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SAN GIUSEPPE - IL CARPENTIERE
di Alessandro Conti Puorger

L'attenzione al tema "San Giuseppe" per me è di lunga data perché nata nel corso della mia vita di marito e padre per una spontanea simpatia per quel Santo silenzioso, fattivo ed affidabile, simpatia che negli anni si consolidò in devozione.
Per completezza sul tema propongo anche la lettura di:
INTRODUZIONE AL TEMA DI SAN GIUSEPPE
Con mia moglie, nel marzo del 1991, seguendo un gruppo d'anziani, pensammo di dedicare una riunione a San Giuseppe.
Per presentarlo scrutammo i Vangeli e l'Antico Testamento ed in quella preparazione la figura di San Giuseppe ci venne davanti in modo potente.
In tale occasione c'eravamo proposti di conoscere meglio questa " Parola di Dio", incarnata in Giuseppe, per la ricchezza di significati e d'insegnamenti che da questa vengono e che s'intravedono in tutta la Bibbia.
La curiosità, unita al desiderio di rivivere il ricordo di mio padre che m'ha spinto ad una riflessione sul personale carisma di genitore mi hanno portato, negli anni, a raccogliere notizie sul Santo.
Nella spiritualità di San Giuseppe c'è una gran profondità ed una ricchezza, quale quella d'una miniera aurifera ancora non coltivata appieno.
In questi tempi, di spinta confusione dei ruoli e delle attitudini proprie del padre e della madre nelle famiglie, questo Santo aiuta a riflettere sulla dignità del mandato di genitore.
San Giuseppe è cardine silenzioso della Santa Famiglia!

"Il modo umile con il quale San Giuseppe continua a servire l'economia della salvezza ne mantiene nell'ombra l'opera, pur così preziosa ed efficace. Ignorato nei trattati scolastici di teologia, lo è anche nella sua presenza, sempre discreta, ma altrettanto valida." (P. Stramare degli Oblati di San Giuseppe)

Lo sviluppo della teologia di San Giuseppe, "giosefologia", pur se è portata avanti con amore e competenza da centri di studio promossi da Congregazioni e Confraternite religiose che s'ispirano al Santo, ha dato luogo ad un numero di scritti molto ridotto rispetto a quelli su Maria, la sua sposa.
Ora, volendo fare un'introduzione, ritengo che la migliore presentazione del Santo spetti ad una penna autorevole.
Faccio, quindi, introdurre questo mio San Giuseppe da San Bernardino da Siena con questo estratto dai suoi scritti:

"Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate ad una creatura ragionevole è che, quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno, per una grazia singolare o per uno stato sublime concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande San Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall'eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità; perciò il Signore gli dice: servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (Mt. 25,21). Se poni San Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l'uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza. Infatti, egli segna la conclusione dell'Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso. Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quella altissima dignità che gli ha mostrato quando viveva tra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l'ha portata al massimo della perfezione. Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: entra nella gioia del tuo Signore. Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell'uomo, il Signore ha preferito dire: entra nella gioia, per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda e assorbe da ogni parte e lo sommerge come abisso infinito. Ricordati quindi di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amén."

In questi tempi di crisi di valori in cui le coppie "regolari" cominciano ad essere in minoranza e scoppiano per separazioni e divorzi.
Chi ne risente di più è la parte che richiede fatiche, impegno e dedizione a lungo termine, ossia l'educazione delle nuove generazioni.
Tutto ciò per la perdita di saldezza in atto del concetto di paternità.

"Nessun figlio è saggio se non è stato istruito da suo padre" è una frase che l'apocrifo Vangelo dello pseudo-Matteo mette in bocca a Gesù che sento moderna anche per le problematiche odierne e rispecchia un pensiero della tradizione ebraica che s'interessa a fondo del rapporto padre - figlio , pietra su cui si fonda la comunità e la società.
Il tema che m'ha interessato approfondire è il rapporto Giuseppe - Gesù.
In genere, infatti, è messo poco in evidenza l'aspetto educativo di Giuseppe contributo prezioso alla formazione umana, sociale e religiosa di Gesù ebreo che, come vero uomo per crescere in modo ordinato ha avuto bisogno, come ogni uomo, d'una preparazione in famiglia per l'inserimento nella vita.

Nella "Storia di Giuseppe il falegname" all'inizio del capitolo II si legge:

"Vi fu un uomo chiamato Giuseppe, nato da una stirpe di Betlemme, città di Giuda e della stirpe del re Davide. Ben formato negli insegnamenti e nelle dottrine",

idea evidentemente elaborata e consolidata nella tradizione.
("Storia di Giuseppe il falegname", testo apocrifo pervenuto in copto, ma già forse in greco, databile al VI secolo, è narrazione su Giuseppe che Gesù avrebbe fatto agli apostoli sul Monte degli Ulivi, in 32 capitoli; dal I-XI preparazione nascita e infanzia di Gesù "con influssi" nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell'infanzia di Tommaso sul matrimonio tra Giuseppe e Maria e XII-XXXII, parte originale, riguarda malattia, morte e sepoltura di S. Giuseppe.)

In parallelo, agli sviluppi della mia ricerca di decriptazione nella Bibbia ebraica sull'idea di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" annotavo notizie su di Lui.
Intendo così fare un punto sullo stato dell'arte, esporre meditate considerazioni e presentare decriptazioni con aspetti di profezia sulle vicende di Giuseppe.
Convinto della veridicità del messaggio cristiano così com'è pervenuto con le Sacre Scritture e le tradizioni conservate dalla cattedra di Pietro, ho cercato d'approfondire, e riporto i risultati principali, aspetti particolari della figura di Giuseppe, il Carpentiere di Nazaret, andando a cercare radici "profetiche" della sua veneranda figura negli scritti ebraici dell'A.T anche attraverso lo strumento della decriptazione, di cui tanto ho scritto in questo sito.
La sintesi delle prerogative di Giuseppe per i Vangeli sono:
  • padre di Gesù, Lc. 2,27.33.41.43.48;
  • sposo di Maria, Mt. 1,24 e Lc. 1,27;
  • figlio di Davide, Mt. 1,20 e Lc. 1,27;
  • uomo giusto, Mt. 1,19.
Era uomo di fede, timorato di Dio, osservante dello spirito della legge giudaica.

Col versetto di Luca "Gesù... era figlio, come (putabatur) si riteneva, di Giuseppe... figlio di Davide..." (Lc. 3,23-38) Giuseppe diviene traghettatore tra l'attesa del Messia e la Sua venuta ed attua la profezia messianica sulla famiglia di David: "Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio." (1Cr. 17,11- 13a)
Da quel "putabatur" a padre fu aggiunto l'aggettivo putativo.

DA CARPENTIERE A SANTO
Giuseppe è vissuto nel nascondimento anche se è il più importante di tutti i Santi e la sua figura, oltre che in vita, è rimasta in ombra per molto tempo dopo la morte e ancor oggi non è molto ricordato.

"Nei primi tre secoli non si parla di Giuseppe che in occasione di certe questioni fondamentali, come quelle della nascita verginale del Cristo; alcuni autori come Giustino e Origene, manifestano già una notevole intelligenza della figura e della missione di Giuseppe." (Guy-M.Bertrand)

Tracce di culto si hanno tra gli orientali nel IV secolo con Efrem Siro, Cirillo d'Alessandria e Giovanni Crisostomo.
Tra gli occidentali, i primi ad esaltare ed a sviluppare la figura di San Giuseppe furono San Girolamo, Sant'Agostino e San Pietro Crisologo (n.406-m.450-Sermo XLVIII, in Patrol. Lat., LII 333-337)
La venerazione a Maria s'afferma nella liturgia dal V secolo, mentre in occidente per San Giuseppe occorre attendere il secolo VIII-IX prima che si abbia una menzione nei martirologi e nei calendari.
Il primo attestato rinvenuto è dell'VIII secolo di un calendario estratto da un martirologio dell'Abbazia Benedettina di Rheinau, cittadina del Cantone di Zurigo.
Il manoscritto (Rh30,3), ora conservato a Zurigo, indica la festa di San Giuseppe per il 20 marzo, con il titolo: Joseph sponsus Mariae.
Negli analoghi martirologi del X sec (Fulda, Ratisbona...) la festa "In Bethleem, Sancti Joseph... nutritoris Domini" da alcuni di questi è indicata per il 20 e da altri per il 19 marzo.
Nel 1129 ci fu una chiesa a Bologna (a porta Saragozza), che è la più antica dedicata al nome di San Giuseppe.
Solo nel 1479 per volontà del Papa Sisto IV la festa del 19 Marzo entrò nel breviario e nel messale romano e Gregorio XV, nel 1621, dichiarò il 19 Marzo festa di precetto.
Si diffuse il suo culto grazie a San Tommaso, S. Gertrude, S. Brigida, e nel XVI secolo con S. Teresa d'Avila.
Nel 1538 fu fondata a Roma la Confraternita di San Giuseppe dei Falegnami che nel 1596 gli eresse una chiesa presso il Carcere Mamertino.
A Roma però già nel 1575 era stata eretta dalle Carmelitane la Chiesa di San Giuseppe a Capo le Case.
Pio IX, l'8 dicembre 1870, proclamò San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale.
Pio XII, nel 1955, fissò il 1° Maggio, già festa civile dei lavoratori, festa di San Giuseppe artigiano e l'indicò quale modello agli operai e protettore dei lavoratori cristiani.
Questa festa sostituì quella del Patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa Universale.

Erano gli anni in cui i lavoratori erano chiamati dalla sinistra all'ideologia marxista; allora le ACLI ed i preti operai proponevano ai lavoratori cristiani di rivolgere gli occhi a Cristo che aveva voluto essere lavoratore e trascorrere gran parte della vita nella bottega di Giuseppe, il carpentiere di Nazaret.
In quei tempi, nei manuali delle ACLI si leggeva: "Dal punto di vista cristiano, il movimento operaio non è che una forma del moto generale d'elevazione dell'umanità, un aspetto speciale di quel fenomeno generale d'ascesa adombrato dalla parabola dei talenti."
Nel radiomessaggio natalizio del 1942, Pio XII aveva detto: "Ogni lavoro possiede una dignità inalienabile ed in pari tempo un intimo legame con il perfezionamento della persona: nobile dignità e prerogativa, cui in veruno modo non avviliscono la fatica e il peso che sono da sopportarsi come effetto del peccato originale, in obbedienza e sottomissione alla volontà di Dio."
Giovanni XXIII, con decreto "Novis hisce temporibus" del 13 novembre 1962, introdusse il nome di San Giuseppe nel Canone Romano della S. Messa, accanto a Gesù, a Maria e prima degli Apostoli, dei Sommi Pontefici e dei Martiri e degli altri Santi di cui ogni giorno la Chiesa, nella celebrazione eucaristica, invoca la protezione.

