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ATTESA DEL MESSIA...

 
ABRAMO, L'ARAMEO ERRANTE
ED I PASTORI DI BETLEMME

di Alessandro Conti Puorger
 

SCELTI TRA I PASTORI
Secondo i racconti biblici nel giardino dell'Eden, comunemente detto paradiso terrestre, Adamo era in comunicazione con Dio.
Gli si presentava e colloquiavano faccia a faccia.
Come narra il 3° capitolo del libro della Genesi, però, Adamo ed Eva, di fatto, scelsero di fare a meno del Creatore.
Usciti dal Paradiso, nacquero due figli Caino e Abele.
Evidentemente questi figli ebbero una educazione doppia.
Il senso dell'orgoglio con quello di aver compiuto un errore, il desiderio di volersi ingraziare il Signore, ma anche sentimenti buoni come quello di ringraziarlo della vita.
Fu così che "Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta." (Genesi 4,3-4)
Caino fu il primo agricoltore ed Abele fu il primo pastore.
Dio gradì le offerte di Abele, cioè ne apprezzò la fede: "Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora." (Ebrei 11,4s)
Da tale fatto si comprende che c'era un'apertura da parte di Dio al perdono.
Dio evidentemente, invece, aveva valutato che ciò che muoveva Caino non era amore, ma era solo un'offerta di religiosità strumentale.
Il libro della Genesi sta suggerendo che il perdono per gli uomini verrà dal sacrificio di un pastore.
Il primo però che nel mondo morì, fu ucciso dal fratello.

Il discorso è anche allegorico introduttivo.
Caino prepara la figura degli egiziani oppressori e Abele degli oppressi.
Abele è figura del buon pastore che muore a causa e per amore dei fratelli.
Caino se ne andò ramingo lontano anche dai genitori ed Adamo ed Eva.
Dio gli impose in testa un segno perché non venisse ucciso. (vedi: "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia"
Adamo ed Eva ebbero un altro figlio che chiamarono Set che ebbe una discendenza che... doveva essere in grado di comprendere il segno che Caino aveva in testa.
Il Signore Dio si ritirò dalla loro presenza, però non si arrese.
Enoch, infatti, il bisnonno di Noè, il VI della catena di primogeniti di Adamo "camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso." (Genesi 5,24)
Quando erano già morte sette generazioni decise poi di parlare a Noè il 9° della discendenza di Adamo (vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?"
L'ottavo che sarebbe dovuto morire fu avvisato della venuta del diluvio e fu salvato lui con la sua famiglia.
Buona notizia foriera di novità nei rapporti uomo Dio.
Mentre tutti gli altri uomini, almeno spiritualmente perirono, ci fu come una nuova creazione del mondo con una alleanza "...ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra." (Genesi 9,15-16)
Quelle lettere della parola arco nascondono un pensiero che è da comprendere, una promessa comunque di superamento delle vicende legate alla morte.
Le lettere ebraiche della parola arco si possono infatti leggere così: verserò la risurrezione per tutti . (vedi: "Parlano le lettere")
Ci fu così volontà di Dio il ricominciare una storia con l'uomo e questa decisione fu appunto un diluvio di grazia.
Le vicende sono note secondo il racconto contenuto nel libro della Genesi che ha in sé profondi messaggi.
L'autore sacro, ispirato da accorte meditazioni, infatti, vi ha trasferito in forma allegorico narrativa, quanto ha scorto delle tracce di Dio nelle grandi pennellate della storia dell'umanità e nel succo del sentire degli uomini dedotte dai miti fondativi raccontati dai popoli della propria area culturale, per quanto almeno gli erano noti e che erano entrati nel comune sentire.
Viene così narrato nel libro della Genesi che, al calare delle acque del diluvio, l'arca si fermò su monte Ararat (Genesi 8,4) il più alto (5165 m) monte della Turchia.
Da lì fu ripopolato il mondo.
Dal punto di vista dell'allegoria l'annuncio dell'amore di Dio e del perdono per tutti, che si ricava dal fatto che si sentirono salvati nella loro generazione, passò così dalla famiglia di Noè ai popoli, ma fu compreso ed accolto in modo assai diverso tanto che non si compresero più tra loro per la confusione delle lingue pur se era comune il sentire il desiderio di fare senza Dio (Torre di Babele).
L'Anatolia o Asia Minore certamente è stato il crogiolo di molte civiltà e popoli gli Hurriti, i Mitanni, gli Hittiti, i Frigi, i Traci, i Lidi, gli Armeni e di vari imperi.
Per le alte cime, che con il loro biancore perenne esprimono un anelito al cielo ed alla purezza, fanno presente ai popoli delle pianure l'aspetto trascendente della divinità.
In questa terra, che pare come promanare "purità", in ebraico "bar" , il libro della Genesi propone l'arenarsi dell'arca con gli otto sopravvissuti, Noè i figli Sem, Cam e Iafet e le relative 4 mogli che nel disegno di Dio saranno partecipi consenzienti per la creazione di un mondo nuovo.
Il monte su cui si fermò l'arca è Ararat (Genesi 8,4), nome le cui lettere ebraiche, portano a considerare che da sotto la maledizione trapela il cuore , cioè l'amore, perché l'ideogramma della lettera rappresenta un cuore. (vedi: "Parlano le lettere")
In questa nuova creazione, di cui in sintesi si interessa la Bibbia, avranno poi parte preponderante i figli di Sem e tra questi Eber nipote di Aram da cui Abram progenitore di molti popoli a cui si rivelerà e cambierà il nome in .
Abramo, il primo dei patriarchi biblici, per dichiarazione della Torah, era un Arameo errante.
Si sceglie un nomade perché Dio stesso intende farsi errante per riconquistare attraverso un uomo l'umanità tutta intera.
Ad Abramo il Signore promette una terra, ma in questa Abramo visse solo da straniero come sinteticamente propone la lettera agli Ebrei: "Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso." (Ebrei 11,8-10)
Dio per incontrare l'uomo poi non vorrà altro che una tenda, la tenda della testimonianza descritta nella Torah di Mosè.
Si spostava con lui e non volle risiedere in una casa fatta da mano d'uomo.
I principali interlocutori di Dio nella storia Biblica erano stati pastori come Abramo, Isacco, Giacobbe e poi:
  • Giuseppe "all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli" (Genesi 37,2);
  • Mosè chiamato mentre "stava pascolando il gregge di Ietro" (Genesi 3,1);
  • Davide eletto re "il più piccolo che... sta a pascolare il gregge..." (1 Samuele 16,11).
Pastore in ebraico è "ro'oeh" , ed i segni hanno in sé già la capacità di evocare una storia, perché la terra di Ra è la terra d'Egitto, e è anche il male.
I pastori scelti da Dio in Egitto entreranno ed usciranno , ma soprattutto porteranno il popolo ad uscire dal male che è l'idolatria.
La lettera h , infatti, indica un recinto aperto e come ideogramma rappresenta entrare ed uscire. (vedi: "Parlano le lettere")
I pastori, peraltro, erano invisi agli egiziani come ricorda il libro della Genesi per bocca del vice faraone Giuseppe figlio di Giacobbe - Israele: "Allora Giuseppe disse ai fratelli e alla famiglia del padre: Vado ad informare il faraone e a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me. Ora questi uomini sono pastori di greggi, si occupano di bestiame, e hanno condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro mestiere? Voi risponderete: Gente dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen. Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani." (Genesi 46,31-34)
Questa ultima affermazione sarà oggetto di approfondimento nel prossimo paragrafo.

