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RICERCHE DI VERITÀ...

 
IL SATOR ANNUNCIA
UN ARRIVO DAL CIELO

di Alessandro Conti Puorger
 

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UNA PRECISAZIONE DOVEROSA »
LE TRE CORNICI DEL SATOR »

IL SERPENTE DI RAME
A questo punto il richiamo al serpente mi ha fatto ricordare che in ebraico serpente è Nachash e il Nachash ripetuto due volte Nacash Nachash è il famoso serpente di rame perché in ebraico rame ha le stesse lettere di serpente.
Il simulacro di un serpente del genere fu innalzato da Mosè nel deserto per chi era assalito dai serpenti velenosi e salvarli dalla morte, e quello è un passo molto criptico che nasconde anche altri eventi come capiremo.

"Il Signore disse a Mosè: Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita. Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame , restava in vita." (Numeri 21,8s)

Gesù stesso, ebbe a dire:

"E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui." (Giovanni 3,14-17)

Lui, Gesu di Nazaret è il Nachash , il serpente N, che innalzato sulla croce porta la salvezza al mondo.
La croce TENET TENET è munita di ruote e rotea, gira ROTAS per il mondo portando il SATOR creatore e seminatore.
È lei il nuovo carro di fuoco, perché è strumento di resurrezione, quello profetizzato da Ezechiele, la merkabah della evangelizzazione.


L'attesa di un evento finale per il ritorno al cielo è immaginata e rientra nelle aspettative dell'umanità da generazioni e generazioni.
Al riguardo basta pensare che ciò era ben chiaro all'antica civiltà Egizia.
È, infatti, ormai entrato nell'immaginario collettivo (teorie di Hancock e Bauval) che il complesso delle tre piramidi di el-Giza, con la famosa Sfinge sottenderebbero sia un orientamento che corrisponde in cielo alla cintura di Orione, nonché la previsione della data per la risurrezione finale del Faraone.
Quella ci sarà al ritorno di Osiride.
(Vedi "La durata della creazione")
Il Faraone, allora, troverà il letto del Nilo in direzione esatta all'orizzonte con la via lattea quindi in tale istante vi sarà l'apertura dei cieli.
Con una nave detta solare preparata in un nascondiglio vicino alla piramide, che altro non è che un barcone di legno, navigherà dapprima in modo fisico nelle nostre dimensioni sul Nilo, poi la nave, grazie a proprietà alchemiche che diverranno efficaci in quella data, potrà proseguire all'orizzonte proprio sulla via Lattea verso la cintura di Orione, trasformandosi in una navicella astrale per arrivare al cielo fino a dove immaginavano fosse venuto Osiride.
In quella cultura c'era un oggetto misterioso lo ZED che faceva presente tale attesa e in particolare mi riferisco alla segnalazione del libro di Mario Pincherle "La grande piramide e lo Zed" con le nuove scoperte nella Grande Piramide come fu costruita e cosa nasconde.
Ora lo Zed ha la forma di un pilastro con pioli orizzontali, conosciuto anche come la Colonna Dorsale di Osiride, il più sacro simbolo dell'antico Egitto e testimone del ritorno sperato di quella divinità.
Con tre livelli di pioli, ma talvolta anche quattro o cinque, tale Zed è raffigurato in vari graffiti e geroglifici nei templi e nelle tombe.
Uno di questi, gigantesco, con poteri alchemici, vale a dire magici, formato di blocchi di granito scuri che pesano anche 70 tonnellate ciascuno a forma di torre alta 60 metri fu nascosto, vari millenni prima di Cristo, nella costruzione della piramide di Cheope, rivestita di blocchi calcarei che appunto altro non sarebbe, secondo il Pincherle, che un involucro di questo simulacro.
L'articolo "La grande piramide e lo Zed" di Pier Giorgio Lepori sintetizza: "Lo Zed non sarebbe nient'altro che la torre del tempo, che governa lo spazio ed il tempo e fu collocato all'interno della piramide di Khufu per essere posizionato in un complesso architettonico realizzato con un preciso scopo: trovarsi al punto giusto nell'istante in cui l'universo si conformerà in un'immensa congiunzione astrale in grado di dilatare lo spazio-tempo visto sotto un profilo relativistico e svelare la funzione ultima dello Zed. Una vera e propria macchina del tempo."

