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DALLE LETTERE EBRAICHE BALBETTII SU DIO
di Alessandro Conti Puorger

INTRODUZIONE
Provo a sondare l'idea di Dio non con metodi filosofici, ontologici, metafisici e/o teologici, col potente strumento della lettura delle parole importanti ricavate da alcuni versetti fondamentali dell'Antico Testamento con i significati grafici delle lettere ebraiche in linea coi criteri che porto avanti, trasformando da tesi a fatto compiuto quanto relativo all'idea da me espressa in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".
Negli scritti ebraici dell'A.T. non solo conta ogni parola, ma ogni lettera; infatti, queste con la loro espressiva e voluta grafica evocano precise immagini e leggerò parole e versetti secondo i significati e le regole, sempre da me rispettati, inseriti in "Parlano le lettere".
Ne nascono idee, conferme e sviluppi interessanti perché in quelle parole con la lettura dei segni si svela il seme, in cui tutto è già perfetto, da cui poi s'è sviluppato l'albero delle Sacre Scritture, infatti, quella forma di lettura, che comporta di vedere ogni parola come un rebus, cioè una strip di immagini, tante quante sono le lettere da vedere nel loro ordine e correttamente da interpretare, è capace di denudare l'essenza facendo esplodere tutta una sfaccettatura di concetti latenti e connessi nei testi e fanno apparire un testo sottostante o di secondo livello.
Ognuno di quelle lettere va dunque interpretato secondo il detto "Voltali e rivoltali perché in loro è tutto" (Pirkè Avot) ritengo, infatti, che le immagini di quelle parole semplici dell'ebraico antico, sedimentate per la meditazione da parte di spiritualisti ebrei del passato, sono state capaci di provocare approfondimenti, considerazioni, collegamenti, racconti, accrescimenti e sviluppi che hanno portato alla formazione dei testi biblici.
Il metodo che propongo è spontaneo ed è il classico uovo di Colombo che riporta alla luce un criterio antico dimenticato col dilagante uso di testi dell'A.T. "tradotti" in greco, in latino e poi nelle altre lingue moderne.

LA CONOSCENZA DELL'UNICO
Nel "decalogo" (Es. 20,3 e Deut. 5,7) si legge: "Non avrai altri dèi di fronte a me", alla lettera "Non sarà per te altro Dio di fronte a me".



Il termine 'Elohim definito dalla tradizione Eloista con Dio, o dèi, è un plurale, "Le Potenze", entità soprannaturale, trascendente (in latino "deus" da "divus, dium, dies" dal sanscrito "dèvas" splendente, sottinteso nel cielo, quindi giorno da cui in greco Jovis - Zeus. Il singolare, cioè il bi-letterale 'El è il nome di un divinità Cananea).

Le lettere = "uno, origine, primo" e = "potente" (testa d'un Faraone con ureo=serpente) propongono per quel bi-letterale "il primo per potenza ", il più potente dell'ambito o del collettivo considerato; onde è più potente di tutti i potenti, cioè "primo per potenza nel mondo ove sono i viventi ".

Una traduzione possibile di quel versetto allora con le lettere è:

"Non vi saranno per te altri primi per potenza nel mondo ove sono i viventi al disopra della mia persona ".

Nel testo dell'A.T. le sporadiche profezie d'avvento e missione del Messia, passando dalle lettere esplodono in tutta la loro tensione ed evidenza come ho dato ampia dimostrazione e nel prosieguo darò volta per volta piccoli assaggi.
Se, infatti, si spezzala parola "mia persona " essendo = "Verbo, volto, faccia" e = "inviare, energia" e = "essere, forza", si ricava "Verbo che inviato sarà", perciò quel versetto si allarga ancora in: "Non vi saranno per te altri primi per potenza nel mondo ove sono i viventi al disopra del Verbo che inviato sarà".

Una conferma sul concetto d'essere 'Elohim insieme di potenze prime per origine di tempo e graduatoria dei valori, è nel libro d'Isaia: "Io sono il primo e io l'ultimo; fuori di me non vi sono dèi 'Elohim" (Is. 44,6), cioè "...senza di me non vi sono potenze" e con soggetto il Messia verifico la lettura per lettere:



"L'Unigenito inviato sarà nel corpo d'una donna () . Si porterà dagli angeli e ad incontrare () ; sarà i fratelli a saziare () d'energia . In un vivente ad abitare la potenza dell'Eterno sarà . In un primogenito sarà inviata la divinità nel mondo per stare tra i viventi ."

Il risultato tutto di seguito è veramente interessante e sintetico.

"L'Unigenito inviato sarà nel corpo d'una donna.
Si porterà dagli angeli e ad incontrare; sarà i fratelli a saziare d'energia.
In un vivente ad abitare la potenza dell'Eterno sarà.
In un primogenito sarà inviata la divinità nel mondo per stare tra i viventi.
"

Il libro dell'Apocalisse raccoglie l'idea che il Primo e l'Ultimo è il Cristo:
  • "...egli... mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo" (1,17b);
  • "...Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita" (2,8);
  • "Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine (22,13).
L'autore dell'Apocalisse in Io sono il Primo e l'Ultimo, ha letto quella profezia e sancisce che la profezia s'è avverata: "L'Unigenito inviato sarà nel corpo di una donna. Si porterà dagli angeli e ad incontrare sarà i fratelli per saziarli d'energia".
Sono il primo e l'ultimo, tutto inizia e finisce e non vede il mio inizio e la mia fine, io duro e il resto no, quindi io sono l'unico eterno, cioè unica causalità originaria, unico ed incomparabile, "Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio... non esiste dio fuori di me. Io sono il Signore e non v'è alcun altro." (Is. 45,5.6)

In altri libri dell'Antico Testamento si trova che il mutamento è solo nell'uomo:
  • "Io sono il Signore e non cambio" (Mal. 3,6);
  • "In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come abito tu li muterai e passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine." (Sal. 102,26-28)
L'ebraismo nell'esilio in Persia si trasformò in giudaismo lottò con la teologia zooroastrica dei due regni, tenebre e luce, bene e male e restò monoteismo puro; infatti il deutero-Isaia (45,7), precisa:
  • "Io formo la luce
  • e creo le tenebre,
  • faccio il bene
  • e provoco la sciagura
  • io, il Signore, compio tutto questo".
Inequivocabilmente lì invece di bene è usato pace, dal radicale "essere compiuto", è Lui, quindi, che porta ad essere perfetto, "autore della pace" e riecheggia "Consigliere ammirabile, Padre per sempre, Principe della pace." (Is. 9,5b)
Nella parola ebraica "pace" c'è pure il concetto di "trarre fuori", perciò di "salvare", perciò nel dire "Dio fa il bene " è dire che a "trarre fuori () porta la vita " e c'è anche la promessa che a "per trarre fuori () si porterà i viventi ".

