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SAN GIUSEPPE...

 
SAN GIUSEPPE - IL CARPENTIERE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SAN GIUSEPPE NEI VANGELI CANONICI »
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LA SANTA FAMIGLIA
I Vangeli, canonici e apocrifi, s'interessano poco della vita della Sacra Famiglia e tacciono del tutto al proposito nel periodo successivo ai 12 anni di Gesù.
Dopo qualche notizia sull'infanzia anche "la Storia di Giuseppe il Falegname" non dà dettagli della vita in famiglia e descrive la morte di San Giuseppe che tale "Storia" colloca nel 18° anno.
Giuseppe era giusto cioè osservante dello spirito della Legge di Mosè.
Rammento che la Storia di Giuseppe il Falegname (Capitolo 2) con il "ben formato negli insegnamenti e nelle dottrine", esplicita l'idea sul giusto.
San Giuseppe era umile e conosceva profondamente le scritture.
Nel Vangelo di Matteo le azioni di Giuseppe sono precedute, accompagnate o seguite da citazioni bibliche dell'A.T..
Il fatto che fosse carpentiere non esclude che fosse colto; infatti, gli ebrei di stretta osservanza sapevano leggere, scrivere, scrutare la Torah ed avevano un mestiere (esempio, Paolo, Saulo di Tarso, fariseo, conoscitore delle scritture era tessitore di tende).
Gli Ebrei sul tema del lavoro manuale avevano una mentalità diversa dai pagani se si pensa che pochi anni prima che Giuseppe aprisse bottega d'artigiano, Cicerone scriveva: "Hanno basso mestiere tutti gli artigiani, perché in un'officina non vi può essere alcunché di decoroso."
Il filosofo Aristotele, nel primo libro della Politica era stato ancora più categorico: "Si debbono annoverare tra i cittadini anche gli operai meccanici?"

I Rabbini, che pur amano e meditano la Torah, così ritenevano:

  • "Colui che con le proprie mani si guadagna il pane quotidiano è più grande di colui che con pigrizia si rinchiude nella sua devozione."
  • " Il padre che al figlio non ha fatto apprendere un mestiere è come se avesse cresciuto un brigante."
La tradizione Cristiana ha sempre considerato possibili ed opportuni assieme il lavorare e la contemplazione, come risulta:
  • dall'"ora et labora" di san Benedetto;
  • dal "pregate incessantemente", preghiera del cuore possibile lavorando;
  • della scelta di San Giuseppe da Santa Teresa quale modello di vita per la riforma del Carmelo contemplativo;
  • Giovanni Paolo II, al riguardo, nell'enciclica "Il Custode del Redentore" (Capitolo 25), così si esprime, "I Vangeli... consentono di scoprire nelle sue (di Giuseppe) azioni, avvolte nel silenzio, un clima di profonda contemplazione."
Giuseppe di stirpe nobile, discendente del re Davide era aderente alle tradizioni dei padri proprio, perché, come ogni israelita, conosceva la propria genealogia, perché, potendo capitargli di candidarsi ad un servizio pubblico, doveva poter dimostrare, anche con la genealogia, la legittimità a ricoprirlo.
Ogni donna, per contro, nell'eventualità di sposare un sacerdote, doveva poter dimostrare la sua genealogia per cinque generazioni, perché fosse certo non provenisse da idolatri per non contribuire a far fallire il compito sacerdotale della famiglia ebraica, la cui prima funzione è d'educare i figli alla fede.
Per il fatto che era della stirpe di Davide, Giuseppe era chiamato Signore, com'erano chiamati i nobili ed in particolare i "figli Davide".

Tutti i Vangeli canonici citano l'appellativo di Signore per Gesù:
  • Mt. 7,21 - "Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli".
  • Lc. 6,46 - "Perché mi chiamate Signore, Signore e poi non fate ciò che vi dico?"
  • Mc. 11,3/Lc19,31 - "Il Signore ne ha bisogno".
  • Mt. 24,34 - "Il Signore è veramente risorto".
  • Gv. 20, 2 - "Hanno tolto il Signore dal sepolcro".
L'appellativo di Signore a suo tempo era dato al Re Davide; infatti, i suoi uomini, come si legge nel 2° libro di Samuele (esempio, 13,32/14,9/15,21/16,9) lo chiamavano "mio Signore", o, "Re mio Signore" ('adonj) e si può concludere che il "Signore", nei Vangeli nei suddetti casi, è equivalente a "Figlio di Davide", in altre parole, nobile.
A tale riguardo San Bernardino da Siena considera: "In un certo qual modo Giuseppe ha dato a Dio, nella persona del Figlio, la nobiltà temporale."

