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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LIBRO DI NEEMIA, ULTIMA PARTE,
IL LATO APOCALITTICO

di Alessandro Conti Puorger
 

FACCIO IL PUNTO
Questo articolo conclude il ciclo di ricerca che mi ha impegnato nell'ultimo trimestre del 2008 sui libri della Bibbia detti di Esdra e Neemia.
I personaggi di Esdra e Neemia ben rappresentano il periodo del IV-V secolo a.C. di post esilio e le due funzioni essenziali di un nuovo stato in formazione:
  • l'ordine teologico-sacerdotale con Esdra, scriba e sacerdote, erudito nella legge che intraprende il rinnovamento del culto;
  • il potere e l'azione, con Neemia governatore, uomo energico e coraggioso, dedito alla preghiera, che dirige la restaurazione edilizia e sociale della nazione.
Esdra e Neemia in questi libri prendono la parola (Esdra 7,27 - 9,15 e Neemia,1,1 - 2,20; 3,33 - 7,5; 12,31 - 13,31) e sembrano voler far concludere che gli scritti sono anche autobiografici, pur se la critica letteraria li attribuisce nella forma definitiva ben, dopo 300 a.C., l'esistenza dei personaggi rappresentati.

Quel periodo storico è riconosciuto fondante del giudaismo, cioè della evoluzione dell'ebraismo, quando i reduci da Babilonia (tornati nei territori dell'antica patria a ricostruire il Tempio distrutto per consenso nel 530 a.C. del re persiano Ciro II) furono capaci di ricreare in Giudea una forte identità religiosa e civile che portò ad un uno stato teocratico autonomo che batteva moneta (dramme con scritta Juda IHD).
In effetti il Giudaismo affonda le sue radici nella vita degli ebrei deportati a Babilonia nel 587 a.C., praticamente tutti del Regno di Giuda.
Il Regno del Nord, infatti, era stato distrutto fisicamente nel 722 a.C., mentre dal punto religioso, dopo la divisione dei due Regni era iniziato un sincretismo con le religioni locali che ne divaricarono la diversità con il credo di Giuda unita da fede monoteista, cementata dalla Torah e dalla speranza messianica.
Quei libri trattano di fatti relativi ai primi reduci con la:
  • ricostruzione delle mura di Gerusalemme;
  • ripristino del potere e della forza pubblica;
  • ripristino del Tempio;
  • ripristino dei suoi riti e delle funzione dei leviti, dei sacerdoti, portieri, cantori.
«Fascino del Tempio (di Salomone)! Il fumo del sacrificio che saliva dritto al cielo anche nei giorni di vento, Cohanim (sacerdoti) e Leviti depositari di segrete formule musicali atte a rendere incomparabilmente perfetto il "corban" quotidiano, 288 musicisti tra cori, orchestra e maestri concertatori impegnati in prove ed esecuzioni vocali, corali e strumentali che manco la Scala di Milano, i 12 nebelim suonati dai migliori strumentisti di allora, il suono dei 7 shofarim del Tempio che (assicurano i testimoni dell'epoca) nei giorni di aria pulita erano udibili a Gerico. Ma anche il Tempio dei misteri: l'"ugab" o abuba del Primo Tempio che, durante un'esecuzione, si rompe e non viene più riparato; sino a scomparire del tutto nel Secondo Tempio.
Nel periodo della deportazione babilonese, il cantico cede il passo a un genere musicale tutto nuovo; la lamentazione, talora accompagnata dal suono mesto dell'"halil". Cetre e arpe vengono simbolicamente appese agli alberi come segno di lutto eppure, musicalmente parlando, non tutto andò perduto in Babilonia; l'organologia ebraica si arricchisce di nuovi strumenti come la "sabcha" o arpa triangolare (i latini la chiameranno "sambuca") e le "maschroquitas" o "Flauto di Pan".
All'indomani del ritorno in Eretz Israel e durante la restaurazione del Tempio e del culto, Ezra e Nehemia si preoccupano altresì di restituire una maggior professionalità al musicista e al cantante. Cohanim e Leviti non saranno più gli unici depositari dei segreti della musica del Tempio; gli 8 schemi melodici (i "lohan") dei Leviti diventano patrimonio di tutta la musica ebraica.»
(Francesco Lotoro, ebreo pianista, direttore d'orchestra).