Dal radicale crea viene il participio "creatore "; di che è creatore?

Di , il "male" e delle tenebre !?

Pur se adusi all'idea di creazione dal nulla, per l'esistere d'un essere totalizzante, Dio, di fatto, il nulla, non esiste; le due lettere di Dio in ebraico indicano, infatti, pure la negazione - il no - che si scrivere sia che .

Per quel biletterale che significa "male" e "cattivo" le lettere dicono = "testa (mente), corpo"; = "sentire, vedere, agire", perciò s'ottiene anche "mente che sente " cioè, Dio accende la mente, perciò "Dio crea con la conoscenza".

La conoscenza non è male, ma in ebraico per lettere è vicina al male ; errore, non solo di trascrizione, si fa cambiando conoscenza in ricerca del male.
Dio così ci crea con la conoscenza, quindi, col fare esperienza.
Tutto il nostro vivere è perciò creazione continua, e siamo spettatori e attori dell'esistenza, creati dal nulla attratti alla/dalla luce, si può uscire da un labirinto.
Nell'universo tra forze d'una d'enormità inimmaginabile e non tutte note in un involucro d'una fragilità totale inizia la coscienza di una vita, le probabilità per cui non dovrebbe esistere non sono misurabili.
Questo essere che più di tanto non può capire ha in sé un sigillo di vita, unica garanzia certa d'amore assoluto, realtà impossibile che s'è realizzata garanzia di altre realtà che non puoi immaginare e allora prende atto e questa è l'idea che "è stata portata giù nella mente l'unica che porta nella testa ", la luce ", cioè "Io formo la luce ".
Mentre Dio è assoluta e piena conoscenza di tutto il nulla è la nostra situazione di partenza, chiamati a inserirci nell'ignota realtà uscendo dalla non conoscenza; abbiamo si una visione frammentaria, ma dentro si ha quanto serve da guida per la ricerca, uno speciale filo d'Arianna.

Per si considera una derivazione da un e un "essere forte".
  • è preposizione, "a", verso, presso, contro (Gen. 4,8), a causa (2 Sam. 2,24);
  • è nome, "Dio", "il potente" e "potere, facoltà" (es. potere della mano Pr. 3.27);
  • è pronome, "questi" - verbo, "giurare, maledire" - sostantivo, "giuramento, maledizione", "quercia" (sotto vi si fa il patto).
Approfondisco il concetto del "nulla", con le lettere ebraiche:
  • si trova in forma di particella negativa, come "né";
  • come "il nulla" (Giobbe 24,25) è sostantivo (nulla, vanità, come visto in Sal 96,5 // 1Cr 16,26) = ;
Nella nulla o v'è il termine che vuol dire notte.
C'è l'interessante versetto che vado ad analizzare: "Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla , ma il Signore ha fatto i cieli" (Sal. 96,5 // 1Cr. 16,26)



Una decriptazione fornisce:

"Così sarà nella prigione del serpente l'Essere , agirà da vivente stando tra i viventi. L'Unico di notte sarà tra i viventi a portarsi, sarà nel mondo a recare ad uscire un'illuminazione. Da madre sarà dal seno () alla luce ad uscire."

Per l'autore del Genesi le tenebre paiono preesistenti alla luce,"Dio disse sia la luce! E la luce fu" e squarciò "le tenebre che ricoprivano l'abisso" (Gen. 1,2). Con la Parola, il Verbo formò la luce è 'awor e visto che le lettere = "uno" - = "portare, bastone" - = "corpo, testa/mente"; una lettura possibile di tali lettere è: "L'Uno/Unico si porta nella mente", infatti, se l'idea di Dio Unico entra nella mente è per l'uomo inizio di nuova creazione.
La parola tenebre in ebraico è "cheshoek" (shin ) con le = "stringere, chiudere, nascondere" - = "fuoco, fiamma"... = "coppa, mano/vaso a coppa, liscio, retto" calza il predicato "nascondere il fuoco in una coppa ", come se vi fosse uno, qualcosa, un'intenzione onde la luce, che potrebbe invadere tutto, non può esplicarsi appieno, ma è trattenuta, nascosta (C'è un radicale con s'in con puntino sopra la fiamma sinistra anziché destra - che indica "trattenere, rifiutare").
Ciò fa venire a mente il detto del Vangelo "Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché quanti entrano vedano la luce." (Lc. 11,33 // Mc. 4,21 e Mt. 5,15)

La notte è espressione delle tenebre, infatti, "Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte..." (Gen. 1,4); cosa c'era prima della creazione? Il nulla ?
C'era "prima la notte ", in ebraico lil ossia le tenebre e la notte cosa è? È "Uno potente ; è un serpente " e ciò ha avuto peso e per accrescimento ha portato al racconto midrashico del Cap.1 del Genesi.
Nell'immaginario ebraico la notte ha assunto aspetto demoniaco, la famosa Lilit, la regina della notte, sposa di Sammaele signore delle forze del male, cioè del mondo dei demoni, l'altra parte o in ebraico il Sitra Achra.
Il credo della Kabbala è che il Sitra Achra non possieda energia propria, ma che dipenda dalla luce divina per la sua attività; ritengo ciò legato alle lettere; l'altra parte è il nulla , in cui, comunque, ci sono le lettere di Dio , è la notte , le tenebre, è il serpente e non a caso in Sammaele, capo della Sitra Achra, c'è il nome Sam e Dio 'al ; forse quel Dio è da leggere in negativo, cioè "Nome negativo " ed allora "il negativo è il serpente ", "lo brucerà vivo Dio ".
Dice san Paolo evidentemente collegandosi a ragionamenti di questo tipo "Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro, voi tutti, infatti, siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre." (1 Tes. 5,4s)

Seguendo le lettere della parola si ha:
  • "Prima potenza che aprì l'esistenza della vita ".
  • "Dio esce sul mare " ricorda "Lo Spirito aleggiava sulle acque" (Gen. 1,1).
  • "Dio che aprì il mare " con riferimento alla storia d'origine d'Israele e all'uscita dall'Egitto con l'apertura del Mar Rosso.
  • "Dio nel mondo è vivente "; porta all'idea d'incarnazione.
Dio è l'esistente assoluto, mentre noi siamo e non siamo ancora e conosciamo, qualcosa e a malapena; ciò che non conosciamo è non esistenza, l'opposto di Dio, che non può sussistere e quindi è male, il non essere che non può coesistere con Dio, è può esistere solo con noi.
Dio crea, porta all'esistenza, fa uscire dalla non esistere, dall'ignoranza, dal male che risulta "l'attrito" dell'essere all'uscire dalla non esistenza, lo sforzo del parto ed, esperienza comune, è che ha un tempo, cioè una durata poi si nasce, s'arrivare alla conoscenza totale, "faccia a faccia" con Dio.
Ciò detto il prosieguo di quel "Io formo la luce e creo le tenebre" di Is. 45,7 potrebbe essere pensato "Io il Signore formo l'essere compiuto e creo una mente che sente" capace di portare alla perfezione l'esistenza, uscire dal nulla, dal disordine; così il male è visto come quanto manca all'esistenza.