È il protettore dei falegnami, degli artigiani, dei seminari, dei moribondi e speciale protettore dei Carmelitani Scalzi.
Il 19 Marzo è così la festa di tutti i padri di famiglia, come l'8 Maggio è quella delle mamme.

SAN GIUSEPPE NEI VANGELI CANONICI
Nei Vangeli non sono molte le notizie su Giuseppe, sposo di Maria Vergine madre di Gesù.
Dei quattro Vangeli, Marco e Giovanni iniziano dal Battesimo di Gesù, mentre solo Matteo e Luca ne trattano la nascita e l'infanzia.
Questi due sinottici, però, tale parte non la trattano in modo " sinottico".
Dei due, il primo guarda quei fatti più con gli occhi di Giuseppe e il secondo più con quelli di Maria.
I Vangeli di Matteo e di Luca a quel periodo dedicano i primi due capitoli.
Matteo nel 1° riporta la genealogia e il sì di Giuseppe all'angelo e nel 2° la visita dei Magi, la fuga in Egitto ed il ritorno a Nazaret.
Luca nel 1° ha l'annunzio della nascita di Giovanni Battista, l'annunciazione a Maria, la visita di Maria ad Elisabetta, il Magnificat, la nascita di Giovanni, il Benedictus, nel 2° ha la nascita di Gesù, la circoncisione e la presentazione al tempio, Gesù tra i dottori e la vita nascosta a Nazaret e dedica il 3° capitolo alla predicazione del Battista ed al battesimo di Gesù e v'inserisce la genealogia.
Per comodità di trattazione riporto, le citazioni dei Vangeli in cui c'è riferimento a Giuseppe, figura essenziale della Santa Famiglia di Nazaret.

Vangelo di Matteo
Matteo 1,1-16 - Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio d'Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò... Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie d'Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò... Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò... Giacobbe generò Giuseppe lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo.

Matteo 1,18-21 - Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Però, mentre stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve un angelo del Signore che gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il popolo dai suoi peccati.

Matteo 1,24-25 - Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Matteo 2,1-6 - Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo. All'udire queste parole il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero a Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda, da te, infatti, uscirà un capo che pascerà il mio popolo Israele."

Matteo 2,7-12 - Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere perché anch'io venga a adorarlo. Udite le parole del re essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostrati lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Matteo 2,13s - Essi (i Magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Giuseppe, destatosi prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte d'Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio".

Matteo 2,19-23 - Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d'Israele, perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino. Egli alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: sarà chiamato Nazareno.

Matteo 12,46-50 - Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. (Mar. 3,34 e Lc. 8,21)

Matteo 13,53-5 - Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?

Vangelo di Marco
Marco 3,31-35 - Giunsero (a Cafarnao) sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano. Ma egli rispose loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Girando sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre.

Marco 6,1-4 - Partito quindi di là, andò nella sua patria (Nazaret) e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, cominciò ad insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi? E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua.

Vangelo di Luca
Luca 1,26-38 - Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di David, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse tale saluto. L'angelo le disse: Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all'angelo: Com'è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: "nulla è impossibile; a Dio". Allora Maria disse: eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l'angelo partì da lei.

Luca 2,1-7 - In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto al tempo del governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe che era della casa e della famiglia di David, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di David, chiamata Betlemme, per farsi registrare assieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

Luca 2,15-16 - Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano tra loro: Andiamo fino a Betlemme, andiamo a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.

Luca 2,21-24 - Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo di sua madre. Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: "ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore"; e per offrire in sacrificio "una coppia di tortore o di giovani colombi", come prescrive la Legge del Signore.

Luca 2,27 - (Simeone) Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio...

Luca 2,33-34a - Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria sua madre...

Luca 2,39-40 - Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

Luca 2,41-50 - I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i Genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo rimasero stupiti e sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Ma essi non compresero le sue parole.

Luca 2,51-52 - Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Luca 3,23...38 - Gesù quando cominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Elì, figlio di... David, figlio di... Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di... Noè, figlio di... Adamo, figlio di Dio.

Luca 4,20-23 - (Sinagoga di Nazaret) Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: non è il figlio di Giuseppe? Ma egli rispose: di certo voi mi citerete il proverbio "medico, cura te stesso". Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria! Poi aggiunse: nessun profeta è bene accetto in patria.

Luca 8,19-21 - Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti. Ma egli rispose: Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Vangelo di Giovanni
Giovanni 1,45-46 - Filippo incontrò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret. Natanaele esclamò: Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?

Giovanni 6,41-42 - (Discorso nella sinagoga di Cafarnao) Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: Io sono il pane disceso dal cielo. E dicevano: Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?

VICENDE DI GIUSEPPE
La storia essenziale di Giuseppe come si ricava dalle notizie riportate dai vangeli canonici si può così riassumere.
Giuseppe era della tribù di Giuda, appartenente alla famiglia di Davide, esercitava il mestiere di "Técton" (cosi nel testo greco di Mt. 13,55 e di Mc. 6,3), termine che può tradursi "artista, artefice, fabbro, falegname, carpentiere, scultore", nella Volgata "faber" e per la tradizione, carpentiere più che falegname, ma il termine greco comporta anche l'accezione d'architetto, costruttore, ingegnere.
Il padre di Giuseppe per Luca era un Elì e per Matteo un Giacobbe, padre genetico per Giulio Africano, subentrato per la legge del levirato ad Elì morto.
Giuseppe (per Egesippo) avrebbe avuto per fratello un Cleofa, perciò zio di Gesù e si discute se tale Cleopa o Cleofa si possa identificare col padre della Maria moglie di Alfeo padre d'un Giacomo, uno dei due apostoli con lo stesso nome.

I Vangeli nominano:
  • un discepolo di Emmaus di nome Cleopa (Lc. 24,18);
  • una Maria di Cleopa sotto la croce (Gv. 19,25).
La tradizione dei Padri è che Maria sia figlia di Gioacchino, anche lui della stirpe di Davide, e di Anna; quindi, anche Maria sarebbe della stirpe di Davide.
Questa Anna era vedova, risposata con Cleofa (che la tradizione indica come fratello di Giuseppe), da cui aveva avuto una figlia, anch'essa di nome Maria, che i Vangeli menzionano appunto come Maria di Cleofa.
Maria di Cleofa sposò un certo Alfeo da cui nacquero 4 maschi, (tra cui Giacomo il Minore), e 2 femmine, il che spiegherebbe i "fratelli" di Gesù, in quanto in ebraico cugini e fratelli s'indicano con lo stesso vocabolo di fratelli.
Per completare il quadro delle parentele citate nei Vangeli, gli apocrifi indicano che Anna avesse una sorella dalla cui figlia Elisabetta, sposata con il sacerdote Zaccaria, nacque Giovanni Battista.
Giuseppe era promesso sposo di Maria che si trovò incinta senza che lui l'avesse "conosciuta; egli, che la voleva ripudiare in segreto, poi la sposò.
Ci fu il censimento indetto da Cesare Augusto e Giuseppe e Maria, da Nazaret in Galilea dove abitavano, si portarono a Betlemme in Giudea, città d'origine della famiglia di Davide, per farsi registrare.
Tale censimento fu decretato (Lc. 2,2) quando Quirino era legato della Siria, tra l'11 e l'8 a.C., quando fece guerra agli Omonadensi in Cilicia.
La storia essenziale di Giuseppe come si ricava dalle notizie riportate dai vangeli canonici si può così riassumere.
Vari storici pongono la nascita di Gesù nel 7 a.C.(alcuni riprendendo un'ipotesi di Keplero, per la famosa stella pensano una congiunzione Saturno-Giove nei Pesci, evento che si ripete ogni sette secoli circa e da raffronti coi calendari ci fu nel 7 a.C.. L'anno 1994 sarebbe stato il 2000° dalla nascita di Gesù Cristo - il I anno d'una nuova era non si conta).
Maria, presso Betlemme, in una stalla (citata da Luca - Matteo parla di una casa), perché non avevano trovato albergo, partorì il figlio e dopo i rituali otto giorni Giuseppe lo riconobbe giuridicamente, alla circoncisione lo chiamò Gesù.
I Vangeli appunto attestano che Gesù è Figlio di Dio e che Giuseppe ne ha la paternità legale, il che dà e dava di per sé titolo sufficiente per i diritti d'eredità per discendenza; quindi come Giuseppe, era chiamato "figlio di Davide", altrettanto a pieno titolo Gesù era chiamato "figlio di Davide".
Dopo 40 giorni dalla nascita la Santa Famiglia si recò al Tempio di Gerusalemme per la purificazione di Maria e per presentare il bambino al Signore, cioè per il suo riscatto secondo la Legge di Mosè (vedi Luca).
Avvenne anche la visita dei Magi (vedi Matteo), ma non è precisato in che momento esatto collocarla; è precisato solo che fu a Betlemme in una casa ove la Santa Famiglia in quel tempo abitava.
Giuseppe per di ritorsioni del re Erode, come racconta il Vangelo di Matteo, fu costretto a fuggire; rifugiò la famiglia in Egitto e là restarono fino alla morte di quel re che avvenne nell'anno 750° di Roma.
La strage degli innocenti citata da Matteo (2,16) per confermare il compimento d'una profezia di Geremia (31,15): "Un grido è stato udito in Rama un pianto e un lamento grande" non è provata, ma che Erode abbia fatto assassinare anche qualche davidico di Betlemme nel timore vantasse pretese per il trono a Roma non è da escludere ed è in linea con la figura che la storia ci tratteggia per tale re sanguinario che assassinò i figli Alessandro, Aristobulo ed Antipastro, annegò il genero, strangolò la moglie Marianna.
Giuseppe Flavio racconta che Cesare Augusto, con un gioco di parole, disse di lui: "È meglio essere un maiale (in greco his) di Erode, che suo figlio (hios)", perché, essendo Ebreo, Erode non mangiava carne di maiale.
Dall'anno in cui risulta avvenuta la morte d'Erode, si ricava che la Santa Famiglia rimase in Egitto dal 7- 6 a.C. fino al 4 - 3 a.C..
Rientrato in Israele, Giuseppe si ritirò con la famiglia a Nazaret ove abitavano (vedi Mt. 13,53-56 e Mc. 6,1-4) altri parenti di Gesù.
In occasione d'un pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, quando il bambino ha dodici anni, c'è l'episodio di Gesù che discute nel Tempio coi dottori, poi Vangeli non forniscono altri episodi su Giuseppe.
I vangeli citano "sorelle" e "fratelli" di Gesù - Giacomo, Giuseppe o Ioses (forse Iosef), Simone e Giuda (ma traduzione della parola ebraica di fratelli implica anche cugini).
Gesù iniziò il suo ministero quando aveva trenta anni e più e a Cafarnao (Gv. 6,41-42) conoscevano sia lui, sia Giuseppe (che evidentemente avrà avuto modo di frequentare per il lavoro di Gesù e Giuseppe tale città anche prima dell'inizio del ministero) e dal "Ma non è lui il figlio del falegname?" (Mt. 13,55 e paralleli) si ricava che Gesù era ritenuto dai concittadini di Nazaret a tutti gli effetti figlio di Giuseppe.
Da ciò si deduce che Giuseppe s'era sposato in età ed in condizioni per essere legittimo e credibile padre di Gesù, e che non era morto da molti anni.
Il fatto che non è nominato Giuseppe negli episodio delle nozze di Cana e poi di Maria con i parenti che cercano Gesù, fa poi presumere che la morte di Giuseppe risalga a prima del ministero di Gesù; la consegna poi dalla croce di Maria sua Madre al discepolo Giovanni, rende certi che Giuseppe era morto.