Di quel periodo fu l'istituzione della Grande Sinagoga o Grande Assemblea. Istituzione religiosa di 120 membri che stabilirono molti aspetti dei riti e della liturgia ed ebbero l'autorità di definire il canone biblico. Fu ripristinato o forse istituito per questioni giuridiche il Sinedrio di 70 membri (dayyan) +1 il Nasi, la cui autorità fu fatta risalire ai tempi del Sinai con la scelta dei settanta anziani (Numeri 11,16).

Operava nella stanza della Pietra Tagliata del Tempio. I membri sedevano in semicerchio con il Nasi al centro. Le opinione dei giudici più giovani erano esaminate per prime onde non avessero timore ad esprimere opinione differente dagli anziani. Le decisioni avvenivano per maggioranza. Una sotto corte di 23 membri si occupava delle pene di morte. I membri dovevano conoscere lingue straniere per evitare traduttori e visioni distorte, conoscere pratiche magiche per processare maghi e streghe ed essere esperti di "pilpul" metodo rabbinico detto "pungente" per l'esame causitico di questioni della Torah.

La mia ricerca su tali libri di Esdra e Neemia ha seguito le idee che esposi in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" utilizzando il metodo di decriptazione di cui mi sono munito ormai da oltre 10 anni di cui in "Parlano le lettere".

Ho ritenuto questi libri importanti, come poi è risultato, perché relativi al momento in cui dalla Grande Sinagoga o Grande Assemblea furono rivisitati, nella veste che c'è pervenuta come definitiva, tutti gli scritti antichi a partire dalla stessa Torah, definendo di fatto "canonici" solo i libri scritti con le 22 lettere dell'alfabeto ebraico.
I nomi di Esdra e Neemia, come accennato, designano i due principali personaggi della restaurazione della comunità giudaica e, forse, i due libri formavano un'unità letteraria con 1-2 Cronache.
L'unità d'autore per Cronache ed Esdra-Neemia, opera come detto conclusa verso il 300 a.C., è anche suggerita dai versetti finali di 2Cronache 36,22-23 con i primi di Esdra 1,1-3 e dai medesimi orientamenti teologici.
Essendo i libri di Esdra e Neemia quasi un unicum, considerati tra gli scritti più recenti su cui dovette decidere quella Grande Assemblea, li ritengo, infatti, in grado di presentare tutti i particolari voluti perché fossero riconoscibili come canonici e desideravo verificare se anche questi fossero suscettibili di avere la seconda faccia ottenibile per decriptazione.
Nel complesso il contenuto dei libri di Esdra e Neemia si può così suddividere:
  • A - Esdra capitoli 1-6, trattano del ritorno e delle difficoltà dei primi reduci da Babilonia col benestare del re Ciro che nel vecchio Tempio erigono un altare per rinnovare offerte e sacrifici (al tempo di Dario I e dei profeti Aggeo e Zaccaria, il tempio fu ricostruito);
  • B - Esdra capitoli 7-10, è descritta l'opera del sacerdote e scriba Esdra, che riceve dal re di Persia, Artaserse, l'incarico ufficiale di recarsi a Gerusalemme;
  • C - Neemia capitoli 1-6, in cui Neemia, alto funzionario del re Artaserse, è autorizzato a visitare Gerusalemme e di ricostruirne le mura;
  • D - Neemia capitolo 7 con una lista di primi sionisti simile a quella in Esdra 2;
  • E - Neemia capitoli 8-9, Esdra restaura il culto e la celebrazione delle feste secondo la legge di Mosè;
  • F - Neemia capitoli 10-13, ove in un secondo soggiorno a Gerusalemme Neemia inaugura le mura riedificate e riforma la vita della comunità giudaica cerca di ripopolare la città e da prescrizioni per il rispetto del sabato ed intese ad evitare il più possibile l'imbarbarimento dei costumi evitando matrimoni che avrebbero minato la concorde unità nell'impostazione familiare e formativa della prole.
Nei due libri non sempre ben coordinati e armonizzati si trovano:
  • citazioni di documenti ufficiali dalla corte persiana (in aramaico);
  • liste di famiglie, statistiche ed elementi genealogici;
  • liste di rimpatriati (al primo ritorno, circa 538-520 a.C., e al tempo di Neemia, circa 445 a.C.);
  • ricordi personali e brani in terza persona.
Questa ricerca, con riferimento alla precedente suddivisione, s'è sviluppata nelle seguenti quattro parti che hanno comportato la decriptazione di ben 697 versetti:
In ciascuno dei precedenti articoli, come del resto nel presente, la decriptazione propone testi che paiono predisposti da più mani e raccolti a modo d'esercitazioni di scuola, che affrontano sotto vari aspetti, quindi pure con parti ripetitive, ma ciascuna di per sé originale e in modo congruente, il tema di Messia uomo-Dio con una storia che calza con quella della tradizione cristiana su Gesù di Nazaret.
Posso così rafforzare la constatazione che, appunto, tutti i libri del canone ebraico sono suscettibili di decriptazione e che la seconda faccia doveva essere elemento importante per far concludere favorevolmente sull'inserimento del singolo testo in quel canone.

