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NEEMIA FONDATORE POLITICO DEL GIUDAISMO
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di Alessandro Conti Puorger
 

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ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI
Spiccano in questi racconti, che riguardano il tema del Messia in modo anche ripetitivo come un fiume in piena, le esposizioni relative al tempo intermedio tra la sua morte in croce, risurrezione con successiva ascesa al cielo del Cristo ed il Suo ritorno nella gloria lunghi cenni al combattimento spirituale della Chiesa del Crocifisso nel mondo.
Per tradurre Chiesa in quei racconti ho fatto un traslato relativo alla lettera che rappresenta il corpo la 20a lettera dell'alfabeto ebraico la resh.
Questo traslato è lecito e trova un'autorevole appoggio e conferma nelle lettera di San Paolo ai Colossesi, versetto 1,18 che recita in questo modo: "Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose." (Colossei 1,18)

Un tema poi interessante da sottolineare è il conoscere.
Il Messia porterà la comunità dei salvati a conoscere il Potente come si trova nel decriptato dei versetti Neemia 2,16; 3,19; 4,9; 6,6.
In ebraico comunità è , conoscenza è e l'Eterno o eternità è .
La comunità dei salvati perciò è quella che entrerà alla conoscenza dell'Eterno.

L'idea di fondo nei libri di Esdra e Neemia è che quanto accaduto a Gerusalemme e ai suoi abitanti è dovuto all'abbandono della Torah, idea che già Isaia aveva profetizzato al capitolo 24 come causa di possibile rovina.

Isaia 24,5 - "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna."
Isaia 24,12 - "Nella città è rimasta la desolazione; la porta è stata abbattuta, fatta a pezzi."

La ricostruzione delle mura ed il ripristino del rispetto delle Torah la cui lettura forma infatti concreto oggetto dei Capitoli 8 e 9 sono così strettamente connesse tanto che appena nel libro di Neemia le mura sono ricostruite appare Esdra che proclama la Torah.
Le leggi e la legge non sono da vedere come delle limitazioni, ma l'indicazione e promessa di salvezza.

Ora, le promesse di Dio sono compiute per mezzo del Cristo suo Figlio come sinteticamente ricorda Agostino, il santo vescovo di Ippona, nel "Commento sui salmi" (Salmi 109, 1-3; CCL 40, 1601-1603).

"Dio stabilì un tempo per le sue promesse e un tempo per il compimento di esse. Dai profeti fino a Giovanni Battista fu il tempo delle promesse; da Giovanni Battista fino alla fine dei tempi è il tempo del loro compimento.

Fedele è Dio che si fece nostro debitore non perché abbia ricevuto qualcosa da noi, ma perché ci ha promesso cose davvero grandissime. Pareva poco la promessa: Egli volle vincolarsi anche con un patto scritto, come obbligandosi con noi con la cambiale delle sue promesse, perché, quando cominciasse a pagare ciò che aveva promesso, noi potessimo verificare l'ordine dei pagamenti. Dunque il tempo dei profeti era di predizione delle promesse.
Dio promise la salvezza eterna e la vita beata senza fine con gli angeli e l'eredità incorruttibile, la gloria eterna, la dolcezza del suo volto, la dimora santa nei cieli, e, dopo la risurrezione, la fine della paura della morte. Queste le promesse finali verso cui è volta tutta la nostra tensione spirituale: quando le avremo conseguite, niente più cercheremo, niente più domanderemo.
Ma nel promettere e nel preannunciare Dio volle anche indicare per quale via si giungerà alle realtà ultime. Promise agli uomini la divinità, ai mortali l'immortalità, ai peccatori la giustificazione, ai disprezzati la glorificazione. Sembrava però incredibile agli uomini ciò che Dio prometteva: che essi dalla loro condizione di mortalità, di corruzione, di miseria, di debolezza, da polvere e cenere che erano, sarebbero diventati uguali agli angeli di Dio. E perché gli uomini credessero, oltre al patto scritto, Dio volle anche un mediatore della sua fedeltà. E volle che fosse non un principe qualunque o un qualunque angelo o arcangelo, ma il suo unico Figlio, per mostrare, per mezzo di lui, per quale strada ci avrebbe condotti a quel fine che aveva promesso. Ma era poco per Dio fare del suo Figlio colui che indica la strada: rese lui stesso via perché tu camminassi guidato da lui sul suo stesso cammino.
Si doveva dunque preannunciare con profezie che l'unico Figlio di Dio sarebbe venuto tra gli uomini, avrebbe assunto la natura umana e sarebbe così diventato uomo e sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre; egli avrebbe dato compimento tra i popoli alle promesse e, dopo questo, avrebbe anche compiuto la promessa di tornare a riscuotere i frutti di ciò che aveva dispensato, a distinguere i vasi dell'ira dai vasi della misericordia, rendendo agli empi ciò che aveva minacciato, ai giusti ciò che aveva promesso.
Tutto ciò doveva essere preannunziato, perché altrimenti egli avrebbe destato spavento. E così fu atteso con speranza perché già contemplato nella fede.