I Vangeli apocrifi, tra pie storielle con tanti aspetti fantastici, hanno anche notizie che s'appoggiano a più solide tradizioni o testimonianze dei primi secoli che arricchiscono la storia di San Giuseppe desumibile dai Vangeli canonici.
C'è lì la tradizione sia d'un Giuseppe attempato e di uno giovane e/o maturo, lavoratore efficiente, ma non è accettato della ortodossia che Giuseppe da vedovo si fosse risposato con Maria Vergine, come pure che questa sia stata sottoposta alla prova delle acque amare.

Elementi desumibili dagli apocrifi accolti per la storia di Giuseppe sono:
  • i nomi dei genitori di Maria: Gioacchino e Anna, secondo una tradizione del II secolo (vedi San Giovanni Damasceno 650-749 d.C. Discorsi per la natività della B.V.);
  • Gioacchino, e quindi Maria, è indicato com'appartenente alla stirpe di Davide;
  • Gioacchino ed Anna non riuscivano a generare ed Anna fece il voto al Signore di dedicargli il figlio che fosse nato; nacque Maria che secondo il voto fu dedicata al Signore fino all'età di 12 anni (vedi "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione" ("1a parte" e "2a parte")
  • la scelta di Giuseppe come marito di Maria avvenne per un segno di Dio (il bastone di Giuseppe fiorisce o n'esce una colomba);
  • Maria viaggia sempre su un asinello (incinta o con il bambino) fino a Betlemme, a Nazaret, per l'Egitto e al ritorno;
  • la grotta-stalla del presepio, un bue e un asinello (quello di Giuseppe);
  • Maria di Cleofa, sorellastra di Maria, madre di Giacomo il minore;
  • la tradizione della morte di Giuseppe assistito da Gesù e da Maria, è accettata anche da San Bernardino da Siena: Si deve pertanto piamente credere che alla sua morte (di Giuseppe) siano stati presenti il pio Gesù Cristo e la sacratissima vergine sua sposa";
  • gli angeli Gabriele e Michele che presentano l'anima di Giuseppe in Paradiso; da ciò la tradizione di invocare gli angeli nelle esequie perché presentino l'anima del defunto al trono dell'Altissimo;
  • la tradizione dell'angelo custode la troviamo già nella "Storia di Giuseppe il falegname";

SAN GIUSEPPE NEL CATECHISMO
Riporto per completezza quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica su San Giuseppe.

437 - L'angelo ha annunziato ai pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso ad Israele: "Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore" (Lc. 2,11). Fin dal principio è "colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo" (Gv. 10,36), concepito come "santo" (Lc. 1,35) nel grembo verginale di Maria. Giuseppe è stato chiamato da Dio a "prendere" con sé "Maria" sua "sposa", incinta di "quel che è generato in lei... dallo Spirito Santo" (Mt. 1,20), affinché Gesù, "chiamato Cristo", nasca dalla sposa di Giuseppe nella discendenza messianica di Davide (Mt. 1,16).

488 - "Dio ha mandato suo Figlio" (Gal. 4,4), ma per preparargli un corpo, ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo, Dio, da tutta l'eternità, ha scelto perché fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d'Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, "una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria." (Lc. 1,26-27) "Volle il Padre delle misericordie che l'accettazione di colei che era predestinata ad essere la Madre precedesse l'Incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita" (Conc. Vat. II Lumen Gentium 56.61).

497 - I racconti evangelici considerano la concezione verginale un'opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana. "Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo", dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria sua sposa (Mt. 1,20). La Chiesa vede in ciò il compimento della promessa divina fatta per bocca del profeta Isaia: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio."

531 - Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo c'è rivelato che Gesù era "sottomesso" ai suoi genitori e che "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc. 2,51s).

532 - Nella sottomissione di Gesù a sua madre e a suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del 4° comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo dell'obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo (Lc. 22,42): "Non... la mia volontà". L'obbedienza di Cristo, nel quotidiano della vita nascosta, inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza d'Adamo aveva distrutto.

533 - La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana.
583 - Gesù, come prima di lui i profeti, ha manifestato per il Tempio di Gerusalemme il più profondo rispetto. Vi è stato presentato da Giuseppe e Maria quaranta giorni dopo la nascita (Lc. 2,22-39). All'età di dodici anni decide di rimanere nel Tempio, per ricordare ai suoi genitori che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo. Vi è salito ogni anno, almeno per la Pasqua, durante la sua vita nascosta; lo stesso suo ministero pubblico è stato ritmato dai pellegrinaggi a Gerusalemme per le grandi feste giudaiche.

1014 - La Chiesa incoraggia a prepararci all'ora della nostra morte ("Dalla morte improvvisa liberaci Signore": Litanie dei Santi) a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi "nell'ora della nostra morte" (Ave Maria) e ad affidarci a San Giuseppe, patrono della buona morte: "In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?" (Imitazione di Cristo 1,23,1)

1655 - Cristo è voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la "famiglia di Dio". Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti. Allorché si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata. Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo.

1846 - Il Vangelo è la rivelazione, in Gesù Cristo, della misericordia di Dio verso i peccatori. L'angelo lo annunzia a Giuseppe: "Tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati." (Mt. 1,21) La stessa cosa si può dire dell'Eucarestia, sacramento della Redenzione: "Questo è il mio sangue dell'Alleanza, versato per molti in remissione di peccati." (Mt. 26,28)

2177 - La celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucarestia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. Il giorno di Domenica in cui si celebra il Mistero pasquale, per la tradizione apostolica, deve essere osservato in tutta la Chiesa come primordiale giorno festivo di precetto. "Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio, Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di San Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi". (Codice di Diritto Canonico, 1246,1)

GIUSEPPE E MARIA VERGINI
I Vangeli non precisano l'età di Giuseppe quando si fidanzò con Maria.
Per Maria non c'è controversia, era un'adolescente, mentre per Giuseppe ci sono più tradizioni, di un Giuseppe già sposato e vedovo (vecchio di 90 anni o maturo di 50) da cui sarebbero nati i "fratelli" di Gesù e di un Giuseppe giovane.
L'iconografia del Santo nel V e VI secolo lo rappresenta imberbe e nel fiore degli anni (Dizionario d'Architettura VII.2661.s, nota).
Lo troviamo, su bassorilievi di sarcofagi, in rappresentazioni della Natività e dell'infanzia, nei mosaici dell'arco trionfale di S. Maria Maggiore a Roma, negli avori della cattedra di Massimiano a Ravenna, ma per l'apporto degli apocrifi, ha avuto successo l'immagine del Giuseppe vecchio.
Non mancano le reazioni dei Padri, specialmente latini, contro queste ipotesi del San Giuseppe vecchio e vedovo.
San Girolamo, rifiutando un primo matrimonio, di cui non c'è traccia nella Scrittura, conclude che Giuseppe: "ritenuto degno di essere chiamato padre del Signore, sia vissuto verginalmente con Maria." (Adversus Helvidium 19 PL 23,213)
Lo Pseudo Massimo di Torino ritiene Giuseppe un giovane (Sermo 53PL 57,639).
Questa tesi fu ripresa da F. Suarez che la motiva dicendo: "Bisognò che Giuseppe fosse in età idonea a generare, altrimenti la fama e la stima della Vergine non si sarebbe potuta conservare illesa sotto la sua ombra."
Ci fu così anche una scuola di raffigurazione con Giuseppe giovane, che ha avuto origine con lo Sposalizio di Maria di Raffaello (Milano-Brera) che lo presenta in una bella figura virile.
In merito alle immagini di Giuseppe vecchio, San Bernardino da Siena, con acuto spirito toscano, osserva: "Gli sciocchi dipintori el dipingono vecchio maninconioso e con la mano alla gota, come s'ell avessi dolore a maninconia avuta dalla guardia che gli era dato, che era tutto il contrario, allegro di cuore, di mente e di viso, veggendosi in tanta grazia di Dio."
In effetti, ben tiepida è la tesi di Giuseppe vecchio, dalla quale non esce per Maria tutto il potenziale della figura di vergine volontaria, perché sarebbe condizionata dall'impotenza del marito.
Proprio tali questioni dell'età e della vedovanza di Giuseppe, assieme ai fatti fantastici, sono elementi contro i vangeli apocrifi.
Nel volumetto di Michele Ambrosino "Chi è San Giuseppe" ho trovato questo indirizzo di F.Baisset agli artisti che preferiscono raffigurazioni di Giuseppe vecchio: "Voi che dovevate essere i principi del buon gusto, siete incorsi in un errore imperdonabile e, ciò che è ancora peggio, avete attribuito a Dio, sommo artista, il vostro imperdonabile errore. È nella vostra mente ristretta e nei vostri reni libidinosi, che avete concepito quel disegno indecente. Col pretesto di salvaguardare meglio una castità, impossibile ai vostri occhi, per rendere più accettabile una nascita virginale, avete creata tanta disparità tra gli sposi; e nel momento in cui avevate la pretesa di dare loro un onore illusorio, recavate loro la più grande delle ingiurie. Non avete lasciato più posto né per la grazia onnipotente, né per lo sforzo lietamente accolto. Avete seminato la cenere per soffocare il fuoco, ed avete spento ogni fiamma." (Oratoire, Montrèal, 1957)
Come Dio ha scelto per incarnarsi una giovane vergine nella perfetta e fiorente femminilità, non vedo perché non avrebbe scelto uno sposo che incarnasse anche lui la verginità, nella perfetta ed integra mascolinità.
Dio ha voluto per suo Figlio una madre perfetta, parimenti Gli ha riservato un "padre" perfetto, entrambi vergini? San Tommaso sui mutui doveri dei coniugi, per cui non è lecito che uno dei due si voti alla continenza senza il consenso dell'altro, conclude che Maria si deve essere consacrata a Dio con San Giuseppe nell'ambito, evidentemente, d'un progetto divino al quale essi si sottomettono anima, mente e corpo.
Per il mio presepio ho scelto, così, un Giuseppe giovane, forte e gentile.
Un Giuseppe vecchio è una forzatura con la realtà dei Vangeli.
A 90 anni non si fa quel lavoro e quei viaggi con le "comodità" di quei tempi.
C'è chi in un matrimonio del genere, tra Maria adolescente e Giuseppe vecchio, vede estremi d'un possibile annullamento da parte della Sacra Romana Rota.
Il mistero del rapporto Giuseppe-Maria è tutto da esplorare e ci si può avvicinare solo alla luce del mistero di Cristo e della Chiesa: "Oltretutto è difficile parlare di Maria e di Giuseppe, perché è difficile parlare dell'amore." (S. Garofolo, Tabor 1945)

