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ATTESA DEL MESSIA...

 
SPIRITO SANTO E SANTITÀ
LA GRAZIA PORTATA DAL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 

    parti precedenti:

SPIRITO SANTO E GRAZIA »
LA SANTITÀ NELL'EBRAISMO E NEL CRISTIANESIMO »
LA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO »
LE "DUE VIE" »
ISAIA 63 - UN TESTO MESSIANICO »
SALMO 51 - PIETÀ DI ME O DIO - DECRIPTAZIONE »

CONCLUSIONE
Questo articolo contribuisce a presentare sotto l'aspetto particolare delle lettere ebraiche e della decriptazione il tema dello Spirito Santo che è argomento antico, ma non lo pare tanto dalle traduzioni come ci sono pervenute.
Pur tuttavia la tradizione cristiana con la propria esegesi dei testi ha contribuito e in tempi molto vicini agli eventi fondanti di Gesù di Nazaret a considerarne l'importanza e lo ha portato a definirlo persona divina.
Nel battesimo del Giordano Gesù fu unto, "consacrato in Spirito Santo e potenza" (Atti 10,38) poi "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo". (Matteo 4,1)
I discepoli provenienti dai proseliti che leggevano la Bibbia in greco.
Nei testi tradotti in greco del così detto "Antico Testamento" la figura dello Spirito Santo non pare troppo definita e resta nascosta.
Eppure l'Antico Testamento è tutto pervaso dal soffio dello Spirito Santo e i libri biblici stessi sono stati scritti sotto il Suo impulso.
Interessante è che nel 55 d.C. Paolo, raggiunto Efeso (Atti 19,1-5) "trovò alcuni discepoli e disse loro: Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede? Gli risposero: Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo. Ed egli disse: Quale battesimo avete ricevuto? Il battesimo di Giovanni, risposero. Disse allora Paolo: Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano."
Lo Spirito non è solo una forza di Dio, ma persona della S.S.Trinità.
Formalmente la parola Trinità che non appare nelle Sacre Scritture fu usata per la prima volta da Teofilo vescovo di Antiochia (168-181).
La Trinità, una sostanza e tre persone, è un dogma cristiano che, assieme all'unicità di Dio e la divinità del Verbo (contro l'eresia di Ario) è condiviso dalle chiese ortodosse, cattolica e riformate (luterani, calvinisti, anglicani, ecc) definito nel primo concilio di Nicea nel 325 d.C. come deduzione dai libri profetici del Nuovo Testamento dei primi Padri della Chiesa e attesa dalla tradizione cristiana fino del popolo cristiano.
San Gregorio Nazianzeno (329-390 d.C.) nato dopo quel Concilio osservava che nell'Antico Testamento abbiamo conosciuto chiaramente il Padre e abbiamo cominciato a conoscere il Figlio. Nel Nuovo Testamento abbiamo conosciuto chiaramente il Figlio perché si è fatto carne ed è venuto in mezzo a noi. Ma si comincia a parlare anche dello Spirito Santo. Gesù annuncia ai discepoli che, dopo di Lui, verrà il Paraclito... Ora nel tempo della Chiesa, lo Spirito Santo è in mezzo a noi e possiamo conoscerlo. Questa è la pedagogia di Dio, il Suo modo di procedere: con questo ritmo graduale, quasi passando di luce in luce siamo arrivati alla piena luce della Trinità.
Leone XIII, nella prima enciclica sullo Spirito Santo Divinum illud munus (1897) tra l'altro lo evidenziava come "il grande sconosciuto".
Eppure Gesù di Nazaret è il Messia, è l'atteso, e la sua venuta apre per l'umanità il frutto della santità, segno che la grazia di Dio è ormai disponibile per tutti gli uomini di buona volontà.
Tra la sua prima venuta e l'attesa della seconda nella gloria si attua la profezia di Gioele: "...effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito." (Gioele 3,1.2)
Questi versetti del Capitolo 3 di Gioele sono richiamati nel capitolo 2,17-21 degli Atti degli Apostoli nell'ambito del 1° Kerigma di San Pietro dopo la Pentecoste a Gerusalemme.

Gioele 3,1 - A portare ad esistere di fratelli un corpo sono i retti apostoli dall'Unigenito risorto che col soffio recò la rettitudine, venuta con lo Spirito la forza dall'alto.
Per la rettitudine nei cuori a sorgere un corpo portano gli apostoli.
Dentro per l'Unico recano figli che sono alla retta vita condotti.
Portata dal Figlio Crocefisso fu la retta Madre, in questa versò l'energia.
È così che nei viventi nelle assemblee la potenza e la vita reca del Crocefisso. Sono esseri forti, inviati a casa in lini bianchi, sono della retta Madre al petto ove sono dagli apostoli portati tutti.
Sono nel corpo/popolo dell'Unigenito condotti.

Gioele 3,2 - Ed in cammino per il misfatto uscì dal Servo ad esistere la Madre portata dall'alto, uscì dal Calvario.
L'annuncio del Crocefisso dentro fu per la Madre.
Che era in vita riuscito aprì ai viventi del mondo.
Dell'Unigenito la risurrezione la parola portò.
Della rettitudine dell'Unigenito Crocefisso lo Spirito ci fu.

Mi riservo prima o poi di presentare decriptato l'intero libro del profeta Gioele.
La decriptazione di questi due versetti di quel profeta conferma che l'ampia citazione dei versetti delle sacre scritture nei testi del Nuovo Testamento, come ho fatto presente in "Vangeli, profezie attuate dal Cristo", assicurava ai cultori della parola del tempo di accedere alle fonti ebraiche, anche se i libri erano ormai letti in generale nella traduzione in greco dei 70, e rendeva possibili ai cultori della parola pure la lettura dei testi di secondo livello di quei versetti se venivano cercati nella Bibbia ebraica.

a.contipuorger@gmail.com


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