Le leggi la legge e l'alleanza sotto questo profilo divengono anche come parole con le lettere ebraiche temi di promesse attuate in Cristo in quanto divengono in Lui personalizzate, cioè promesse di una persona concreta:

  • "crocifisso il corpo porteranno in croce " e "Tutti nel corpo si porteranno alla fine ";
  • "Alla fine col corpo si riporterà nel mondo " e "Il Crocifisso nel corpo li porterà dal mondo ";
  • "Dentro col corpo sarà in croce ".
Faccio un esempio per far comprendere meglio decriptando con dimostrazione proprio il sopra riportato versetto di Isaia 24,5: "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna."




"Ed uscì col primogenito nel corpo giù la grazia della Parola nel mondo . Sotto si è accesa in una casa del mondo la rettitudine . Fu tra gli ebrei a portarsi la Torah (). Per la prima volta () l'alitare versò al mondo . A fruttificare () porta l'alleanza (dentro il corpo è indicato di) un fanciullo con la Madre ."

"Ed uscì col primogenito nel corpo giù la grazia della Parola nel mondo. Sotto si è accesa in una casa del mondo la rettitudine. Fu tra gli ebrei a portarsi la Torah. Per la prima volta l'alitare versò al mondo. A fruttificare porta l'alleanza (dentro il corpo è indicato di) un fanciullo con la Madre."

La visione apocalittica, cioè della rivelazione dei tempi finali, che diventerà nei secoli a cavallo della nuova motivo di tanti scritti pervade però i testi di secondo livello della Torah e dei profeti.
Quando il leggere i testi nascosti della Bibbia canonica ebraica divenne rarefatto per l'uso della lingua aramaica e poi per l'uso delle traduzione in greco dei LXX perché sempre meno furono coloro che avevano rapporti col testo ebraico al di fuori dei fini liturgici alcuni di quelli che leggevano la storia nascosta ritengo principalmente rabbini tra i farisei aprirono il filone di testi in greco ed in aramaico con i racconti apocalittici arricchendoli di particolari.
Quel capitolo 24 di Isaia infatti letto tutto assieme già nel testo esterno presenta una chiara situazione di tipo apocalittico eppure si è molto lontani dall'epoca ove tale genere letterario divenne una moda.
Sotto queste considerazioni si comprenderà che la guerra di Gog e Magog è un combattimento che si sviluppa in due piani, in cielo e in terra.
Dice, infatti Isaia: "In quel giorno il Signore punirà in alto l'esercito di lassù e qui in terra i re della terra. Saranno radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti. Arrossirà la luna, impallidirà il sole, perché il Signore degli eserciti regna sul monte Sion e in Gerusalemme e davanti ai suoi anziani sarà glorificato." (Isaia 24,21-23)

Il decriptato di questi tre versetti risulta:

Isaia 24,21 - E uscito è il carico è stato portato alla Madre, fuori in campo portato dall'Unico è a visitare il Signore, dall'alto sceso da casa l''Unigenito ai viventi col corpo portatosi in vita a casa della superbia e dall'alto ai viventi in cammino è al mondo un Uomo uscito per innalzare gli uomini dal mondo.
(Giovanni 3,13 "... nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo)

Isaia 24,22 - L'Unico in pienezza la Parola ha portato, l'Unigenito dal limitare della porta esce, inizia un amo in azione al serpente, dentro lo porta al corpo e pienamente da attrazione al serpente per tentazione da pellegrino gli porterà, l'amarezza dentro gli sarà in vita da un essere vivente, si è a punirlo portato.