Giuseppe della famiglia di Davide faceva parte di un'aristocrazia che, di fatto, non aveva denaro e potere, ma aveva l'intimo sentimento di portare un'elezione che la votava ad uno speciale servizio di Dio.
Pur non avendo vantaggi sociali o materiali la stirpe si tramandava, però, la più rigida tradizione d'Israele, anche se contava persone semplici.
Giuseppe non era ricco, era di nobile casata, era profondamente pio ed esercitava il mestiere di carpentiere.
Il carpentiere era uno dei 25 mestieri che la Bibbia cita per gli artigiani.
Ogni mestiere aveva un segno di riconoscimento.
I tintori, ad esempio, portavano un panno colorato, i sarti un grosso ago d'osso infilato sulla veste, gli scribi una penna, i carpentieri un truciolo dietro l'orecchio e così via, ma era proibito uscire con l'insegna professionale di sabato.
Il mestiere d'artigiano si tramandava di padre in figlio ed era un lavoro impegnativo; dal carraio al taglio della legna, alla costruzione di tetti, gioghi, aratri, ebanisteria, scultura... tutti i lavori del legno e questa è una prova indiretta che Giuseppe non poteva essere il vecchio di certi apocrifi, visto che lavorava ancora; infatti, conoscevano Gesù come figlio del carpentiere.
Non è dato di sapere per certo come si conobbero Giuseppe e Maria, ma vivevano a Nazaret e le famiglie erano imparentate.
L'unione coniugale avveniva in due tempi: fidanzamento e matrimonio.
Il fidanzamento era già un impegno religioso, perché si poteva spezzare solo con il divorzio ed era il modo ordinato, secondo la legge.
Con il fidanzamento l'uomo assumeva l'impegno rituale di assicurare alla fidanzata cibo, vesti, alloggio adeguato e decoroso, non necessariamente nella propria casa, ed in linea con le tradizioni del tempo.
Il matrimonio si celebrava un anno dopo.
Con ciò l'uomo assicurava se stesso e la comunità cui apparteneva che la discendenza del matrimonio fosse la propria.

L'Annunciazione a Maria, secondo il racconto di Luca (1,26-38) è avvenuta quando Elisabetta, moglie del sacerdote Zaccaria, era al sesto mese di gestazione: "...l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe."

Dopo il noto saluto, l'angelo le annuncia: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù."
Quell'Ecco, (più il titolo di vergine datole prima) concepirai un figlio... lo chiamerai Gesù (Iahwèh salva) - è esplicito riferimento alla profezia dell'Emmanuele d'Isaia (7,14): "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà (darà alla luce) un figlio che chiamerà Emmanuele (Dio con noi)".

L'annuncio a Maria prosegue: "Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre...".
Quel duplice richiamo Giuseppe, della casa di Davide e trono di Davide suo padre indica che l'angelo sta sostenendo che Giuseppe è predestinato dal Signore per essere "padre" di Gesù, e che si sta avverando la profezia del Messia proveniente dalla casa di Davide; in altre parole Maria può sposare Giuseppe e frutto del matrimonio, pur senza intervento umano è il Messia.

Maria, del pari, conoscendo la storia d'Israele, (per la tradizione della casa di Davide, allevata nel Tempio) ha colto il collegamento con l'annuncio dell'angelo.
In effetti, la profezia d'Isaia non riguarda una giovane (in ebraico 'almah) la sposa del re Achaz e ciò provoca la replica di Maria: "Come è possibile? Non conosco uomo"; in altre parole, io sono proprio vergine e non sono ancora sposata; non sono una "giovane" moglie com'era il caso della sposa del re Achaz al quale fu rivolta quella parola d'Isaia.
(Vedi "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione" ("1a parte" e "2a parte")

La risposta di Maria, che ricorda all'angelo la propria impossibilità fisica, perché vergine (il che attesta l'assenza di rapporti durante il fidanzamento) in alcuni ha fatto anche ipotizzare oltre ad una verginità temporanea anche un'impossibilità totale per un presupposto precedente voto di verginità perenne, che sarebbe stato fatto con l'assenso di Giuseppe, visto che erano fidanzati.

Nella profezia d'Isaia e nell'annuncio a Maria è usata la stessa costruzione verbale e progressione con medesime parole;
  • concepirà;
  • farà nascere (darà alla luce, partorirà);
  • chiamerà.
L'angelo l'illumina su quei verbi Maria (Lc. 1,35): "Le rispose l'angelo
  • lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo;
  • colui che nascerà
  • sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio."
Poi l'angelo le dà il segno: Elisabetta, anche se nella vecchiaia, partorirà e conclude: "Nulla è impossibile a Dio" e Maria disse (Lc. 1,37s): "eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto."

In parallelo s'innesta Matteo (1,18-20): "Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di rimandarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo."

Con questo testo l'autore si pone a considerare la situazione dal punto di vista di Giuseppe che si trova davanti allo stato di fatto che Maria è incinta:
  • lo scagiona da ogni sospetto, con "prima che andassero a vivere insieme";
  • lo definisce "giusto";
  • il Signore, attraverso l'angelo, gli dà completa ed ampia soddisfazione e cognizione di tutto.
Con la definizione (Mt. 1,19) si può propendere per le ipotesi a lui più favorevoli, perché: "I pensieri dei giusti sono equità." (Pr 12,5)
Ora, nel linguaggio biblico il giusto è chi rispetta lo spirito della Legge e nel Vangelo di Matteo (19,8), Gesù insegna come si comportano i giusti: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi a permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così".
Quel passo di Matteo (19,3-12) sul ripudio letto nella sua interezza è illuminante sulla verginità "...e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire capisca"; Gesù pensava a Giuseppe e Maria?

I Vangeli sono parchi nel dare la definizione di "giusto"; infatti, oltre che a Gesù e Giuseppe, questo titolo lo riservano a:
  • Zaccaria ed Elisabetta (Lc1,6);
  • Giovanni Battista (Mc. 6,20);
  • Simeone (Lc. 2,25);
  • Giuseppe d'Arimatea (Lc. 23,50).
Gli Atti degli Apostoli (10,22) aggiungono il Centurione Cornelio.
Per contro, se i Vangeli sono parchi nel dare questa definizione, l'A.T. dà il titolo di "giusto" a Noè (Gn. 6,9 e 7,1; Sir. 44,17; Ez. 14,14), Giobbe (Gb. 32,1; Ez. 14,14) Daniele (Ez. 14,14) ed al Messia (Is. 4,2; 11,1; 53,11, Sir. 47,22; Ger. 23,5; Zc. 3,8; 6,12).

Quel titolo di giusto nel Vangelo a Giuseppe è anticipo che Dio gli parlerà.
  • "Il Signore ama i giusti" (Sal. 146,8)
  • "Il Signore ascolta la preghiera dei giusti" (Sal. 15,29);
Giuseppe avrà così pregato d'essere illuminato nel suo travaglio, in quanto:
  • "il giusto uscirà dalla distretta" (Pr. 12,13)
  • "(il giusto) Sicuro è il suo cuore non teme" (Sal. 112,8)
Quando Dio, tramite un suo angelo parlò nel sonno a Giuseppe, tra l'altro, gli disse: non temere.

Orbene, Dio s'espresse nello stesso modo:
  • per la prima volta e con le stesse parole nei riguardi di Abramo: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo la tua ricompensa sarà molto grande." (Gen. 15,1b);
  • la seconda volta con Isacco: "Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo, mio servo." (Gen. 26,24).
Giuseppe, scrutatore della parola, si poté ben rassicurare, in quanto Dio così gli affermava che era nella linea con la promessa e che la storia della salvezza era in attuazione, nella sua mente infatti era ben ferma la profezia (Ger. 23,5): "farò sorgere a Davide un germoglio giusto."

La stessa parola l'angelo l'aveva detta anche a Maria (Lc. 1,30s): "Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù."

Gesù risorto dice agli apostoli (Mt. 28,10): "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno."

Abramo, Isacco, Giuseppe, Maria... gli apostoli, tutti depositari della promessa che scende fino al presente a chi è alla sequela di Gesù (Lc. 12,32): "Non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno."

Giuseppe e Maria non hanno temuto; Maria accettò il concepimento di Gesù, e Giuseppe, che era libero di poterla ricusare, accolse entrambi.
Giuseppe, come seppe o capì che Maria era incinta?
Lo seppe da lei che gli riferì dell'annuncio o lo capì da solo?
Avrebbe dovuto dirglielo lei a meno che lo Spirito Santo non le avesse suggerito d'attendere; su ciò i Vangeli tacciono.

Di fatto, Maria applicò in pieno lo "Shemàh", il "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima, con tutte le tue forze" (Deut. 6,9), perché mise Dio al primo posto e Questi le restituì il suo Giuseppe.
L'ipotesi più normale, infatti, è che Giuseppe e Maria fossero innamorati e che, come si conviene a giovani dabbene, avessero disegnato un matrimonio nel rispetto della Legge di Mosè e delle consuetudini.
L'"annunciazione" a Maria e poi a Giuseppe costituiscono i momenti scatenanti e di totale capovolgimento dei progetti umani che dette novità ai loro progetti.
Certo ci fu un gran travaglio in Giuseppe e c'è da domandarsi quale furono i suoi pensieri quando seppe o comprese che Maria era incinta, ma vinse la sospensione di giudizio per la stima della virtù di Maria?
Nel caso ci fosse stato un primo discorso da parte di Maria per svelargli il mistero, si può fare l'ipotesi che in Giuseppe fosse nato un timore riverenziale per l'eventualità d'un disegno di Dio su Maria, che lui non poteva escludere e nel quale non ardiva pensare d'essere incluso.
Poteva essere sorto in lui il pensiero della propria indegnità a parteciparvi, come fece Mosè davanti al roveto ardente, proprio perché "timorato di Dio".

Questa è l'idea di San Bernardo che in un'omelia dice: "La ragione per la quale Giuseppe intese lasciare Maria è la stessa per la quale Pietro allontanava da sé il Signore dicendo - Allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore-; è anche la ragione per la quale il centurione lo allontanava dalla sua casa quando diceva - Signore io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto."

