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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
L'EPOPEA DELL'ARCA DEL PATTO
TESTI NASCOSTI

di Alessandro Conti Puorger
 

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UN TESTO APERTO A MOLTI NASCONDIGLI »

ARCA DEL PATTO
Arca del Patto 'aron ha berit o Arca della Testimonianza, come narra nella Bibbia il libro dell'Esodo, cioè il secondo del Pentateuco o Torah, è il contenitore con coperchio che il Signore comandò di costruire per riporvi le tavole del Patto o della Testimonianza, vale a dire le due nuove Tavole con i comandamenti, detti anche "le 10 parole", che il Signore consegnò sul monte Horeb a Mosè dopo che questi, in occasione dell'episodio del "vitello d'oro", aveva distrutte le prime ricevute.
Quelle 10 parole o comandamenti sono la Testimonianza del Patto o Alleanza da Dio voluto e sancito col popolo d'Israele, "Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra." (Deuteronomio 4,13)
Tale popolo, la Bibbia sostiene, essere stato scelto tra tutti i popoli per testimoniarlo sulla terra, infatti: "udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente." (Deuteronomio 4,6)
Quel contenitore era unico, perché ricordava agli Israeliti ed a Dio stesso il Patto che li legava, sì che Dio si presentava con qualche manifestazione a Mosè sull'Arca e riempiva con la nube della Sua presenza la Tenda del Convegno e poi la cella del Tempio.

La tradizione ebraica conta le lettere del testo del Decalogo (Vedi: "Dieci parole, distintivo di chi ha Dio per alleato", articolo in pdf) e constata che sono 620, pari ai 613 precetti o "taryag mitzvot" della Torah, più le 7 leggi noachiche e che il numero dei precetti è pari al valore gimatrico della parola Torah , cioè della somma del valore numerico delle lettere ebraiche che la formano, più due, a ricordo dei primi due comandamenti del Decalogo.

(5 = ) + ( 200 = ) + ( 6 = ) + ( 400 = ) + 2 = () + 2 = 613

La somma delle cifre di 613 dei comandi o mitzvoth da osservare è 10, quale avviso che le 10 parole sono l'essenza della Torah e il 613 corrisponde ai 248 precetti positivi (farai), numero attribuito anche alla quantità di organi nel corpo umano e ai 365 negativi (non farai) che equivalgono ai giorni dell'anno.

Della Testimonianza da collocare nell'arca dà evidenza con chiarezza il libro del Deuteronomio: "In quel tempo il Signore mi disse: Tàgliati due tavole di pietra simili alle prime e sali da me sul monte e costruisci anche un'arca di legno; io scriverò su quelle tavole le parole che erano sulle prime che tu hai spezzato e tu le metterai nell'arca. Io feci dunque un'arca di legno d'acacia e tagliai due tavole di pietra simili alle prime; poi salii sul monte, con le due tavole in mano. Il Signore scrisse su quelle tavole la stessa iscrizione di prima, cioè i dieci comandamenti che il Signore aveva promulgati per voi sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea. Il Signore me li consegnò. Allora mi volsi e scesi dal monte; collocai le tavole nell'arca che avevo fatta e là restarono, come il Signore mi aveva ordinato." (Deuteronomio 10,1-9; Esodo 34,1-4)

La descrizione precisa di come era fatta l'Arca - cassa, coperchio con i cherubini e stanghe per il trasporto - si ricava dal libro dell'Esodo, precisamente dal capitolo 25, ove il Signore stesso ordina di costruire l'Arca e fornisce la descrizione delle caratteristiche: "Faranno dunque un'Arca di legno di acacia :
avrà due cubiti e mezzo di lunghezza,
un cubito e mezzo di larghezza,
un cubito e mezzo di altezza.
La rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai
e le farai intorno un bordo d'oro.
Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi quattro piedi:
due anelli su di un lato e due anelli sull'altro.
Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro.
Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca per trasportare l'arca con esse. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell'arca: non verranno tolte di lì. Nell'arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.
Farai il coperchio, o propiziatorio, d'oro puro;
avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e
un cubito e mezzo di larghezza.
Farai due cherubini d'oro:
li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio.Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio.
Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca
e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò." (Esodo 25,10-21)

