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VISIONE SU ABELE, IL PASTORE GRADITO AL SIGNORE
di Alessandro Conti Puorger

ABELE PRIMOGENITO DI ADAMO?
Considerato che molte tradizioni ebraiche hanno origine da esami o commenti particolari dei testi biblici, mi sono chiesto perché nell'immaginario ebraico si agita il pensiero che Caino possa essere figlio di Eva, ma non di Adamo.
Nell'immaginario ebraico, infatti, c'è possibilità che Caino ed Abele siano nati in un parto gemellare dalla stessa madre, ma concepiti da padri biologici diversi.
L'idea è che nel seno di Eva ci fossero due ovuli fecondati, uno da Adamo, da cui Abele, e l'altro, da cui Caino, avente per padre biologico un essere bestiale di forma simile all'uomo, ma invasato dal demonio.

(Come se, in parallelo s'indagasse se l'uomo di Neanderthal e l'Homo Sapiens fossero parenti e se il Neandertal avesse l'anima d'uomo. Il test di confronto dei DNA dei due gruppi dice che sono due specie distinte, fino a che il Sapiens vinse la battaglia evolutiva. Il DNA degli uomini contemporanei è identico a quello degli antenati Cro-Magnon, mentre quello dei Neanderthal differisce nettamente. Non si può escludere però che ci siano stati incroci, ma che non hanno influenzato il DNA umano.)

La tematica è interessante non perché creda che il Genesi sia un libro di scienze con contenuti di verità nella paleontologia, ma perché interessato a comprendere più a fondo, anche con la decriptazione del testo antico, il pensiero dell'autore che tanta importanza ha avuto nelle religioni abramitiche.
Quello che m'ha colpito è che non s'è indagato molto sull'ipotesi che, non Caino, ma Abele potrebbe essere il vero primo figlio d'Adamo, il figlio dell'uomo.
È certo però che a Caino calza male il titolo di "figlio dell'uomo" e nel caso di gemelli potrebbe valere il principio "gli ultimi saranno i primi".
L'atavica opposizione per il disegno di Dio della formazione dell'uomo fu esasperato dal demonio con l'omicidio; infatti, l'angelo ribelle avrebbe riversato il proprio odio su Abele, che era il vero primogenito di Adamo, perché temeva minacciato l'ordine gerarchico in cui si sentiva al primo posto.
Il pensiero è che il serpente, immagine allegorica di quella pagina di Genesi 3, non è l'animale della specie dei rettili, ma un animale con braccia e gambe, invasato dal demonio, condannato poi da Dio a strisciare: "sul tuo ventre camminerai..." (Gen. 3,14)
Sussiste comunque il fatto che in tale libro la genealogia di Caino è indicata a parte nel Capitolo 4 rispetto a quella dei figli di Adamo.
La discendenza di questi, infatti, riprese vita col concepimento ed il parto di Set da parte di Eva (Gen. 4,25) la cui genealogia è in Genesi 5.
Per la Kabbalah, Caino è il potere malvagio e Abele il potere della santità.

(All'idea che in Eva vi fosse stato un miscuglio di semi onde Caino e di Abele non sarebbero figli dello stesso padre e alle loro tendenze a lavori e sacrifici diversi, è fatta risalire nell'ebraismo la norma di non indossare tessuti misti shaatnez di lana - proveniente dal gregge - e di lino - proveniente dai campi - di cui Lev. 19,19 e Deut. 22,11.)

L'idea, però, d'avere per padre il diavolo, almeno come genitore spirituale, è recepita nei Vangeli (Gv. 8,43s): "...Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna." (vedi: "Geroglifici nella Bibbia: Gesù primo figlio dell'uomo e non di Satana")
Per il cristianesimo su tutto ciò accoglie che Caino subì un particolare influsso dal maligno, infatti: "Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste." (1Gv. 3,7.12)

Ho così voluto verificare se quelle idee ebraiche siano o meno confermate da una esegesi particolare dei testi biblici originari; perciò, provo qui a considerare quel testo ebraico sotto la particolare angolatura delle lettere usate cercando di evitare, per quanto possibile, quanto del molto che è stato detto e commentato sul famoso racconto biblico di Caino e Abele.
Le lettere ebraiche, che nell'immaginario della qabbalah hanno potere creativo e sono vie della conoscenza, in effetti, sono capaci d'evocare non solo parole, ma anche, ideogrammi, e tali immagini in successione aiutano a formare il racconto ed a spiegarne e ad allargarne motivazioni ed insegnamenti e fornire anche testi di secondo livello secondo l'idea di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".

SI PREPARA LA TRAGEDIA
Terminato l'episodio della cacciata dei progenitori dal giardino dell'Eden, il Capitolo 4 del Genesi inizia con: "Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepi e partorì Cainoe disse: Ho acquistato un uomo dal Signore."
Provo ad allargare il nome di Caino utilizzando il vocabolario ebraico ed i significati di quelle lettere con i criteri che ho definito in "Parlano le lettere".
Con quelle consonanti trascurando la vocalizzazione che i testi antichi non avevano, sul vocabolario si trova:
  • lancia:
  • = fare un lamento funebre da cui "lamento funebre" .
Partendo poi dalle lettere si ha:
  • a rovesciare sarà con energia ;
  • a riversarsi fu l'angelo (ribelle);
  • rovescerà , opprimerà ();
  • vomitato () dall'angelo (ribelle);
  • versati saranno lamenti ().
La forma verbale "ho acquistato" che il testo biblico associa a quel nome viene dal radicale coi significati di "creare, formare, acquistare comprare", ma è anche da tenere presente che essendo una lettera muta, in un conoscitore dell'ebraico si associa nella mente il radicale di "portare invidia, invidiare, essere geloso".
Tale rosa di significati è da lasciare alle spalle quale scenario che fa intuire come può formarsi un racconto - ricerca fantastico, ma ispirato a verità, cioè come si dice in ebraico un midrash.
Propongo, ora, con commenti i vari versetti del racconto.

Genesi 4,1 - "Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepii e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo dal Signore."

Se ne ricava:
  • il primo uomo che nacque da una donna nel mondo fu Caino;
  • fu concepito dopo la cacciata dal paradiso terrestre;
  • il nome, fatto insolito, lo diede la madre;
  • non v'è traccia di inserimenti di terzi nella coppia dei progenitori.
Adamo, l'uomo della coppia, dopo quel "conobbe " resta latitante nel racconto fino al 25° versetto e pare esercitare un ruolo labile di tipo società primitiva, solo "fu alla porta ad agire ".
Quella porta è quella di ingresso nel corpo di Eva, ma la conoscenza non sembra superare quella sensuale e l'inimicizia della coppia primigenia con le originarie reciproche accuse di colpa sorte per gli eventi del Capitolo 3.

Genesi 4,2 - "(Eva) Poi partorì ancora suo fratello Abele . Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo ."

Da notare che Eva partorì ancora, ma non è ripetuto concepì.
Ciò può fare anche propendere per l'idea che nella prima unione di Adamo con Eva ci fu il concepimento o anche il concepimento di Abele che, almeno per via materna, era fratello gemello di Caino.
Quel verbo si "unì ", usato nel versetto Gen. 4,1, cioè "conobbe", porta al termine di "conoscenza" in senso biblico o che ha stretta connessione col sapere intellettivo, la cognizione, la scienza, la conoscenza più in generale, sensitiva, filosofica, teologica ed ontologica.
È da ricordare che la prima volta questa parola appare nel racconto del giardino dell'Eden ove il Signore aveva piantato tra l'altro: "l'albero della conoscenza del bene e del male" (Gen. 2,9b) .
Questa conoscenza comporta perciò due aspetti bene e male.
Il racconto di Caino ed Abele si sviluppa (il testo non dice quale lasso di tempo sia trascorso) dopo che Adamo ed Eva hanno mangiato di quel albero.
Il risultato della loro unione = conoscenza è così un concepimento che del pari ha un risultato doppio.
In nomen omen e Abele è destinato a svanire; infatti, il suo nome in ebraico deriva dal radicale di "svanire, essere vano", da cui alito, soffio, vanità, un qualcosa che svanisce, inconsistente come il fumo; "uscirà da dentro la potenza ", "nel mondo disfatto ()".

Per quanto riguarda le attività di questi due figli è da ricordare che Dio aveva comandato ad Adamo di lavorare il suolo "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse". (Gen. 2,15)
Ora, però, sono fuori da quel giardino ed echeggiano le parole di Dio al momento della cacciata: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita". (Gen. 3,17)
Caino lavora il suolo alla lettera, facendo l'agricoltore, ma evidentemente non era quello che Dio voleva.
Il suolo fu chiamato , ma era da intendere "all'Unico simile ", quella era la parte che Adamo doveva lavorare, ma è da concludere che Caino era più portato a lavorare la parte fisica.
Abele, invece, è pastore , e forse nell'autore si agita già un evento profetico "da Ra = Egitto = male = usciranno " e ciò è da tenere presente perché prepara una elezione di Dio.
È, infatti, da ricordare che, come nei Vangeli il motore è l'evento Pasquale della morte e risurrezione di Gesù Cristo, del pari, nel Pentateuco il motore è l'evento Pasquale dell'uscita dall'Egitto con l'apertura del Mar Rosso.
Tra i libri del Pentateuco poi il Genesi è un'elaborazione postuma a sfondo di ricerca che ricostruisce con tradizioni antiche elementi che paiono preparare eventi e norme contenuti negli altri libri.
I due Caino e Abele rappresentano comunque modelli su cui si basò per millenni la società, l'agricoltore, legato stabilmente alla terra e il nomade sempre in cammino per cercare pascoli per le sue bestie.

Genesi 4,3-4a - "Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso."

Dopo un certo tempo passano cioè anni, i due sono adulti.
Iniziano forme di culto, l'uno, Caino con modalità che ritroveremo in uso tra gli egizi, che offrivano fiori e frutti della terra ai loro dèi, e l'altro, Abele, ricorda il modo di sacrificare tra gli ebrei nel Tempio.
C'è di più, quella parola primogeniti evoca tutta una vicenda "Il Signore disse a Mosè: "Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali -: esso appartiene a me" (Es. 13,1s); è l'inizio dell'esodo dall'Egitto in cui i primogeniti avranno una propria specifica importanza. (Vedi: "La risurrezione dei primogeniti".)

Genesi 4,4b-5 - "Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto."