San Tommaso, in un supplemento della Summa, così s'esprime: "Giuseppe volle restituire alla Vergine la sua libertà, non perché la sospettasse di adulterio, ma per rispetto alla sua santità: egli paventava d'andare ad abitare con essa."

Ci fu, in ogni modo, in Giuseppe la decisione di separarsi in segreto, da cui tornò indietro per intervento di Dio con la rivelazione in sogno dell'angelo.

Xavier Léon Dufour (L'annonce à Joseph in Études d'Evangiles - Parigi 1965) ritiene che le parole dell'angelo sul concepimento per opera dello Spirito Santo sono solo una conferma di quanto Giuseppe già conosce.
Cioè, se Giuseppe intendeva ritirarsi, troncando il legame con Maria, perché non poteva escludere un concepimento in cui entrava l'opera di Dio, l'angelo invocando proprio questo motivo gli chiarisce che era da rimanere al suo posto in quanto aveva un incarico da Dio da compiere nell'economia della salvezza.
In quel versetto del Vangelo di Matteo (1,20s) c'è quel non temere che è proprio segno dell'inserimento dell'angelo in questo ragionamento del sacro timore di Giuseppe che gli dice: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché" - cioè senza dubbio - "quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati."

La vocazione di Giuseppe è far da padre e d'imporre il nome "e tu lo chiamerai" a Gesù.
Nel suo Vangelo Matteo dimostra la nascita verginale con "quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo" e che Gesù è anche vero figlio di Davide.
Giuseppe conosceva la fede e la bella anima di Maria e le profezie del Messia che doveva venire dalla propria famiglia e, perciò, non poteva escludere l'idea dell'Incarnazione (della casa di Davide, le avrà ben scrutate) e come figlio di Davide che Gesù prende con sé Maria e fa partecipare Gesù alla genealogia davidica.
Gesù è figlio di Davide perché Giuseppe fu pronto ad accogliere la missione d'essere padre putativo di Gesù.
La contemplazione del mistero, li avrà incitati alla verginità perpetua, voto che si saranno scambiati al momento del matrimonio; insomma un salto del cammino di "conversione".
I Vangeli non indicano quando si fidanzarono, avvenne l'annunciazione a Maria, iniziò la gestazione, Giuseppe venne a sapere che Maria era incinta, ci fu l'annunciazione e si sposarono.
La visita di Maria ad Elisabetta e il viaggio a Betlemme (per il censimento), di fatto, nascondono ai Nazaritani la vera data di concepimento e di nascita di Gesù.
Tra le nascite di Giovanni Battista e Gesù ci sono 6 mesi di tempo come si deduce dal Vangelo di Luca; per la tradizione, il primo nacque intorno ad un equinozio (estivo) e Gesù intorno ad un solstizio (invernale).
Calzanti con questi elementi nel calendario si trovano le ricorrenze:
  • annunciazione 25 marzo (Elisabetta era già di 6 mesi);
  • visitazione di Maria ad Elisabetta nel 31 maggio (al 3° mese di Maria);
  • festa di S. Giovanni Battista nel 24 giugno (i 9 mesi di gestazione d'Elisabetta);
  • nascita di Gesù il 25 dicembre.
Con ciò calza bene un matrimonio, prima della Pasqua, e partenza con Giuseppe per Gerusalemme per la festa e dal versetto di Luca 2,41s: "I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua; quando Gesù ebbe dodici anni vi salirono di nuovo secondo l'usanza..." si ricava, per quel vi salirono di nuovo, che ciò è più di un'ipotesi.
Maria andò evidentemente assieme al suo sposo Giuseppe a visitare Elisabetta, che abitava ad Ain Karim, 6 km circa da Gerusalemme ed Elisabetta non si sorprende di Maria incinta, il che fa pensare che fosse ormai sposata.

"Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua" (Lc. 1,56) il che fa pensare che Giuseppe rimase in zona per un lavoro importante, ad esempio, a Gerusalemme e in autunno al 6° mese di Maria dopo la festa di Sukkot - Capanne tornarono a Nazaret (Sukkot o del raccolto, che assieme alla Pasqua ed alla Pentecoste-shavuot era una delle tre feste del pellegrinaggio: "Tre volte l'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio." Es. 23,17).
Giuseppe conosceva per le profezie che il Messia sarebbe stato figlio di Dio e figlio di Davide per aver scrutato bene quel brano di Samuele: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio." (2Sam. 7,12-14b) però, forse non aveva compreso che Dio sarebbe stato padre in pienezza, pensava solo ad un "come un padre".

Doveva però esserci anche una discendenza sostanziale da Davide in quanto la profezia affermava che dalle tue viscere doveva uscire il Messia.
Per viscere è usato il termine ebraico m'èj "ventre, interiora, viscere" lo stesso usato per il ventre del pesce in cui fu inghiottito Giona (vedi Giona 2,10).
Il Messia doveva proprio venire dalla carne di Davide, ma la profezia non dice dal seme maschile d'un discendente.

Secondo la profezia d'Isaia (Is. 7,14) doveva in ogni modo essere figlio della sposa d'un discendente, in quanto: "La vergine ('Almah = giovane) concepirà e partorirà un figlio."
Certo! Nascerà come Adamo, per atto volontario e prodigioso di Dio stesso (vedi quanto dice Gesù sul Messia in Mat. 22).
Pur se figlio di Davide, non sarà un uomo col suo seme ad inserire Gesù in quella famiglia reale, ma Dio stesso, come aveva promesso: "In quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia" (Ger. 33,15) e sarà figlio di Davide sostanziale e legalmente riconosciuto e non figlio d'una vergine senza marito, anche se della famiglia di Davide, fatto che in sé non ha valore giuridico agli occhi del mondo.
Giuseppe comprese, lui era stato scelto e preparato con la sua origine e con l'amore per Maria d'attuare e testimoniare il mistero dell'Incarnazione, per inserire il Cristo nel popolo della promessa e di annunciarlo ufficialmente al mondo imponendo, su mandato del Padre e con pieno diritto legale, il nome di Gesù al Verbo di Dio Incarnato; disse anche lui il suo si: "Giuseppe prese con sé la sua sposa. La quale senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù ." (Mt. 1,24b.25)

Come quando il seme cade sulla buona terra, Giuseppe comprese l'annuncio dell'angelo e vide in Maria la 'almah della profezia di Isaia, credette come Abramo alla promessa e con somma gioia sposò la Vergine Maria.
Dio s'era preparato due pilastri (le colonne del Tempio) per inserire in modo ordinato il Figlio nel mondo, per sostenerlo e farlo crescere.

Giovanni Paolo II (Red. Cust. 21) indica il matrimonio di Giuseppe con Maria:" Vincolo di carità", il cemento che... "costituì la vita della Santa Famiglia".

In questo modo fu concretizzato il comando del Signore: "...l'uomo... si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola." (Gn. 2,24b) rendendo visibile in terra il mistero di cui dice S. Paolo: "Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! " (Ef. 5,31.32).

Questo mistero si apre nell'unione di Giuseppe e Maria dal cui amore purissimo, consegnato al Padre, nasce per opera dello Spirito Santo la carne sola di quel matrimonio, il Figlio dell'Uomo senza il peccato originale.

Il matrimonio, ai tempi di Gesù era celebrato un anno dopo il fidanzamento con un cerimoniale ricordato nel Talmud.
Lo sposo scioglieva la sposa da tutti i voti che ella avesse potuto contrarre prima delle nozze.
In tale occasione, alla luce della contemplazione del mistero a loro manifestato da Dio, Giuseppe e Maria, volontariamente e nel silenzio della coppia si donarono la verginità, sì che uno conservi quella dell'altra e viceversa; la fedeltà per loro sarà nel conservare questo dono.
Peraltro, solo gli apocrifi attribuiscono altri figli a Giuseppe da un precedente matrimonio per allontanare da Maria il timore che non fosse vergine in rapporto ai "fratelli del Signore" nominati nei Vangeli Canonici.
Per la castità dei due sposi il garante è lo Spirito Santo: "Deus nolebat Virginem copulari carnalitem viro- Hoc totum quod in illo matrimonio gestum est, familiari consilio Spiritus Sancti est factum". (San Bonaventura-IV Sent)

Giovanni Paolo II al capitolo 7 nell'enciclica il Custode del Redentore (riprendendo il pensiero di S.Agostino) così si esprime su tale matrimonio: "In quei genitori di Cristo si sono realizzati tutti i beni delle nozze: la prole, la fedeltà, il sacramento."

In quel matrimonio la prole, è il Signore Gesù, la fedeltà tra loro è nei confronti alla verginità (che non è solo l'assenza d'adulterio), il sacramento è quello dell'amore e dell'unità, doni da loro scesi per il mondo e si realizza la "parola" dove due sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.

Nel matrimonio ebraico la promessa sposa era condotta in portantina, capelli sciolti sotto il velo e tavolette dorate sulla fronte; intorno a lei ed allo sposo avanzavano giovani vergini - le amiche, e gli amici dello sposo - si scambiavano la promessa nuziale sotto un baldacchino (Kuppà).

Il rito consiste nel bere assieme una prima coppa di vino; benedizione, scambio degli anelli, seconda coppa, 7 benedizioni, bevono insieme dalla coppa, versano a terra il resto rompendo la coppa, recita del Salmo 45 che dalla tradizione giudaica e cristiana è attribuito alle nozze del Re Messia con Israele, figura della Chiesa.
Così Giuseppe e Maria, presente Cristo nel ventre di Maria e nel cuore di Giuseppe, celebrarono un matrimonio a tre com'è nello spirito dei matrimoni cristiani in cui ci si promette amore oltre la morte perché Lui è nella sposa per lo sposo e nello sposo per la sposa.

Per la nascita di Gesù, la tradizione ed i Vangeli non forniscono la data precisa.
Il 25 dicembre, com'è noto, è convenzionale in quanto i Cristiani intesero porre la festa della nascita di Gesù Cristo, vera luce del mondo, in contrapposizione alla festa latina del "Natalis (solis) invicti" per il solstizio d'inverno cui i Romani avevano dato risalto con la deificazione dei Cesari Imperatori.
Sulla nascita di Gesù c'è l'ampia descrizione del Vangelo di Luca (2,7b), da cui un particolare potrebbe aiutare a trovare la data: il fatto che vicino a Betlemme "non c'era posto per loro nell'albergo"; forse non c'era abbastanza riservatezza per le condizioni di Maria che già accennava alle doglie.

Il grande afflusso di gente fa presumere che molti andassero a Gerusalemme anche in occasione d'una festa.
La festa, anche se non una delle tre fondamentali (Pasqua, Pentecoste, Succot), poteva essere quella di Hanukkàh, (vedi Cosi pregava l'Ebreo Gesù di R.Aron) che evoca la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme dopo la sua profanazione per mano d'Antioco Epifanio; tale festa durava otto giorni.

