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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
DALLO SHE'OL, INFERI O ADE,
AL REGNO DEI RISORTI

di Alessandro Conti Puorger
 

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INTRODUZIONE »

LA DOMANDA ESCATOLOGICA NEL MONDO PAGANO
L'inumazione dei morti che sin dal paleolitico fu data dai primitivi prova che l'uomo, da decine di millenni, s'è posto la domanda: cosa c'è oltre la morte?
La risposta evidentemente non fu "il nulla", ma una esistenza fumosa in siti della terra non definiti e nascosti ove s'aggirano gli spiriti disincarnati degli antenati; sin dagli esordi, così, connaturato all'uomo fu il concetto di anima.
Per il bisogno d'una risposta a quella domanda, uomini e donne, diversi per manifestazioni particolari incontrollate o perseguite, erano ritenuti investiti del dono della divinazione, capaci così di comunicare con quei fantasmi.
Negromanti e stregoni sono personaggi che peraltro tutt'ora sussistono in tribù non civilizzate e non solo.
Sedimenti d'antiche caverne ed immutate usanze di pasti rituali di tribù primitive suggeriscono l'antropofagia non era praticata solo per nutrimento, ma anche per conseguire qualità dello spirito di nemici ed antenati.
Quell'interrogativo sulla fine dei tempi e sulla sorte del singolo individuo ha inciso in modo radicale nella storia umana ed ha provocato ricerche da parte di scienze, filosofie e religioni, per trovare lo sperato varco nel buco nero della morte che tutti assorbe e nessuno rilascia.
Gli uomini da sempre, dice il razionalista ateo, credono in qualcosa dopo la morte che lo spaventa, proprio perché è oscura; per contro vi sono state uomini razionalmente evoluti e di grande spessore che negli ultimi 5000 anni non son stati concordi con una pessimistica o nichilista visione dell'esistenza.
La ricerca, in sintesi, è stata se lo spirito dell'uomo è solo ragione e intelligenza prodotti di reazioni chimiche elettriche o simili che potranno prima o poi venire tutte investigate con i sensi potenziati da idonei apparecchi, o se v'è altro che va oltre il misurabile, verificabile o coglibile con tali indagini.
Esiste, cioè, solo l'esperienza immediata ed il resto non è che finzione per esorcizzare e razionalizzare l'ignoto, immaginando cosa ci potrebbe essere dopo per illudersi di padroneggiarlo ed affrontarlo con più serenità?
Empirismo, scetticismo, soggettivismo, nominalismo, aspetti del nichilismo, che portano al nulla oltre la morte, possono però nascondere anche loro il desiderio d'edulcorarla, mitigarla e disarmarla degli artigli che fanno paura e che hanno amareggiato gli spiriti di tanti viventi.
L'Ade ed il Tartaro del mondo greco romano, espressione più evoluta di quel primitivo timore degli uomini sullo stato inesplorato della morte, continuarono a sussistere nell'immaginario collettivo, fino al cristianesimo e pur con l'avvento di questi non persero subito il loro mordente.
S'innestavano su quei siti tenebrosi i miti più vari, con viaggi d'andata e ritorno di semidei e d'eroi nel profondo della terra, cioè nella parte inferiore, ed ogni caverna od apertura era un accesso per tale luogo.
L'accesso al regno degli inferi era collocato ove vi fossero antri inesplorati, nelle terre dei Cimmeri, in Campania presso il lago di Averno, in Sicilia, in Arcadia ecc., agli empi fu riservato il Tartaro, luogo di pena, e più tardi s'aggiunsero i Campi Elisi (di cui parlò Virgilio), dimora ultraterrena degli eletti che venne localizzato da Omero all'estremità del mondo, e da Esiodo, col nome di Isole dei Beati (Avalon - Atlantide) nell'oceano.
Nel mondo egizio per contro s'era sviluppata l'idea della Via Lattea come prolungamento del fiume Nilo nel cielo verso il nord, quale strada che portava dal mondo dei morti a quello dei risorti, e preparavano navi per traghettare alchemicamente le anime dei loro faraoni.
Ci fu quindi un'apertura verso il cielo e ciò ebbe ad influire nel mondo greco in quanto anche per questi la Via Lattea fin dall'epoca di Omero, com'ho accennato, era la strada che portava all'aldilà e la chiamarono Via Okeanos o Eridanus, nome dato anche al Nilo.
Ogni persona si pensava fosse composta da:

  • l'ombra, l'involucro materiale del defunto identificata con il cadavere;
  • l'ankh o "chiave della vita" che gli consente l'accesso nell'aldilà;
  • il ba, l'essenza o individualità (raffigurato da un falco dalla testa umana);
  • il ka, doppione celeste del corpo;
  • il nome senza cui l'essere non esiste, che poteva essere rievocato e permetteva di sopravvivere in eterno.
L'anima, guidata dal "libro dei morti" che corredava l'arredo funebre del defunto, era giudicata da un tribunale divino con la classica bilancia su cui si pesava il cuore, che se puro pesava quanto una piuma, altrimenti non s'accedeva all'aldilà e non era concesso di congiungersi con Ra, ma s'era pasto dalla "Divoratrice", metà coccodrillo e metà ippopotamo.
In oriente altre idee venivano però a formarsi ed a contribuire ad accendere la fantasia dell'uomo assetato di risposte su quel tema.
L'dea di plurime rinascite pare spuntare in India nel IX-VII secolo a.C., in quanto nei testi sacri dell'Induismo dell'800 a.C. vi è l'idea del Karma e di un'anima che mantiene la propria individualità onde, per reincarnazioni, raggiunge il "nirvana", cioè la pace assoluta.
Nel VI secolo a.C. pure il Buddismo abbracciò l'idea della reincarnazione e della legge del karma onde ogni essere torna sulla terra con una condizione differente a seconda del bene o del male commesso, ma senza memoria.
Nel Bhagavadgita - "Il canto del beato" del III secolo a.C., l'anima (atman), entità dell'assoluto (brahaman), vi torna purificata dopo varie reincarnazioni e vale la metampsicosi, cioè l'atman trasmigra da un uomo a un animale e viceversa se merita castigo o premio, pur se ormai è accettato che eventualmente compito dell'anima è solo d'evolversi.
Nell'Iran antico o preislamico, cioè in Persia, in contemporanea apparve la religione con elementi di monoteismo e dualismo fondata da Zoroastro (Zarathustra in greco VII-VI secolo a.C.) che scrisse parti del libro sacro l'Avesta in cui l'idea base è la permanente lotta tra bene - dio "Ahura Mazda" il signore saggio'' - (Mazdeismo è altro nome per Zoroastrismo) e il male - Angra Mainyu o Ahriman spirito delle tenebre - da cui viene violenza e morte.
Nella lotta è coinvolta l'umanità chiamata a scegliere se seguire la via del bene, della giustizia (Asha) e della felicità (Ushta) o del male dell'infelicità e della guerra; dopo la morte l'anima passa un ponte su cui c'è un giudizio, sono pesate le azioni e l'esito è Paradiso o Inferno, ma alla fine dei giorni il male sarà sconfitto e le anime dei peccatori saranno riscattate dall'inferno.
Studiosi moderni ritengono che questa religione abbia avuto influenza sul Giudaismo e sul Cristianesimo considerato che il giudaismo nacque di fatto dopo l'esilio d'Israele in Babilonia.
L'idea della reincarnazione anche nel corpo d'un animale fece presa in Occidente nelle teorie pitagoriche, platoniche e neoplatoniche.
Pitagora (Samo 570 - Metaponto 490 a.C.), il famoso matematico, fondò una setta religiosa a Crotone che credeva nelle molte rinascite personali perché riteneva il corpo prigione dell'anima da purificare con la conoscenza.
Sosteneva di chiamarsi Mnesarchide, "che ricorda le origini", e d'essere vissuto già quattro volte come uomo e pare che avesse concluso che il ciclo della reincarnazioni si ripetesse ogni 216 anni (il cubo del numero 6).
Platone (Atene 427-347 a.C.) aveva idea della reminescenza dell'anima che le resterebbe impressa dalle precedenti esperienze e scrisse:
  • nel "Dialogo di Menone", "L'anima essendo immortale, essendo rinata più volte e avendo visto tutte le cose che esistono sia in questo mondo che nell'altro, ha conoscenza di tutte; e non è meraviglia che essa possa ricordare tutto ciò che ha conosciuto sulla virtù e su ogni altro argomento perché, dato che tutta la natura è simile e l'anima ha imparato tutte le cose, non vi è difficoltà nel rievocare";
  • in "Le leggi", "O giovane che fantastichi di essere abbandonato dagli dei, sappi che se divieni peggiore andrai in un'anima peggiore, e in un'anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha dal simile. Questa è la giustizia celeste alla quale né tu né altri sfortunati si potranno mai vantare di essere sfuggiti".
A concludere per "il nulla" dopo la morte fu invece Epicuro (300 a.C) sulla base del materialismo d'elementi indivisibili (gli atomi) eterni di Democrito, ma non riuscì a liberare "l'uomo dalla servitù degli dei". (Marx)
I romani, subirono l'influenza dei filosofi greci e Cicerone che s'avvicinò al platonismo ebbe a scrivere: "Gli antichi, sia che fossero veggenti o interpreti della mente divina nella tradizione delle iniziazioni sacre, sembrano aver conosciuto la verità quando affermavano che siamo nati nel corpo per pagare la pena dei peccati commessi in una vita precedente". (nell'Ortensio)
Virgilio (70-19 a.C.) dall'aldilà fa dire da Anchise al figlio Enea: "Son anime a cui sarà dato il corpo a tempo debito. Frattanto dimorano sulla riva del Lete".
In definitiva sia i Greci che i Romani credevano che l'anima dei defunti sopravvivessero e che i parenti morti vegliassero su di loro e veneravano i propri defunti come divinità protettrici delle case (Lari e Penati) che potevano essere consultati con la divinazione.
In quel mondo ebbero sensibile influenza i "Mysteria " o "initia" e tra questi quelli detti di Eleusi (XV secolo a.C. - 396 d.C.) a cui potevano partecipare uomini e donne, liberi e schiavi, greci e barbari.
Nelle Leggi Cicerone scrive: "abbiamo conosciuto gli initia, i veri principi della vita, ed abbiamo ricevuto non solo una ragione per vivere lietamente, ma anche un motivo per morire con una migliore speranza".
Nei miti scandinavi, gli eroi defunti morti in battaglia portati dalle Valkirie, dopo essere stati giudicati dal dio Wotan (Odino), andavano nel Walhalla, stanza fantastica, dalle pareti d'oro e bronzo, attraverso cui si giungeva passano cinquecentoquaranta porte dorate, si aggiungevano agli Einherii che passano il tempo banchettando ed allenandosi in visione della battaglia finale, che avverrà nel giorno del Crepuscolo degli dei.
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