Convinzione perciò di gran parte dell'umanità di tutti i tempi è che: veniamo dal cielo!

Al riguardo, richiamo i miei articoli:

Torno ora a quel REPE REPE e mi tuffo a ritroso nel Cantico del Paradiso del sommo Dante e al II canto trovo usato questo REPE proprio col suo senso latino, cioè come da madre lingua. Riporto la citazione Paradiso 2,22-42, un po' allargata, perché si comprenda il contesto. Al versetto 39 si trova repe:

22 Beatrice in suso, e io in lei guardava;
23 e forse in tanto in quanto un quadrel posa
24 e vola e da la noce si dischiava,

25 giunto mi vidi ove mirabil cosa
26 mi torse il viso a sé; e però quella
27 cui non potea mia cura essere ascosa,

28 volta ver' me, sì lieta come bella,
29 «Drizza la mente in Dio grata», mi disse,
30 «che n'ha congiunti con la prima stella».

31 Parev' a me che nube ne coprisse
32 lucida, spessa, solida e pulita,
33 quasi adamante che lo sol ferisse.

34 Per entro sé l'etterna margarita
35 ne ricevette, com' acqua recepe
36 raggio di luce permanendo unita.

37 S'io era corpo, e qui non si concepe
38 com'una dimensione altra patio,
39 ch'esser convien se corpo in corpo repe,

40 accender ne dovria più il disio
41 di veder quella essenza in che si vede
42 come nostra natura e Dio s'unio.


Qui di seguito, estratto dal "Paradiso Canto 2", riporto i lucidi commenti e l'interpretazione di quei versetti da parte di Giovanna Viva, che legge il tutto come una manifestazione dell'alieno per eccellenza, Dio, e le sue forme a noi ignote, che viene a noi anche con contatti estremi, e che gli uomini hanno veduto e/o immaginati come emissioni extraterrestri, dischi volanti, e carri di fuoco che percorrono i cieli passando dalle dimensioni di Dio a quelle a nostra portata.
Con grande pazienza, infatti, e opera da certosino Francesco Di Blasi ha riportato quei commenti per tutta la "Divina Commedia".
  • 22-23-24 - Beatrice apparteneva ad un piano di luce superiore al mio ("in suso") ed io in lei guardavo e forse nel tempo impiegato da una freccia a staccarsi dalla tacca dell'arco,
  • 25-26-27 - una cosa stupefacente attrasse il mio sguardo ("mi torse il viso a sé"), perciò Beatrice, a cui nessun mio pensiero poteva rimaner celato,
  • 28-29-30 - rivolta verso di me, così lieta come bella, mi disse: Drizza la mente, con estrema gratitudine, a Dio che ci ha congiunti con la prima stella. (La Luna, il corpo celeste più vicino alla Terra, il primo viaggio di Dante e Beatrice fu compiuto sulla Luna. Egli descrive un particolare del disco volante, come si vedrà ora).
  • 31-32-33 - A me pareva che una nube ci coprisse (l'alone fluttuante che, simile ad una nube, spesso luminosissima, avvolge il disco rispecchiante la luce del Sole).
  • 34-35-36-37-38-39 - Dentro la nube, l'eterna margherita ci ricevette (eterna gemma, disco volante, eterno portatore d'amore dal Cielo alla Terra) accogliendoci come fa l'acqua con un raggio di Sole, pur restando compatta come prima ("permanendo unita"). Ciò significa, senza apertura alcuna, che lasciasse passare il corpo fisico; infatti egli dice ancora: Se io ero un corpo denso, non è concepibile come io qui abbia potuto penetrare in altro corpo altrettanto compatto che col mio passaggio sia rimasto unito ("com'acqua recepe raggio di luce"),