L'accostamento esplicito, di Signore, figlio di Davide a Gesù, si trova:
  • in Mt. 9,27s da parte di due ciechi a Cafarnao;
  • in Mt. 15,22 da parte della cananea che chiede aiuto per la figlia indemoniata;
  • in Mt. 20,30 e 31 da parte di due ciechi a Gerico.
Figlio di David, da solo, si trova, ad esempio, in:
  • Mt. 12,23 "Non è costui il figlio di Davide";
  • Mt. 21,9b "Osanna al figlio di Davide";
  • Lc. 18,38.39 ed in Mc. 10,47.48.
Ben diverso spessore ha però il titolo di "Signore" per il Cristo dopo la Pentecoste in cui Cristo è il Signore equivale a Cristo è Iahwèh, è il Kirios.

Gesù stesso propone il Salmo 110,1: "Oracolo del Signore - Iahwèh - al mio Signore" - 'adonj nel chiedere ai farisei: "Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?" (Mt. 22,41-46) che fa meditare sul doppio contenuto del titolo di Signore.

In via indiretta si conosce però qual è lo spirito dei rapporti dei che componenti la Santa Famiglia, cioè come si amassero Giuseppe, Maria e Gesù.

Nell'A.T., infatti, Dio ha fornito i concetti di padre, di madre e di figlio e quale sono i corretti rapporti e tutto ciò s'è compiuto, e nel più alto grado, proprio nella Santa Famiglia che è icona della SS. Trinità:
  • San Giuseppe, delegato da Dio Padre;
  • Gesù, il Figlio;
  • Maria, che ama e lega entrambi, figura dello Spirito Santo.
(Un apoftegma di Gesù in un apocrifo: "Poco fa mia madre, lo Spirito Santo, mi ha preso per uno dei miei capelli e mi ha trasportato sul grande monte Tabor".)

Nella natura divina, ovviamente, non c'è il maschile ed il femminile, attributi della carne, ma tre persone, il Padre, che genera, il Figlio, generato e lo Spirito Santo, l'amore che li relaziona, ma se si pensano il Padre ed il Figlio al maschile è ovvio che si pensa al femminile lo Spirito Santo.
In "Mulieris Dignitatem" Giovanni Paolo II precisa: "Il simbolo dello sposo è di genere maschile. In questo simbolo maschile è raffigurato il carattere umano dell'amore attraverso il quale Dio ha espresso il suo amore divino per Israele, per la Chiesa, per tutti gli uomini.
"
Per chiarire "il vincolo di carità", cioè lo spirito che è la spina dorsale di tale famiglia riporto alcune citazioni:
  • Es. 13,8 - "In quel giorno (Pasqua) tu istruirai tuo figlio."
  • Es. 15,2 - "È il mio Dio e lo voglio lodare è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare."
  • Es. 20,12 - "Onora tuo padre e tua madre..." e Deut. 5,1
  • Lev. 19,3 - "Ognuno rispetti suo padre e sua madre."
  • Deut. 32,7b - (Chi è Dio?)"Interroga tuo padre e te lo farà sapere...
  • Sal. 103,1 - "Come un padre ha pietà dei suoi figli..."
  • Pr. 1,8 - "Ascolta, figlio mio l'istruzione di tuo padre; non disprezzare l'insegnamento di tua madre."
  • Pr. 3,11s - "Figlio mio non disprezzare l'istruzione del Signore. Il Signore corregge chi ama, come padre il figlio prediletto."
  • Pr. 10,1 - "Il figlio saggio rende lieto il padre, il figlio stolto contrista la madre."
  • Pr. 13,1 - "Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il rimprovero."
  • Pr. 23,25 - "Il padre del giusto gioirà pienamente e si rallegri colei che ti ha generato."
  • Is. 38,19b - "Il padre farà conoscere ai figli la Tua fedeltà."
  • Sir. 3,2-4 - "Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi riverisce la madre è come colui che accumula tesori."
  • Sir. 3,7-8 - "Chi teme il Signore rispetta il padre e serve come padroni i genitori. Onora tuo padre a fatti e a parole, perché scenda su di te la sua benedizione."
  • Sir. 3,12ss - "Figlio soccorri tuo padre nella vecchiaia non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati."
  • Sir. 30,4 - "Muore il padre? è come se non morisse, perché lascia un suo simile dopo di sé."
Giuseppe è stato educato nella Toràh, e sa che quello di padre è lavoro da compiere con somma perizia.
Ezechia, re di Giuda, suo antenato, infatti, si rivolse così a Dio: "Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà." (Is. 38,19) in linea col credo d'Israele, lo shemah (Deut. 6,4ss), che Giuseppe ripeteva più volte al giorno.

