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SAN GIUSEPPE...
TAMAR SI TRAVESTE PER ESSERE ANTENATA DI GIUSEPPE
di Alessandro Conti Puorger
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GIUDA, GIUSEPPE E I FRATELLI
Giuda è un personaggio chiave delle vicende bibliche, perché secondo la carne da lui verrà Davide e poi da un figlio di Davide, il padre legale del Messia.
La tradizione cristiana, poi, ritiene anche Maria di quella famiglia.
Questo Giuda dopo Ruben è il secondogenito che Giacobbe ebbe dalla prima moglie Lia: "Concepì ancora e partorì un figlio e disse: Questa volta loderò il Signore. Per questo lo chiamò Giuda. Poi cessò di avere figli." (Genesi 29,35)
Giuda, "Iehudah"
in ebraico, vuol dire appunto "lodato" ed ha formato il radicale
"essere o divenire Giudeo".
Nel suo nome vi sono le 4 lettere
del sacro ineffabile Tetragramma.
Da Giacobbe fu riconosciuto il suo primato sui fratelli.
Il libro della Genesi al capitolo 49 dice così su Giuda dedicandogli 5 versetti nelle benedizioni che Giacobbe fece sui figli sul letto di morte:
"Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte." (Genesi 49,8-12)
(Vedi: "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè")
Nel prosieguo dei libri storici si legge "Figli di Ruben, primogenito di Israele. Egli era il primogenito, ma, poiché aveva profanato il letto del padre, la primogenitura fu assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele. Ma nella registrazione non si tenne conto della primogenitura, perché Giuda ebbe il sopravvento sui fratelli, essendo il capo un suo discendente; tuttavia la primogenitura appartiene a Giuseppe." (1Cronache 5,1.2)
Eppure la storia di Giuda è segnata da vicenda negative tali che rischiano di fargli perdere la sua identità ebrea.
Tutto ha origine con l'invidia per un fratello.
Il fattaccio è narrato al capitolo 37 del libro della Genesi.
Da quel racconto emerge che Giuda, il capostipite della più importante tribù e poi di tutto il giudaismo, stava per perdere il senso della famiglia su cui si basa l'ebraismo, perché pare aver perso il timore di Dio e la veste di giustizia che deve essere la peculiarità in ogni vicenda umana di chi vuole rispettare l'alleanza con l'Eterno, in definitiva risulta come se si fosse fatto sopraffare dalla cupidigia.
Trattasi del tradimento di un fratello, unitamente agli altri fratelli che volevano uccidere Giuseppe, che poi vendettero schiavo agli Ismaeliti.
Giacobbe stesso mandò Giuseppe dai fratelli: "Gli disse: Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi. Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem." (Genesi 37,14)
In tale occasione il testo chiama Giacobbe col nome della consapevolezza datogli da Dio, cioè Israele, come a dire Giacobbe in quella occasione era strumento della volontà di Dio.
I rabbini ebrei che scrutano ogni parola per amore della ricerca della verità vedono quel "dalla valle di Ebron" un errore geografico voluto dalla Torah.
Osserva, infatti, Rashì (1040-105), alias rabbì Salomon Ben Isaac, davidico, esegeta mediovale della Torah, che Ebron si trova su un'altura e non in una valle; infatti secondo Numeri 13,22 "Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron".
Rashì propone allora di leggere "amok di Hevron" ossia "profondità di Ebron" anziche "emek Hevron" vale a dire "valle di Ebron" e quella profondità la indica nella caverna di Macpela, di fronte a Mamre in Ebron (Genesi 23) dove fu sepolto Abramo.
Da ciò conclude Rashi collegandosi a Genesi 15,13 quando "...il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni." (Rashì su Bereshit Rabbà e TB Sotà 11a) "Allora - devi intendere - in base al profondo disegno (che è stato rivelato) a quel giusto che è sepolto a Ebron, per mantenere quanto è stato detto ad Abram (in occasione del patto) tra le parti (degli animali che aveva diviso in due) ...poiché schiava sarà la tua discendenza..." (Genesi 15,13)
Collega cioè la profondità della caverna e la profondità del disegno divino rivelato ad Abram durante il patto.
Quella storia è gestita da Dio e il padre non può opporvisi anche se sapeva che gli altri figli avrebbero venduto il fratello, sapeva che tutto si sarebbe svolto nel piano divino e, giunta l'ora, da giusto vi si piegò e come Abramo fu pronto, sacrificherà il figlio che gli verrà restituito come viceré d'Egitto.
Essi, i fratelli, allora, compreso Giuda, videro arrivare Giuseppe "...da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire." (Genesi 37,18).
Il fatto avvenne per vicende in cui trapela un disegno divinoe Giuda, che appunto inizialmente si comporta da fratricida, non commise l'omicidio solo per guadagno: "Allora Giuda disse ai fratelli: Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne. I suoi fratelli lo ascoltarono." (Genesi 37,26s)
Il racconto è noto, Giuseppe fu venduto per 20 monete d'argento.
Il testo non dice che erano sicli, anzi Rabbenu Bekhayè sostiene che corrispondevano ai 5 sicli rituali di riscatto dei primogeniti.
I fratelli poi mandarono la tunica intrisa di sangue al padre come se una bestia feroce l'avesse sbranato e questi ne rimase sconsolato.
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