Tra Dio unico immutabile e che provoca variazioni dell'essere sensibile occorre considerare intermediario che unifichi, percepibile nel sensoriale che s'interessi di creare uguale e distinto dal primo, che compie la volontà del Dio immutabile, mischiato col tempo, il Logos, idea sviluppata da Filone d'Alessandria (20 a.C. - 50 d.C.) che trovò eco nel Vangelo di Giovanni (Capitolo 1).
La conoscenza completa di Dio, peraltro, essendo Dio unico, non è possibile, perché se lo si conoscesse perfettamente si sarebbe Lui e ciò che si può conoscere di Lui viene solo dal Figlio, il Logos, che si è fatto carne perché per gli uomini tutto deve passare per il sentire dai terminali fisici per il monitoraggio della realtà di cui sono stati dotati.

San Giovanni della Croce (Salita al Monte Carmelo da 2,22) considera: BR>
"...ora che la fede è fondata in Cristo e la legge evangelica è promulgata in questa era di grazia non c'è più motivo d'interrogare Dio come prima perché parli o risponda come faceva allora. Avendoci, infatti, donato suo Figlio, che è l'unica sua Parola, egli non ha altra parola da darci. Ci ha detto tutto in una volta e una volta per sempre in questa sola Parola, e non ha altro da aggiungere. Questo è il significato di quel testo, in cui san Paolo cerca d'indurre gli ebrei ad abbandonare le antiche pratiche e i modi di comportarsi con Dio consentiti dalla legge di Mosè, per fissare gli occhi solo su Cristo... 'Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio'." (Eb. 1,1-2)

"...Dio ora tace: non ha altro da dire, perché ciò che aveva detto in parte mediante i profeti, l'ha ora rivelato completamente nel suo Figlio, e ci ha donato così il Tutto, che è suo Figlio... Cosa ti potrei rispondere o rivelare di più? Fissa il tuo sguardo unicamente su di lui, perché in lui ti ho detto e rivelato tutto e troverai in lui anche più di ciò che chiedi e desideri... Il giorno in cui, sul monte Tabor, scesi su di lui con il mio Spirito, ho detto... 'Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo'." (Mt. 17,5)

Il nulla esiste per le esistenze come le nostre che deducono d'avere un inizio.
Ha però senso chiedersi il perché Dio crei; è come se avesse un desiderio?
Dio certamente crea per amore che comporta altri esseri liberi questo desiderio implica altri che liberamente possano partecipare della sua vita e soddisfare quel desiderio che è di trovare chi accetti il regalo del suo essere.
L'uomo in un certo modo è quel desiderio di Dio; il nulla che riteniamo esista, è quanto manca all'attuazione del desiderio di Dio nel presente - eternità.
Dio, così, principio d'ogni cosa, forma anche un essere spirituale e materiale dotato di propria liberta che nel tempo tende al prototipo che per il cristianesimo è il Figlio non creato, l'Unigenito che ha avuto il desiderio d'essere uomo, da una donna, madre dei nati della nuova creazione, che nella libertà disse sì.

Dal primo versetto del Genesi "In principio Dio creò ( barà) il cielo e la terra" (Gen. 1,1) la creazione pare opera di Dio dal nulla, ma allora andando a fondo è esplicazione d'un desiderio che s'estrinseca per un uomo che capti in modo integrale l'esistenza, perché per Lui creare è "Da dentro la mente/testa l'origina " e crea attraverso "il Figlio Unigenito ", Lui è il "creatore " e "dentro si portò in un corpo l'Unigenito ."

La preghiera quotidiana ebraica proclama "...col suo bene egli rinnova costantemente ogni giorno l'opera dell'inizio", provoca il rinnovamento continuo del mondo "chiddush tamid ha 'olam", e tale rinnovamento è la creazione, e il creato va, infatti, in continutà rinnovato visto che non ha in sé la Sapienza creatrice, infatti, questa "sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in sé stessa, tutto rinnova" (Sap. 7,27) pure lo spirito dell'uomo "...se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno." (2 Cor. 4,17)
Ne consegue che la rivelazione è prosecuzione della creazione, fa crescere l'assieme spirituale e razionale dell'uomo e tutti gli atti creativi della rivelazione sono eterni e contemporanei per ogni uomo.

Dice la Torah: "Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita. Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore..." (Deut. 5,2-5), versetti importanti ove si sottolinea l'alleanza totalizzante del Signore che di più non si può: faccia a faccia.
La parola alleanza del Signore infatti, meditata con i criteri visti porta a tante idee a base di profezie cristologiche.

Il Signore:
  • "Dentro al corpo sarà alla fine ", s'incarnerà;
  • "Dentro al corpo sarà in croce "; sarà crocifisso;
  • "Il Figlio sarà crocifisso " in aramaico = figlio;
  • "Chiara sarà l'indicazione ", sul Tabor nella Trasfigurazione;
  • "Da dentro irrigherà in croce ", dal costato esce sangue ed acqua;
  • "Mangiato () sarà da tutti ", la nuova alleanza;
  • "Cibo () per tutti ", eucaristia.
Di quei versetti, che sono importanti anche per la decriptazione - ove le ripetizioni sono segnali - fornisco la decriptazione fatta col solito criterio, ma per brevità senza dimostrazione.

Deut. 5,2-5 - Il Signore Dio nel mondo fu ad abitare. Con la rettitudine in un corpo scelse di agire. Alla madre che da frutto nel corpo le sarebbe stato indicò. Elesse una casa/famiglia. Il Potente Unigenito venne da primogenito nella casa scelta. Era la casa, ove si portava, retta. In un corpo finalmente il Signore venne per l'alleanza. Al mondo con questi venne la rettitudine nell'esistenza. Dell'Unico finiva il rifiuto, inviava la grazia,. Portava Dio al mondo ad uscire il Verbo. Nel mondo entrò un giorno dentro nel cammino. Vi si portò a vivere per stare con i viventi. In una persona fu a vivere in una casa il Verbo. Un angelo fu della madre in mano. Da cibo si portava per il mondo. Videro i viventi un retto vivente, dentro su un monte i viventi a crocifiggere portarono. Per la rettitudine uscì da primo risorto. L'Unigenito che ucciso fu risorse. A casa rifù dagli apostoli il Signore che dentro stavano tra i lamenti con la retta madre. Dentro videro il Crocifisso rientrare. Lui potente rientrò camminando, era libero. La rettitudine della vita gli venne in aiuto dentro nel corpo al Signore..."

