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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L'UOMO, STRUMENTO SENSIBILE NELL'UNIVERSO
"IO" E IL TEMPO

di Alessandro Conti Puorger
 

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L'UOMO, STRUMENTO SENSIBILE NELL'UNIVERSO - "IO" E IL TEMPO »

COSA È IL TEMPO?
Il quesito implica d'aver preso nota di quando s'è avuta la prima sensazione del tempo; l'accorgersi del tempo che passa comporta, infatti, che sia avvenuta e soprattutto recepita la nascita psico-fisica dal soggetto.
C'è un momento che l'individuo prende coscienza che esiste, separato e diverso da ogni altro, e ciò avviene dopo che abbia conseguito un caricamento d'esperienze nel bagaglio mnemonico, pronto a ricevere ed a filtrare i fatti con le proprie predisposizioni irripetibili che fanno sì che uno stesso evento, pur se vissuto da tanti, sia inequivocabilmente il proprio e diventi parte di se stesso.
La mamma, il papà, la casa, ecc. sono acquisizioni fondanti e primi ricordi risalgono di solito tra i 2-3 anni appena che i circuiti di memoria sono impressi con prime realtà e che s'attivi un confronto.
La monotonia però di fatti ripetitivi della normale esistenza, passati i primi tempi che sono tutti una sorpresa, incide poi poco sulla memoria; accade cosi che siamo sensibili più alle variazioni degli eventi che al numero d'eventi eguali.
In termini matematici la memoria registra soprattutto la derivata; si è sensibili a ciò che inizia e finisce e, all'interno dell'evento, ad eventuali picchi positivi o negativi; cioè, di solito si ricorda l'inizio e la fine d'una storia, ma del suo svilupparsi si registrano solo i fatti salienti.
Se poi gli eventi sono eguali o simili, automaticamente li si agglomera in un unico ricordo, come se la mente avesse implicito un ordine e dicesse idem, come sopra, ecc.
La mente poi ha la proprietà di produrre una continua misura del tempo per confronto col già trascorso, del quale ciascuno ha però propria specifica esperienza.
Certo è che se si sono avute poche variazioni si ricorda poco, se si sono avuti tanti mutamenti, ma diversi tra loro, il tempo sembra più lungo e ciò indipendentemente dalle misure di strumenti oggettivi.
C'è poi la comune esperienza che da fanciulli un anno è lungo, ma col crescere dell'età la durata percepita per un anno è sempre più corta; cioè, del tempo, poiché si fa automaticamente e continuamente una misura per confronto, un anno oggettivo quando si ha tra i quattro e i cinque anni è pari a tutto il periodo dei ricordi personali, che vanno allora dai tre ai quattro anni, mentre ad esempio a cinquanta anni l'ultimo anno è confrontato con i quarantasette anni (meno i tre che non s'aveva coscienza) vissuti precedentemente e ovviamente sembra molto corto, ma non come 1/47, bensì in modo correlato alla sensazione del numero di fatti importanti registrati nella memoria ed il numero di fatti importanti verificatisi nell'ultimo anno.
Nasce l'assurdo che se non si fa nulla il tempo attimo per attimo passa lentamente, ma poi l'anno è brevissimo, perché non si hanno fatti da confrontare con i precedenti.
Più che al tempo come assoluto si è sensibili al tasso di piacere o di dolore nel tempo; infatti, questi è scandito da sensazioni di piacere, gioia, fastidio, dolore, ecc. che sono registrati nei circuiti della materia grigia.
Ciò che interessa è avere, per quanto è dato dalle situazioni gestibili personalmente, che i fatti si sviluppino con più tempo con sensazione positiva e meno con sensazione negativa.
È vero però che il positivo per uno può essere negativo per un altro.
Non tutti hanno piacere nel dedicare la vita agli altri, però è nell'esperienza generale l'esistenza di persone la cui vita è costellata di fatti ed azioni non comuni, che richiederebbero doti particolari di sopportazione, ma che sono vissuti da quelli con somma gioia.
Certo è che ognuno cerca di fare ciò che pare positivo per sé in base alla propria filosofia, etica, morale e religione ed in ciò influisce lo stato de rapporto tra individualismo e socialità del soggetto; cioè se è introverso o estroverso, se vive più il tempo da solo o con altri.
Per chi ha un buon rapporto con sé, il tempo d'invecchiamento cerebrale è rallentato perché ha affinato tecniche d'auto-compagnia che aiutano a rendere piacevole il rapporto, ma il tempo passa con più velocità, perché stando bene il tempo risulta più rapido.
Abbiamo poi tutti sperimentato che vi sono attività piacevoli e meno, ma per affrontarle, l'approccio migliore è dividerle in:

  • quelle che si posso fare con piacere;
  • quelle che è un piacere farle, se s'aggiunge un pizzico di gioco.
È il caso di quando ci si convince che seguendo un certo processo e monitorandolo s'ha diritto ad un premio, da concedersi al raggiungimento di prefissati risultati, così s'alza il tasso dei positivi, ma si riduce la sensazione di lunghezza del tempo intimo, questi diviene breve, non ci si annoia e si vive più felicemente, facendo del bene non solo a se stessi.
Per alzare il tasso che ciascuno ha definito nella sfera del "piacere ", e cercare d'aumentare la sensazione di lunghezza del tempo, chi ha acquisito l'esperienza che la variazione delle cose incide di più delle cose stesse, può provocare artificialmente il ripetersi d'alcuni eventi o estrarre parti favorevoli anche in eventi ritenuti negativi.
Così s'arriva alla conclusione che è bene vivere la vita da ottimisti, pensando che è bello ciò che si fa, e pur se questa conclusione pare lapalissiana, per uno strumento che s'è auto istruito, è già enorme risultato.
Tutti i fenomeni che hanno mutamenti, cioè tutti i fenomeni di carattere transitorio, hanno necessità della variabile tempo, ma al raggiungere asintoticamente della saturazione o al moto laminare la variabile tempo si riduce d'importanza fino a non avere più senso.
Ciò si può estrapolare: che c'è di più transitorio dello sviluppo della mente d'un bambino?
È il momento delle massime variazioni d'intensità delle percezioni, ed è la fase in cui il tempo è percepito nella massima intensità, poi man mano avviene la crescita, le funzioni cerebrali assumono coscienza dei propri poteri, si stabilizzano e quando è stato assunto il formato consolidato il tempo comincia ad apparire sempre più breve.
Il segreto è di creare condizioni per imporre modifiche atte a provocare nuove fasi di crescita onde le capacità di captazione dell'esistenza s'estendano al massimo in quanto se s'è in crescita si riverifica il "miracolo" del tempo lungo e, in campo religioso, dovendo l'uomo accrescere per arrivare alla comprensione di Dio, ha senso un "tempo " eterno.
È perciò tassativamente da evitare di dare alla propria mente l'avviso di "basta", ma è da continuare ad essere curiosi ed accogliere nuove discipline ed impulsi di ricerca.
Questo criterio va adottato coscientemente quale strategia e considerarlo la molla dell'esistenza; così il padrone di casa, cioè la nostra "anima", il nostro io più assoluto, resta giovane e sensibile a mutazioni che si possono provocare prima della fase della parabola discendente, del corpo e dell'intelletto, che altrimenti inesorabilmente si verificherebbe.
Con ciò si hanno sensazioni giovani, cioè di crescita e s'acquisiscono positive esperienze che torneranno utili a provocare ulteriori mutamenti. Se quel che s'ha da fare si fa presto e bene si ha tempo per sé, ma ci s'accorge che questo porta alla non efficienza; perciò è sì da godere del tempo, ma dopo essersi premiati, prima che arrivi la noia è da scegliere di fare del nuovo, ma solo se entra nei propri schemi filosofici, morali e religiosi.
Mutamenti e ricerca di rapporti sempre innovativi hanno anche un potere fondamentale per attivare circuiti virtuosi nei contatti con gli altri con reciproci vantaggi.
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