu lo mantieni come desideri, per mantener vive le genti.
Quanto sono eccellenti i tuoi disegni, o Signore dell'Eternità.
Vi è un Nilo nel cielo per gli stranieri e per il bestiame di ogni paese. (vedi: Salmo 65,10)
Quanto sono grandi, Signore le tue opere.
Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. Ecco il mare spazioso e vasto: li guizzano senza numero animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi, il Leviatan che hai plasmato perché in esso si diverta.
Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, Tu apri la mano, si saziano di beni.

Proprio nel Salmo 104, che si può accostare ad un inno al sole-Aton, esce la parola Leviatan che all'interno contiene la parola Athon e che in egiziano, come abbiamo visto, vuol dire "Dice parole di Athon".

Nella Bibbia ebraica il Leviatan è citato con il suo nome altre 4 volte; precisamente: Is. 27,1- Salmo 74,14 - Gb. 3,8 e 40,25.
Il Nilo, personificazione d'Egitto, era tortuoso e col delta formato da 7 capi d'acqua si gettava in mare ed i nomi romani delle 7 foci o bocche allora esistenti tratti da una carta antica sono:
  • Le occidentali: Canobicum, Bolbitinum, Sebennyticum (dalla città di Sebennytos);
  • La centrale: Pthatniticum (dal dio Ptah );
  • Le orientali: Mendesium (dalla città di Mendes), Taniticum (dalla città di Tanis), Pelusiacum.
Dal parallelo visto è evidente l'accostamento tra il Leviatan e il Nilo ed al versetto Is. 27,1, la Bibbia di Gerusalemme, in nota cita il già accennato poemetto di Ras-Shamra (secolo XIV a.C., proprio dei tempi in questione): " Tu schiaccerai Leviatan, serpente fuggiasco, tu consumerai il serpente tortuoso, il potente dalle 7 teste" e così è evidente chi personifica il Leviatano.
Ora nel Salmo104 il Leviatan non è trattato tanto male ed è visto in forma benevola (come appunto era i Nilo nell'inno ad Aton) quale annunciatore "dice parole del sole ITN aton" della divinità, mentre negli altri riferimenti biblici, assume l'aspetto dell'oppositore e della promanazione del male, come se ci fosse stata un'inversione di tendenza, una correzione di rotta; la classe sacerdotale Levi e Leviatan, forse alle origini non erano tanto in disaccordo!
Ci fu come un ribaltamento di fronte, un evento che tramutò in una chiara opposizione ciò che prima era quasi amicizia od un rapporto di reciproco vantaggio: "In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, lunga e forte, il Leviatan serpente guizzante, il Leviatan serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare" (Is. 27,1); era cambiato l'atteggiamento nei riguardi della nuova dinastia di faraoni.
Ecco che appare "il serpente tortuoso", "il serpente antico" con cui è raffigurato il nemico, l'oppositore, incarnato nel Faraone, dei Tiniti promanazione, ma ci fu un tempo, pur senza contare Amenofi IV, quando Levi fu amico della casa del faraone regnante, al tempo di Giuseppe.
Poi Leviatan fu indifferente, indi, dopo Amenofi IV fu "oppositore", in senso fisico e ciò fu trasferito anche nel piano teologico, perché i faraoni si facevano adorare e si dichiaravano dèi nascondendo al popolo il vero unico Dio.
Nel Salmo 74 il Leviatan riceve una grave sconfitta all'atto dell'uscita degli ebrei dall'Egitto, infatti: "Tu con potenza hai diviso il mare, hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque. Al Leviatan hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini." (Sal. 74,13-14)
Il passaggio del Mar Rosso segna l'inizio di una vittoria dopo evidenti gravi sconfitte e sofferenze.
Le parole ebraiche usate nel Salmo 74 ai versetti sopracitati per designare ciò che è tradotto in italiano con i draghi e mostri marini sono:
  • draghi, tanninim (in Isaia 27,1 al singolare "tannin");
  • mostri, "tittenonnù".
Evidente è l'assonanza con i Tiniti.
Il Nilo è in pratica la spina dorsale dell'Egitto e rappresenta i suoi dèi, il ramo centrale del delta indica proprio il progenitore Ptah e gli altri sbocchi, per l'assonanza dei nomi, il dio Nun ed in definitiva i primi Faraoni detti i Tiniti.
Alcuni punti che sembrano più mitici nel libro della Genesi vanno riletti, perciò, col pensiero che c'è anche una volontà d'evidenziare la totale opposizione della creazione di concezione ebraica monoteista nei riguardi dei miti della concezione Egiziana, contrastando ogni punto a partire dagli inizi.
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