Piena rivelazione ci sarebbe stata perciò quando Dio si fosse fatto uomo.
Gli atti creativi e salvifici di Dio portano a dimensione eterna e l'uomo se li coglie esce dal tempo e sfora nella dimensione di Dio.
Si tratta cioè di cogliere il Kairos (Kairos) che in greco significa "momento giusto/opportuno" o "tempo di Dio" pensando che non è detto vi possa essere altra occasione: "Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore..." (Sal. 95,8)
All'atto pratico per il cristiano il Kerigma, annuncio della morte e risurrezione di Cristo, o un'eucaristia recano alla contemporanea dei fatti, quindi, ad una realtà ove essere non solo passivi, ma attori davanti al Signore presente sulla croce, alla risurrezione dal sepolcro o all'ultima cena. (Il Canone in latino ad esempio dice "Prese questo glorioso calice"... non un altro, proprio quello che consacrato, da cui berremo.)

I rabbini giocano sui termini ebraici "charut" (inciso) e "cherut" (libertà) ed insegnano a pensare i precetti della Torah "libertà" su tavole anziché prassi "incisa" su tavole ["Mishnà", Avot VI, 2 "Non leggere - al tiqra' - inciso, bensì libertà sulle tavole."], così che quell'insegnamento va accolto e vissuto come da testimoni di quella parola di Dio che libera e trasforma la storia personale in storia di salvezza.
Il desiderio di Dio per ciascun uomo esistente è evidentemente eterno?
S'esplica con un proseguo di creazione e ha un preciso momento per ciascuno quando questi incontra la rivelazione che diviene crescita della sua ragione e del suo spirito e accesa non si ferma mai:
  • "Dice il Signore che stende i cieli e fonda la terra e forma lo spirito dell'uomo nel suo intimo". (Zac. 12,1);
  • "...sapienza. Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l'ispirazione (anima) dell'Onnipotente lo fa intelligente." (Gb. 32,8);
  • "Lo spirito di Dio mi ha creato (mi ha fatto) e il soffio (l'anima) dell'Onnipotente mi dà vita." (Gb. 33,4).
Lo spirito dell'uomo dallo Spirito di Dio trova nutrimento, crescita e realizzazione come dice il Maimonide "Quando avrai avuto percezione di Dio e delle sue opere, secondo quanto ti avrà insegnato l'intelletto, allora comincerai a dedicarti a Lui, a tentare d'avvicinarti a Lui e a rafforzare il legame che intercorre tra te e Lui, cioè l'intelletto" (Mosè Maimonide Guida dei perplessi III,51) e che comporta amore per la conoscenza:"Grande è la conoscenza perché (nelle Scritture) fu posta tra due segni (nomi di Dio), poiché è detto (1Sam. 2,3): Invero Dio della conoscenza è il Signore " (Berakot 33° del Talmud Babilonese) traduzione più pregnante e letterale di "...il Signore è il Dio che sa tutto" (C.E.I.).
La preghiera delle XVIII Benedizioni (Thefillah) prevede: "Padre nostro, concedici la conoscenza (che viene) da te, la comprensione e il discernimento (che vengono) dalla tua Torah. Benedetto sei tu, Signore, che concedi la conoscenza."
Tra Dio e l'uomo c'è solo omonimia di qualità non d'essenza, perché quelle in noi sono frammentate; in un colloquio con Mosè: "Il Signore passò davanti a lui proclamando: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore (amore) per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione" (Es. 34.6.7), quindi giusto e santo, cioè diverso ed inimmaginabile, cioè unico.

L'ANIMA
L'anima (spirito = Energia che accende l'uomo ) è una scintilla di Dio come propone il libro dei Proverbi: "Lo spirito (anima) dell'uomo è una fiaccola (Energia nella mente/testa - fisicamente la fiaccola è energia da un corpo) del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore." (Pr. 20,27)
Lo spirito dell'uomo è in continua creazione da parte di Dio: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo" (Sal. 50,12), così lo Spirito di Dio è Santo ( = "versa aiuto che illumina " o "vertice della luce "), quello dell'uomo ( nella testa si porta chiuso ) deve venir rinnovato (da nuovo = "racchiude l'aiuto dell'illuminazione ", "uno = illuminato ") ogni mattina da parte della sorgente, altrimenti facilmente s'inquina.
Il profeta Ezechiele interpreta il desiderio dei fedeli che sentono il bisogno di questo continuo rinnovamento e sottolinea l'esigenza di uno spirito nuovo:
  • "Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne". (Ez. 11,19)
  • "Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo". (Ez. 18,30b.31)
  • "...vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne." (Ez. 36,25.26)
Tra "santo " e "nuovo " ci sono le due lettere in comune, nelle lettere c'è il concetto di "erba" e di = "tagliare tritare, trebbiare"; gli uomini se non si rinnovano "sono come l'erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca." (Sal. 90,5s)
Lo spirito dell'uomo si consuma se non rinnovato e come albero lontano dall'acqua si secca, muore di morte spirituale da temere più di quella fisica, perché è in pericolo l'intera esistenza.
Morte quindi come conseguenza di non rinnovamento come per le parti del corpo quando deperendo non si rinnovano!
Si coglie in questi paralleli l'idea di "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo... come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano." (Gv. 15.1-6)
L'uomo col libero arbitrio può soffocare e sviare il proprio spirito e negare la connessione col Dio Unico, così il condotto della linfa è strozzato e può morire.

Ho ritrovato questa leggenda ebraica che ripeto con parole mie: "il feto trascorre il tempo di gestazione nel ventre materno con una candela accesa in testa perchè lì l'arcangelo Gabriele gli insegna tutta la Torah, orale e scritta. Un attimo prima di nascere l'angelo spegne con un soffio la fiammella e il bimbo dimentica. Tutta la vita dovrà essere dedicata allo studio della Torah, a cercare di ricordarsi quanto aveva imparato. La fiammella nel ventre materno è sostituita da quella poi accesa da altri angeli: padre, madre, maestri..."BR>
Il filosofo Rosmini, in "Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema", sostenne l'idea di Dio non essere una nostra estrapolazione, ma sua scintilla: "Nulla si può dire che è, se non si possiede preventivamente l'idea dell'essere o dell'esistenza in generale. E poiché l'idea dell'essere precede non solo le sensazioni, ma tutte le altre idee, l'idea dell'essere non può essere frutto di un'operazione dello spirito umano... ma... bisogna che l'idea dell'essere sia innata e posta nell'uomo direttamente da Dio... In generale parlando, l'origine delle idee viene da Dio, il quale le fa risplendere alla mente umana; né possono venire dall'uomo o dalle cose esteriori, perché gli esseri finiti non hanno que' caratteri sublimi, e nessuno dà quel che non ha."