Tenuto conto che la misura lineare del cubito antico era di 52,5 cm, l'Arca in definitiva era una cassa, di legno d'acacia a forma di parallelepipedo, della lunghezza di 1,31 metri (2,5 cubiti) a sezione quadrata di 0.79 metri di lato (1,5 cubiti), rivestita dentro e fuori di lamina d'oro con un bordo d'oro, con quatto piedi agli angoli in cui erano innestati anelli d'oro.
Onde fosse trasportabile venivano usate le stanghe di legno d'acacia, rivestite d'oro, inserite negli anelli e veniva portata da leviti.
Aveva un coperchio d'oro puro massiccio su cui vi erano due angeli, Cherubini d'oro, affacciati (in ebraico "cherubim" o ).
L'Arca secondo tali indicazioni fu costruita da Bezaleel (Esodo 37,1-9).

L'Arca del Patto veniva conservata dietro un velo nel Santo dei Santi "Kodesh ha Kodashim", l'area più sacra del Tabernacolo smontabile che fu costruito per accompagnare il popolo d'Israele nel deserto.
Nel percorso nel deserto accanto all'Arca veniva posato:

  • un vaso pieno di manna come sostiene lo stesso libro dell'Esodo: "La casa d'Israele la chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianca; aveva il sapore di una focaccia con miele. Mosè disse: Questo ha ordinato il Signore: Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da mangiare nel deserto, quando vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto. Mosè disse quindi ad Aronne: Prendi un'urna e mettici un omer completo di manna; deponila davanti al Signore e conservala per i vostri discendenti. Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, Aronne la depose per conservarla davanti alla Testimonianza." (Esodo 16,32-34)
  • la verga d'Aronne, che era un bastone di legno di mandorlo che fiorì davanti alla Testimonianza come racconta il libro dei Numeri e che il Signore ordinò fosse posto da monito per i ribelli davanti all'Arca: "Il Signore disse a Mosè: Riporta il bastone di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservato come un monito per i ribelli e si ponga fine alle loro mormorazioni contro di me ed essi non ne muoiano. Mosè fece come il Signore gli aveva comandato." (Numeri 17,25s)
L'Arca fu trasportata per i 40 anni di viaggio nel deserto, e accompagnò, anzi guidò Israele durante la conquista della Terra Promessa e, dopo varie peripezie, fu collocata nel nuovo Tempio di Gerusalemme nella cella detta il Santo dei Santi ove poteva entrare solo il Gran Sacerdote "Kochen Gadol" una volta l'anno, solo nel giorno dell'espiazione Yom Kippur.
Così la lettera agli Ebrei sinteticamente ci descrive il Santo e il Santo dei Santi: "Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza. E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo." (Ebrei 9,2-7)
Nella cella nessun altro poteva entrare.
Il Sommo Sacerdote, peraltro, vi entrava legato con un cordone perché, in caso di malore, fosse recuperabile dall'esterno.
Alla manutenzione della cella veniva invece provveduto calando operai dall'alto, tenuti sospesi con funi perché non toccassero il suolo sacro.
In effetti, il libro dell'Esodo precisa: "Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento. Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi. Porrai il coperchio sull'arca della Testimonianza nel Santo dei santi. Collocherai (la tavola dei pani) fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale." (Esodo 26,31-35)
Nel Santo, proprio davanti all'Arca che stava nel Santo dei Santi, ma separata dal velo, era posta la tavola per offrire l'incenso (Esodo 30,1-8).