Il Figlio di Dio sarà il Figlio dell'Uomo, intravisto in Abele che "...era pastore di greggi" (Genesi 4,2).
È annunciato "Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge fra i gigli..." (Cantico dei Cantici 2,16).

Lui è il pastore atteso:
  • Genesi 48,15 "E così benedisse Giuseppe: Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi giovinetti!"
  • Salmi 22,1-2 "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce."
  • Genesi 49,24 "...per il nome del Pastore, Pietra d'Israele."
  • Salmi 80,2 "Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse."
  • Giovanni 10,11 "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore."
  • Geremia 44,10-13 "Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io manderò a prendere Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo; egli porrà il trono su queste pietre che hai sotterrate e stenderà il baldacchino sopra di esse. Verrà infatti e colpirà il paese d'Egitto, mandando a morte chi è destinato alla morte, alla schiavitù chi è destinato alla schiavitù e uccidendo di spada chi è destinato alla spada. Darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto, li brucerà e porterà gli dèi in esilio; ripulirà il paese di Egitto come un pastore pulisce dai pidocchi il mantello; poi se ne andrà tranquillo. Frantumerà gli obelischi del tempio del sole nel paese d'Egitto e darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto".
Questa ultima asserzione dovrebbe far meditare gli assertori che la religione ebraica e cristiana sono religioni solari.
Il Figlio di Dio non è un prodotto del Cristianesimo, che lo annuncia solo come buona notizia di un fatto adempiuto, ma è una idea antica che trapela:
  • da interpretazioni di profezie esplicite, cioè leggibili con lettura normale nel testo biblico canonico;
  • dalla tradizione ebraica dall'idea dell'Adam Kadmon;
  • dalla una decriptazione delle pagine di 2° livello di quei testi canonici ebraici scritti con sole consonanti senza segni di vocalizzazione con tutte le lettere separate e senza predefinizione di raggruppamenti in parole, come sto dimostrando col il complesso degli articoli del mio sito che in definitiva sono tasselli di una unica ricerca.
Certo è che sui primi scritti ebraici entrati nel canone furono poi la base per tutto il resto influirono le idee che circolavano nel mondo egizio sulla risurrezione e sui miti di Osiride.
Il tutto fu filtrato in modo monoteista come avvento di una integrale finalità della creazione tutta tesa solo a tale compimento dando alla ciclicità del tempo un inizio ed una fine.
Come Dio formò l'uomo dalla polvere preesistente l'uomo, e questa polvere forse era un semplice primate, così Dio che è Signore della storia, per annunciare la venuta della propria divinità nella carne si servì di profezie che si conformarono a miti esistenti, comprensibili quindi all'uomo.
Molti elementi di inculturazione egizia evidentemente sono passati, ma lo spirito è diverso ed i principali miti egizi divengono profezie ed attese di eventi da parte del Dio pastore d'Israele che gli ha permesso di uscire dal male dell'Egitto e che è quindi più potente di RA
Per i cristiani, il Messia atteso da Israele, nato da una vergine, viene alla luce in un posto di pastori, in una capanna, ma questa notizia è la sintesi del concretarsi anche di pensieri antichi.
I primi che lo vengono ad incontrarlo sono proprio dei pastori, nella città del pastorello Davide.
Betlemme, le lettere ebraiche del nome del posto, lette singolarmente come immagini come fossero geroglifici antichi, sono esplicite.
Lì, a Betlemme, in una casa-famiglia sarà stata scelta il Potente si chiuse in un vivente.
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