È sorprendente! Dopo la cacciata...Dio gradì?
Pare gradire l'offerta di animali, ma ciò penso sia allegorico.
È Abele in sé che Dio gradì e con lui la sua offerta, quasi come se Abele sacrificasse al Signore la parte animale di sé stesso.
Il verbo tradotto con "gradì" deriva dal radicale guardare, riguardare, mirare con compiacimento, con favore.
La forma verbale usata per "gradì" ha le stesse lettere, con diversa vocalizzazione, di quelle del nome proprio Gesù .
Si pensi con che gioia ed entusiasmo i primi scrutatori cristiani si saranno accorti di ciò, ossia che:
  • la prima volta che appare il nome di Gesù nella Bibbia, anche se velato in quel modo, è collegato ad Abele;
  • che questi è il primo squarcio nel mondo incupito dopo la cacciata dal giardino dell'Eden;
  • su un fratello gemello del primo uomo, concepito e nato da donna nel mondo dopo la caduta e la "maledizione" per quello errore, cade il compiacimento di Dio;
  • gradì = Gesù, è il vero Figlio dell'Uomo = di Adamo.
I Vangeli sono, in modo ripetuto ad evidenziare quel "compiaciuto":
  • "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". (Mt. 3,16s)
  • "E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto. (Mc. 1,10s)
  • "Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto." (Lc. 3,21s)
  • "Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". (Mt. 17,5)
  • "Dio evidentemente valutò che Abele offriva tutto sé stesso in linea con quanto poi Gesù dirà agli apostoli nel miracolo della moltiplicazione dei pani: "...date loro voi stessi da mangiare." (Mt. 14,16 / Lc. 9,13)
Caino fu molto irritato!
Lui, Gesù è il vero "Figlio dell'uomo" quello profetizzato in Abele. Le lettere sono chiare dal radicale "accendersi, ardere, adirarsi", ma più semplicemente "fu a chiudersi la mente/testa ", "fu in un buco " che descrivono bene gli effetti dell'ira.

Genesi 4,6-7 - "Il Signore disse allora a Caino: Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo".

Il Signore non ha perso la speranza su Caino, gli parla e l'esorta ricordando che il tentatore e sempre pronto, ma l'uomo lo può dominare.
Da parte del Signore viene pronunciata nei riguardi di Caino per la prima volta nella storia la parola peccato hatt'at.
Se ne conclude che il peccato di Caino ricade sulle spalle d'un giusto.
Da quella idea dell'ira, che è chiusura della mente, si passa ad altra chiusura, a quella del peccato che "la chiusura del cuore all'Unico indica .
È perciò come se il Signore ammonisse: attenzione che l'ira chiude la testa, ma perdurando, se non la controlli ti indurirà il cuore.

Diceva un monaco al suo discepolo:
  • sorveglia il tuo pensiero perché i pensieri diventano parole;
  • sorveglia le tue parole perché diventano azioni;
  • sorveglia le tue azioni perché diventano abitudini;
  • sorveglia le tue abitudini perché diventano carattere;
  • sorveglia il tuo carattere perché diventa destino.
CAINO E ABELE
Genesi 4,8 - "Caino disse al fratello Abele: Andiamo in campagna! Mentre erano in campagna , Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise ."

Per uccidere è usato il verbo impiegato anche per dire di distruzione di piante: "Distrusse con la grandine le loro vigne..." (Sal. 78,47)
Le lettere usate portano anche a sancire un fatto: Caino "a portare fu al mondo dalla mente/testa a scorrere la perversità ()."
Alcuni suggeriscono che Abele pastore avrebbe irritato il fratello con sconfinamenti del suo gregge nei campi coltivati e gli alterchi che ne seguivano avrebbero portato a rendere critici i rapporti.
La parola "fratello" ripetuta due volte tende a riduce a zero ogni attenuante, infatti, non sarebbe stata strettamente necessaria per il racconto che poteva procedere anche con "Caino disse ad Abele...", invece di "Caino disse ad Abele suo fratello...", e poi lo ripete.
Pur se, dato e non concesso, tali motivi ci fossero stati viene alla mente: "Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette." (Mt. 19,21s)
Da notare che nel testo sembra esserci due volte anche la parola campagna, ma la prima volta in effetti Caino dice "andiamo fuori".
Caino lì "si alzò", e il verbo che usa viene dal radicale che è alzarsi, sollevarsi, sorgere, levarsi, quindi una traduzione più aderente al testo della Bibbia ebraica di quel versetto Gen. 4,8 sarebbe: "Ma disse Caino ad Abele suo fratello, andiamo fuori. E in campagna si levò Caino su suo fratello Abele e l'uccise."
Caino non portò Abele in 'adamah , ma in shadoeh , perciò non sui terreni che coltivava, bensì nella steppa, in un terreno selvatico.
È evidente l'intento dell'autore di suggerire lo zampino del demonio .
In definitiva Caino si scagliò contro il fratello Abele che coltivava gelosia.
Il racconto, con l'ammonimento di Dio che lo precede, sottintende che non fu semplice eccesso d'ira, ma fu di più; aveva premeditato l'uccisione.
"Andiamo fuori" gli disse, e si portarono nei campi non coltivati, dove c'erano le bestie selvatiche e dove Abele portava il gregge.
Caino si alzò su di lui, come se Abele fosse seduto.
Lo guardò dall'alto in basso come un oggetto da distruggere, come un animale da sacrificare per placare l'ira da anni covata.
Non può non accostarsi l'evento a quello di Giuseppe figlio di Giacobbe che i fratelli per invidia volevano uccidere: "Orsù uccidiamolo... Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato..." (Gen. 37,20)

Di fatto quel suo fratello ripetuto ricordava che "l'Unico in vita l'aveva portato ", ma anche "una unica vita aveva portata ", come fossero nel loro doppio una unità e l'eliminare uno era perdere una parte di sé stessi, quasi un suicidio dell'anima.
La disubbidienza nel mondo è divenuta tangibile; la conseguenza è la morte.
Sinteticamente il libro della Sapienza conclude: "...la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono." (Sapienza 2,24)
Da ciò si dovrebbe concludere che solo Caino fece da ciò esperienza di morte, ma non Abele, ma di ciò parleremo più avanti.
La tentazione non dominata diviene in peccato contro Dio e contro il prossimo.
La conseguenze ricadono sulle spalle del fratello giusto, gradito a Dio.
Il mangiare dell'albero del bene e del male da parte di Adamo ed Eva s'è fatto carne nella progenie; infatti, ne sono nati due gemelli, frutti doppi appunto, uno giusto e gradito a Dio, l'altro geloso che traligna ed uccide.

GIUDIZIO SU CAINO - PRIMA ISTANZA - INDAGINE E DIFESA
Come accadde con Adamo, anche con Caino Dio procede ad un interrogatorio, nel quale Caino negò di sapere dov'era il fratello.

Genesi 4,9-10 - "Allora il Signore disse a Caino: Dov'è Abele, tuo fratello? Egli rispose: Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello? Riprese: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!"

L'autore introduce nel lettore l'idea della morte d'un uomo e il primo uomo che pare morire fu Abele, ucciso da suo fratello gemello Caino su suggerimento del demonio.
Abele fu ucciso, ma per il Signore non è morto, in effetti chi morì fu Caino.
Nel racconto, di fatto, non esce la parola morte; il peccato ricade sulle spalle dei giusti, ma per giustizia la morte rimbalza su chi la provoca.
Esperienza è che la morte si estende a tutti gli uomini da ciò, indi tutti in un modo diretto o indiretto provocano la propria morte.
Conclude San Paolo: "Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Rom. 5,12); infatti, "...non c'è nessuno che non pecchi". (1 Re 8,46)
Il Signore non tace, cerca l'assassino e gli parla e domanda "Dov'è Abele?", simile al "Dove sei?" (Gen. 3,9) che fece ad Adamo che aveva mangiato dell'albero della conoscenza, infatti Caino ora è nelle stesse condizioni di Adamo, morto dentro.
Il Signore nei riguardi di Abele asserisce che è vivo, ne sente la voce dalla terra: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo."
Caino ha ucciso Abele in campagna , ma la voce di Abele Dio la sente venire dal suolo !
Il messaggio: "nella vita degli angeli sulla nube il vivente entra ".
Anche il nome di Abele a questo punto prende nuova luce: "entrerà ad abitare dal Potente ".
Quel dire da parte del Signore "Abele tuo fratello " è con le lettere un dichiarare "Nel mondo hai consumato () il primo che visse rettamente ".
Dice, infatti, il Qoelet "Dio ha fatto l'uomo retto..." (Qoelet 7,29)
Ce n'è stato almeno uno sulla terra, almeno Abele lo fu, perché fu gradito a Dio, ed è svanito, infatti: "L'uomo pio è scomparso dalla terra, non c'è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno dà la caccia con la rete al fratello. (Michea 7,2)
Caino risponde "Non lo so - ".
Dalle lettere si legge: "non sono a conoscenza ove finito sia "
Se Caino ha preso la domanda in senso fisico, dove era il corpo del fratello lo sapeva, non lo dice... è bugiardo, mentre se ha preso la domanda come interrogativo di dove si va dopo la morte, dice la sua verità.
Il sapere cosa c'è oltre la morte comporta, infatti, acquisire una conoscenza che Caino non ha, perché s'è allontanato da Dio e così, di fatto, si confessa ateo, perché non pone lo stare con Dio dopo la morte come possibilità?
I peccati generalmente detti "di morte" sono apostasia, omicidio e adulterio e in Caino ne abbiamo già trovati due, omicidio e apostasia... e l'adulterio?
Il testo non ne parla a meno che quel "Caino lavoratore del suolo" (Gen. 4,2) non sia in senso figurato e 'adamah sia lì la femmina di Adamo.
Forse un accenno si può anche cogliere in Gen. 4,5a quando dice che Dio "non gradì Caino", ove, leggendo le lettere si può cogliere "da serpente sulla donna () agiva in campo aperto " e di donna ve ne era ancora una sola Eva (altri figli/e nacquero ad Adamo ed Eva dopo Gen. 4,25).
La tematica dell'incesto che può apparire gratuita e fantastica è però una realtà che si ritrova sviluppata in più episodi nel prosieguo del Genesi. (Vedi: "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia".)
Tornando all'inchiesta, Caino cerca di difendersi ed in pratica dice che non sapeva di dover essere il guardiano-custode del fratello.
A difesa oppone una frase in forma interrogativa con la parola "guardiano " ov'è nascosto un sarcasmo: "Ne risorgerai in vita il corpo "?
Quel non lo so , comporta, sempre con le lettere, anche una scusa: "il serpente una calamità nel tempo è " e implicitamente, poi, col dire , l'invita, perché non "bruci quel essere ribelle ()"?
Come se Caino dicesse al Signore: anch'io sono stato vinto dal serpente!
Caino che non sapeva cosa voleva dire essere fratello, perché qualcuno gli aveva come divorato l'anima e la capacità d'amare.
Pare sentirsi riecheggiare quasi un'accusa al Signore. Perché lo consenti?
L'autore del Genesi scritto nel V-VI secolo a.C. conosceva il libro di Giobbe: "Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o custode dell'uomo? Perché m'hai preso a bersaglio e ti son diventato di peso? Perché non cancelli il mio peccato e non dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò!" (Giobbe 7,20s)

GIUDIZIO SU CAINO - PRIMA ISTANZA - SENTENZA
Genesi 4,11-14 - Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra. Disse Caino al Signore: Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere."
Per la presenza del peccato è sancito l'allontanamento dal suolo (lungi da quel suolo... Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti) cioè viene a causa del peccato allontanata la possibilità attuativa del disegno di "all'Unico essere simile ".
L'essere simili a Dio è, infatti, risultato da raggiungere, bersaglio possibile che Dio ha dato col suo incipit.
Nella parola ebraica di peccato - - hatt'at-hatt'ah-hatt'ot, da "fallire, sbagliare, peccare", v'è un'apertura all'idea di tiro che va fuori bersaglio.
Se si risale all'origine del segno per lettera tèt, considerato che nel semitico occ.-stele di Mesa-sigilli VII secolo a.C. e aramaico antico, questo è un cerchio con una croce all'interno e che per quegli stessi sistemi di scrittura per la lettera di di "occhi" il segno è un , si può concludere che la lettera ha anche il senso di occhi chiusi, sorgente sigillata.
Il peccato , ha insita così pure in sé l'idea d'un arciere che sbaglia il bersaglio, e tale obbiettivo che è l'Unico, "stretto con occhio socchiuso dall'Unico ... fuori ", ha mirato ed ha sbagliato.