Questa è la storia di questa festa. Antioco Epifane salì sul trono di Siria nel 175 a.C., cercò d'ellenizzare la cultura ebraica, ma si rese conto che per far ciò doveva minare alla base il monoteismo. Nominò Sommi Sacerdoti grecizzanti che trascuravano il servizio del Tempio per i giochi nei ginnasi che Antioco aveva fatto costruire a Gerusalemme. Visto che non bastava, obbligò gli ebrei, ad abiurare e, pena la morte, proibì la circoncisione e l'osservanza del sabato; infine, fece sacrificare maiali nel Tempio. Ci fu una rivolta (detta dei Maccabei) e Giuda Maccabeo con i suoi partigiani riuscì a liberare Gerusalemme, entrò nel Tempio, demolì l'altare profanato e lo ricostruì. Il 25 del mese di Kislev, in pieno inverno (dicembre), avvenne la riedificazione (Hanukkàh) e si racconta d'un miracolo che dà il tono di "festa della luce". Giuda Maccabeo nel riconsacrare il Tempio profanato trovò nascosto un piccolo orcio d'olio per il candelabro che bastò, miracolosamente, per alimentarlo per ben 8 giorni. Da allora tale festa gli ebrei la ricordano ogni anno; e con ancor maggior fervore in quel tempo d'occupazione romana che ricordava la profanazione. Per quel miracolo dell'olio gli ebrei, in tali giorni, usano uno speciale lume a nove braccia, la Hanukkàh; negli otto giorni della festa s'accende una candela in più al giorno. Il primo giorno una, il secondo due e così via fino all'ottavo; il nono braccio è per il servente che occorre per l'accensione degli altri.

Gesù, in tale ipotesi, sarebbe nato l'indomani di Hannukkàh.
Ciò, fa presumere che fossero giorni di particolare movimento, ma non solo a causa del censimento per il quale sarà stato dato congruo tempo.
Con la moglie all'ottavo - nono mese non ci si mette in viaggio se non attrezzati al meglio, almeno di come permetteva l'epoca; perciò va bene l'asinello per Maria, ma è anche opportuno inserirsi in una carovana per avere aiuto.
Il viaggio da Nazaret a Betlemme di 120 Km su strade e sentieri era abbastanza lungo, 4-5 giorni di viaggio.
Dalle colline di Galilea si scendeva alla valle del Giordano, si costeggiava il fiume fino al Mar Morto nei pressi di Gerico (dove fu battezzato Gesù dal Battista), e dai circa 400 sotto il livello del mare si saliva a 800 m sopra il livello del mare fino a Betlemme a 9 Km a sud di Gerusalemme.
Al termine del viaggio, poco prima di Betlemme, al sopraggiungere d'improvvise doglie a Maria, anche per maggior agio di lei rispetto alla confusione d'un caravanserraglio, Giuseppe s'appartò secondo Luca nella grotta-stalla; infatti, è da pensare che conoscesse bene i dintorni, essendo la famiglia originaria di là.

Il Vangelo di Luca mette bene in evidenza la nascita a Betlemme, città d'origine di Davide, in una stalla con mangiatoia per animali ed in vicinanza pastori.
Queste situazioni collegano Gesù a Davide, figlio di Iesse, che pur giovane pastore, d'umile origine, fu unto re d'Israele.
La nascita di Gesù a Betlemme dà corpo alla profezia di Michea (5,1) di un nuovo re che uscirà da Betlemme e che pascerà il suo popolo Israele: "E tu, Betlemme d'Efrata così piccola... da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore d'Israele; Le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti."
In definitiva, i Vangeli forniscono gli elementi essenziali perché il lettore ebreo concluda che Gesù è il Messia atteso.

Fu circonciso l'ottavo giorno, come riportano i Vangeli di Matteo e di Luca, e Giuseppe mise al bambino il nome di Yehoshùa (Gesù o Gesuè), come aveva detto l'angelo.
La circoncisione è attuata perché voluta dal padre legale, vale a dire da Giuseppe, è il segno rituale che innesta il figlio dell'Ebreo nella "alleanza, berit milah" che Dio ha sigillato nella carne con il proprio popolo, ad iniziare con Abramo (Gen. 17,11s) progenitore del popolo di Dio, ne consegue che il primo sangue che versa Gesù è per Giuseppe: il primo redento da Cristo.
Durante il rituale (usualmente nella casa del padre del bambino, oggi alla presenza di almeno 10 testimoni) il padre stesso (come ritengo sia stato al tempo di Gesù), oggi un rabbino chirurgo, il mùhel, effettua la circoncisione.
In tale occasione, tra l'altro, nel locale del rito è posto un seggio, ricoperto d'un manto dorato per il profeta Elia, perché credono che quando verrà il Messia, Elia siederà su quel seggio per attestare che quel bambino è proprio l'atteso.
Un'attestazione sulla straordinarietà dell'evento ci fu come racconta il Vangelo di Luca (2,25-28); infatti, questi alla purificazione di Maria e nella presentazione di Gesù al Tempio racconta: "Ora a Gerusalemme c'era un uomo chiamato Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al Tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio."

Dopo quaranta giorni, come previsto dalla Toràh, ci furono:
  • (Lev. 12,4) la purificazione di Maria, in quanto "La donna che avrà messo al mondo un bambino rimarrà a casa per quaranta giorni, durante i quali non toccherà nulla di consacrato, e non si recherà al Tempio finché non sarà giunto il tempo della sua purificazione."
  • (Es. 13,15); la presentazione di Gesù al Tempio (il riscatto del primogenito).
In occasione della purificazione di Maria, Giuseppe e Maria, offrirono i due colombi previsti dalla Legge per chi era di modeste condizioni economiche.
Della tassa per il riscatto del primogenito i Vangeli tacciono e Giovanni Paolo II in Red.Cus.9: "...a questo riguardo Gesù, che è il vero prezzo del riscatto (1Cor. 6,20/7,23; 1Pt. 1,19) non solo compie il rito dell'Antico Testamento, ma nello stesso tempo lo supera, non essendo egli un soggetto da riscattare, ma l'autore stesso del riscatto." (la tassa ai tempi di Gesù era di 5 monete d'argento).

I Vangeli coi racconti della circoncisione di Gesù, della presentazione al Tempio e della purificazione di Maria, evidenziano la stretta osservanza alle tradizioni da parte di Giuseppe e Maria, a riprova ch'erano nobili, umili, pii ed osservanti.
I 40 giorni almeno di permanenza a Betlemme dopo la nascita di Gesù dà forza all'ipotesi d'una casa di Giuseppe o di parenti, suoi o di Maria; infatti, i Magi nel Vangelo di Matteo (Mt. 2,11) trovano la Sacra Famiglia in una casa e non nella grotta-stalla; avranno almeno avuto là parenti stretti, i dividici i cui figli furono trucidati da Erode.

LA SANTA FAMIGLIA
I Vangeli, canonici e apocrifi, s'interessano poco della vita della Sacra Famiglia e tacciono del tutto al proposito nel periodo successivo ai 12 anni di Gesù.
Dopo qualche notizia sull'infanzia anche "la Storia di Giuseppe il Falegname" non dà dettagli della vita in famiglia e descrive la morte di San Giuseppe che tale "Storia" colloca nel 18° anno.
Giuseppe era giusto cioè osservante dello spirito della Legge di Mosè.
Rammento che la Storia di Giuseppe il Falegname (Capitolo 2) con il "ben formato negli insegnamenti e nelle dottrine", esplicita l'idea sul giusto.
San Giuseppe era umile e conosceva profondamente le scritture.
Nel Vangelo di Matteo le azioni di Giuseppe sono precedute, accompagnate o seguite da citazioni bibliche dell'A.T..
Il fatto che fosse carpentiere non esclude che fosse colto; infatti, gli ebrei di stretta osservanza sapevano leggere, scrivere, scrutare la Torah ed avevano un mestiere (esempio, Paolo, Saulo di Tarso, fariseo, conoscitore delle scritture era tessitore di tende).
Gli Ebrei sul tema del lavoro manuale avevano una mentalità diversa dai pagani se si pensa che pochi anni prima che Giuseppe aprisse bottega d'artigiano, Cicerone scriveva: "Hanno basso mestiere tutti gli artigiani, perché in un'officina non vi può essere alcunché di decoroso."
Il filosofo Aristotele, nel primo libro della Politica era stato ancora più categorico: "Si debbono annoverare tra i cittadini anche gli operai meccanici?"

I Rabbini, che pur amano e meditano la Torah, così ritenevano:
  • "Colui che con le proprie mani si guadagna il pane quotidiano è più grande di colui che con pigrizia si rinchiude nella sua devozione."
  • " Il padre che al figlio non ha fatto apprendere un mestiere è come se avesse cresciuto un brigante."
La tradizione Cristiana ha sempre considerato possibili ed opportuni assieme il lavorare e la contemplazione, come risulta:
  • dall'"ora et labora" di san Benedetto;
  • dal "pregate incessantemente", preghiera del cuore possibile lavorando;
  • della scelta di San Giuseppe da Santa Teresa quale modello di vita per la riforma del Carmelo contemplativo;
  • Giovanni Paolo II, al riguardo, nell'enciclica "Il Custode del Redentore" (Capitolo 25), così si esprime, "I Vangeli... consentono di scoprire nelle sue (di Giuseppe) azioni, avvolte nel silenzio, un clima di profonda contemplazione."
Giuseppe di stirpe nobile, discendente del re Davide era aderente alle tradizioni dei padri proprio, perché, come ogni israelita, conosceva la propria genealogia, perché, potendo capitargli di candidarsi ad un servizio pubblico, doveva poter dimostrare, anche con la genealogia, la legittimità a ricoprirlo.
Ogni donna, per contro, nell'eventualità di sposare un sacerdote, doveva poter dimostrare la sua genealogia per cinque generazioni, perché fosse certo non provenisse da idolatri per non contribuire a far fallire il compito sacerdotale della famiglia ebraica, la cui prima funzione è d'educare i figli alla fede.
Per il fatto che era della stirpe di Davide, Giuseppe era chiamato Signore, com'erano chiamati i nobili ed in particolare i "figli Davide".

Tutti i Vangeli canonici citano l'appellativo di Signore per Gesù:
  • Mt. 7,21 - "Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli".
  • Lc. 6,46 - "Perché mi chiamate Signore, Signore e poi non fate ciò che vi dico?"
  • Mc. 11,3/Lc19,31 - "Il Signore ne ha bisogno".
  • Mt. 24,34 - "Il Signore è veramente risorto".
  • Gv. 20, 2 - "Hanno tolto il Signore dal sepolcro".
L'appellativo di Signore a suo tempo era dato al Re Davide; infatti, i suoi uomini, come si legge nel 2° libro di Samuele (esempio, 13,32/14,9/15,21/16,9) lo chiamavano "mio Signore", o, "Re mio Signore" ('adonj) e si può concludere che il "Signore", nei Vangeli nei suddetti casi, è equivalente a "Figlio di Davide", in altre parole, nobile.
A tale riguardo San Bernardino da Siena considera: "In un certo qual modo Giuseppe ha dato a Dio, nella persona del Figlio, la nobiltà temporale."