Le cortine del Santo dei Santi erano alte 10 cubiti.
Il particolare che le stanghe venivano depositate nel Santo dei Santi in verticale e che le estremità si vedevano spuntare dalla cortina (Vedi: 1 Re 8,1-9; 2 Cronache 5,1-10) fa comprendere che le stanghe erano di lunghezza superiore a 10 cubiti.
In relazione alla lunghezza delle stanghe e al peso che doveva avere l'Arca ritengo che per portarla a spalla occorressero tra i 12 e i 16 leviti.
Questi, si disponevano 3 per ogni estremità di stanga, all'esterno delle stanghe stesse, allineati distanziati tra loro ciascuno di 1,5 cubiti, il che comportava che la stanga fuoriuscisse rispetto all'Arca di almeno 3x1,5 = 4,5 cubiti, come risulta compatibile con le precedenti indicazioni.
All'occorrenza, per percorsi e accidentati e lunghi, i leviti potevano arrivare fino al numero di 16, inserendo 2 leviti all'interno delle stanghe, sia avanti che dietro l'Arca, inframmezzati alle coppie esterne alle stanghe, vale a dire 2+1+2+1+2 = 8 per ogni lato dell'Arca nel senso del percorso che doveva compiere.
Considerando 3 cubiti l'ingombro longitudinale dell'Arca (2,5 più mezzo cubito di gioco) ogni stanga era di circa 12 cubiti, vale a dire 2x4,5+3 = 12, quindi oltre 6 metri.
Ciascun levita non poteva portare più di 50 Kg in caso di squilibri di carico in percorsi accidentati, così è da considerare equo un carico massimo di 40 Kg a levita. (È poi da ritenere che vi fossero 2 squadre di leviti portatori che si davano il cambio)
Con questi pensieri si ricava che il peso massimo complessivo perché l'Arca fosse trasportabile a spalla non doveva superare i 40x16 = 640 Kg
Il peso di 40 Kg è lo stesso delle Tavole da sole che Mosè trasportò dal monte Sinai.
La dimensione longitudinale di 2,5 cubiti della cassa era connessa alla necessità di poter disporre le 2 Tavole della Legge affiancate su supporti che le mantenessero ferme in verticale.
Il che porta a Tavole di pietra di 1 cubito (52,5 cm) di lato distanziate tra loro e dai bordi dello spazio di un palmo per inserirle.
Le 2 Tavole, se avessero avuto lo spessore di 2,7 cm pari a un dito e mezzo (un dito pari a 1,8 cm), considerando per la pietra un peso specifico di 2,7 Kg/dm3 avrebbero pesato 20 kg ciascuna: 5,25 x 5,25 x 0,27 x 2,7 = 20 kg.
In senso trasversale lo spazio era dettato dal fatto che i due leviti affiancati non si disturbassero con i gomiti e che tra le stange si potessero inserire dei portatori.
Ho provato a verificare se la descrizione dell'Arca con tutti gli arredi e le tavole secondo la descrizione fornita dal libro dell'Esodo fosse compatibile con quel peso.

Ho quindi dimensionato, così, tenuto conto dei dati forniti:


Nella cella, oltre l'Arca contenente le tavole non v'era altro e dal pavimento affiorava la roccia detta di fondazione che era ritenuta il centro del mondo, vale a dire la base sulla quale venne creato il mondo, "la 'eben shetyyah".
A questa roccia sul monte Moriah, luogo del Tempio, la tradizione associa l'episodio del sacrificio di Isacco (Genesi 22).
Qui, sostiene la tradizione, sarebbe anche dove il patriarca Giacobbe dormì e sognò la scala di angeli che salivano e scendevano (Genesi 28,10-18), anche se la Genesi subito dopo continua (Genesi 28,19-22) dicendo che Giacobbe chiamò quel luogo Betel mentre prima di allora la città più vicina si chiamava Luz, nome che in ebraico vuol dire mandorlo. (Fa ricordare la verga di mandorlo di Aronne che fiorì)
Si dice anche di due cherubuini di legno d'ulivo rivestiti d'oro alti 10 cubiti descritti in 1 Re 6,23-28 e 2 Cronache 3,8-14.