Ho provato a spezzare con la lettura dei segni questi quattro versetti pensando come soggetto alle vicende del testo esterno (solo del primo riporto la dimostrazione integrale e degli altri solo le parole chiave) e poi riporterò quanto ricavato tutto di seguito.

Genesi 4,11 - "Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello."




"Recata l'azione a compimento , esce il primo corpo portato a vedere () la fine , uscita della vita l'energia fuori col primo sangue . Nel mondo inizia il serpente ardente ad alzarsi , tutto al mondo inizia a segnare , il soffio è entrato del serpente per rovesciare , a chiudersi completamente viene () nel sangue , è per la prima (volta) la vita così di un vivente ad essere stata fiaccata ."

Genesi 4,12 - "Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti; ramingo e fuggiasco sarai sulla terra."




"Così è per l'abominio la protezione originaria finita, fuori col primo sangue uscì, il serpente venne () a strapparla (), finì il segno della rettitudine col chiudersi nel mondo del serpente. Per umiliare portò l'impurità, della croce entrò il peso in terra ."

Genesi 4,13 - "Disse Caino al Signore: Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?"



(Da notare la negazione riguarda il "non Iahweh", quindi il serpente primigenio.)

"Portatosi è per la prima volta a vivere nel corpo di Caino (a rovesciarsi fu l'angelo) per la negazione di Yahwèh (). Entra in cammino l'essere impuro (). Dal serpente il peccare () dell'angelo fu nei viventi emanando malvagità ."
(Variante in grassetto: Del serpente la colpa fu; nei viventi emanò malvagità .)

Genesi 4,14 - "Ecco tu mi scacci oggi da questo suolo ed io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere."




"Entrato l'angelo (ribelle) in cammino, dai corpi la luce finì, venne () ad esistere al mondo del giorno il tramonto . Il soffiò inviato fu ad entrare nell'uomo della perversità (). I viventi il soffio dell'angelo fu ad affliggere () riempiendo tutti i corpi. Portò al mondo nelle esistenze la forza della croce, l'opprimere del peccare () con l'impurità () dentro la terra recò. Dal mondo fu ad uscire la rettitudine perché () la sozzura fu con forza ad entrare con la mormorazione nell'esistenze."

Genesi 4,11 - Recata l'azione a compimento, esce il primo corpo portato a vedere la fine, uscita della vita l'energia fuori col primo sangue. Nel mondo inizia il serpente ardente ad alzarsi, tutto al mondo inizia a segnare, il soffio è entrato del serpente per rovesciare, a chiudersi completamente viene nel sangue, è per la prima (volta) la vita così di un vivente ad essere stata fiaccata.

Genesi 4,12 - Così è per l'abominio la protezione originaria finita, fuori col primo sangue uscì, il serpente venne a strapparla, finì il segno della rettitudine col chiudersi nel mondo del serpente. Per umiliare portò l'impurità, della croce entrò il peso in terra.

Genesi 4,13 - Portatosi è per la prima volta a vivere nel corpo di Caino (a rovesciarsi fu l'angelo) per la negazione di Yahwèh. Entra in cammino l'essere impuro. Dal serpente il peccare dell'angelo fu nei viventi emanando malvagità.
(Variante in grassetto: Del serpente la colpa fu; nei viventi emanò malvagità.)

Genesi 4,14 - Entrato l'angelo (ribelle) in cammino, dai corpi la luce finì, venne ad esistere al mondo del giorno il tramonto. Il soffiò inviato fu ad entrare nell'uomo della perversità. I viventi il soffio dell'angelo fu ad affliggere riempiendo tutti i corpi. Portò al mondo nelle esistenze la forza della croce, l'opprimere del peccare con l'impurità dentro la terra recò. Dal mondo fu ad uscire la rettitudine perché la sozzura fu con forza ad entrare con la mormorazione nelle esistenze.

È da notare quel "ramingo e fuggiasco" ripetuto nel: versetti 12 e 14.
  • versetti 4,12: Dio dice "ramingo fuggiasco sarai in terra" e con i segni ho letto: "Per umiliare portò l'impurità, della croce entrò il peso in terra."
  • versetti 4,14: Caino dice "io sarò ramingo fuggiasco sulla terra" ed ho letto: "Portò al mondo nelle esistenze la forza della croce, l'opprimere del peccare con l'impurità dentro la terra recò."
Tra i due nel 4,13 c'è la parola rimasta in sospeso, perché ha un punto interrogativo, "perdono": "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?"

Ho tradotto così la fine di quel versetto: "Dal serpente il peccare dell'angelo fu nei viventi emanando malvagità" e la variante "Del serpente la colpa fu; nei viventi emanò la malvagità."

Il Signore intimamente, di cui è immagine il criptato, ha deciso che punirà il vero colpevole e il perdono a Caino ci sarà se darà con la vita segni di pentimento.

Ramingo e fuggiasco sarai sulla terra è l'effetto che Caino, figura emblematica dell'uomo, capterà come salario del peccato e s'intravede la pedagogia di Dio. Ci sono, infatti, ulteriori varianti di traduzione:
  • "in cammino all'energia del peccare () dell'angelo la protezione/lo sbarramento dalla croce esisterà dentro terra " e questa protezione - sbarramento è la differenza essenziale che c'è tra grazia e legge, questa infatti è superata dalla croce del Cristo come propone il N.T.;
  • "La potenza della rettitudine dell'angelo la colpa sbarrerà . Dalla croce uscirà una forza per il mondo ; da dentro dell'Unigenito dal corpo scenderà " relativa alle vicende della incarnazione in Gesù di Nazaret e del Cristianesimo;
  • in le lettere possono riguardare l'energia/l'angelo che fa peccare ().
Il geroglifico delle consonanti NA"W indica "serpente" . Potrebbe essere una spiegazione del processo mentale dell'autore del Genesi dell'accostamento della tentazione al serpente.

Passo ora a , questi, il serpente, "fuggirà" dalla "croce" .
Se ne ricava che Dio ha messo il segno su Caino a monito del serpente: "In cammino il serpente fuggirà dalla croce , entrerà il Signore(Yah) in terra ."

Questo è il pensiero portato dal Cristianesimo che ha nel proprio credo che la morte in croce e la resurrezione di Gesù sono certezza d'un termine alla schiavitù del serpente.
L'idea è che c'è un posto sicuro che il serpente non frequenta, ed è la croce.
Occorre che l'uomo impari a non "fuggire la croce", onde l'incantesimo della paura della morte s'infranga.
Dal geroglifico di NA"W a NA"I' "essere indulgente" Il passo è breve .
Da ciò si ricava che la parola "perdono" che dice Caino trova il Signore sensibile, perché in effetti vuole perdonare, vuole incarnarsi, parla della croce, dice che Lui stesso andrà in croce.
Tra l'altro se invece di ND T, "fuggire la croce" si guarda in egiziano, tenendo conto che è da trovare un geroglifico con l'energia N e il serpente L (L=D) si trova con ND (pag.143 Faulkner) un geroglifico importante.
Queste due consonanti, infatti, si riassumono in un unico segno la croce egiziana e vogliono dire "salvare, proteggere"; "protezione".
Questa è la possibilità che si profila per Caino.

APPELLO - POSSIBILITA' DI PERDONO PER CAINO
Genesi 4,14 - "Ma il Signore gli disse: Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato."
Inizio col considerare che Caino in Gen. 4,8 si levò contro il fratello e quelle tre lettere sono da Dio qui riproposte per contrappasso, ma con diversa vocalizzazione e tradotte con "vendetta".
Il levarsi cioè contro Caino porterà vendette inesorabili, moltiplicate per sette volte, ma anche per giuramento, perché è anche il radicale di "giurare"; vale a dire, quelli della razza di Caino giureranno di fartela pagare.
Questo versetto è particolare, c'è due volte Signore, due volte Caino.
Viene citato il numero 7 e il versetto è costruito contenendo 7 lettere , ed uno di questi è davanti a Caino.
Sette sono infatti nel pensiero biblico gli spiriti maligni:
  • "Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quel uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa" (Mt. 12,43-45);
  • "Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni". (Mc. 16,9)
Non può certo considerarsi una combinazione che l'elenco della genealogia di Caino presenta nel complesso 7 livelli di discendenza:
  • Caino;
  • Enoch;
  • Irad;
  • Mecuiaèl;
  • Metusael;
  • lamech,
  • Iabal, Iubal e Tubalkain.
La presenza di due volte il Signore che si può tradurre "Sarà dal mondo a riportarci fuori " fa nascere il pensiero che il Signore uscirà due volte in potenza per combattere il serpente incarnato in Caino, ma in terra la guerra non sarà contro Caino, bensì contro quella parte di Caino di cui si è appropriato il serpente, "La nostra battaglia, infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i denominatori di questo mondo di tenebre" come precisa San Paolo (Ef. 6,12).
Il vero nemico non è Caino ma lo spirito di cecità bestiale che l'ha accecato.

Leggo i segni di Gen. 4,15 come profezia con l'idea al futuro; questa è la relativa decriptazione:

"Ma sarà l'inizio dell'amarezza per il serpente.
Si porterà il Signore dal serpente in campo per ucciderlo.
La potenza entrerà in un corpo.
In cammino verserà ad esistere l'energia.
Nel settimo segno
(giorno della creazione) sarà in un vivente.
Sarà a riversare vita.
Porterà la forza della risurrezione ai viventi.
Sarà per la perversità del serpente rovesciato.
Oppresso l'Unigenito porterà la croce.
Dal cuore, dal serpente segnato, sarà ad uscirgli la rettitudine, la porterà dalla croce.
Inizierà la fine a recare della vergogna e della sozzura recata
(dal nemico)."

