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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
L'ARCANGELO MICHELE
LOTTA CON BASILISCO E LEVIATANO

di Alessandro Conti Puorger
 

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CHI È L'ARCANGELO MICHELE?
Nel presentare "Il cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta" ho accennato ad una esegesi di tipo allegorica della Sacra Scrittura del tutto fuori dalla tradizione rabbinica da parte del filosofo Filone il Giudeo che nato ad Alessandria nel 20 a.C., di formazione greca e di filosofia ellenistica, un Platonico, conobbe bene la Sacra Scrittura però nella traduzione dei Settanta, considerato, ma solo nel giudaismo ellenistico testo ispirato come l'originale ebraico.
Questo tipo d'esegesi per contro non ebbe riconoscimenti da parte dei famosi contemporanei giudei cultori della parola Hillel, Shammay e Gamaliele, ma in qualche, modo anche per la terminologia del suo pensiero specie nella dottrina del Logos se ne trovano riflessi negli scritti di Paolo, nel prologo del Vangelo di Giovanni, nella lettera agli Ebrei ed echi in Clemente di Alessandria ed Origene.
Filone formulò l'ipotesi che la Parola di Dio fosse l'angelo di Jahwéh (Gen. 16,7; Es. 23,20; Gd. 6,22-23 e 13,18-22; Zac. 1,11; Mal. 3,1)
Le manifestazioni dell'angelo di Iahwèh sono molteplici e non è chiaro se sia solo terminologia od una realtà particolare in quanto per alcune tradizioni ebraiche l'angelo di Jahwèh sarebbe stato Iahoel, superiore all'arcangelo Michele, distinto da Dio, dotato di poteri divini e portante su di sé il nome di Iahwè-El (Vedi: Apocrifo Apocalisse di Abramo, Capitolo X).
Il cristianesimo, col dogma trinitario suggerisce che la seconda persona, il Figlio, uguale, distinto e coeterno al Padre per la natura divina e con natura fisica umana dall'incarnazione in Gesù di Nazareth, avendo creato tutto ciò che esiste, s'è manifestato in varie occasioni nelle vicende dell'A.T. o direttamente o tramite un angelo a cui era dato volta per volta un mandato pieno.
Alcuni padri della chiesa, peraltro, già nei primi secoli, erano convinti, che nessuno avesse visto Dio Padre, ma che l'Angelo di Iahwè manifestatosi ai patriarchi ed ai profeti fosse il Figlio, cioè la Parola di Dio (ved. Giustino-Dialogo con Trifone, LX; Ireneo-Contro le Eresie IV, 20, 7; Tertulliano-Contro Prassea, XV-XVI; Teofilo-Ad Autolico II, 22; Novaziano-La Trinità, XVIII-XX; Ilario-La Trinità, IV, 23-25).
Si dice che Erma autore del II secolo d.C d'uno scritto d'ambiente romano (forse con successivi apporti) identificasse Michele col Cristo preincarnato.
Al riguardo, ad es. J. N. D. Kelly in Volume I, "Angelo", p. 226. ha notato che in numerosi passaggi di Erma si legge "di un angelo superiore ai sei angeli che formano il concilio interno di Dio, e che è regolarmente descritto come il più venerabile, santo e glorioso. A questo angelo viene dato il nome Michele; ed è difficile non pensare che Erma non vedesse in lui il Figlio di Dio equiparandolo all'arcangelo Michele".
Dal seguente passo dell'VIII similitudine contenuta nel libro delle visioni del "Pastore" d'Erma (5 visioni cui seguono 12 precetti e 10 allegorie) ciò non traspare in quanto il Figlio di Dio e l'Arcangelo Michele sono trattati come entità separate:

"Gli dico: Signore spiegami che cosa è questo albero. Su di esso sono perplesso perché, dopo il taglio di tali rami, l'albero è integro e nulla appare da esso tagliato. Per questo sono esitante. Ascolta, mi dice, questo grande albero che copre piani e monti e tutta la terra è la legge di Dio data a tutto il mondo. Questa legge è il Figlio di Dio che fu annunziato sino ai confini della terra. I popoli che sono sotto l'ombra sono quelli che hanno ascoltato la predicazione e creduto in Lui. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha il potere su questo popolo e lo governa. Egli pone la legge nel cuore dei credenti e scruta se quelli cui la diede l'hanno osservata." (LXIX,1)
Nella tradizione ebraica è poi ben radicato il pensiero d'un intervento diretto del Signore nella liberazione dall'Egitto, considerato il concepimento d'Israele, in quanto il Seder, cioè il testo dell'ordinamento del rito con cui si celebra il memoriale di quella notte, così dice: "...Ed il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio disteso, con grande terrore, con segni e miracoli. Ed il Signore ci fece uscire dall'Egitto non mandando un angelo, non mandando un Serafino, non mandando un incaricato, bensì provvide direttamente nella Sua gloria il Santo, Benedetto Egli sia. Come ci dice la Torah: Io attraverserò le terre d'Egitto quella notte; Io ucciderò ogni primogenito degli egiziani, uomo o bestia, Io farò giustizia degli dèi degli egiziani. Io sono il Signore, Io attraverserò la terra d'Egitto. Io e non un angelo..."

Ciò trova conferma in Deut 4,34.36-38: "O ha mai tentato un Dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? ... Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza, per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto è oggi."