    L'etterna margherita (disco volante)
    Infatti, molti sono coloro che affermano che, se predisposti dai Fratelli dello Spazio, anche gli umani possono attraversare un corpo di materia densa come un muro o una roccia senza, tuttavia, subire un danno o il minimo disturbo, esattamente come fanno gli Esseri superiori. Essi possono immettersi anche, attraverso le rocce del mare, nell'interno della Terra, per raggiungere i loro astroporti, che in varie parti del pianeta esistono numerosi. Essi mutano in antimateria i loro corpi fisici e i loro mezzi di volo; in ugual modo si proiettano nello spazio alla velocità della luce, pur restando comodamente seduti nelle loro astronavi.
  • 40-41-42 - ciò dovrebbe accendere ancor di più il desiderio di vedere come la nostra natura è tutt'uno con Dio, questo unico Tutto a cui ogni cosa creata appartiene, essendo ogni cosa, come ognuno di noi, scintilla di Lui.
Traduco tutto ciò in questa sintesi.
Quel repe ci porta a pensare che Dio, dalle sue dimensioni totalizzanti e per noi inconcepibili e inafferrabili, penetra REPE nel nostro mondo per noi e passa a dimensioni captabili, cioè quel N che è energia divina, prende corpo, passando dall'inimmaginabile inconcepibile e non captabile dall'uomo proprio a corpo umano integrale, insomma Dio si fa uomo.

Tornando allora al SATOR ROTAS seguendo dal centro alla prima cornice e poi alla cornice esterna si legge:
  • centro, N;
  • cornice interna, REPE REPE;
  • cornice esterna SATOR ROTAS o ROTAS SATOR.
L'energia di Dio N nel Nazzareno è penetrata nelle ruote e ruota, rotas, e gira per tutto il mondo il Sator, cioè il Creatore e semina mandando i suoi operai con la parola di Dio.
Il serpente di rame che dava la salvezza, innalzato da Mosè nel deserto, non è più immobile, ma è ora stato come dotato di ruote e va ad incontrare l'uomo di ogni paese, lingua e nazione.
Ciò ci porta ai primi quadrati Sator e, in particolare, a quello di Pompei.
Stava avvenendo che discepoli e apostoli, le ruote che portavano con se il Crocifisso, da Gerusalemme si spostavano fino ai confini della terra per annunciare il Vangelo.
Era accaduto anche a Pompei dove erano arrivati i primi evangelizzatori già dai tempi di Paolo di Tarso ed anche prima.

Viceversa se si leggono i messaggi delle cornici dall'esterno verso l'interno si deduce che il Creatore = Sator, per ruotare/girare per il mondo, è penetrato nel Nazareno.
Cioè abbiamo ora a disposizione veramente una comunicazione preferenziale e particolare: l'uomo.
Dio, la stessa "vita" si è fatta visibile e ci è venuta incontro e cammina nel mondo col suo carro di fuoco per annunciare la salvezza e la risurrezione.
Lo ZED pensato degli Egizi si fa presente, solo che non è un sogno.
Un giusto, ucciso dalla malvagità degli uomini e dal potere, l'hanno visto risorto.
Non è Osiride a venire, ma Yahwè in persona, quello di cui parla la prima lettera di Giovanni al primo versetto:

"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita." (1Giovanni 1,1)

Lo ZED, allora, è la croce, sostegno dell'universo, spina dorsale dell'esistenza con i suoi tre tratti orizzontali, il titulus con scritto il Nazareno, le braccia della croce ove furono inchiodate le sue mani e il suppedaneum ove furono inchiodati i piedi Cristo.

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