Il Signore soppesa le possibilità e le esigenze, ama le creature ed è pieno di misericordia perciò pone un segno su Caino e pur se sancisce che, di fatto, ora Caino è maledetto, non dispera sulla redenzione di Caino.
In ebraico la parola segno è 'ot "primo portato segno ".
Il segno per antonomasia è una croce, per indicare riservato che Dio pone su Caino, l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico che in corsivo appunto è una croce e per il racconto di Caino e Abele è il primo segno portato da Dio.
(Vedi: "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia".)
Il giudizio su Caino resta sospeso rinviato al giudizio finale .

Nella lettere di peccato c'è il senso della croce; infatti:
  • "per la chiusura del cuore inizia la croce ";
  • "la chiusura del cuore viene () "
Entra, così, nel mondo la sofferenza e la croce, come abbiamo letto anche nel criptato di Gen. 4,14, ma che possono anche far reagire l'uomo e fargli cercare aiuto e salvezza da parte di Dio.

Quel segno che Dio impose a Caino si apre di più intensi significati: "inizia portare la croce "; cioè Caino fu: "il primo (uomo) che portò la croce ", ma anche "l'Unigenito porterà in croce ".
Vale la pena di ricordare che le lettere del nome Caino rappresentano anche "lancia" e l'evangelista Giovanni (19,33s) nota: "Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua."

Genesi 4,16 - "Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden."

Caino, infatti, considerata la morte di Abele, è il primo uomo su cui grava concretamente la croce che, abbiamo appreso è la conseguenza del peccato in quanto "chiude il cuore ed inizia la croce".
Caino è stato iniziato sia da Dio sia dal serpente.
In lui come in tutti gli uomini ci sono le due iniziazioni che si faranno guerra (Romani 7) e se Caino si lascerà illuminare dalla Parola di Dio, proprio dalla sofferenza della croce, può venirgli la salvezza?
Questa è la buona notizia per gli uomini, irretiti dalle trappole del demonio, che possono, rallegrarsi della sorte riservata da Dio a Caino, perché in definitiva è data la possibilità della redenzione.
Dio però ha posto davanti al male un limite, una sponda e preferisce donare all'uomo l'esistenza, pur lottando contro il male, che lasciarlo nella non esistenza; Dio, però, è in prima linea con l'uomo?
Nel libro di Giobbe è chiaro il pensiero: "Chi ha chiuso tra le due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno...? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde." (Gb. 38,8-11)

Nei versetti Genesi 4,17-24 è esposta la genealogia di Caino.
Tra fine del Capitolo 4 e l'inizio del Capitolo 5, indi è scritto quanto in appresso.

Genesi 4,25-5,3 - "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set . Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso... Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva 130 anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set."

Al riguardo in "Dalle lettere ebraiche balbettii su Dio" osservai che "Per l'autore del Genesi la generazione successiva non è a immagine e somiglianza d'Adamo che 'era' stato creato a immagine e somiglianza di Dio; s'è interposto un velo e come Adamo, morì perdendosi nel tempo senza arrivare alla piena conoscenza di Dio, così muoiono i figli d'Adamo."
In relazione a quanto s'è considerato sulla vicenda di Caino e Abele, visto che qui si sottolinea che Dio con Set "ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele" pare pure cogliersi un distinguo di Adamo sulla somiglianza con Caino che non considera propria discendenza.
Anche ciò potrebbe aver dato adito all'immaginario ebraico in base a cui dei due primi nati solo Abele fosse figlio di Adamo.
Le lettere del nome di Set portano anche a "colonna, fondamento".
In un successivo paragrafo riporto il decriptato intero del Capitolo 4 del Genesi.

APPELLO - POSSIBILITA' DI PERDONO PER CAINO
Genesi 4,14 - "Ma il Signore gli disse: Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato."
Inizio col considerare che Caino in Gen. 4,8 si levò contro il fratello e quelle tre lettere sono da Dio qui riproposte per contrappasso, ma con diversa vocalizzazione e tradotte con "vendetta".
Il levarsi cioè contro Caino porterà vendette inesorabili, moltiplicate per sette volte, ma anche per giuramento, perché è anche il radicale di "giurare"; vale a dire, quelli della razza di Caino giureranno di fartela pagare.
Questo versetto è particolare, c'è due volte Signore, due volte Caino.
Viene citato il numero 7 e il versetto è costruito contenendo 7 lettere , ed uno di questi è davanti a Caino.
Sette sono infatti nel pensiero biblico gli spiriti maligni:
  • "Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quel uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa" (Mt. 12,43-45);
  • "Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni". (Mc. 16,9)
Non può certo considerarsi una combinazione che l'elenco della genealogia di Caino presenta nel complesso 7 livelli di discendenza:
  • Caino;
  • Enoch;
  • Irad;
  • Mecuiaèl;
  • Metusael;
  • lamech,
  • Iabal, Iubal e Tubalkain.
La presenza di due volte il Signore che si può tradurre "Sarà dal mondo a riportarci fuori " fa nascere il pensiero che il Signore uscirà due volte in potenza per combattere il serpente incarnato in Caino, ma in terra la guerra non sarà contro Caino, bensì contro quella parte di Caino di cui si è appropriato il serpente, "La nostra battaglia, infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i denominatori di questo mondo di tenebre" come precisa San Paolo (Ef. 6,12).
Il vero nemico non è Caino ma lo spirito di cecità bestiale che l'ha accecato.

Leggo i segni di Gen. 4,15 come profezia con l'idea al futuro; questa è la relativa decriptazione:

"Ma sarà l'inizio dell'amarezza per il serpente.
Si porterà il Signore dal serpente in campo per ucciderlo.
La potenza entrerà in un corpo.
In cammino verserà ad esistere l'energia.
Nel settimo segno
(giorno della creazione) sarà in un vivente.
Sarà a riversare vita.
Porterà la forza della risurrezione ai viventi.
Sarà per la perversità del serpente rovesciato.
Oppresso l'Unigenito porterà la croce.
Dal cuore, dal serpente segnato, sarà ad uscirgli la rettitudine, la porterà dalla croce.
Inizierà la fine a recare della vergogna e della sozzura recata
(dal nemico)."

Il Signore soppesa le possibilità e le esigenze, ama le creature ed è pieno di misericordia perciò pone un segno su Caino e pur se sancisce che, di fatto, ora Caino è maledetto, non dispera sulla redenzione di Caino.
In ebraico la parola segno è 'ot "primo portato segno ".
Il segno per antonomasia è una croce, per indicare riservato che Dio pone su Caino, l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico che in corsivo appunto è una croce e per il racconto di Caino e Abele è il primo segno portato da Dio.
(Vedi: "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia".)
Il giudizio su Caino resta sospeso rinviato al giudizio finale .

Nella lettere di peccato c'è il senso della croce; infatti:
  • "per la chiusura del cuore inizia la croce ";
  • "la chiusura del cuore viene () "
Entra, così, nel mondo la sofferenza e la croce, come abbiamo letto anche nel criptato di Gen. 4,14, ma che possono anche far reagire l'uomo e fargli cercare aiuto e salvezza da parte di Dio.

Quel segno che Dio impose a Caino si apre di più intensi significati: "inizia portare la croce "; cioè Caino fu: "il primo (uomo) che portò la croce ", ma anche "l'Unigenito porterà in croce ".
Vale la pena di ricordare che le lettere del nome Caino rappresentano anche "lancia" e l'evangelista Giovanni (19,33s) nota: "Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua."

Genesi 4,16 - "Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden."

Caino, infatti, considerata la morte di Abele, è il primo uomo su cui grava concretamente la croce che, abbiamo appreso è la conseguenza del peccato in quanto "chiude il cuore ed inizia la croce".
Caino è stato iniziato sia da Dio sia dal serpente.
In lui come in tutti gli uomini ci sono le due iniziazioni che si faranno guerra (Romani 7) e se Caino si lascerà illuminare dalla Parola di Dio, proprio dalla sofferenza della croce, può venirgli la salvezza?
Questa è la buona notizia per gli uomini, irretiti dalle trappole del demonio, che possono, rallegrarsi della sorte riservata da Dio a Caino, perché in definitiva è data la possibilità della redenzione.
Dio però ha posto davanti al male un limite, una sponda e preferisce donare all'uomo l'esistenza, pur lottando contro il male, che lasciarlo nella non esistenza; Dio, però, è in prima linea con l'uomo?
Nel libro di Giobbe è chiaro il pensiero: "Chi ha chiuso tra le due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno...? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde." (Gb. 38,8-11)

Nei versetti Genesi 4,17-24 è esposta la genealogia di Caino.
Tra fine del Capitolo 4 e l'inizio del Capitolo 5, indi è scritto quanto in appresso.

Genesi 4,25-5,3 - "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set . Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso... Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva 130 anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set."

Al riguardo in "Dalle lettere ebraiche balbettii su Dio" osservai che "Per l'autore del Genesi la generazione successiva non è a immagine e somiglianza d'Adamo che 'era' stato creato a immagine e somiglianza di Dio; s'è interposto un velo e come Adamo, morì perdendosi nel tempo senza arrivare alla piena conoscenza di Dio, così muoiono i figli d'Adamo."
In relazione a quanto s'è considerato sulla vicenda di Caino e Abele, visto che qui si sottolinea che Dio con Set "ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele" pare pure cogliersi un distinguo di Adamo sulla somiglianza con Caino che non considera propria discendenza.
Anche ciò potrebbe aver dato adito all'immaginario ebraico in base a cui dei due primi nati solo Abele fosse figlio di Adamo.
Le lettere del nome di Set portano anche a "colonna, fondamento".
In un successivo paragrafo riporto il decriptato intero del Capitolo 4 del Genesi.

IL BUON PASTORE
Il libro del Genesi nel capitolo del racconto di Caino e Abele in modo sintetico pone in evidenza una realtà: "Abele era pastore di greggi".(Gen. 4,2)
Ora, le lettere ebraiche di "pastore" sono anche quelle di "compagna, amica", ma vi sono le lettere di male, cattivo, Ra (dio), Egitto, termini che non sono il massimo per la spiritualità ebraica.
Appena dopo la cacciata dal paradiso terreste è inatteso che venga messo in vetrina un uomo concepito fuori da quel giardino, ma "gradito" a Dio.
Provo a scrivere con i criteri usati dall'autore del Genesi:

Il Signore gradì un pastore delle gregge (pecore)!


Ho già fatto notare che quel gradì ha le lettere di Gesù che così disposte è la prima volta che appaiono nel libro del genesi o "Ber'eshit", del Principio.
L'idea che se ne ricava è che Il Signore Gesù è il Pastore delle pecore; cioè Il Signore Gesù è il Buon Pastore. Però c'è di più!