La cella era un cubo di 20 cubiti di lato, come risulta da questa descrizione: "Costruì la cella del Santo dei santi, lunga, nel senso della larghezza della navata, venti cubiti e larga venti cubiti. La rivestì di oro fino, impiegandone seicento talenti. Il peso dei chiodi era di cinquanta sicli d'oro; anche i piani di sopra rivestì d'oro. Nella cella del Santo dei santi eresse due cherubini, lavoro di scultura e li rivestì d'oro. Le ali dei cherubini erano lunghe venti cubiti. Un'ala del primo cherubino, lunga cinque cubiti, toccava la parete della cella; l'altra, lunga cinque cubiti, toccava l'ala del secondo cherubino. Un'ala del secondo cherubino, di cinque cubiti, toccava la parete della cella; l'altra, di cinque cubiti, toccava l'ala del primo cherubino. Queste ali dei cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti; essi stavano in piedi, voltati verso l'interno. Salomone fece la cortina di stoffa di violetto, di porpora, di cremisi e di bisso; sopra vi fece ricamare cherubini." (2 Cronache 3, 8-14)
Nella tradizione ebraica i cherubini hanno grande importanza.
Come conferma le visioni del profeta Ezechiele (esempio: Ezechiele 10) stanno ad indicare la presenza - Shekhinah - di Dio.
Questi angeli cherubini hanno fattezze di giovani o bambini.
Nell'immaginario antropomorfico, Dio dimora sui cherubini.
Questi sono nominati 89 volte nella Bibbia.
L'Arca, infatti, è immaginata come un trono su cui siede il Signore delle schiere come è evidente dai versetti:
  • "...l'Arca di Dio, sulla quale è invocato il nome, il nome del Signore degli eserciti, che siede in essa sui cherubini." (2 Samuele 6,2b)
  • "Signore degli eserciti, Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto i cieli e la terra." (Isaia 37,16)
  • "Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli." (Daniele 3,55)
Si legge, peraltro, nel libro dei Numeri: "Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava." (Numeri 7,89)
Queste immagini sono una iconografia che richiamano il cielo e il paradiso perduto, ma non per sempre.
Nel libro della Genesi alle porte dell'Eden ad oriente Dio pose dei cherubini come risulta dal seguente versetto: "...pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita." (Genesi 3,24)
Oltre alle due statue grandi di Cherubini di cui ho prima detto ed a quelle d'oro massiccio sul coperchio dell'Arca, erano incise figure di Cherubini sulle porte e sulle pareti interne del Tempio, sulle basi del bacini di bronzo (esempio: 1 Re 7,27ss), come pure erano ricamate sulle tende di fronte al Santo dei Santi e nell'atrio antistante.
Con la simbologia appare così evidente l'intento di rappresentare col Santo dei Santi il paradiso terrestre alle cui porte v'erano angeli a guardia. (Vedi: "I Cherubini alla porta dell'Eden")
Il Sommo Sacerdote con i vestiti di rito viene a rappresentare l'immagine dell'Adam Kadmon che viveva nel paradiso sia il rappresentante scelto per espiare col sangue dei sacrifici e che rende possibile per tutti aspirare al paradiso perduto.
Nelle feste di pellegrinaggio a Gerusalemme le tende dell'atrio antistante il Santo dei Santi venivano aperte e i convenuti potevano vedere la tenda del Santo dei Santi (parokhet) chiusa ed ammirare così le due grandi statue dei Cherubini antistanti che si dice avessero visi in cui sembrava scorgersi l'aspetto maschile e femminile rappresentativi delle qualità paterna e materna di Dio.
Se sembrava che i due cherubini s'avvicinassero era segno di favorevole amore divino, ma se parevano allontanarsi era segno di collera e calamità.

Nella cella del Santo dei Santi del II Tempio, ricostruito dopo l'esilio babilonese, il suolo era completamente nudo ed affiorava solo la roccia di Yahweh, e dell'Arca non vi è menzione.
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