In "Se l'uomo viene dal cielo là torna" ho fatto notare che il versetto del Genesi (2,7) della creazione di Adamo "allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito ( NShMT Nishmat) di vita e l'uomo divenne un ( NPSh Noepoesh) essere vivente" è l'unico di tutto l'A.T. ebraico in cui vi sono i due termini per anima, delle quali la l'hanno pure gli animali; c'è poi anche quel plasmò che non è da dimenticare.

NPSh "angelo superbo".

NShMT "angelo che il Nome (di Dio) indica" e "Energia con cui il Nome lo segnò".

Infatti, per i significati delle singole lettere si ha:
  • N angelo, energia;
  • PSh = superbo (in ebraico);
  • ShM Nome (di Dio);
  • T indicare, segno.
Come se avessimo due anime e due angeli:
  • l'angelo superbo ... il famoso diavoletto del catechismo;
  • l'angelo del Nome ... l'angelo custode.

IL TEMPO E IL MALE
La pagina di Genesi 3, racconto midrashico, di "ricerca" e meditazione, propone un'esperienza di sapienti d'Israele sulle ragioni dell'uomo che si separa da Dio.
Per il cristianesimo quel brano è chiave di volta del "peccato originale", scelta dell'umanità di operare da solo la ricerca della verità e del bene e del male, acconsentendo alla tentazione di vivere senza Dio.
Appare il tentatore: "Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche".



  • "Cattivo, orrido" si può dividere anche in "acceso nemico ";
  • in 2 Sam. 23,13 è tradotto schiere "...una schiera di Filistei era accampata...";
  • in vi sono le lettere del demonio .
Decriptando coi criteri del mio metodo trovo:

"Si portò nel mondo un angelo che nell'assemblea da cattivo (acceso nemico) si portò dei viventi. Per vivere tutte le schiere dei demoni uscirono", scorcio sull'immaginario della tradizione di angeli ribelli di scritti apocrifi e apocalittici.
Questo angelo si porta da nemico degli uomini, come loro tentatore, incarnato nel testo esterno del midrash come serpente e che ci sia un esercito nemico di Dio lassù è idea anche d'Isaia: "In quel giorno il Signore punirà in alto l'esercito di lassù e qui in terra i re della terra. Saranno radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti" (Is. 24,21s), profezia ripresa nell'Apocalisse (guerra di Gog e Magog).

Un serpente nella cosmogonia Egizia, con tanti attorcigliamenti e volute, che rappresentano corsi e ricorsi ciclici del tempo, è Apep o Apophis, simbolo del demonio, dell'Oscurità, del Male e delle Forze del Caos. Questo serpente o drago contrasta il cammino alle forze della luce. La lotta con Ra, il dio Sole, continua anche nella notte e l'acme dello scontro avviene nell'ora magici propiziavano la vittoria delle forze del bene. Nelle eclissi di sole sembrava che Apep ottenesse una temporanea vittoria. Tale accenno conferma che il contrasto tra male e verità e tra luce e tenebre è considerato da millenni e che una definitiva vittoria della luce con l'affermarsi dell'idea d'eternità comporta il pensiero di una fine dei tempi, fondamento di fede delle religioni che si rifanno al padre Abramo.

Quel serpente impersona così tempo e il male.
Il tempo implica variazione, gestazione, nascita, divenendo, acquisendo "conoscenza", uscendo dalla non conoscenza di Dio dalle cui strette l'uomo per essere completo prova a divincolarsi per portarsi a dimensioni eterne.
È questa una ricerca a cui l'uomo partecipa con la propria volontà.
Il si a Dio è il contributo dell'uomo alla propria creazione e la riuscita del progetto passa così per la volontà dell'uomo che può farla abortire.
L'uomo per cui tutta la creazione è stata preparata, pensato dall'eternità ("In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà" (Ef. 1,11.12) deve provare ad uscire dalla non esistenza che è male e s'oppone all'attuarsi del progetto.
La lotta contro la non esistenza è quella d'un pulcino che deve uscire dal guscio, e ciò che s'oppone è tenebre e male, legato al tempo e deve finire.
Il racconto propone: "Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (Gen. 3,5)
L'albero è disponibile, piantato dal Signore, perché l'ordine di non mangiarne?
L'uomo può cercare da solo a 360°, ma perdere la vita perché la conoscenza è campo infinito e implica un tempo d'acquisizione infinito.
Come scegliere volta per volta il frutto se può essere doppio?
Una ricerca personale, per la vastità fa cadere nel problema tempo che ci si manifesta da nemico; potrebbe finire e la conoscenza non venire.
Dio, infatti, aveva detto ad Adamo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti." (Gen. 2,16s)
"Conoscenza, sapere" in ebraico si può scrivere in tre modi - - ed in quel versetto è usato e = "sbarrare, bloccare, porta" e anche "aiuto" = "tempo", "ti bloccherà il tempo ".
Il serpente in quel colloquio, riprende quella frase ed accende l'immaginazione di Eva "...e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male."



"Nel mondo ove si sta vi saranno segni per i viventi ; la rettitudine di Dio sarà ad entrare nei viventi nell'esistenza . La conoscenza a stare nei cuori porterà dentro per portare le teste/menti a sentire ."

La decriptazione di seguito è:

"Nel mondo ove si sta vi saranno segni per i viventi; la rettitudine di Dio sarà ad entrare nei viventi nell'esistenza. La conoscenza a stare nei cuori recherà dentro per recare le menti a sentire."

L'idea che si ricava è la necessità di saper distinguere e scegliere e chi può guidare è Dio stesso che offre la scorciatoia per uscire dal tempo.
L'uomo se si porta alla conoscenza senza l'idea di Dio può sbagliare strada e si perde senza difesa nell'arcano senza limiti che lo sovrasta.
L'idea che ne trapela è che l'uomo è stato messo in un paradiso terrestre ove parlava con Dio e quella conoscenza l'avrebbe pur mangiata, ma quando Dio fosse stato in sua compagnia, altrimenti non avrebbe messo l'albero.
Sarebbe, così, arrivato alla conoscenza col Suo aiuto, perché da sarebbe diventata , cioè Dio "l'avrebbe aiutato a sentire il/nel mondo ".

L'individuo, corpo, mente, anima e spirito ha necessità di:
  • un'anima fornita da Dio;
  • di un corpo fornito dai genitori;
  • di acquisire la conoscenza in una vita umana.
L'individuo finale è mirabile sintesi della volontà dell'uomo e di Dio.