Tra quelle lettere vi sono anche le lettere di "porta", quelle che ho evidenziate, da cui "Il Signore è la porta che si vedrà nel mondo per le pecore ".
Il Vangelo di Giovanni pare proprio seguire tali pensieri quando si esprime con:
  • "Allora Gesù disse loro di nuovo: In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo." (Gv. 10,7-9)
  • "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me..." (Gv. 10,14)
In definitiva in quelle lettere c'è la profezia che: "il Signore in Gesù nel corpo si vedrà nel mondo ".

È noto che l'autore del Genesi è ispirato dallo spirito che anima le comunità dei Giudei all'epoca successiva al ritorno dall'esilio in Babilonia.
È quindi da ritenere che quanto nel pensiero biblico della Toràh, dei Salmi e di molti profeti più antichi o coetanei gli fossero noti.
L'autore ispirato perciò non scrive parole a caso, ma annette a ciascuna il valore che comporta in base al complesso delle citazioni ricavabili da quei libri.
Aggiungo che, come gli autori di tutti i testi biblici inseriti nel canone ebraico che si rifanno ai più antichi scritti della Torah, questi scrive adottando il criterio di dare al testo anche messaggi di secondo livello come ho esposto nelle varie rubriche di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e nei molti articoli ivi riportati con i risultati.
Tutti i testi di secondo livello, come ho messo in evidenza in quelli studi, portano ad un racconto in forma profetica dell'idea della incarnazione e della salvezza portata dal Messia.

Quelle lettere di "Ora Abele era pastore di greggi" Portano a questo pensiero:

"Si portò Yah per stare nel mondo a casa del serpente , male del mondo ; la sozzura dell'angelo ...", cioè: "Si portò Yah per stare nel mondo a casa del serpente, male del mondo; la sozzura dell'angelo..."
Incastonato nel libro del Salterio spicca il Salmo n° 23 (il 22° della Bibbia masoretica), "Il Signore è il mio pastore", atto di fede amorevole del popolo d'Israele verso Iahwèh.

SALMO 23 DI DAVIDE
  1. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
  2. su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce.
  3. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
  4. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
  5. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
  6. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
In "I Salmi, conforto del crocifisso" ho inserito tra l'altro anche la decriptazione di questo Salmo, che qui riporto, che converge nell'idea della incarnazione e della salvezza dell'uomo da parte del suo unico vero pastore che ci guida al "giusto cammino".

Il Signore è il mio pastore è un credo, cioè Iahwèh è il mio Dio.
Non è il Faraone, figlio di Ra, il mio Dio.
È dichiarazione di fede in un mondo pagano: Iahwèh è il mio Ra (Come noto anche nella forma Ra" è il Dio-Sole di Eliopoli nell'antico Egitto che emerse dalle acque primordiali del Nun).
In egiziano la parola HeQA indicata con un bastone da pastore che finisce ad uncino , un vincastro, riguarda il "governare" del Faraone era indicato con il geroglifico HeKA'T.
il Faraone prima ancora di Cristo fu chiamato il Buon Pastore.

Salmo 23 di Davide - Testo decriptato
Salmo 23,1 - (La risurrezione) nei viventi colpirà da rasoio il serpente impuro per mano del Signore.
Al cattivo sarà da rifiuto che all'origine li costrinse all'apostasia.

Salmo 23,2 - Il Figlio dell'Unico porterà alla fine l'aiuto della risurrezione.
L'Unigenito sarà nel corpo dentro a ristare in azione.
Con gli angeli sarà alla vista potente.
Ai viventi sarà la vita a inviare nelle tombe che porterà a finire l'opprimere potente che per l'angelo (ribelle) c'è.

Salmo 23,3 - L'angelo superbo sarà fortemente bruciato e da dentro si separerà.
Il drago che è dentro a vivere, che vedrà rivelarsi, sarà cacciato abbrustolito.
Nei viventi in azione l'anima si riporterà.

Salmo 23,4 - Scorrendo nei viventi la rettitudine saranno di Dio così figli.
Essendo stato all'origine a scendere per il serpente il morire per il rifiuto che per l'Unico ci fu, si vedrà il cattivo con bruciature venire fuori.
Il risorgere che ci sarà lo brucerà dentro i cuori.
Arso vivo nel fuoco si vedrà l'angelo.
L'oppressione uscirà dalla vita.
Nel mondo ad opprimere con la tomba i viventi, l'angelo (ribelle) era!

Salmo 23,5 - Finirà il nemico in tutte le persone che saranno risorte col vigore degli angeli per splendore.
La tribolazione nei corpi sarà battuta dalla risurrezione.
Angeli del Crocifisso a casa nell'ottavo (giorno della creazione) con i corpi dall'Unico risorti saranno retti, recati alla pienezza per stare, saziati da Iah (wèh).

Salmo 23,6 - Nell'Unico così nel cuore li porterà dentro, e nell'assemblea tra i cerchi per mano saranno accompagnati, portati da angeli a stare per tutti i giorni della vita.
Saranno condotti nella luce dentro tutti a stare ad abitare nella casa che è del Crocifisso, il Signore, il potente Unigenito che rettamente nei giorni visse.

Segnalo, perché veramente esaustivo, il contenuto della voce "Pastore e Gregge" nel "Dizionario di Teologia Biblica" di Xavier Leon-Dufour (Marietti) e non mi soffermo oltre sul tema che do per scontato.

IL GIUSTO SOFFERENTE
La figura di Abele, tratteggiata con poche parole in Genesi 4,1-10, introduce la figura del "giusto".
Questi fin dalle origini è rifiutato dal fratello.
Il rifiuto del giusto rifiutato dagli uomini era stato sviluppato dal profeta Isaia nei quattro canti detti "del servo del Signore" (42,1-9; 49,1-11; 50,4-11; 52,13-53,12).
Platone (427-347 a.C.) nel dialogo sullo stato ideale detto della Repubblica, tratta della rettitudine che in un uomo è veramente perfetta se accetta ogni ingiustizia per amore della verità.
Scrive Platone che l'uomo sommamente giusto deve essere:

"...un uomo semplice e generoso che, dice Eschilo, vuole non apparire, ma essere onesto. E l'apparire bisogna appunto eliminare. Se infatti vorrà apparire, potranno derivarne onori e vantaggi, appunto perché appare giusto. E non si potrà allora scorgere se è giusto per causa di giustizia o per causa di vantaggi e d'onori. Ecco, di tutto facciamolo ignudo. Sola in lui giustizia ...Effigiamolo dunque opposto al precedente e pur non commettendo nessuna ingiusta azione abbia sicura fama di ingiustizia. Così sarà fatta prova del suo amore per la giustizia, se davvero non si lascia flettere da cattiva fama e da conseguenze che da quella derivano. Incrollabile andrà sino alla morte, per tutta l'esistenza sembrando ingiusto, mentre è un giusto ... il giusto sarà flagellato, sarà torturato, posto in ceppi sarà, gli si bruceranno gli occhi, da ultimo, sottoposto ad ignominia estrema, sarà impalato." (Platone, La Repubblica o Politéia, libro II°, Rizzoli 1953, p.122-123).

L'intuizione filosofica di Platone coincide in modo impressionante col IV Canto del Servo del Signore nel libro del profeta Isaia.

Il libro del profeta Isaia è costituito da 66 Capitoli, nella forma pervenutaci nel canone ebraico del testo masoretico che poco si discosta dalla copia nei papiri fatti risalire al II secolo a.C. trovata tra i manoscritti del Mar Morto. Ora la critica letteraria e l'esame storico dei fatti raccontati hanno riconosciuto che i primi 39 capitoli sarebbero da attribuire al Proto - Isaia, profeta vissuto tra il 765 e il 700 a.C. che secondo una tradizione ebraica sarebbe stato fratello di Amaziah del re di Giuda e fu martirizzato da suo nipote, il re Manasse, figlio della figlia di Isaia, andata sposa a Ezechia. Gli altri 27 capitoli sono detti Deutero-Isaia, e tra questi gli ultimi 11 dal 56 al 66 sono di discepoli di chi ha scritto il Deutero e si parla di un Trito - Isaia, comunque antecedente all'epoca di Platone.
Storicamente, semplificando, il Proto - Isaia sarebbe dell'VIII secolo a.C., il Deutero - Isaia del dopo esilio, cioè del VI secolo a.C. e subito dopo del V il Trito - Isaia, contemporaneo di chi scrisse il testo del libro del Genesi, e comunque antecedente d'almeno un secolo ai Dialoghi di Platone.
Questa del servo sofferente d'Isaia e che era nella mente dei pagani del tempo per influsso del grande Platone fu riconosciuta come profezia attuata in Gesù di Nazaret dal primo cristianesimo e usata come bandiera nella evangelizzazione dei pagani, perché dal giusto verrà la salvezza per l'uomo.
Dice il 4° Canto del Servo: "Così molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diverso la sua forma da quella dei figli dell'uomo" (Is. 52,14) ove sfigurato - deformato ha in sé le lettere di Messia , il Cristo, l'Unto, sintesi profetica di riconoscimento in Gesù del servo sofferente.
Quelle lettere infatti portano all'idea di un Messia in croce .
Nella lettera ai Filippesi (circa nel 60 d.C.) San Paolo con somma chiarezza scrive quanto segue circa il Cristo che ha incarnato la figura del giusto sofferente sia per il mondo ebraico, della profezia d'Isaia, sia del greco, nell'intuizione di Platone: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l`ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre." (Fil. 2,5-12)

Ho così decriptato quei 4 canti del Servo di Isaia di cui riprto qui di seguito il testo C.E.I. e la decriptazione (per brevità senza dimostrazione) sempre però ottenuta senza deroghe alle regole già dette.

ISAIA 42,1-9 - PRIMO CANTO DEL SERVO
Testo C.E.I.
"Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui, egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.
Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non s'abbatterà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole.
Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l'alito a quanti camminano su di essa; Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.
Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli. I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannunzio; prima che spuntino io ve li faccio sentire."

Testo decriptato
Isaia 42,1 - Al mondo un angelo si vede tra i lini, è l'Unigenito puro, così da casa si porta l'eletto, è col corpo sceso, finalmente esce col respiro ad esistere dell'energia il segno. Finalmente si è col corpo portato in vita l'Altissimo e reca dai vivi a sorgere il soffio della carità. Dal serpente in cammino si porta ad esistere in vita, è a recargli giù la forza dell'Unico.

Isaia 42,2 - Dal Potente guai sono scesi. All'oppressione portata dal serpente un uomo inizia a recarsi con potenza per il peccare spazzare, dentro ad annunciarlo giù con la voce si porta.

Isaia 42,3 - Versatosi dagli angeli, partorito, giù portato alla protezione di un uomo (del padre putativo) alla prigione si porta la Parola alla luce. Tutta al mondo la rettitudine esce in campo, del Potente inizia ad essere così il Figlio uscito, del Potente la verità si è portata giù, è iniziato a vivere il diritto.