L'identificazione dell'Arcangelo Michele con la Parola di Dio non è quindi propria delle tradizioni cristiana e giudaica, ma è nei pensieri di sette giudaico-cristiane che filtrarono più tardi in Chiese dell'Asia minore, i Pauliciani nel VII secolo d.C. e nel IX-X secolo d.C. tra gli slavi con i Bogomili che asserivano che Dio Padre aveva forme umane, ma un corpo umano e che tra i figli di Dio c'era anche Satanel (o Azazel), che sedeva alla destra di Dio, e Michele che inviò come il logos che poi divenne Gesù Cristo.

Attualmente gli avventisti ed i testimoni di Geova identificano Gesù Cristo con l'arcangelo Michele e "Chi è come Dio?" sarebbe uno dei titoli applicati alla seconda persona della Trinità, il Cristo, che sia stato la prima creatura di Dio, conosciuta come Michele Arcangelo già prima di venire sulla terra.
Questi ultimi tra l'altro a loro sostegno portano l'attenzione su come i LXX traducono l'assodata profezia Messianica per giudei e cristiani in Isaia 9,5 "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio ... Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace" secondo la traduzione CEI.
Sostengono però che "Consigliere " secondo i LXX sarebbe "Angelo del gran consiglio", ma se si torna al testo biblico ebraico originario non vi è la parola angelo, ma "proprio e soltanto "meraviglioso consigliere".
La Bibbia di Gerusalemme alla nota di Isaia 9,5 osserva: "Questi titoli sono paragonabili al protocollo che si componeva per il faraone al momento della sua incoronazione. Il figlio di stirpe regale avrà la saggezza di Salomone, la valentia e la pietà di Davide, la grande virtù di Mosè e dei patriarchi. La liturgia cristiana, che si esprime nella liturgia di Natale, dando questi titoli al Cristo mostra che egli è il vero Emmanuele."
Questa profezia dell'Emmanuele "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" si trova in Is. 7,14 ed è richiamata in Mt. 1,23 e in Michea 5,2.
La profezia, invece, del "Consigliere ammirabile" del Capitolo 9 di Isaia, è aperta dall'ultimo versetto, il 23 del Capitolo 8.
Proprio tale versetto col primo del Capitolo 9 "... poiché non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia. In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is. 8,23-9,1) sono richiamati nel Vangelo di Matteo al Capitolo 4,13-16, come a dire, leggetevi tutta quella profezia di Isaia e guardate come si sta attuando.
Questa, infatti, nel Vangelo di Matteo serve da esordio alla missione di Gesù, in quanto: "Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino." (Mt. 4,17)
Al proposito, ricordo la questione presentata in "Vangeli, profezie attuate dal Cristo", ove ho esposto come gli evangelisti hanno lasciato tracce per i cultori della parola del tempo d'aver colto nell'A.T. non solo le profezie esplicite, ma anche quelle criptate, anche se la lingua usata, il greco non lo consentiva a pieno.
Ho presentato, infatti, che ho verificato in campo, cioè nei Vangeli, che gli evangelisti, per le profezie implicite ottenibili per decriptazione hanno superato l'ostacolo della lingua usata, citando a premessa molti versetti dei testi canonici dell'A.T. da cui attingere le parole e le lettere esatte ebraiche per decriptarle, si che dopo, i fatti raccontati, in pratica erano la dimostrazione dell'attuarsi di quella profezia ed il decriptato di quei due versetti di Isaia 8,23-9,1 fornisce evidente ulteriore prova di quanto là asserito. Il relativo testo è esplicito:

"Così fu che al serpente antico, che i viventi portò ad insuperbire, l'Unigenito un fuoco dall'alto recò. Giù, versato con potenza nel mondo, da dentro si vide dal Crocifisso uscire alla vista il fuoco, portato energico in campo per arrostirlo in terra, per colpire a casa il serpente. E gli apostoli, dell'Unigenito messaggeri al mondo, inviati per lottare, furono portati ad uscire. Dall'Unigenito con ardore uscì così da dentro l'amore delicato per il mondo. Fu la Madre dagli Ebrei ad uscire, scesero gli apostoli dalla Galilea, uscì tra i gentili la Madre.
(È la Madre degli Ebrei e dei gentili)
Nel mondo videro la Madre uscire. Uscì del Potente la rettitudine per stare tra i viventi. Dentro nascondeva un fuoco l'agnello. L'Unico portò alla luce la gloria che era accesa dentro. Fu in terra a scendere per il serpente la morte. Iniziò a portarsi il corpo degli apostoli in cammino. Uscì dall'innalzato quella che gli era nel mondo Madre."

In Appendice riporto l'intera decriptazione della profezia d'Isaia 8,23-9,6.

Tornando al tema di partenza la lettera agli Ebrei, attribuita a San Paolo dalla tradizione, al Cap 1 così tratta della Parola di Dio e di Michele:

"Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio. Mentre degli angeli dice: Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco, del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e: Scettro giusto è lo scettro del tuo regno; hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni. E ancora: ... A quale degli angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?"

Nella tradizione ebraica gli angeli portano a Dio le preghiere degli uomini, ma è vietato adorarli mentre qui è chiaro che angelo non è, ma è Dio per l'autore della Lettera agli Ebrei in quanto: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio."
In definitiva per fare dei paragoni umani il Figlio è il Re e l'Arcangelo Michele è il generale delle milizie celesti.

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