Da buon artigiano pensa che è come se da un gran signore avesse avuto con la commissione di un lavoro importante e raffinato, anche una partita di legno di cedro del Libano della qualità più pregiata.
Occorre prepararsi, organizzarsi bene, attingere con attenzione a tutte le proprie conoscenze per non rovinarla e, poi, operare con perizia e portare a termine l'incarico con cura nel migliore dei modi.
È scritto infatti: "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano." (Sal. 29,5); quindi, il giusto è come l'albero, si riconosce dai frutti che dà.
E poi lui, Giuseppe, non è della stirpe di Davide?
Sta, infatti, attendendo l'attuarsi della profezia: "Ho stretto una alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli." (Sal. 89,4)

Che doveva insegnare Giuseppe a suo figlio? Salomone non è forse suo antenato? Cosa chiese Salomone al Signore: la sapienza! Salomone, con sapienza, non fece tagliare i cedri per rivestire il Santo dei Santi nel Tempio del Signore? E questo figlio non dovrà essere Re?

"Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto (nezoer) dalle sue radici" (Is. 11,1). E Iesse non è il padre di Davide? Non è forse anche Iesse suo antenato?
NEZOER come Nazaret; l'angelo glielo aveva detto, non era "nazareno" come lui aveva inteso, era il "virgulto "della profezia e lui che era il depositario era stato tardo a capire, ma ora sa.

Lui Giuseppe conosce tutte le profezie; quei passi del profeta Isaia li conosce bene, li ha scrutati tante volte! "Ecco la vergine partorirà un figlio" (Is. 7,14b)

Ben più grande di Salomone sarà questo suo figlio!
"Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato; Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is. 9,5)

Lui, Giuseppe è chiamato ad essere l'artigiano che ha l'incarico di preparare come si deve questo Tempio; com'è scritto che quando Mosè fece preparare agli Israeliti la Tenda dell'Alleanza disse: "Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel (be+sala+'el che si può tradurre: all'ombra Dio)... della tribù di Giuda. L'ha riempito dello Spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro per concepire progetti ... per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. Gli ha anche messo nel cuore il dono d'insegnare e così ha fatto..." (Es. 35,30-34a)

Si, anch'io sono della tribù di Giuda, Dio s'è consegnato a me, s'è messo nelle mie mani, starà per un tempo alla mia ombra; io sarò il nuovo Bezaleel del Signore e così fu che Giuseppe insegnò a Gesù: "Figlio fin dalla giovinezza medita la disciplina, conseguirai la sapienza fino alla canizie. Accostati ad essa come chi ara e chi semina e attendi i suoi ottimi frutti. Poiché faticherai un poco per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti. Essa è davvero aspra per gli stolti, l'uomo senza coraggio non ci resiste; per lui peserà come una pietra di prova, non tarderà a gettarla via. La sapienza è come dice il suo nome, ma non a molti essa è chiara. Ascolta figlio, e accetta il mio parere; non rigettare il mio consiglio. Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il tuo collo nella sua catena... Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio; applicandoti totalmente, diventerai abile. Se ti è caro ascoltare imparerai; se porgerai l'orecchio sarai saggio. Frequenta le riunioni degli anziani; (così fu già a 12 anni) qualcuno è saggio? Unisciti a lui... Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto...Non mancare di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare l'elemosina... Non disprezzare il lavoro faticoso... Temi con tutta l'anima il Signore, ama con tutta la forza chi ti ha creato...Al povero stendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione; la tua generosità si estenda ad ogni vivente e al morto non negare la tua grazia. Non evitare coloro che piangono...con gli afflitti mostrati afflitto. Non indugiare a visitare un malato..." (Sir. 6,18 -7,35)