Isaia 42,4 - Dal serpente inizia ad essere per spegnere la calamità, al serpente guai col corpo gli porta giù, dall'Eterno è stato posto da casa in terra in vita, a giudicare porterà il serpente, completamente gli porterà la legge divina. I guai gli sono per la Madre (da cui) è stata la forza per fiaccarlo portata.

Isaia 42,5 - Per spegnere l'origine dell'amarezza del mondo, che del primo serpente è uscita, si porta fuori, alla prigione inizia ad uscire. Dal cielo porta ad abitare il Cuore, è uscito in vita nel corpo, versato in azione in campo con l'Unigenito; col corpo il fiore dell'Unico giù inizia ad essere al mondo. Inviata completamente l'energia respira, esce dal serpente in azione; dai viventi l'Altissimo al mondo esce, si porta al dolore del mondo in cammino; è in vita dentro al mondo.

Isaia 42,6 - Dall'Unico inviato è stato il Signore, versato alla vista indica che è stata così da casa la giustizia portata e che dell'Unico per aiutare dentro è la mano. La rettitudine porta l'Unigenito giù col corpo, così reca il primo segno che per uccidere il serpente dentro col corpo è. Finalmente si vede del Potente la luce in cammino portata è stata dalla Madre.

Isaia 42,7 - Il Potente ad aprire i sensi è inviato per essere dai viventi, nudo si porta finalmente dal serpente al mondo. E giù è iniziata a vivere una prova in cammino, in vista un amo vivente, dentro è il perfetto; in un uomo dentro si è chiusa la luce della rettitudine.

Isaia 42,8 - Iniziano i lamenti del Signore al mondo, si porta ad espiare la pena, è ha portarne il peso. È il Potente per i fratelli col corpo, dal serpente inizia l'Unigenito alla fine ad abitare, per l'errore finire è dal serpente, la Parola in pienezza è dal Potente all'esistenza con la Madre.

Isaia 42,9 - Partorito da Donna, abita finalmente il mondo, l'energia esce, da casa l'Unigenito l'ha portata insieme alla luce. E completamente dell'Unico l'energia è dai viventi in cammino con il forte aiuto, dentro bello col corpo ai morti scende in vita la grazia al mondo. Inizia una luce per i viventi ad essere in vista, l'Unigenito indica così di vivere.

ISAIA 49,1-11 - SECONDO CANTO DEL SERVO
Testo C.E.I.
"Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: Mio servo sei tu, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria.
Io ho risposto; Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio.
Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza mi disse: È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare la tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele.
Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino ai confini della terra. Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni, al servo dei potenti; I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del santo di Israele che ti ha scelto.
Dice il Signore; Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devastata, per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre, venite fuori.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli.
Non soffriranno né fame né sete e non li coprirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti di acqua.
Io trasformerò i monti in strade e le mie vie saranno elevate."

Testo decriptato
Isaia 49,1 - Per bruciare dalla vita il peccare l'Unigenito è ad esistere in vita, Dio si è portato al mondo per versare il fuoco. È il prodotto dell'Unico che in vita, è dalla Madre a vivere, col corpo dal grembo è uscito portato al mondo dei viventi. Dentro il Cuore con l'energia/sostanza, che ha versato nel corpo "Io sono", gli vive nel seno è iniziato dai viventi ad esistere al mondo, puro è col corpo il Nome ad esistere.

Isaia 49,2 - Ed è sorta in vita la Parola, è così alla prigione, le moltitudini a rallegrare a casa, giù dal serpente è la protezione a portare, uscita dal grembo è dell'Unico. L'energia è stata portata all'esistenza in dono ai viventi, inviata è per il serpente uccidere dai corpi, portato alle moltitudini dalla Donna. La Parola finalmente si porta al mondo; avvolta completamente è dal corpo l'energia dell'Essere.

Isaia 49,3 - Ed inizia all'amarezza del serpente ad esistere, per servire è l'Unigenito finalmente al mondo, è con il fuoco in corpo dal primo serpente, con le beatitudini a casa ad affliggerlo, alla fine lo caccerà via col soffio dai corpi.

Isaia 49,4 - E iniziano i lamenti dell'Unigenito per la ribellione ad esistere al serpente. Col corpo si è versato ad affliggerlo nel tempo. È dal serpente al deserto portatosi, uscitogli a casa in cammino alla prigione, è della sposa completamente; è l'Unigenito così inviato a liberarla con il soffio della carità, è l'inizio della fine che il Signore porterà col soffio in azione dal serpente per la croce che è dalle origini, segno della maledizione che esiste.

Isaia 49,5 - Ed in azione finalmente al mondo dall'Unigenito al ribelle la calamità all'esistenza scende col corpo, è dai vivi da dentro i cuori a finirlo, con l'agire separarli, portarli dal serpente alla conversione; dentro sarà alla fine di Dio l'esistenza riportata. In Israele al serpente i guai iniziano in pienezza, la Parola a portarsi inizia così dentro ad aiutare per le preghiere. Da angelo si è il Signore portato, la maledizione è ad aprire dall'esistenza del mondo; in azione Questi è.

Isaia 49,6 - Portato è stato ad iniziare nei viventi i corpi ad essere liberi dal serpente. In vita uscito si è portato finalmente dalla sposa, è a servirla per il serpente far uscire. A sorgere (ri)inizierà tutta della luce dentro i cuori la forza, saranno alla fine portate liberate le esistenze. Saranno risorti con i corpi da Dio con potenza ad uscire per il ritorno li porteranno gli angeli completamente, alla fine saranno tutti (la sposa) dall'Unico riportati con i corpi in cammino; portati saranno perché il serpente dal mondo sarà condotto alla fine ad essere bruciato, il tempo sarà eterno alla fine del mondo, (quando) dall'Unico con i corpi saliranno.

Isaia 49,7 - Così il mondo, che dalle origini all'amarezza è per la cupidigia, a liberare è sorto col corpo Dio; la santità porta nel cuore questi al mondo, degli angeli il soffio della pace agli sviati dentro in cammino porta ad esistere. Con potente azione dentro al sangue a bruciare il serpente è in vita dai viventi, al serpente la retta esistenza del Vivente paura gli porta e ad sorgere reca l'illuminazione alle menti/teste. È ai viventi riportata ad esistere la luce, completamente ad annunciare il bastone al serpente, ad affliggerloil Signore inizia, risorge nei corpi bella la vita, da pastore alla gioia nei corpi di Dio riporta, riè dentro racchiusa nei corpi la rettitudine.

Isaia 49,8 - La rettitudine al mondo l'Unico al ribelle in campo ha portato fuori dentro al tempo, in un corpo giù l'ha portata con l'energia. Dai miseri completamente è stata la rettitudine portata alla casa, è stata portata dalla Madre con Gesù al mondo per aiutare finalmente si è così portato l'Unigenito dal nemico, la rettitudine porta dell'Unico alla fine per uccidere il serpente. Il Figlio è finalmente ad affaticarsi, al mondo sorge la luce giù potente al mondo inviata in vita è stata dal Potente ad ereditare, si porta col corpo a bruciare dai vivi la morte.

Isaia 49,9 - Dal serpente, che alle origini l'amarezza potente iniziò, in pienezza ha portato un corpo ad esistere da azima/offerta l'Unico affinché il serpente inizi a bruciarla, dal corpo dentro racchiuso il fuoco della rettitudine a rivelare si porterà in azione al serpente. In giro così è dai viventi, si è col corpo al peccare portata al pianto per il serpente bruciare la Parola, è all'esistenza dei viventi, dal male è con la purezza.

Isaia 49,10 - Dal serpente è alla caligine portato per recargli potenti guai giù in vita, l'Unigenito li porterà, e dal serpente inizierà con la forza della rettitudine a liberarele moltitudini. Ed il Nome a vagare è dai viventi, per misericordia alla Madre è stato inviato al mondo in cammino, la vita ha portato dall'alto alla sorgente d'acqua che è viva(la sorgente di acqua viva è la Madre), è a guidare i viventi.

Isaia 49,11 - E per risorgere i morti è così l'ardore potente per via, si porta alla prova il Potente per finirne l'esistenza si è dal verme portato dagli angeli.

ISAIA 50,4-11 - TERZO CANTO DEL SERVO
Testo C.E.I.
"Il Signore mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattino fa attento il mio orecchio perché io ascolti come iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti ed agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come la pietra, sapendo di non restare deluso.
È vicino chi mi rende giustizia; chi oserà a venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora.
Chi tra di voi teme il Signore ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, speri nel nome del Signore si appoggi al suo Dio. Ecco, voi tutti che accendete il fuoco, e tenete tizzoni accesi, andate alle fiamme del vostro fuoco, tra i tizzoni che avete acceso.
Dalle mie mani vi è giunto questo; voi giacerete tra le torture."

Testo decriptato
Isaia 50,4 - Dalla nube inviato è stato, il Signore con gli angeli finalmente l'energia di notte alla luce porta; inviato perché si porti in aiuto agli esseri viventi, dal serpente proteggerli nel tempo dalla potente oppressione. Venuta è alla vista col volto la Parola, in azione è stato scagliato al freddo dentro una casa per lo scontro, alle rovine col corpo dal serpente è l'Unigenito per colpirlo per finirlo. Sorge in vita per agire, da retto Profeta è dai viventi.
(Gv. 6,14b "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo")

Isaia 50,5 - Il Signore ad esistere si è in campo portato per il mondo liberare dal serpente, l'Unico al peccare di idolatria porta l'Unigenito, inviato così è dal serpente. Inizia dal ribelle finalmente ad essere, inizierà in una buca a portare col corpo il serpente per costringerlo/premerlo, si porta il tino ad esistere.

Isaia 50,6 - In cammino portata dell'Essere l'energia completamente alla fine è stata perché con la rettitudine sia reciso dalla vita l'esistenza del serpente; per i viventi nel corpo il Cuore è in vita, di persona è dal serpente uscito di nascosto tutto é; piaghe al serpente con la morte porterà col corpo a rovesciargli.

Isaia 50,7 - Inizia giudicato ad essere stato dal Signore che è in azione a colpire col corpo il serpente, dall'alto così si invia il 'no' al fraudolento. Gli uomini ad aiutare con retto spirito esiste la Parola. Inviato è stato così il sogno, è sorto portato dalla nuvola in azione, la rettitudine è dal serpente, ha iniziato il Padre a portargli il fuoco.

Isaia 50,8 - Versatosi nel corpo si porta a casa dei viventi il Giusto, è in vita è all'esistenza per la lite venuto, è inviato in azione, a vivere per aiutare uscito è, chiusosi nel sangue è per sposare i viventi, sorto per parlare ai cuori è. È in cammino sorto Dio all'esistenza.