Dice il Catechismo di Pio X: "Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra in paradiso."

Hermann Cohen (1842-1918) filosofo ebreo osserva: "Dio è creatore della natura e dell'uomo, creatore della natura per l'uomo. Dio è in ultima analisi il creatore dell'uomo. Ma l'uomo ha bisogno con la connessione con la natura; egli non è soltanto spirito della santità: Egli è immortale e la sua anima ha dunque bisogno, per l'infinità del suo sviluppo, anche dell'eternità della natura." (Religione della ragione dalle fonti dell'ebraismo", "Il problema religioso richiede per l'uomo, così come per Dio la connessione con la natura" - Capitolo XVII 437)

L'uomo nella concezione giudeo cristiana non si può enucleare dal corpo, che può essere tempio dello Spirito Santo, e dalla natura.
Per il cristianesimo Dio è così concretamente collegato al corpo tanto che è venuto nella carne in Gesù Cristo ed il credo nella risurrezione della carne certifica poi questa visione concreta che esclude per l'uomo, anche dopo la morte fisica un'anima incorporea "E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt. 3,13) promessa che si trova nel profeta Isaia (65,17; 66,22) e l'Apocalisse così conclude: "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più." (Ap. 21,1)
Nella nuova Gerusalemme dell'Apocalisse c'è l'albero della vita ma non più quello del bene e del male "perché la saggezza ( conoscenza) del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare." (Is. 11,9b)
Per un "peccato" d'orgoglio per apporto di proprie scelte fatte col libero arbitrio lo spirito dell'uomo s'è corrotto e lo fa attardare e perdere nella non esistenza.
Si ricorda spesso che "Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Gen 1,26), ma meno ricordato è che dopo il peccato, la "cacciata" di Adamo e l'assassinio d'Abele è scritto: "Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo (Adamo), lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni (930 anni e non 1000 che rappresenta la pienezza) e generò figli e figlie..." (Gen. 5,1-5)
Per l'autore del Genesi la generazione successiva non è a immagine e somiglianza d'Adamo che "era" stato creato a immagine e somiglianza di Dio; s'è interposto un velo e come Adamo, morì perdendosi nel tempo senza arrivare alla piena conoscenza di Dio, così muoiono i figli d'Adamo.
Ciò conferma che ad Adamo, essendo a immagine e somiglianza di Dio, è stato dato di avere potere sulla propria creazione e sul proprio divenire e l'esistenza d'un peccato d'origine con la necessità d'un salvatore che "...strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre..." (Is. 25,7.8a)
Lo spirito dell'uomo è stato come invaso da uno spirito alieno nemico di Dio.
Il Talmud Babilonese, Avodà zarà 3b osserva "Il culto idolatrico fu in effetti praticato dai figli dell'uomo" cioè dai figli di Adamo, ossia del primo uomo.
Gesù si referenzia il "figlio dell'uomo" atteso dalle Scritture, cioè il figlio che attendeva Dio da Adamo senza apporto del male.
Dante nel XXVI canto dell'Inferno nell'episodio di Ulisse riferendosi a ciò osserva: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza" e con chiaro riferimento al pensiero che il maligno non è alla destra di Dio "...e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino." (Divina Commedia Inferno XXVI 120 e 126; il folle volo e quello che nell'immaginario Lucifero fece con gli altri angeli quando fu precipitato dal cielo.)

L'ISTINTO
Al termine del diluvio (Gen. 8,21), pioggia di grazia sull'umanità (Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?"), Dio concluse: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto."
La parola ebraica istinto, yeser da YSR "formare", da cui artefice e vasaio, è pure in "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito (yeser) dal loro cuore non era altro che male." (Gen. 6,5), quindi quanto concepisce l'uomo.
"Dio santo non può aver posto il male nel cuore dell'uomo ... Dio ha fatto l'uomo retto, ma essi cercano tanti fallaci ragionamenti" (Qo 7,29 b) e se chiederai: "Perché hai creato l'istinto (yezer) cattivo? ...disse il Santo, che benedetto si... Sei tu che lo rendi cattivo!" (Midrash Tanchuma'), quindi, il pensiero rabbinico è che l'istinto del cuore è cattivo, cioè quanto produce, non il cuore in sé e il Siracide (in greco, non nel canone ebraico) sull'istinto dice: "Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore" (5,2) e "Chi osserva la legge domina il suo istinto, il risultato del timore del Signore è la sapienza." (21,11)
Nell'episodio della cacciata dal Paradiso quando Dio dice ad Eva: "Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà" (Gen 3,16b) per istinto è usata la parola brama desiderio, la stessa di quando "Il Signore disse a Caino: Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo." (Gen. 4,6.7)
Quell'istinto è quanto trabocca fuori dal radicale ShWQ .

All'atto della creazione dell'uomo in quel versetto coi due termini per anima c'è quel plasmò con le stesse lettere di istinto, come il formare d'un vasaio "è alzare un corpo " e l'istinto "è giù nella mente/corpo ", se si spezza in + si ha "c'è un avversario ", idea del peccato originale di uno spirito cattivo che s'impossessa dell'uomo.
C'è distinzione tra lo spirito di Iahwèh , degli , angelico e sovrumano cattivo .

Nel 1° libro di Samuele si legge:
  • "Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo , da parte del Signore. Allora i servi di Saul dissero: Vedi, un cattivo spirito sovrumano ti turba. Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio." (16,14-16)
  • "Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui." (16,23)
  • "Ma un sovrumano spirito cattivo si impadronì di Saul. Egli stava in casa e teneva in mano la lancia, mentre Davide suonava la cetra. Saul tentò di colpire Davide con la lancia contro il muro. Ma Davide si scansò da Saul, che infisse la lancia nel muro. Davide fuggì e quella notte fu salvo." (19,9-10)
Nel libro di Tobia si trova:

"Gli rispose: Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna." (Tobia 6,8)

Nel Vangelo di Luca Gesù dice:

"Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo." (Lc. 15,19)

Nella lettera di Giacomo si legge:

"Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? ...Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi." (Giac. 4,1-5.7s)

La preghiera del fedele peccatore nel Salmo 51 recita:

"Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso." (Sal. 51,13.14)

Vi è, perciò, come dice San Paolo sempre la necessità che:
  • "vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore." (Ef. 3, 16)
  • "La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti." (Ef. 6,12)

