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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
GLI ANIMALI, CANTICO PEREQ SHIRAH
E IL PECCATO D'ADAMO

di Alessandro Conti Puorger
 

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UOMINI E ANIMALI »
PRIMO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO »
SECONDO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO »

TERZO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO
Per l'autore del libro della Genesi altra differenza sostanziale dell'uomo nei riguardi gli animali è che, come propone nei versetti Genesi 1,29.30, all'uomo Dio dà in cibo i semi e i frutti mentre al bestiame l'erba.
Da ciò si evince che dei frutti degli alberi del giardino, tutti, compresi quelli dell'albero della vita, o delle due vite, e dell'albero della conoscenza del bene e del male, gli animali del giardino non potevano mangiare, perché a loro Dio aveva detto: "io do in cibo ogni erba verde".
Solo l'uomo ne poteva mangiare, anche se per i frutti dell'albero del bene e del male c'era stata proibizione che è da intendere, visto che l'albero c'era, che Dio stesso voleva dargliene in cibo, ma in Sua presenza e non voleva per il bene dell'uomo che ne mangiasse da solo.
La conoscenza, infatti, ha bisogno di un'iniziazione.
Il conseguirla senza un commento sapiente o addirittura con un didascalo subdolo, come avvenne secondo il racconto col serpente, è pericoloso e può comportare anche pericoli mortali.

In quei versetti c'è però un'insistenza nella parola seme che nel testo italiano sembra ripetuta due volte, mentre invero nel testo in ebraico le lettere di seme si presentano quattro volte perché per ciò che traducesi "produce seme" sono scritte ciascuna volta due volte con diversa vocalizzazione, che in origine non era riportata, e si legge "zore'a zoera'", come un "seminano seme".
Questa sottigliezza della voluta ripetizione, essendo il racconto allegorico, mette in guardia che all'uomo, col mangiare del seme è certamente riservata qualche specifica funzione.
Dalla lettura delle lettere con i significati grafici intriseci, spezzando la parola o con modalità mista, si ottiene:

  • questi da mente/testa agiranno ;
  • questi pastori ();
  • colpire ciò che è male ;
  • da straniero agire .
L'uomo ha perciò rispetto agli animali funzioni proprie che comportano anche un senso di guida e protezione e di evitare il male che in definitiva ha riflessi anche su di loro, alla stregua di come fa un pastore che protegge il suo gregge e tener conto che se pure in un paradiso terrestre non è quello il suo stato finale a cui è destinato.
L'uomo doveva ritenere di vivere come da passeggero, in una scuola di vita, cioè non sedersi, perché non è tutto lì l'essere, ma l'esistenza è un divenire eterno non statico, mentre l'uomo aspira ad una eterna stabilità.
Il creato è per l'uomo come palestra ove si deve considerare quale straniero, come i cristiani nel mondo secondo la Lettera a Diogneto (in greco d'autore ignoto del II° secolo sulla nuova fede cristiana) in V5: "Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera."
L'uomo è la mente del creato ed è chiamato a fare da gestore degli stessi animali, cioè essere pastori; inoltre, di specifico l'uomo ha una problematica che gli animali non hanno, agire evitando il male.
Da tutto ciò si arguisce che il signoreggiare non prevedeva la morte e l'uccidere di alcunché; anzi secondo quanto dice al capitolo successivo (2,15): "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse."
L'idea quindi era quella della razza umana sopra a tutti.
Uomo, signore e pastore, non soggiogatore e sfruttatore.
Anche la parola frutti "perì" comporta una missione spirituale, cioè "far frutto () nella propria esistenza ".
Per l'ebreo a cui parla la Genesi ciò si consegue "con la Parola - ovviamente di Dio - quando nel corpo/mente starà ", perché produrrà l'uomo giusto che è il vero frutto atteso della terra.
Segnala il Salmo 67,7.8 questa aspirazione: "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra."
Questa è profezia del frutto della pienezza quando s'espliciterà appieno il senso di quelle lettere "Il Verbo in un corpo starà " il che per il cristianesimo s'è realizzato con la nascita di Gesù di Nazaret.