Isaia 50,9 - Al mondo inviato dall'Unico che giudicata è stata l'esistenza della perversità a spazzarla da pellegrino dal serpente è, in vita è, Lui è povero, è misero del mondo inviato alla vergogna, così dell'empio è a casa, in azione gli porta il fuocco è a mangiarlo in vita.

Isaia 50,10 - In vita è al pianto forte dei viventi, alla paura è uscito portatosi al mondo per ascoltarne dentro la voce, a servire si porta il Beato uscito in cammino, dimesso, con la retta esistenza in vita si porta per annullare con la luce il serpente. Recato è stato da casa il Cuore, in seno sorto dalla Madre il Signore, ed in Gesù l'energia dentro di Dio al mondo si è portata.

Isaia 50,11 - Al mondo inviata la rettitudine in cammino alla putredine per scacciarla é, per il sacrificio espiatorio a cingersi è, a colpire si è versato per portare il serpente ad essere arso in casa dalla luce, per l'Unico col fuoco anela di portarsi dalla preda, si reca per finirla. A casa del nemico col corpo puro in vita è il braccio/mano forte, uscito è finalmente al mondo questi venuto in cammino a vivere dal serpente la vita dall'albero a casa gli esce completamente a vagare con prudenza.

ISAIA 52,13 - 53,12 - QUARTO CANTO DEL SERVO
Testo C.E.I.
"Ecco il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
Così molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diverso la sua forma da quella dei figli dell'uomo - così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dá salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti ed intercedeva per i peccatori."

Testo decriptato
Isaia 52,13 - Uscita dagli angeli al mondo è sorta la rettitudine, è del Potente il servo esiste, si è col corpo portato in vita e inviato sorge l'Unigenito, si porta in cammino da casa al mondo dai viventi per iniziare ad aiutarli.

Isaia 52,14 - Dentro la beatitudine sorge in vita, ai viventi reca l'Altissimo l'Agnello, da casa è così inviato il Messia, la perfezione in un uomo vive, alla vista al mondo si porta e finalmente l'Unigenito col corpo l'ha recato la Madre, il Figlio è di Adamo.

Isaia 52,15 - La rettitudine inviata è con questi al mondo in cammino, portata è stata dalla Madre col corpo, dentro è stata alla Madre dall'alto all'esistenza portata; è stata versata per salvare, si porta ai viventi in cammino, è in vita la Parola, è al mondo con la Madre così ad esistere la beatitudine. Al serpente inizia il libello (del ripudio) del Potente ad uscire in vita, col corpo dell'Unigenito. E porta da Donna un corpo il Potente per espiare il peccare del mondo, completamente lo porta dagli angeli ad abitare.

Isaia 53,1 - In vita è al mondo l'Unigenito, ai viventi è inviato, il Potente ha ascoltato finalmente, ad abitare ha recato questi col corpo, si vede il Signore da una vergine, è lo splendore del Potente indicato al mondo.

Isaia 53,2 - E per aiutare la rettitudine è stata portata, l'energia ha versato il Potente, di persona si è portato e l'essere retto sorge in vita in terra. Giù è al mondo il 'no' completo dell'Unico, col corpo al serpente si porta e potente l'Unigenito esce in giro, e inviato in vista al mondo si porta e il 'no' all'amarezza dell'Unico esce e per compassione in aiuto al mondo si porta.

Isaia 53,3 - Inviato da casa per colpire la rovina del sepolcro dagli uomini è in vita un uomo dalla vita retta, per Padre la porterà alla fine. Ed è a ripulire con l'agire la malattia e con la rettitudine distruggerla tutta dai corpi. la Parola inviata è in vita a vivere dai viventi. Il Figlio da preda in campo portata al serpente dall'Unico da macchinazione (è come un cavallo di Troia-un uomo con dentro la rettitudine di Dio) al mondo ad esistere.

Isaia 53,4 - L'Unigenito così per ereditare è ad abitare il mondo e per iniziare dagli angeli sorge, dell'Unico porta in vita la rettitudine del Padre è far fuggire da dentro il serpente dai viventi e dell'Unico racchiusa la grazia porta e in una dimessa casa uscito è lo splendore porta a vedere in vita oscurato al primo serpente del mondo si è in vita portato a vivere per essere umiliato.

Isaia 53,5 - E al mondo porta l'Unigenito l'infermità al serpente per cui il delitto fu ad abitare ai viventi, la vita oppressa iniziò ai viventi per il peccato a portarsi, è con energia a recare il castigo col fuoco al serpente. Per condurre i viventi ai pascoli dell'Altissimo si porta ed alla casa comune alla fine li condurrà, inviati guariti dal serpente con gli angeli li porterà.

Isaia 53,6 - Alla sposa l'energia porta della rettitudine giù l'Unigenito, completamente si vedranno essere al pascolo gli uomini, del Potente alla strada li recherà e di persona sarà ai pascoli a condurli saranno dalla perversità fuori. La Parola in cammino si è alla caligine portata per iniziare la fine del peccare, per uccidere il serpente l'energia ha portato.

Isaia 53,7 - Inviato in cammino per ardere si porta alla perversità ad incontrare per testimoniare si porta dal serpente, guai per liberare la Parola è per portare, con il retto fuoco esce. Del Potente il cuore dentro in vita porta a casa del serpente e l'agnello ucciso di persona sara in cammino, questi colpito sarà al mondo, l'energia inizierà a guizzare la vita uscirà per il bastone del serpente inizierà della Parola, la fine alla tomba la Parola sarà portata.

Isaia 53,8 - In vita sul legno dal corpo ha portato con la vita l'acqua sul calvo dal Cuore, il serpente l'ha versato alla tomba, e all'Unigenito alla fine con in mano il bastone/asta al corpo ha portato, l'acqua è stata alla luce portata dal chiuso, l'amo che era in vita inizia col corpo giù alla tomba ad essere. È stata l'acqua dai viventi per l'arrogante azione vista in azione; in vita è stato a ferirlo il serpente, l'acqua ha portato.

Isaia 53,9 - Portata è stata la fine dell'energia dall'Unigenito, tutta dal corpo la luce si vede essere della vita versata da dentro il corpo e porta l'Unigenito alla fine, si vede la luce essere del corpo dentro morta, è stato portato al tramontare l'Unigenito alla tomba; Massa (Esodo 17) a (ri)fare ha portato il serpente, iniziò con la frode a casa della Parola fu a portarsi.

Isaia 53,10 - Portata è stata con perversità in prigione la Parola giu con la mano afflitta con bastoni uscirono affanni all'Unigenito, morta la luce fu per i viventi, per espiare la pena il respiro ha portato ad essere dal corpo dell'Unigenito esce colpito dal male, è dall'Unigenito dal corpo la forza della rettitudine all'esistenza, con l'acqua è stata la Madre portata dal chiuso della Parola, giù è uscita portata fuori da dentro, è stato l'aiuto portato, è giù il potente alla tomba.

Isaia 53,11 - Dal seno in vita la potente anima ha portato all'esistenza dal corpo dall'Unigenito fuori, è il settimo (giorno) uscita, da dentro la conoscenza completa ha portato ad esistere, dal giusto l'insidia (l'esca portata dall'amo) ha versato per servire e dal Potente per le moltitudini è stata la Madre portata, dal peccato la purezza al mondo porta dell'Unico, è per convertire al Potente.

Isaia 53,12 - In cammino apostoli si originano dal calvo (monte), dal Potente, si porta dentro un corpo, da dentro è stata la Madre portata dall'Unigenito dalla croce di legno e in vita è dei viventi lo sperare. Delle spoglie chiuse nella tomba completamente l'Unico al Principe riapre l'azione, al corpo al mondo del Potente dalla morte il respiro ha portato, l'Unico tutta la Parola risorta, l'ardore ha riinviato in vita, con energia alla perversità si riporta, inizia racchiuso il cuore dell'Unico nel corpo dentro ad essere della Madre che invierà l'inferno allo scellerato ad esistere; la Madre sarà della Parola in cammino che agirà.

GENESI 4,1-26 - DECRIPTATO CON RIFERIMENTO AL MESSIA
Genesi 4,1 - Si portò al mondo l'Unigenito per aiutare i viventi; era la mano in azione che l'Unico aveva indicato.
Ad annunziarlo a donna scelta si portò e nella scelta entrò nel corpo ed al segno/tempo lo partorì.
Venne per vomitare l'angelo (ribelle) e finire l'origine dell'essere ribelle.
Nel nido gli fu alla fine a stare.
In un uomo venne il Signore.

Genesi 4,2 - Ed alla fine farà perire il potente serpente con la legge divina.
Venne in un fratello a stare.
Venne negli stracci Yah per stare nel mondo a casa del serpente, male del mondo; la sozzura dell'angelo porterà a rovesciare.
Tra gli oppressi sarà ad entrare da servo per gli uomini del mondo.

Genesi 4,3 - E fu al mondo a stare dai viventi.
Si versò giù nei giorni.
Fu dalla Madre portato a stare in una casa da primogenito.
Versata fu l'energia in un vivente.
Il Verbo nel corpo fu ad entrare di un uomo.
Entrava in un vivente un angelo nascosto/chiuso.
Entrava dal serpente a stare una calamità.

Genesi 4,4 - E al mondo a casa del serpente entrò ad abitare.
Fu dal triste Lui, tra i viventi in pianto in un corpo si portò; finalmente giù ad incontrarlo si portò.
E nelle midolla del cuore entrò l'energia; si portò in Gesù il Signore.
Dio al mondo a casa del serpente portò la maledizione; nel sacrificio della croce la porterà.

Genesi 4,5 - E Dio per rovesciarlo fu dall'angelo a portarsi in silenzio.
All'angelo per strapparlo via si recò.
Il rifiuto ad operare portò.
Fu nella caverna del serpente a versarsi; agli oppressi la forza recò.
È il Verbo ad accompagnare le persone dove s'è portato.

Genesi 4,6 - Fu ad iniziare a vivere nel corpo il Signore.
La maledizione a versargli fu.
Per finirlo nei viventi in una grotta uscì in cammino e perché abortisse portò in una persona la forza della rettitudine.

Genesi 4,7 - Nel mondo la potenza si portò dell'Unico in un primo uomo a stare nel cuore, che sarà dentro la desolazione a portarsi per farlo languire.
Viene ad esistere in un cuore la forza per logorarlo, per (poi) liberare dal peccatore che alla fine dai corpi da dentro scenderà.
E Dio sarà con la retta potenza a versare in tutti.
E recherà all'Unico tutti dal mondo alla fine salvati, nel cuore li porterà.

Genesi 4,8 - Portatosi è l'Unigenito a pulire dove sta l'angelo.
Dal maledetto per distruggerne la vita si porta.
La forza al mondo (ora) c'è che da casa fuori sarà a portarlo.
Puro dentro dal demonio il mondo riporterà; sarà la putredine vomitata.
L'energia di Dio entrerà a distruggerne la vita e sarà ucciso per la perversità.