TRINITÀ
Il nome di Dio 'Elohim , usato in vari libri della Tenach, l'Antico Testamento canonico ebraico nei brani della tradizione detta "eloista", è forma plurale, considerata un enigma per il nome d'un Dio Unico.
Il grande Hallel, cioè il Salmo 136, al versetto 2 recita: "Lodate il Dio , degli dèi ; perché eterna è la sua misericordia."
I commentatori considerano il primo di quei due termini forma poetica per un Dio al singolare, però, di per sé è formalmente plurale; mentre , è plurale maschile, perché con la finale , con semplice finale è un plurale generico d'un numero almeno di tre entità (non è, infatti, col raddoppio della plurale duale "le due potenze").
Sotto tale aspetto si ha, tre in un'unità ove maschio e femmina non interessa.
Considerato poi che le lettere ebraiche 'El sono traducibili con Dio, la forma plurale di come abbiamo già considerato porta a considerare il nome traducibile come "Le Potenze", ed una possibile traduzione di quel versetto Sal. 136,2 perciò è: "Lodate le Potenze delle potenze ; perché eterna è la sua misericordia ".
Da quel nome "le Potenze" scaturisce l'idea d'una pluralità e quel "la sua misericordia " col finale d'un nome singolare, porta a un Dio solo!
Si legge: "Dio parlò a Mosè e gli disse: Io sono il Signore ! Sono apparso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come Dio onnipotente , ma con il mio nome di Signore non mi sono manifestato a loro." (Es. 6,2.3)
Dio onnipotente 'El Shaddai per i biblisti era una divinità locale della steppa , della campagna, dei campi: "Lo fece montare sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti dei campi ". (Deut. 32,13)
Campagna e steppa sono sede di serpenti, scorpioni e anticamente di esseri demoniaci (v'è reminiscenza nel Corano con gli Al-Jinn, i demoni - Sura LXXII).
In ebraico nelle parole "demonio" shed e "onnipotente" i rabbini hanno visto che c'è un "basta" ; e per chi se non per il demonio? Perché? Che fa demonio ? "La luce sbarra/blocca ", fa sì che ci siano le tenebre.
Un'interpretazione di 'El Shaddai è "il Dio la cui luce/fuoco basta ."
Dio apparve a Mosè "... in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava." (Es. 3,2.3); Cioè era "un fuoco che basta " a se stesso.
In quella occasione rivela il nome nuovo "IO SONO YAHWEH" che ha certamente attinenza col verbo essere e fa recepire che "Dio non è un ente e nemmeno l'uno, bensì l'unico Essente." (Cohen-Religione della ragione), cioè il Signore Iahwèh "Colui che era, è, sarà", "l'Esistente".
Io sono l'Essente, che non può essere denominato altrimenti che "Io sono", con un presente eterno, ed a nessun altro può collegare l'assoluto essere con sé.
Ecco che esce il Nome che, alla luce dei fatti e delle profezie bibliche si può considerare l'insieme di:
  • promessa salvifica - "Dio aprirà il mare ";
  • attesa profetica - "sarà dal mondo a portarvi fuori ".
Dio si distingue dal mondo che non ha un "essere" al di fuori di Lui e nessun altri ne garantisce l'esistenza, infatti:
  • "Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla, ma il Signore ha fatti i cieli." (Sal. 96,5)
  • "Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio", come ribadisce Isaia (45,5)
È però da distinguere tra essere ed esistenza.

Il mondo ed il creato sono sacri, ma il mondo può essere solo abitazione non è Lui; "Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria" (Sal. 26,8) ove sono i termini luogo , gloria ed "abitare, risiedere, stare in quiete" da cui deriva il termine shekinà della tradizione chassidica indica "La Presenza" che dimorava nell'arca dell'alleanza, nella tenda del Tabernacolo, nel deserto e poi nel Tempio di Gerusalemme.
Nella Cabbalah l'identificano con la decima Sefirah, Malkhut, ma è un po' la sintesi di tutte le Sefiroth, perciò immanente al'intero creato.
Gnostici ed esoterici individuano la shekinà quale "femminile" di Dio per la conciliazione degli opposti (il Mondo dell'Alto e il Mondo del Basso; l'Infinito ed il Finito).
C'è nella Torah:"Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle , ma il mio volto non lo si può vedere ". (Es. 33,21-23)
Con il mio metodo e significati fissati ormai oltre 10 anni fa e qualificato alla SIAE di cui "Parlano le lettere", quelle parole lette di seguito forniscono:
  • la mia mano "La rettitudine del Verbo sarà ";
  • vedrai le mie spalle vedrai "venire () in un fratello , nel corpo starà ";
  • il mio volto non lo si può vedere "d'una persona () ; sarà la potenza dell'Unico a vedere () portata "
Vediamo quelle altre parole:
  • Luogo , in vita si (ri)alzerà ;
  • Verrà : per primo dalla croce uscirà ;
  • Abitare : risorto dalla retta energia ;
  • Gloria : glorioso.
Di seguito quelle parole decriptate forniscono il pensiero:

"La rettitudine del Verbo sarà, la vedrai venire in un fratello, nel corpo starà d'una persona; sarà la potenza dell'Unico a vedere portata. In vita si rialzerà, per primo dalla croce uscirà, risorto dalla retta energia, glorioso."

e quelle parole erano nell'immaginario ebraico da centinaia d'anni e vi si sono sedimentate.
C'è così in tale caso ampliamento del testo di primo livello dell'idea d'un atteso contatto fisico tra l'Essere e l'uomo per un'incarnazione.

V'è un crescendo negli scritti biblici che portano a:

Dio Padre
  • "Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? (Deut. 32,6)
  • "Non forzarti all'insensibilità perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. "(Is. 63,15b.16)
Dio Figlio
Le mani del Padre sono il retto Verbo che dovrà incarnarsi, il Figlio:
  • "io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio." (2 Sam. 7,13b.14)
  • "Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte." (Sal. 80,18)
  • "egli sarà figlio per me e io sarò padre per lui. Stabilirò il trono del suo regno su Israele per sempre." (1 Cr. 22, 10b)
Dio Spirito Santo
Dio è uno Spirito Santo, la Sapienza, che regala agli uomini:
  • "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Gen. 1,1)
    Il primo versetto della Bibbia accenno allo Spirito di Dio, il "ruach" , che significa "soffio" e può designare sia il vento che il respiro di Dio.
  • "Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruach) della sua bocca ogni loro schiera" (Sal. 33,6).
  • "Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra" (Sal. 104,30).
  • "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito." (Sal. 51,12s)
  • "La Sapienza non entra in un'anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato. Il Santo Spirito che ammaestra rifugge dalla finzione..." (Sap. 1,4-5a)
  • "Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo Santo Spirito dall'alto?" (Sap. 9,17)
  • "il Signore suscitò il Santo Spirito del giovanetto, chiamato Daniele (Dan. 13,44)
Il Dio Unico opera nelle tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, la Trinità.
Così conclude il Cristianesimo, nato dai fatti connessi a Gesù di Nazaret riportati dai Vangeli e dagli altri libri del N. T., scritti riferibili tra il 50 ed il 110 d.C. e già San Gregorio Nazianzeno (329-390), detto il Teologo, consegnò ai catecumeni di Costantinopoli questa sintesi della fede trinitaria:" Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola divinità e potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa... Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero... Dio le tre Persone considerate insieme... Ho appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia...
I rapporti tra le tre persone della SS. Trinità sono stati approfonditi nei Concilii di Costantinopoli II (553), Toledo XI (675), Lateranense IV (1215), Lione II (1274) e Firenze (1442) e le conclusioni teologiche costituiscono il dogma della Santissima Trinità che nel Catechismo della Chiesa Cattolica è così riassunto:

253 - La Trinità è Una.
Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: la Trinità consostanziale. Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura. Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina.