In effetti, come ho ampiamente detto in vari articoli, quel metodo di decriptazione, definito dopo anni di ricerca preceduti dal graduale maturarsi di un motivato convincimento sulla base di elementi e considerazioni dedotte dai testi e dalla tradizione ebraica che doveva esistere una possibilità del genere, è un potente strumento.
Mi sento come immagino si sarà sentito Galileo dopo aver sperimentato il cannocchiale e aver scoperto novità, prima non immaginabili, sulla costituzione del pianeta luna e poi del sistema solare.
Tale strumento mi consente, infatti, d'evocare pagine inattese che lasciano me stesso sorpreso e che sono in modo biunivoco collegate alle lettere ebraiche del testo masoretico della Tenak o Bibbia ebraica.
Il tutto, rammento, nacque dalla considerazione che i testi antichi delle Sacre Scritture, come confermato dai rotoli di Qumran, erano scritti in ebraico o in aramaico, senza vocali perché non esistono tra le 22 lettere dell'alfabeto usato, tutte consonanti, e senza segni diacritici, con le lettere tutte separate senza la suddivisione in parole, onde anche la soluzione di tradizionale lettura è una particolare recisione in parole che costituisce una decriptazione che non esclude altre possibilità.
Ogni lettere ebraica, peraltro, ha conservato un messaggio grafico e può essere letta come ideogramma.
Ho seguito come si è sviluppato il segno grafico delle lettere ebraiche, molte originate da segni geroglifici egizi, nell'antico paleo ebraico sinaitico (iscrizioni del XV secolo a.C. trovate da Flinders Patrie) e dei tempi del re Mesha re di Moab e come il messaggio grafico si è conservato nell'ebraico quadrato arcaico (250 a.C.), asmodeo (150 a.C.), erodiano (30 a.C. al 70 d.C.).
Ritengo di aver individuato il significato di quei segni-immagine in quanto la chiave di lettura, come ho dimostrato ampiamente, è in grado di provocare - utilizzando, e sempre, regole predichiarate - testi efficaci che non saprei ricavare senza l'uso dello scritto in ebraico di base.
Su tale argomento sto provando come sia vero il pensiero, che mi pare ricordare sia di Hobbes (cito a memoria) "il momento più difficile di una scoperta e farla riconoscere... l'esperto non sopporta che altri trovino quanto non ha trovato lui stesso".
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