In occasione dell'episodio "tra i dottori al Tempio" Gesù manifesterà il primo segno dell'efficacia dell'insegnamento ricevuto, tanto che "tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte." (Lc. 2,47)
Tale occasione costituisce una tappa importante per la Santa Famiglia, un richiamo alla realtà del mistero iniziale della nascita.
Come per ciascuno nel proprio ruolo - come Abramo nell'attesa del compimento delle promesse - anche Giuseppe e Maria, forse erano entrati nella routine della vita, ma Dio rammenta le promesse, si che Gesù prontamente alla madre: "Perché mi cercavate, non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio", e Luca commenta: "Ma essi non compresero le sue parole" (Lc. 2,50a).
Ovviamente non compresero "subito" e l'Evangelista prosegue, "(Gesù) Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso... Sua madre serbava tutto quanto nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini."

Anche Giuseppe al ritorno avrà riflettuto sul suo incarico di paternità e con impegno avrà fornito il supporto del suo insegnamento fino alla totale formazione del fanciullo in adulto; "E Gesù cresceva in sapienza età e grazia..."

In "Joseph, ombre du Père" 1989, André Doze scrive che Gesù: "...dopo l'episodio del Tempio, illuminato dal Padre con - Egli cresceva in sapienza età e grazia - sceglie di vivere fino alla sua maturità all'ombra di Giuseppe che costituisce l'ombra di suo Padre."

Giovanni Paolo II in Red.Cus.15, su tal episodio, scrive: "La risposta di Gesù nel tempio doveva rinnovare nella consapevolezza del presunto padre: ciò che questi aveva udito una notte dodici anni prima: Giuseppe... non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo." Già da allora egli sapeva d'essere depositario del mistero di Dio e Gesù dodicenne evocò esattamente questo mistero: "Devo occuparmi delle cose del Padre mio."

Leone XIII sui rapporti tra Giuseppe e Gesù scrive: "Egli (Giuseppe) tra tutti s'impone nella sua augusta dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell'opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde conseguiva che il Verbo di Dio fosse sottomesso a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell'onore e quella riverenza che i figli debbono al loro padre."

Sulla Vergine Maria riporto soltanto un brano dei proverbi che evoca lo spirito della madre di famiglia secondo il disegno di Dio: "Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non gli verrà a mancare il profitto. Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani...Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia... Apre le sue mani al misero, stende le mani al povero... Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese... Apre la sua bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà. Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia. I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l'elogio... Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare." (Pr. 30,31ss)

L'Inno dei primi Vespri del 19 marzo, solennità di San Giuseppe sintetizza perfettamente l'atmosfera di quella casa: "Santa e dolce dimora, dove Gesù fanciullo nasconde la sua gloria! Giuseppe addestra all'umile arte del falegname il Figlio dell'Altissimo. Accanto a lui Maria fa lieta la sua casa di una limpida gioia. La mano del Signore li guida e li protegge nei giorni della prova. O famiglia di Nazaret esperta del soffrire, dona al mondo la pace. A te sia lode, o Cristo, al Padre ed allo Spirito nei secoli dei secoli. Amén.

San Bernardino da Siena, al riguardo, conclude:
  • "Tutto considerato...non oserei dire che la beata Vergine non abbia amato Giuseppe quanto ogni altra creatura o al disopra, dopo il benedetto frutto del suo ventre Gesù."
  • "La Vergine sapeva che questo uomo le era stato dato dallo Spirito Santo per partecipare con lei nell'amore della carità; perciò credo che l'amasse sinceramente di tutto cuore."
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