L'accostamento esplicito, di Signore, figlio di Davide a Gesù, si trova:
  • in Mt. 9,27s da parte di due ciechi a Cafarnao;
  • in Mt. 15,22 da parte della cananea che chiede aiuto per la figlia indemoniata;
  • in Mt. 20,30 e 31 da parte di due ciechi a Gerico.
Figlio di David, da solo, si trova, ad esempio, in:
  • Mt. 12,23 "Non è costui il figlio di Davide";
  • Mt. 21,9b "Osanna al figlio di Davide";
  • Lc. 18,38.39 ed in Mc. 10,47.48.
Ben diverso spessore ha però il titolo di "Signore" per il Cristo dopo la Pentecoste in cui Cristo è il Signore equivale a Cristo è Iahwèh, è il Kirios.

Gesù stesso propone il Salmo 110,1: "Oracolo del Signore - Iahwèh - al mio Signore" - 'adonj nel chiedere ai farisei: "Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?" (Mt. 22,41-46) che fa meditare sul doppio contenuto del titolo di Signore.

In via indiretta si conosce però qual è lo spirito dei rapporti dei che componenti la Santa Famiglia, cioè come si amassero Giuseppe, Maria e Gesù.

Nell'A.T., infatti, Dio ha fornito i concetti di padre, di madre e di figlio e quale sono i corretti rapporti e tutto ciò s'è compiuto, e nel più alto grado, proprio nella Santa Famiglia che è icona della SS. Trinità:
  • San Giuseppe, delegato da Dio Padre;
  • Gesù, il Figlio;
  • Maria, che ama e lega entrambi, figura dello Spirito Santo.
(Un apoftegma di Gesù in un apocrifo: "Poco fa mia madre, lo Spirito Santo, mi ha preso per uno dei miei capelli e mi ha trasportato sul grande monte Tabor".)

Nella natura divina, ovviamente, non c'è il maschile ed il femminile, attributi della carne, ma tre persone, il Padre, che genera, il Figlio, generato e lo Spirito Santo, l'amore che li relaziona, ma se si pensano il Padre ed il Figlio al maschile è ovvio che si pensa al femminile lo Spirito Santo.
In "Mulieris Dignitatem" Giovanni Paolo II precisa: "Il simbolo dello sposo è di genere maschile. In questo simbolo maschile è raffigurato il carattere umano dell'amore attraverso il quale Dio ha espresso il suo amore divino per Israele, per la Chiesa, per tutti gli uomini.
"
Per chiarire "il vincolo di carità", cioè lo spirito che è la spina dorsale di tale famiglia riporto alcune citazioni:
  • Es. 13,8 - "In quel giorno (Pasqua) tu istruirai tuo figlio."
  • Es. 15,2 - "È il mio Dio e lo voglio lodare è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare."
  • Es. 20,12 - "Onora tuo padre e tua madre..." e Deut. 5,1
  • Lev. 19,3 - "Ognuno rispetti suo padre e sua madre."
  • Deut. 32,7b - (Chi è Dio?)"Interroga tuo padre e te lo farà sapere...
  • Sal. 103,1 - "Come un padre ha pietà dei suoi figli..."
  • Pr. 1,8 - "Ascolta, figlio mio l'istruzione di tuo padre; non disprezzare l'insegnamento di tua madre."
  • Pr. 3,11s - "Figlio mio non disprezzare l'istruzione del Signore. Il Signore corregge chi ama, come padre il figlio prediletto."
  • Pr. 10,1 - "Il figlio saggio rende lieto il padre, il figlio stolto contrista la madre."
  • Pr. 13,1 - "Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il rimprovero."
  • Pr. 23,25 - "Il padre del giusto gioirà pienamente e si rallegri colei che ti ha generato."
  • Is. 38,19b - "Il padre farà conoscere ai figli la Tua fedeltà."
  • Sir. 3,2-4 - "Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi riverisce la madre è come colui che accumula tesori."
  • Sir. 3,7-8 - "Chi teme il Signore rispetta il padre e serve come padroni i genitori. Onora tuo padre a fatti e a parole, perché scenda su di te la sua benedizione."
  • Sir. 3,12ss - "Figlio soccorri tuo padre nella vecchiaia non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati."
  • Sir. 30,4 - "Muore il padre? è come se non morisse, perché lascia un suo simile dopo di sé."
Giuseppe è stato educato nella Toràh, e sa che quello di padre è lavoro da compiere con somma perizia.
Ezechia, re di Giuda, suo antenato, infatti, si rivolse così a Dio: "Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà." (Is. 38,19) in linea col credo d'Israele, lo shemah (Deut. 6,4ss), che Giuseppe ripeteva più volte al giorno.

Da buon artigiano pensa che è come se da un gran signore avesse avuto con la commissione di un lavoro importante e raffinato, anche una partita di legno di cedro del Libano della qualità più pregiata.
Occorre prepararsi, organizzarsi bene, attingere con attenzione a tutte le proprie conoscenze per non rovinarla e, poi, operare con perizia e portare a termine l'incarico con cura nel migliore dei modi.
È scritto infatti: "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano." (Sal. 29,5); quindi, il giusto è come l'albero, si riconosce dai frutti che dà.
E poi lui, Giuseppe, non è della stirpe di Davide?
Sta, infatti, attendendo l'attuarsi della profezia: "Ho stretto una alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli." (Sal. 89,4)

Che doveva insegnare Giuseppe a suo figlio? Salomone non è forse suo antenato? Cosa chiese Salomone al Signore: la sapienza! Salomone, con sapienza, non fece tagliare i cedri per rivestire il Santo dei Santi nel Tempio del Signore? E questo figlio non dovrà essere Re?

"Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto (nezoer) dalle sue radici" (Is. 11,1). E Iesse non è il padre di Davide? Non è forse anche Iesse suo antenato?
NEZOER come Nazaret; l'angelo glielo aveva detto, non era "nazareno" come lui aveva inteso, era il "virgulto "della profezia e lui che era il depositario era stato tardo a capire, ma ora sa.

Lui Giuseppe conosce tutte le profezie; quei passi del profeta Isaia li conosce bene, li ha scrutati tante volte! "Ecco la vergine partorirà un figlio" (Is. 7,14b)

Ben più grande di Salomone sarà questo suo figlio!
"Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato; Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is. 9,5)

Lui, Giuseppe è chiamato ad essere l'artigiano che ha l'incarico di preparare come si deve questo Tempio; com'è scritto che quando Mosè fece preparare agli Israeliti la Tenda dell'Alleanza disse: "Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel (be+sala+'el che si può tradurre: all'ombra Dio)... della tribù di Giuda. L'ha riempito dello Spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro per concepire progetti ... per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. Gli ha anche messo nel cuore il dono d'insegnare e così ha fatto..." (Es. 35,30-34a)

Si, anch'io sono della tribù di Giuda, Dio s'è consegnato a me, s'è messo nelle mie mani, starà per un tempo alla mia ombra; io sarò il nuovo Bezaleel del Signore e così fu che Giuseppe insegnò a Gesù: "Figlio fin dalla giovinezza medita la disciplina, conseguirai la sapienza fino alla canizie. Accostati ad essa come chi ara e chi semina e attendi i suoi ottimi frutti. Poiché faticherai un poco per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti. Essa è davvero aspra per gli stolti, l'uomo senza coraggio non ci resiste; per lui peserà come una pietra di prova, non tarderà a gettarla via. La sapienza è come dice il suo nome, ma non a molti essa è chiara. Ascolta figlio, e accetta il mio parere; non rigettare il mio consiglio. Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il tuo collo nella sua catena... Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio; applicandoti totalmente, diventerai abile. Se ti è caro ascoltare imparerai; se porgerai l'orecchio sarai saggio. Frequenta le riunioni degli anziani; (così fu già a 12 anni) qualcuno è saggio? Unisciti a lui... Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto...Non mancare di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare l'elemosina... Non disprezzare il lavoro faticoso... Temi con tutta l'anima il Signore, ama con tutta la forza chi ti ha creato...Al povero stendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione; la tua generosità si estenda ad ogni vivente e al morto non negare la tua grazia. Non evitare coloro che piangono...con gli afflitti mostrati afflitto. Non indugiare a visitare un malato..." (Sir. 6,18 -7,35)

In occasione dell'episodio "tra i dottori al Tempio" Gesù manifesterà il primo segno dell'efficacia dell'insegnamento ricevuto, tanto che "tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte." (Lc. 2,47)
Tale occasione costituisce una tappa importante per la Santa Famiglia, un richiamo alla realtà del mistero iniziale della nascita.
Come per ciascuno nel proprio ruolo - come Abramo nell'attesa del compimento delle promesse - anche Giuseppe e Maria, forse erano entrati nella routine della vita, ma Dio rammenta le promesse, si che Gesù prontamente alla madre: "Perché mi cercavate, non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio", e Luca commenta: "Ma essi non compresero le sue parole" (Lc. 2,50a).
Ovviamente non compresero "subito" e l'Evangelista prosegue, "(Gesù) Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso... Sua madre serbava tutto quanto nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini."

Anche Giuseppe al ritorno avrà riflettuto sul suo incarico di paternità e con impegno avrà fornito il supporto del suo insegnamento fino alla totale formazione del fanciullo in adulto; "E Gesù cresceva in sapienza età e grazia..."

In "Joseph, ombre du Père" 1989, André Doze scrive che Gesù: "...dopo l'episodio del Tempio, illuminato dal Padre con - Egli cresceva in sapienza età e grazia - sceglie di vivere fino alla sua maturità all'ombra di Giuseppe che costituisce l'ombra di suo Padre."

Giovanni Paolo II in Red.Cus.15, su tal episodio, scrive: "La risposta di Gesù nel tempio doveva rinnovare nella consapevolezza del presunto padre: ciò che questi aveva udito una notte dodici anni prima: Giuseppe... non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo." Già da allora egli sapeva d'essere depositario del mistero di Dio e Gesù dodicenne evocò esattamente questo mistero: "Devo occuparmi delle cose del Padre mio."

Leone XIII sui rapporti tra Giuseppe e Gesù scrive: "Egli (Giuseppe) tra tutti s'impone nella sua augusta dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell'opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde conseguiva che il Verbo di Dio fosse sottomesso a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell'onore e quella riverenza che i figli debbono al loro padre."