254 - Le Persone divine sono realmente distinte tra loro.
Dio è unico ma non solitario. Padre, Figlio e Spirito Santo non sono semplici nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio. Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede. L'Unità divina è Trina.

255 - Le Persone divine sono relative le une alle altre.
La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza. Infatti tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo, che è tutto nel Padre, tutto nel Figlio.

L'operare di Dio nel mondo, cioè l'Economia divina è opera comune delle tre Persone divine, perché la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio.
Ogni Persona divina compie l'operazione comune secondo la sua personale proprietà, "Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose" (Concilio di Costantinopoli 553).

A titolo esemplificativo e chiarificatore propongo.

Dall'Antico Testamento:
  • "Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito. Egli perciò divenne loro nemico e mosse loro guerra. Allora si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo. Dov'è colui che fece uscire dall'acqua del Nilo il pastore del suo gregge? Dov'è colui che gli pose nell'intimo il suo santo spirito; colui che fece camminare alla destra di Mosè il suo braccio glorioso, che divise le acque davanti a loro facendosi un nome eterno; colui che li fece avanzare tra i flutti come un cavallo sulla steppa? Non inciamparono, come armento che scende per la valle: lo spirito del Signore li guidava al riposo. Così tu conducesti il tuo popolo, per farti un nome glorioso."(Is. 63,10-14)
  • Le tavole della Legge furono scritte da Dio Padre col suo dito (Figlio), colme della Sua Sapienza (Spirito Santo); "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Es. 31,18)
Dito di Dio "L'Unico scenderà dentro in azione , Dio nel mondo sarà un vivente ."

Dal Nuovo Testamento:
  • "... vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio (gli Elohim) ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". (Lc. 12,8-12)
Vi si ripete così due volte Padre, figlio e Spirito Santo:
  • Che gli angeli di Dio indicano proprio il Padre si ricava anche dai passi paralleli, quale: "Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli." (Mt. 10,32.33)
  • "Consigliere ammirabile, Padre per sempre, Principe della pace." (Is. 9,5b)
Dio Padre, Dio Figlio il Principe, Dio Spirito Santo il Consigliere.



"Sarà a portarsi in azione , scenderà la divinità nel cammino , dentro la porterà in un corpo il Padre , sarà ad agire d'aiuto risorgendo i corpi , a salvare () si porterà i viventi ."

Sarà a portarsi in azione, scenderà la divinità nel cammino, dentro la porterà in un corpo il Padre, sarà ad agire d'aiuto risorgendo i corpi, a salvare si porterà i viventi.

Le missioni dell'incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine.

Un'idea entrata nell'immaginario biblico che la tradizione riferisce allo Spirito Santo è quella della colomba, in ebraico che annuncia a Noè la vita di un mondo nuovo: "Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui." (Gen. 8,8-12)

Sion, cittadella di Gerusalemme, è dimora per eccellenza del Dio d'Israele:
  • "A questo punto Salomone convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele, tutti i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion." (1 Re 8,1)
  • "Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano." (Salmo 48,3)
  • "La sapienza loda se stessa ... Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion." (Sir. 24,1.10)
  • Dio, rivolto a Sion, dice: "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me." (Is. 49,16)
Isaia annuncia, infatti, una nascita "si poserà lo spirito... di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore" (Is. 11,2-3).

Sion , è dividibile in e in cui ( = ) in modo indubitabile anche nelle lettere c'è la colomba () cioè "vi scende la colomba () " vi è sceso lo Spirito Santo che "è a recare energia nel mondo ."

Lo "spirito" da soffio profetico passa a dono per la persona.
Il Messia della stirpe di Davide, perché dal tronco di Iesse, è la persona su quale cui si poserà lo Spirito del Signore.
Per ottenere i doni dello Spirito Santo è così da seguire Gesù, il Cristo, com'è recepito concordemente dai quattro i Vangeli (Mt. 3,16; Mc. 1,10; Lc. 3,22; Gv. 1,32) su cui scese al battesimo nel Giordano.

CONFERME DI UNA RICERCA
Nella spiritualità ebraica vi sono come due anime:
  • una di religione razionale;
  • una di religione rivelata.
Accade, infatti, che l'ebraismo è spesso considerato nato da sviluppi ed approfondimenti su idee razionali dell'esigenza filosofica sentita oltre 30 secoli fa in ambiente medio orientale d'un Ente creatore circolante, ma con particolare originale svolta verso il principio monoteista.
È però chiaro che l'ebraismo, poi razionalizzato dal giudaismo, ceppo del cristianesimo e dell'islam ha di sé, come al pari di questi due altri "credo", l'idea d'essere religione rivelata.
L'influenza di culti ed idee di popoli allora vicini del mondo ad oriente e ad occidente rispetto a Gerusalemme hanno certo avuto influenza, ma la rivelazione del Sinai unitamente alla meditazione della Torah o legge rivelata, trasmessa, più volte copiata, ampliata, soppesata, hanno caratteristiche che le rendono un'unica sintesi mirabile di fede e ragione.
Fede in una rivelazione e ragione come sviluppo logico delle conseguenze che non contrasta con la mente se si ammette una luce iniziale.
Quella rivelazione scritta con segni espressivi si rifà per la tradizione a testi originari scritti da Mosè, condottiero, profeta e sacerdote, mezzo ebreo e mezzo egiziano, almeno per cultura.
Di ciò ho voluto qui tratteggiare alcune questioni che sono state capaci di suscitare il mio interesse attraverso l'esame di quegli antichi scritti.
Se si prende in modo radicale questo semplice e chiaro messaggio della tradizione e s'affronta la Torah come un testo da leggere con lettere come geroglifici, questa s'apre in aspetti inattesi e di ciò ho dato qui alcuni assaggi con parole semplici, ma si può estendere ad interi capitoli come ho fatto e come si può trovare in vari miei articoli in questo mio Sito.

a.contipuorger@gmail.com

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