La prima volta che appare nel libro della Genesi il concetto di morte e di morire è dopo la descrizione del giardino dell'Eden, quando "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti." (Genesi 2,15-17)
Questo è il secondo comando che Dio diede all'uomo, dopo il primo che fu di essere fecondo e di moltiplicarsi (Genesi 1,28).
Logica vuole che nell'uomo l'idea del morire già fosse stata data, altrimenti, come avrebbe potuto comprendere il comando ed il pericolo?
Ne consegue che si deve sottintendere che una spiegazione al riguardo ci fu oppure concludere che nell'uomo era già radicata l'idea dell'evento definito morte, che a lui non riguardava, visto che c'era la possibilità del non morire, implicito nel divieto di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male e nel poter mangiare dei frutti dell'albero della vita.
Forse c'era già il patto implicito che lì l'uomo era solo pellegrino e forestiero.
Nella seconda eventualità, non essendo morto alcun uomo tale esperienza poteva essere maturata in lui solo dalle vicende degli animali che forse subivano un ciclo esistenziale da cui gli uomini ancora erano esenti.
L'idea prevalente però nella tradizione è che la morte sia entrata nel mondo col peccato di Adamo, perché ha mangiato "dell'albero della conoscenza del bene e del male".
Osserva, infatti, il libro della Sapienza: "la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono." (Sapienza 2,24)
Questo "mangiare" ha comportato la perdita di una condizione privilegiata che aveva e che era assicurata dalla disponibilità de "l'albero della vita in mezzo al giardino" (Genesi 2,9) da cui è stato allontanato onde "non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!" (Genesi 3,22) altrimenti rivivrebbe una seconda volta e rimarrebbe per sempre nella trasgressione, quindi incancrenito nella propria intenzione di disubbidire a Dio e di pensare di poter chiamare vita una propria sopravvivenza autonoma senza di Lui con tutte le conseguenze di pene su pene mancandogli comunque per sempre la pienezza.

La morte fisica conseguente all'aver mangiato non fu immediata secondo il racconto del libro della Genesi.
Adamo ed Eva vissero ancora fisicamente, pur se cacciati dal giardino.
Adamo visse 930 anni e prima di lui mori il figlio Abele per mano di Caino suo fratello, entrambi figli di Eva.
Si arguisce che gli uomini non avendo potuto mangiare dell'albero della vita furono ingoiati dalla morte, eccezioni nelle antiche scritture ebraiche:
  • Enoch, Genesi 5,24 "Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso."
  • Elia, 2Re 2,11 "...salì nel turbine verso il cielo."
Evidente che il frutto dell'albero della vita produceva la risurrezione che l'Apocalisse indica in 20,5-6.
L'ultimo dei libri della Bibbia cristiana, quello dell'Apocalisse, per quattro volte cita "la seconda morte":
  • 2,11 "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte."
  • 20,5-6 "...gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beati e santi coloro che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni."
  • 20,14 "Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco."
  • 21,8 "Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte."
La presumibile funzione dell'albero della vita era quella d'assicurare a chi ne mangiava con continuità i frutti di godere della risurrezione.
Evidentemente Adamo ed Eva non ne avevano ancora mangiato e il serpente, furbescamente li tentò al momento opportuno.
Per quanto riguarda "albero della vita" o "albero di vita" nella Bibbia trovo 11 citazioni nell'Antico Testamento, di cui 3 nel libro della Genesi (2,8; 3,22; 3,24) e 4 nel libro dei Proverbi (3,18; 11,30; 13,12; 15,4).
L'albero della vita nelle citazioni in ebraico è sempre come con albero al singolare e vita al plurale il che rafforza il pensiero sull'albero delle vite.

Nel Nuovo Testamento l'unico libro che lo cita (in greco) è l'Apocalisse in 4 occasioni, con le seguenti parole:
  • 2,7 "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio."
  • 22,2 "In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita, che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni."
  • 22,14 "Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita, e potranno entrare per le porte nella città."
  • 22,19 "e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita, e della città santa, descritti in questo libro."
Nel libro del profeta Ezechiele si trova:
  • 33,11 "Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti?"
  • 18,32 "Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete."
Vale a dire in senso allegorico... mangerete dell'albero della vita.
L'albero della conoscenza del bene e del male si trova solo nel libro della Genesi al capitolo 2 e non sarà più necessario nella nuova Gerusalemme e non se ne trova traccia nel libro dell'Apocalisse, mentre ci sarà l'albero della vita.
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