Isaia 24,23 - E un puro corpo esce al mondo del serpente: il Figlio dal mondo fuori porterà la vergogna, uscirà il veleno, uscirà la bruciatura dalla vita. In cammino il Signore giù il Padre ha portato, l'arca l'ha generato; giù si sono portati gli angeli ed alla casa (dove) è il corpo una luce potente per i viventi hanno portato per annunziare. Un essere puro gli angeli si sono portati a glorificare.

Le leggi e la legge non sono perciò da vedere come delle limitazioni che ha dato Dio all'uomo per tarpargli le ali.
Sul sentire la Legge come un peso riporto questi pensieri relativi all'ebraismo, ma sono calzanti con i comandamenti "cristiani" quando si ha la tentazione di viverli come un peso per la propria libertà.
In un midrash i maestri si chiedono perché mai, nella scrittura, Israele è paragonato a una colomba. A questa domanda uno dei commentatori risponde:

"Quando Dio creò la colomba questa tornò dal suo Creatore e si lamentò: O Signore dell'universo, c'è un gatto che mi corre sempre dietro e vuole ammazzarmi ed io devo correre tutto il giorno con le mie zampe così corte. Allora Dio ebbe pietà della povera colomba e le diede due ali. Ma poco dopo la colomba tornò un'altra volta dal suo Creatore e pianse: O Signore dell'universo, il gatto continua a corrermi dietro e mi è così difficile correre con le ali addosso. Esse sono pesanti e non ce la faccio più con le mie zampe così piccole e deboli. Ma Dio le sorrise dicendo: Non ti ho dato le ali perché tu le porti addosso ma perché le ali portino te. Così è anche per Israele, quando si lamenta della Torah e dei comandamenti, Dio risponde loro: Non vi ho dato la Torah perché sia per voi un peso e perché la portiate, ma perché la Torah porti voi" (M. Cunz, "Credibilità della Chiesa come impegno di stile ecumenico", in AA. VV., La credibilità delle chiese e il BEM, Dehoniane, Napoli 1984, pp. 33-24).

Non è un paradosso che la Legge di Dio non toglie libertà ma la dona, infatti il comandamento non sono comandamenti impersonali, ma provengono dall'amore.

"...l'amore non può essere prescritto, nessuna terza persona può ordinarlo né ottenerlo con la forza. Nessuna terza persona, appunto, ma l'Uno lo può. Il comandamento dell'amore può venire soltanto dalla bocca dell'amante. Solo l'amante (ma l'amante lo può realmente) può dire e infatti dice: amami. Sulla sua bocca il comandamento dell'amore non è un comandamento estraneo, ma non è altro che la voce stessa dell'amore. L'amore dell'amante non ha altra parola per esprimersi se non il comandamento. Tutto il resto già non è più espressione immediata bensì dichiarazione, dichiarazione d'amore. La dichiarazione d'amore è assai povera, come ogni spiegazione essa viene sempre dopo e quindi, poiché l'amore dell'amante è un presente, viene in effetti sempre troppo tardi. Se l'amata, nell'eterna fedeltà del suo amore, non spalancasse le braccia per accoglierla, la dichiarazione cadrebbe nel vuoto. Ma il comandamento all'imperativo, immediato, sorto istantaneamente e nell'attimo del suo sorgere già fatto suono (poiché nell'imperativo il sorgere e il farsi suono sono tutto uno), l'amami dell'amante è espressione totalmente perfetta, purissimo linguaggio dell'amore." (F. Rosenzweig, La stella della redenzione, Marietti, Casale Monferrato 1985, pp. 188-89).

C'è però di più!
Tutto il decriptato conferma che effettivamente "Non vi ho dato la Torah perché sia per voi un peso e perché la portiate, ma perché la Torah porti voi" perché questa concretamente s'è fatta persona,

"Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore." (1Tessalonicesi 4,16s)

In definitiva, il midrash che scrissi vari anni "Tempo-eternità: Un midrash - Haggadah per Pesah - Il Disegno di Dio" interpreta bene lo spirito che permea i testi nascosti nell'A.T. ebraico.

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NEEMIA 1-2-3-4-5-6 TESTO C.E.I. »

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