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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
GLI ANIMALI, CANTICO PEREQ SHIRAH
E IL PECCATO D'ADAMO

di Alessandro Conti Puorger
 

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UOMINI E ANIMALI »
PRIMO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO »
SECONDO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO »
TERZO "DISTINGUO" NEL GENESI TRA ANIMALI E UOMO »

UNICA SORTE FISICA
Il profeta Isaia definisce la morte la condizione disonorevole: "Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato." (Isaia 25,7s)
Questa situazione di caducità è una cappa che coinvolge non solo l'uomo, ma tutti quelli che ne sono soggetti, vale a dire tutto ciò che è sotto la legge del tempo e dell'entropia, perciò anche bestie e gli astri del cielo, ossia tutta la creazione, almeno la nicchia in cui vive la nostra esistenza umana e animale, insomma lo stato fisico d'esistenza prima o poi verrà a terminare.
Ciò emerge in tutta la sua chiarezza nella lettera ai Romani nel passo in cui San Paolo coglie questa situazione e così la sintetizza: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa, infatti, è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo." (Romani 8,19-23)
Il fatto che un intervento da parte di Dio era atteso per togliere l'ignominia della corruzione con un evento favorevole che avrebbe coinvolto non solo l'uomo, infatti, ad esempio il Salmo 36 attribuito a Davide considera: "Signore, la tua grazia è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi; la tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso: uomini e bestie tu salvi Signore." (Salmo 36,6s)
È certo che nel pensiero biblico uomini e bestie sono stati accomunati e subiscono le sorti dell'uomo e a causa dell'operare umano, come i sudditi subiscono la sorte avversa per le colpe del proprio re.
Al riguardo è esemplificativo: "Distruggerò uomini e bestie; sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare, abbatterò gli empi; sterminerò l'uomo dalla terra. Oracolo del Signore." (Sofonia 1,3)
Le parole uomini e bestie e uomini e animali si trovano accoppiate in 15 casi, a partire dalle piaghe di Egitto; ossia le bestie degli egiziani avevano le colpe degli egiziani!
Delle bestie poco sappiamo sul loro intimo sentire, ma comprendono o non comprendono secondo i canoni umani, è certo che in loro c'è un istinto di sopravvivenza che implica una paura della morte come risulta dai tanti ritorni che ci vengono dalla esperienza dei macelli pubblici ove le bestie ivi condotte per essere uccise sentono l'evento e di fatto lo temono.
Quindi il peccato passato nell'esistenza col bisogno di "mangiare" dell'uomo che ha portato alla prima negazione della volontà di Dio e poi ad uccidere è calato come effetto sugli animali.
Dal racconto della Genesi nel Paradiso terrestre all'uomo non restava che mangiare, semi, bacche, frutti e forse latte, uova, miele.
Il comandamento "non uccidere" come tutti gli altri della Torah era nell'aria, rispettato a priori per imprinting, considerato che quello era un posto speciale ove il Signore passeggiava nel giardino.
L'uomo era libero ed aveva chiara la condotta da tenere in piena libertà tanto che poteva anche mangiare di quanto sapeva proibito, ma il timore - amore di Dio era più forte del desiderio di conoscenza d'altro fuorché di Dio, finché cadde per un tentatore astuto.
La negazione dell'insegnamento diretto e il corso accelerato di conoscenza fatto senza Dio col mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male portò ad una conoscenza distorta sì che, appena cacciato dal giardino, perduto tutto quel ben di Dio, all'uomo non restò che scegliere il duro lavoro della terra col sudore della fronte o cacciare ed uccidere animali con rischi e pericoli aggiungendo sofferenze anche a loro.
Il meglio che si pensò a... discolpa o per ingraziarsi Dio fu in un modo religioso - superstizioso di prendere alcuni animali ed offrirglieli.
Dopo il diluvio, infatti, il più giusto uomo che c'era allora nel mondo, Noè, uscito dall'arca, per ringraziamento "...edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare." (Genesi 8,20)
Al buon Dio visto ciò... gli caddero le braccia... e non poté che concludere: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto." (Genesi 8,21)
Nell'uomo c'era uno spirito contrario alla Sua volontà che lo portava al male.
Il cibarsi di carne fu perciò da Dio concesso solo dopo il Diluvio.
Dopo ciò infatti si legge: "Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do' tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue." (Genesi 9,3-4)
Come risulta dalla Torah, nel Levitico furono date regole sui cibi puri e impuri, per nutrirsi Kasher, cioè in modo perlomeno adatto (Vedi "Non date perle ai porci") a concessione delle debolezze umane.
Non restò che applicare la regola egoistica "mors tua vita mea", al massimo mitigata col cercare di evitare sofferenze inutili degli animali, nutrendoli prima di mangiarli ed uccidendoli con una macellazione rituale - "shechitah" - che consiste nel tagliare in modo rapido e netto con un coltello affilato trachea ed esofago, carotidi e vene iugulari.
Dissero che se a Dio non interessa come è ucciso l'animale, perché comunque viene ucciso, la "shechitah" cerca almeno di rendere l'uomo più "sensibile" alle sue sofferenze.
Vi sono, infatti, precetti per ridurre le loro sofferenze come il divieto di:

  • uccidere il piccolo e la madre nello stesso giorno (Levitico 22,28);
  • cuocere il capretto nel latte della madre (Esodo 23,19; 34,26; Deuteronomio 14,21);
  • prendere un uccellino che sta covando (Deuteronomio 22,6-7);
  • mettere la museruola al bue che trebbia (Deuteronomio 25,4);
  • togliere il piccolo alla madre nei primi 7 giorni (Levitico 22,26-27; Esodo 22,28-29).
Vi sono anche precetti in loro aiuto come:
  • il far godere agli animali domestici il riposo del sabato (Esodo 20,10; Deuteronomio 5,13-14);
  • il non gravarli di lavori impossibili che li sfianchino come aggiogare allo stesso aratro un bue e un asino (Deuteronomio 22,10) data la loro diversa resistenza;
  • il diritto ai prodotti spontanei dell'anno sabbatico (Esodo 23,11).
  • favorire gli animali del nemico (Esodo 23,4-5; Deuteronomio 22,1-3): "Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. Quando vedrai l'asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo." (Levitico 23,4-5)
I profeti avevano compreso l'errore del sacrificare gli animali e annunciavano quanto lo spirito di Dio suggeriva loro, ma gli oracoli che pronunciavano in Suo nome non erano ascoltati, troppo grande e profondo ormai era il distorto sentire:
  • Geremia 6,20b "I vostri olocausti non mi sono graditi e non mi piacciono i vostri sacrifici";
  • Salmo 50,13-14 di Asaf "Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti";
  • Salmo 51,18 "...non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti";
  • Isaia 1,11 "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero? - dice il Signore - Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco."
L'uomo e l'animale hanno uno stesso tipo di soffio vitale.
Se non si considera lo specifico spirito soffiato da Dio l'uomo è un animale.
Solo grazie a quello spirito se si fa fruttificare si produce qualcosa di duraturo "Per l'uomo assennato la strada della vita è verso l'alto, per salvarlo dagli inferni che sono in basso." (Proverbi 15,24), ma l'altro spirito che hanno in comune uomini e animali porta entrambi alla morte.
Al riguardo dello spirito comune a uomini e bestie, il Qoelet o Ecclesiaste porta le seguenti considerazioni:
  • 3,18-21 "Riguardo ai figli dell'uomo mi sono detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. Infatti, la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. Chi sa se il soffio vitale (spirito) dell'uomo salga in alto e se quello (lo spirito) della bestia scenda in basso nella terra?"
  • 12,1-7 "Ricordati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza prima che torni polvere alla terra, com'era prima e lo spirito torni a Dio che l'ha dato."
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