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SAN GIUSEPPE...

 
TAMAR SI TRAVESTE PER ESSERE ANTENATA DI GIUSEPPE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL MESSIA ATTESO NELL'EBRAISMO »
IL MESSIA, IL CRISTO DEI CRISTIANI »
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GIUDA PERDE LA SUA IDENTITÀ »

GIUDA E TAMAR
La storia che evidentemente l'autore del Genesi riconosce come condotta da Dio ha una svolta.
"Fu portata a Tamar questa notizia: Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge." (Genesi 38,13)
Probabilmente più località avevano il nome Timna; questa era sul confine del territorio della tribù di Giuda ove poi Sansone sposò una filistea Giudici 14,1-5.
Giuda, ora, dopo la morte della moglie è libero da legami.
Tamar ha compreso che non sarà mai sposa dal giovane Sela che ormai ha l'età per sposarsi, perché il suocero non manterrà la promessa, ma conosce bene il suocero e ha capito che non è uno stinco di santo, inoltre ormai e vedovo anche lui.
È da tenere presente che all'approssimarsi della vecchiaia per una donna l'essere senza figli era condanna grave.
La donna già contava poco, non aveva sicurezza per il futuro, nessuno si sarebbe preso cura di lei, e senza discendenti, il suo nome si sarebbe perduto per sempre.
Nella sua disperazione, Tamar ricorre allora ad uno stratagemma.
"Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim (sorgente - fonte), che è sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie. Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia." (Genesi 38,14-15)
Tamar si traveste!
È come una palma come significa il suo nome, vicino a una sorgente "Enaim".
È un'oasi a cui Giuda di fatto vuole bere.
È solo, vedovo e triste nell'intimo, ma euforico per la festa della tosatura che in genere si chiudeva con un banchetto e molto vino.
È indubbio la considerò una prostituta, non le vide in faccia perché velata, ma non gli interessava il viso.
Lui, Giuda, che non è cananeo la chiama "zonah", ma il suo amico cananeo poi la chiamerà sempre "qedeshah".
Quanto alla parola "prostituta" o "meretrice", nell'originale ebraico vi sono, infatti, due modi per esprimere il concetto:

  • "zonah" è la puttana comune senza scusanti;
  • "qedeshah" , indica la "prostituta sacra", o ierodula che stazionavano vicino a luoghi di culto di divinità cananee ove si praticava la prostituzione "sacra" o "ierodulia".
Aveva tosato, voleva festeggiare e non guarda per il sottile e si lascia andare.
Come il serpente entrò nel mondo per una tentazione non superata qui il tentatore è ripagato con la stessa moneta, con una tentazione non superata da che sarà occasione per una posterità da cui verrà il Messia.
Al riguardo la Torah dice: "Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d'Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d'Israele." (Deuteronomio 23,18)
Quella donna non era certamente un'Israelita, mentre tra le cananee vigeva la prostituzione sacra o ierodula.
Il racconto si fa sbrigativo si raggiunge un patto il prezzo un capretto: "Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: Lascia che io venga con te! Non sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: Che mi darai per venire con me? Rispose: Io ti manderò un capretto del gregge. Essa riprese: Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato? Egli disse: Qual è il pegno che ti devo dare? Rispose: Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano. Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili." (Genesi 38,16-19)
Stiamo attenti anche qui ogni parola ed ogni lettera è dosata.
Nel linguaggio profetico la parola capretto "gedì" contiene le lettere della parola fortuna "gad" , destino favorevole e col capretto che Giuda le propone di fatto dice a Tamar "sarà la (tua) fortuna ", e non solo di lei.
"Capretto del gregge", quindi sarà la fortuna anche per il gregge di Dio.
Tamar è soddisfatta ha in mano i pegno per ricevere il capretto.
Un capretto fu ucciso per intridere di sangue la tunica di Giuseppe e farlo creder morto e un capretto sarà il prezzo del Messia, un capretto sarà ucciso a Pasqua segno della sua venuta a liberare dalla schiavitù dall'Egitto, segno dell'agnello che poi in Cristo verrà sacrificato per tutti.
Quei pegni li ha scelti lei, sono:
  • il sigillo che rappresenta la persona stessa e il suo potere;
  • il cordone che, dicono gli ebrei, serve per separare la testa dai genitali, che quando sono in gioco impediscono un giudizio giusto, indica che Giuda si era lasciato andare e aveva passato la discendenza;
  • il bastone , la verga segno della posterità della tribù, il suo vigore fisico e abbiamo visto la profezia di Giacobbe "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi".
Se vediamo in senso profetico quelle lettere pensando alle vicende successive e al Verbo che discenderà da Tamar e Giuda si ha:
  • sigillo "racchiude il segno che vivrà ";
  • il cordone "il Verbo per scelta , sarà la potenza ";
  • il bastone " per i viventi dall'utero ad uscirle ."
"Racchiude il segno che vivrà il Verbo per scelta; sarà la potenza per i viventi dall'utero ad uscirle".
Lei non vuole denaro, certo il pegno vale più del capretto, ma Giuda è troppo preso e non discute... Tamar doveva avere un corpo molto piacente e il Signore aveva tessuto bene i suoi piani per il destino fortunato dell'umanità.
Ella concepisce da lui.
Il capretto di fatto è già nel suo grembo e le lettere come abbiamo visto ci avevano detto dicono "è la fortuna ".
Da quel capretto nascerà il Messia, "Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà." (Isaia 11,5)
Giuda cerca di recuperare i pegni e "mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. Domandò agli uomini di quel luogo: Dov'è quella prostituta che stava in Enaim sulla strada? Ma risposero: Non c'è stata qui nessuna prostituta tornò da Giuda e disse: Non l'ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta . Allora Giuda disse: Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata." (Genesi 38,20-23)
Giuda si dimentica del fatto, ma la storia tessuta dal Santo d'Israele si sviluppa e tre mesi dopo risulta evidente, Tamar la nuora di Giuda, che viveva ormai lontano dalla casa di Giuda, è incinta... conclusione di tutti: era una donna sola e vedova, si è prostituita.
Lui, Giuda quando era andato a prostitute si era ritenuto senza colpa.
Ora invece per il solo sospetto la nuora, senza alcun giudizio, viene da lui giudicata: dovrà essere bruciata!
Il testo infatti è così lapidario: "Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione. Giuda disse: Conducetela fuori e sia bruciata!" (Genesi 38,24)
Giuda non aveva più il senso della giustizia e della misericordia.
Troppo era l'orgoglio e l'affronto alla sua autorità anche se Tamar come dice il versetto Genesi 38,11b era accaduto che: "se ne andò e ritornò alla casa del padre".
Giuda evidentemente esercitava ancora un potere riconosciuto sulla nuora il che avvalora la tesi di Tamar che appunto non riteneva di poter vivere liberamente la propria vita e doveva agire per uscire da quella situazione.
"Essa veniva già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta. E aggiunse: Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone. Giuda li riconobbe e disse: Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela. E non ebbe più rapporti con lei." (Genesi 38,25.26)
Giuda rivedendo i suoi pegni è come ritrovasse se stesso.
Fa finalmente in un attimo una profonda revisione, si risveglia, gli s'illuminano mente e cuore, gli insegnamenti di giustizia e santità dei patriarchi lo coprono nuovamente ed esclama "Essa è più giusta di me" "zadekà mimmenni" e questa "teshuvah" o pentimento fanno di Giuda e Tamar i progenitori di Re David e del Re Messia.
Come se avesse avuto un brivido e avesse concluso, ripescando tutta la santità perduta: "È meglio che provi vergogna in questo mondo che passa piuttosto che davanti ai miei padri nel mondo a venire..." (Targum Yonatan)
Tamar da parte sua lasciò a Giuda di decidere se riconoscere o meno il pegno.
È detto in Talmud Sotà 10b, molto probabilmente con riferimento a questo momento della storia di Tamar: "È meglio lasciarsi gettare in una fornace ardente piuttosto che causare al prossimo vergogna in pubblico".
Davanti a chi aveva udito il severo giudizio "sia bruciata!", Giuda ha il coraggio che viene dalla giustizia d'umiliarsi e riconoscere il pegno come proprio.
Anche se appare grave la sua colpa quando si capisce che il vero colpevole è lui, riconosce la paternità di quanto Tamar ha in grembo, e non esisteva il controllo del DNA per cui avrebbe potuto ancora pervicacemente negare, invece riconobbe che era lui che l'aveva messa incinta.
Tra l'altro, come si evince dal racconto, sapeva che s'era "prostituita" solo con lui e quella non era prostituzione, ma un diritto di cui lui voleva privarla.
Giuda dimostrò di essere un vero capo non scaricandosi delle proprie responsabilità.
"E non ebbe più rapporti con lei" non occorreva forse di più la storia della salvezza avrebbe fatto il suo corso, ma non sembra giusto sotto l'aspetto pratico di un giusto e sotto l'aspetto di una riconciliazione piena.
In effetti, era una necessità per entrambi e assurda pare quella conclusione che lascia Giuda e Tamar in una separazione di fatto.
In effetti il termine che usa "lo jassaf" è ambiguo, perché può voler dire sia non cessò che non continuò e il Talmud Sotà 10 traduce "non cessò di unirsi a lei".
"Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: Questi è uscito per primo. Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: Come ti sei aperta una breccia? e lo si chiamò Perez. Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach." (Genesi 38,27-30)
Perez... irruppe così è il senso del suo nome e Zerach, splendente , brillante scintillante per quel filo rosso fu secondo.
La discendenza di Perez si legge nel libro di Rut 4,18-22: Perez, Chezron; Chezron, Ram, Amminadab, Nacson, Salmon, Booz, Obed, Iesse, Davide.
Nel libro di Rut si trova questa benedizione che gli anziani fecero a Booz al momento che riscattò Rut: "Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che fondarono la casa d'Israele. Procurati ricchezze in Efrata, fatti un nome in Betlemme! La tua casa sia come la casa di Perez, che Tamar partorì a Giuda, grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane!" (Rut 4,11.12)
La tribù di Giuda grazie a quel atto d'assumersi fino in fondo la sua responsabilità del suo fondatore e per merito dei suoi eredi si acquistò la leadership in Israele.
Di fatto l'atto temerario di Tamar ha per conseguenza la conservazione della tribù di Giuda.