Genesi 4,9 - Porterà ad esistere l'Unigenito al ribelle per la perversità la maledizione, a rovesciare sarà l'energia.
Guai usciranno in casa al serpente.
Nei fratelli sarà ad arderlo.
Sarà l'Unigenito per l'essere ribelle potente una calamità nel tempo ad essere.
Nel mondo a custodire i fratelli sarà l'Unigenito, che ad ucciderlo sarà.

Genesi 4,10 - E fu dall'Unigenito la vita dal corpo per i viventi ad uscire.
Si vide in dono dal Crocifisso versata e partorì la Madre (da quale) saranno fratelli che saranno così giù ad agire.
Versata sarà con l'acqua la divinità.
Dalla destra uscì dall'Unigenito con il sangue nel mondo.

Genesi 4,11 - E si vide dalla croce uscire dall'Unigenito un corpo.
Portò alla vista il Crocifisso ad uscire la Madre con gli apostoli nel mondo.
Dall'uomo uscì una donna (dalla quale) un corpo di salvati dal Crocifisso esce.
Dall'Unigenito in croce il soffio fu ad uscire, guizzò versandosi dal chiuso del Crocifisso.
A venire con il sangue fu dall'Unigenito la vita anelata.
Ci sarà l'aiuto così...

Genesi 4,12 - ...della rettitudine che sarà dal crocifisso servo a venire negli uomini del mondo.
Il serpente sarà a venire distrutto, finirà l'oppressione, la prigione s'aprirà per la potenza della rettitudine.
Dell'angelo il delitto per l'aiuto finirà d'esistere da dentro la terra.
Genesi 4,13 - E sarà dall'Unigenito pulita l'esistenza dall'angelo maledetto.
Dal Signore il grande peccato sarà ai viventi perdonato.

Genesi 4,14 - Rientrerà lo splendore nei corpi.
La risurrezione per tutti verrà ad esistere nel mondo.
Quel giorno dal seno il serpente per il soffio d'energia sarà ad uscire dagli uomini.
Fuori si porterà vivo dalle persone.
Essendo stato afflitto dal nascosto si porterà fuori.
Sarà la forza finita che opprimeva con l'iniquità.
Sbarrato, in un pozzo giù si porterà.
Dall'esistenza di tutti i viventi la sozzura che c'è sarà uccisa tra lamenti.

Genesi 4,15 - E sarà la primitiva vita nei corpi potente a riportarsi.
Con il Signore in cammino, avendo ucciso il serpente, usciranno con i corpi puri, saranno angeli nel settimo segno dei giorni.
Il rovesciamento della vita avrà portato nell'esistenza con la risurrezione.
Per la vita del Signore potente riversata saranno (infatti) angeli.
L'Unigenito li porterà tutti nel cuore del Potente finalmente essendo usciti retti.
E dal Crocifisso verranno portati; tutti vivi su all'Unico li condurrà.

Genesi 4,16 - E sarà su l'Unigenito a versarli per stare con gli angeli per vivere dal Potente.
Nella persona del Signore a portarsi saranno i risorti dentro; per abitare nell'Unico col corpo saliranno.
Dall'abitare nella polvere con l'aiuto gli uomini nell'eternità invierà.

Genesi 4,17 - E saranno per l'aiuto dall'oppressione a stare tra gli angeli; verranno all'Unico alla luce tutti.
E si porteranno dal Crocefisso per entrargli nel corpo.
E dal colle, volando nel Crocifisso racchiusi, agli angeli li condurrà così.
E saranno a riuscire per stare da figli, entreranno nella Città portati dal Diletto per il peccato uscito.
Nella Città ove la luce viva il Figlio porta; per grazia li recherà da retti.

Genesi 4,18 - E saranno stati ripartoriti per il vigore dell'energia che porterà la rettitudine dell'Unico. Per la scelleratezza discesa li porterà della Città alla porta per essere ripartoriti, venendo nelle midolla portata a stare la divinità e da vivi a vivere staranno dall'Unico. Di notte l'aiuto verrà!
Ai morti porterà con la risurrezione la divinità e gli uomini condurrà i risorti.
Nell'Unigenito di notte voleranno sul colle (entrando) dalla piaga.

Genesi 4,19 - E saranno versati nell'assemblea del Potente, portati perché retti per la risurrezione. Per il Crocifisso saranno stati (infatti) dal debito salvati.
Dal mondo i fratelli con il Crocifisso nell'eternità entreranno portati nella luce a vivere. Entreranno luminosi tra gli angeli a stare.
Del Crocifisso nella protezione entreranno.

Genesi 4,20 - Porterà tutti del Potente alla conoscenza, aiutati entreranno nell'Unico.
Dal Crocifisso un fiume fuori si porterà.
Dall'Unigenito usciti saranno ad entrare nel Padre (dove) staranno ad abitare nei padiglioni portati (in loro) possesso.

Genesi 4,21 - E illuminerà che tra i viventi l'Unigenito in vita si portò che fu a portarli a casa del Potente, che Lui esiste con il Padre, sono un tutto.
Da Crocifisso il volto illuminato dalla rettitudine, da fuoco si porterà alla vista portandosi nella (sua) maestà.

Genesi 4,22 - Si portò giù dal potente del mondo a camminare tra i viventi Lui.
Fu dal serpente per l'aiuto che usciva a venire crocifisso e da dentro la potenza a versare fu negli apostoli in cui la potenza nel cuore accese.
Dalla sposa del falegname con gli apostoli nascosti/chiusi da risorto il Crocifisso si portò in casa con il corpo colpito/ferito dal serpente.
Che si riporterà l'Unigenito annunciò, alla fine tornerà con potenza per abbattere l'opprimere dell'angelo nei popoli del mondo.

Genesi 4,23 - E fu dall'Unigenito la vita dal corpo a guizzare dalla piaga.
La potente energia della risurrezione, che è a recare l'eternità, al mondo la porterà giù. Potente gli uscirà un fuoco dal seno che esseri puri porterà.
Il serpente che opprime bruciato sarà, perché la rettitudine uscita dall'Unico colpirà l'angelo entrando.
L'origine della ribellione sarà per le bruciature dagli uomini ad uscire dai corpi.
A scorrere completamente sarà la potenza, salvati dall'azione saranno riportati fanciulli per il vigore che dentro il corpo completamente ci risarà.

Genesi 4,24 - Così sarà nel settimo segno dei giorni che, riversatosi tra i viventi, a vomitare l'angelo si porterà. E la potenza dalle piaghe del Risorto per le preghiere dai viventi lo porterà nel settimo (giorno) ad uscire.

Genesi 4,25 - A portare fu la conoscenza all'uomo che in azione si riporterà per aiutarlo (quando) venne dalla Donna, dalla croce riportatosi, ed indicò che a partorire figli L'avrebbe portata ed che alla fine si riverserà alla vista per venire a risorgere i viventi portandosi a bruciarne l'oppressione; sarà ad ardere in tutti il serpente, sarà la divinità ad entrare a stare nei viventi.
Colpito il cattivo nei fratelli, dai corpi finirà, lo strapperà via; dentro la potenza della rettitudine sarà ad ucciderlo e ne vomiterà l'energia.

Genesi 4,26 - E potente Risorto indicò che nel cammino la Madre da Lui sarà a partorire figli ed il Diletto riverrà a risorgere i viventi.
Ad incontrare porterà i risorti l'Unico, di Questi nell'assemblea li condurrà e l'ammalare del serpente rovescerà. Vedranno, a casa risorti i viventi il Signore.

CONCLUSIONE
Secondo la Bibbia il primo uomo che morì nel mondo fu Abele.
Il libro della Sapienza annota (2,24): "la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo"; sottolinea cioè che:
  • l'omicidio di Abele fu mosso da invidia;
  • Caino era in quel momento invasato dal demonio.
Quel versetto del libro della Sapienza prosegue "...(della morte) fanno esperienza coloro che gli appartengono" come ha dire Abele non è morto, infatti, subito dopo: "Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto." (Sapienza 3,1-6)
La sintesi che si trae da questo episodio di Caino ed Abele è perciò ben tratteggiata da: "La vita dell'uomo è sacra perché è stata creata da Dio ed ha come scopo principale quello di tornare a Dio. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine; nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente" (Catechismo Chiesa Cattolica n. 2258).

Concludo questa rivisitazione della figura di Abele andando a verificare le citazioni che lo riguardano nel Nuovo Testamento.
In modo esplicito si verifica in Mt. 23,25 / Lc. 11,51 ed in Ebrei 11,4 e 12,24.
Le prime due citazioni, in effetti, sono "sinottiche" e relative a quando Gesù (Mt. 23,35 / Lc. 11,49-51) ricorda Abele nelle invettive agli scribi e farisei ipocriti facendo intravedere che sono meritevoli di "guai" per la sorte che hanno riservato ai profeti e ricorda: "...ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele..."
Nel discorso della montagna si trova però questo apoftegma: "Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono." (Mt. 5,20-24)
Se si considerano Caino e Abele prototipi di fratelli contendenti tale parola pare valida anche nella loro storia, come se di Caino non fosse stato gradito il dono perché in lite col fratello, mentre, per lo stesso criterio, Abele doveva aver cercato riconciliazione per eventi pregressi, magari per sconfinamenti del gregge nei campi di Caino.
Quel comando applicato testimonia la fede di colui che l'attua, perché "Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt. 7,21) e la lettera agli Ebrei (11,4) conclude: "Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora."
C'è però un altro accenno nel Vangelo di Luca, nella celebre parabola del "figlio prodigo" (Lc. 15,11-32), ove il fratello "maggiore" è invidioso della grazia trovata presso il padre e il racconto nota "Il figlio maggiore si trovava nei campi" (Lc. 15,25a) il che fa ricordare il fratello maggiore di Abele.

La teologia che accosta il Cristo ad Abele è più sviluppata nella lettera agli Ebrei di cui appena sopra ho già riportato la citazione di Ebrei 11,4.
La critica moderna soprattutto per lo stile non ritiene tale lettera (scritta forse prima del 70 d.C., non cita la conquista di Gerusalemme) di Paolo, ma di un ebreo convertito.
Al riguardo c'è chi propende per Apollo di Alessandria citato negli Atti degli Apostoli (18,24-28): "Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo."
Pare cogliersi che questo Apollo, cultore delle Scritture, arrivava a tratteggiare il Cristo e le sue vicende direttamente dalle Scritture come se in queste in qualche modo, come sostengo io in modo criptato con le lettere, vi fosse profetizzata TUTTA la sua storia.
Tale autore della lettera agli Ebrei sviluppa, infatti, un confronto tra Gesù e Abele: "Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele." (Ebrei 12,22-24).
La lettera agli Ebrei conclude ancora con un parallelo tra Cristo e il primo pastore: "Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen." (Ebrei 13,20s)

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