Sulla Vergine Maria riporto soltanto un brano dei proverbi che evoca lo spirito della madre di famiglia secondo il disegno di Dio: "Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non gli verrà a mancare il profitto. Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani...Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia... Apre le sue mani al misero, stende le mani al povero... Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese... Apre la sua bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà. Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia. I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l'elogio... Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare." (Pr. 30,31ss)

L'Inno dei primi Vespri del 19 marzo, solennità di San Giuseppe sintetizza perfettamente l'atmosfera di quella casa: "Santa e dolce dimora, dove Gesù fanciullo nasconde la sua gloria! Giuseppe addestra all'umile arte del falegname il Figlio dell'Altissimo. Accanto a lui Maria fa lieta la sua casa di una limpida gioia. La mano del Signore li guida e li protegge nei giorni della prova. O famiglia di Nazaret esperta del soffrire, dona al mondo la pace. A te sia lode, o Cristo, al Padre ed allo Spirito nei secoli dei secoli. Amén.

San Bernardino da Siena, al riguardo, conclude:
  • "Tutto considerato...non oserei dire che la beata Vergine non abbia amato Giuseppe quanto ogni altra creatura o al disopra, dopo il benedetto frutto del suo ventre Gesù."
  • "La Vergine sapeva che questo uomo le era stato dato dallo Spirito Santo per partecipare con lei nell'amore della carità; perciò credo che l'amasse sinceramente di tutto cuore."
IL GIUSEPPE DELL'ANTICO TESTAMENTO
Il nome Giuseppe ci porta al Giuseppe d'Egitto dell'Antico Testamento la cui storia si trova nel libro del Genesi (Capitoli 37-50) che rammento succintamente.

Giuseppe è il penultimo figlio di Giacobbe - Israele, nipote d'Isacco, pronipote d'Abramo, e di Rebecca.
Era innamorato di Rebecca, figlia dello zio Labano, fratello di sua madre Rachele, presso cui prestava servizio di pastore, ma Labano lo fece attendere sette anni e poi, con inganno, gli dette in moglie, la prima figlia Lia, promettendogli anche la seconda, appunto Rachele, ma per poter sposare anche Rachele, dovette servire Labaro per altri sette anni.
Giacobbe ebbe 4 mogli e 12 figli da cui discendono le 12 tribù d'Israele. Giuseppe fu concepito quando Giacobbe era in età avanzata, era l'11° figlio, ma fu il primo di Rebecca, la moglie amata (il 12° fu Beniamino).
Giacobbe "amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia", ma... "i suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano". (Gen. 37,3s)
I fratelli per gelosia lo vendettero ad un mercante che lo portò in Egitto.
Diventò schiavo di Potifar, consigliere del Faraone e comandante delle guardie; si fece ben volere e fu scelto come e maggiordomo di tutta la casa, con potere su tutti i suoi averi, ma la moglie di Potifar s'invaghì di Giuseppe, però non si lasciò sedurre e lei si vendicò e mentendo lo fece imprigionare.
Dopo varie vicende, Giuseppe avendo interpretato un sogno del Faraone - "le 7 vacche grasse e le 7 magre; le 7 spighe piene e le 7 vuote" - fu nominato viceré, amministratore del regno: "Il Faraone disse a Giuseppe: ecco io ti metto a capo di tutto il paese d'Egitto." (Gen. 41,41)
Sapientemente seppe amministrare ed ammassare nel tempo favorevole dei primi 7 anni per poi dispensare durante la carestia dei 7 anni successivi e poté nutrire tutto il popolo, i popoli vicini ed anche la sua stessa famiglia con la quale felicemente si riunì.
Perdonò, infatti, i fratelli e questi con le loro mogli e tutti i loro figli e col vecchio padre (70 persone) si poterono rifugiare in Egitto.
Ora, le nazioni del mondo provenienti dai discendenti di Noè (Sem, Cam e Jafet), come si ricava dal Capitolo 10° del Genesi, se si ha la pazienza di contare i nomi citati (ad ogni nome corrisponde un popolo), sono proprio 70.
Queste 70 persone con Giuseppe ed i suoi figli (Efraim e Manasse) costituiscono il seme del popolo d'Israele che Giuseppe curò e nutrì in Egitto, numero che ricorda i famosi 72, discepoli inviati da Gesù due a due in missione per costituire il nuovo Israele di Dio.

Alcuni accostamenti e somiglianze tra questi due patriarchi furono notate da Santi Padri e da Sommi Pontefici.
Leone XIII nell'Enciclica "Quamquam pluries" scrive: "Parecchi Padri della Chiesa opinarono, d'accordo in ciò con la sacra liturgia, aver l'antico Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe adombrato la persona e il ministero del nostro e col suo splendore simboleggiato la grandezza e la gloria del futuro custode della divina famiglia. E, per verità, oltre all'avere entrambi sortito lo stesso nome, e non scevro di significato, corrono tra loro ben altre, e queste chiarissime somiglianze, a voi ben note: e primariamente quella che l'antico Giuseppe si guadagnò in modo singolare la benevolenza e il favore del suo signore e che avendo da lui avuto il governo della casa, tutte le prosperità e benedizioni di Dio piovevano dal cielo, per riguardo a Giuseppe, al suo padrone. Ma v'è di più, ch'egli per volontà del monarca governò con sovrani poteri tutto il regno; e nel tempo di pubblica calamità, per i mancati raccolti e per la carestia, sovvenne con sì stupenda provvidenza agli egizi e ai popoli confinanti, che il re decretò si chiamasse "Salvatore del mondo" E così in quel antico patriarca ci viene fatto di ravvisare la figura del nostro. Siccome quegli fu una benedizione di Dio per tutta la casa del suo padrone e poi per tutto il regno, così questi, destinato alla custodia della Cristianità, deve ritenersi difensore e tutore della Chiesa; laquale è veramente la Casa del Signore e il Regno di Dio in terra."

Giuseppe in ebraico è Josef, participio del radicale verbale jsf che indica "aggiungere, essere aggiunto, crescere, far crescere, accrescere"; quindi colui che fa crescere.
San Giuseppe, di fatto, è colui che Dio ha scelto per far crescere Suo figlio Gesù, il nuovo Israele, e Lo ha accudito, anche in Egitto, come fece Giuseppe dell'Antico Testamento che fece crescere il seme del vecchio Israele.
Il libro del Genesi (43,8) dice che andarono in Egitto: "per conservare la vita e non morire", come dovettero fare Gesù, Giuseppe e Maria.
Secondo la genealogia del Vangelo di Matteo, il padre di San Giuseppe si chiamava anche lui Giacobbe, e gli apocrifi tengono a precisare che la grotta di Betlemme non era lontana dalla tomba di Rachele, sposa di Giacobbe e madre di Giuseppe dell'Antico Testamento.
Giuseppe d'Egitto difende la propria castità nei riguardi della moglie di Potifar; il nostro Giuseppe conserverà la propria verginità per Maria.
Altro accostamento importante è col fatto dei sogni; entrambi i Giuseppe, dell'Antico e del Nuovo Testamento, sono strettamente legati ai sogni.

Ricordo i sogni descritti e/o interpretati da Giuseppe d'Egitto nella sua storia:
  • 1° "Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quando ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio." (Gen. 37,6s);
  • 2° "...il sole, la luna e 11 stelle si prostravano davanti a me." (Gen. 37,9b);
  • 3°, interpretato al coppiere del Faraone (Gen. 40,9-13);
  • 4°, interpretato al panettiere del Faraone (Gen. 40,16- 19);
  • 5°e 6°, delle vacche e delle spighe, interpretati al Faraone (Gen. 41).
Analogamente gli angeli parlano a San Giuseppe nel sonno:
  • 1° sogno, nel quale gli è annunciato che ciò che accade a Maria è opera dello Spirito Santo e che al figlio che nascerà darà il nome di Gesù (Mt. 1,20-25);
  • 2°, invitato a fuggire in Egitto perché Erode voleva uccidere Gesù (Mt. 2,13);
  • 3°, è avvisato della morte d'Erode ed è invitato a tornare in Israele (Mt. 2,20);
  • 4°, con cui gli è detto d'andare in Galilea (Mt. 2,23).
Quando San Giuseppe è proclamato Patrono della Chiesa Universale (8.12.1870) assunse, di fatto, la posizione di "Viceré" del "paradiso".
Pio XII, il 1° maggio 1955, in un'allocuzione ai lavoratori, nel proporre un parallelo col viceré d'Egitto Giuseppe li invitò a rivolgersi a San Giuseppe con le parole: "Se voi volete essere vicini a Cristo - Ite ad Joseph (Gen. 41,55) - Andate da (San) Giuseppe."
Giuseppe dell'A.T. morì a 110 anni (Gen. 50, 26); l'idea è ripresa dall'apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname" che per San Giuseppe indica 111 anni di vita terrena (un'unità in più rispetto al Giuseppe d'Egitto).

Una curiosità, infine, con la morte di Giuseppe termina il libro del Genesi e il successivo, l'Esodo 1,7 recita: "I figli d'Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto potenti e il paese ne fu ripieno."
In parallelo, in linea col pensiero Gesù nuovo Israele, nel Vangelo di Luca, dopo l'episodio di Gesù a 12 anni al Tempio, si legge: "E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." (Lc. 2,52)
Ne consegue che quanto della vita di Gesù in Luca nei versetti che precedono quest'ultimo corrisponde al libro del Genesi; dopo inizia il Suo Esodo.
Il Capitolo 3 dello stesso Vangelo ci porta, infatti, già alla predicazione del Battista (parallelo di Mosè che parla più volte con il Faraone) ed al battesimo di Gesù (parallelo del passaggio del Mar Rosso), poi il Capitolo 4 alle tentazioni nel deserto (parallelo delle tentazioni del popolo d'Israele), in altre parole inizia il ministero pubblico di Gesù, in cui s'unificano le figure di Mosè e di Giosuè, che libera il popolo di Dio e lo fa entrare nella vera nuova terra promessa, la Sua Risurrezione.
L'accostamento, inoltre, tra i versetti Lc. 2,52 ed Es. 1,7 può far pensare che, come la morte dell'antico Giuseppe precedette nel Genesi il pieno rafforzamento in Egitto del vecchio popolo d'Israele da cui si parte con il libro dell'Esodo, così potrebbe essere avvenuta la morte di San Giuseppe mentre Gesù cresceva e si rafforzava fino alla maturità (tra i 12 e i 18 anni di Gesù).
San Giuseppe, buon Ebreo, peraltro, ormai aveva compiuto il mandato di dare a Gesù, oltre al sostentamento, l'istruzione religiosa (almeno fino all'età in cui s'entrava a pieno titolo a far parte dell'assemblea) e gli aveva insegnato i segreti del mestiere. (Vedi "Le Pasque della Santa Famiglia")

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