Nel Talmud si legge al riguardo: "A te, Giuda, i tuoi fratelli renderanno omaggio" (Genesi 49,5). "I tuoi fratelli ti rendono omaggio, tua madre ti rende omaggio, io stesso ti rendo omaggio. Ha detto rabbì Shimon bar Jochai: [l'omaggio va inteso che] i tuoi fratelli saranno chiamati con il tuo nome, la gente non dirà: io sono reubenì, io sono shimonì, ma io sono jehudì. Ha detto rabbi Giuda bar Simon: come quel re che aveva dodici figli, e ce n'era lì uno che era a lui più caro di tutti gli altri; a lui dette una parte a se stante, e [inoltre] un'altra parte assieme ai suoi fratelli." (Bereshit Rabbà 98, 6)

Filone d'Alessandria (Filone, "Le Virtù", 221.) considera Tamar l'esempio della conversione di un proselito: "quando essa dalla profonda oscurità in cui si trovava, poté percepire un raggio di verità, a rischio della vita, passò nel campo della verità per servire e pregare la Causa Unica."
Forse come cananea era già stata sacerdotessa della dea Ishtar della fecondità e per questo si era poi travestita da "qadushah" cioè da prostituta sacra.
Nel Talmud ( Tosephta, 17) si trova questo commento di Rabbi Yudah: "quando Giuda dice: 'essa è giusta' lo Spirito santo si manifesta e dice: 'Tamar non è una prostituta e Giuda non ha voluto darsi alla fornicazione con lei; la cosa è accaduta a causa mia, perché si levi da Giuda il re Messia'".
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