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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
LA VIA
E IL DISCEPOLO COL LENZUOLO

di Alessandro Conti Puorger
 

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PRIMA PARTE: LA SORGENTE DELLA VIA - IL NUOVO EDEN »
LA SORGENTE DELLA VIA - IL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA »
LA SORGENTE DELLA VIA - LA QUESTIONE DEL CENACOLO »

LA SORGENTE DELLA VIA
IL GIOVANETTO DEL LENZUOLO

Nel Vangelo di Marco al momento dell'arresto di Gesù sul Monte degli Ulivi nell'orto del Getsemani, che vuol dire del frantoio "get" dell'olio "shemen", si trova una curiosa e particolare annotazione.
Di fatto dei quattro Vangeli canonici quello di Marco è l'unico che riporta quel particolare, eppure i versetti del Vangelo di Marco si trovano pressoché integralmente nei sinottici Matteo e Luca, ma un particolare episodio, avvenuto al momento del fermo di Gesù non è riportato dagli altri.
È da ricordare, infatti, che questo Vangelo detto di Marco, di fatto, è un Vangelo anonimo, scritto in lingua greca che la tradizione attribuisce a Marco che fu discepolo di Pietro apostolo.
Tale attribuzione trova fondamento in Papia, vescovo di Hierapolis in Turchia nella prima metà del II secolo d.C., che cita un certo Giovanni il presbitero possibile pretendente autore, assieme a Giovanni evangelista, del libro dell'Apocalisse.
A tale avviso di Papia si associarono Ireneo di Lione, Origene di Alessandria, Tertulliano e Clemente di Alessandria.
Papia scrisse parecchio sui detti del Signore, ma dei suoi scritti sono pervenuti solo echi per citazioni degli antichi padri, specie da Ireneo di Lione ed Eusebio di Cesarea.
Nella "Storia ecclesiastica", 3.39.15 Eusebio cita Papia in questo modo "Anche questo il presbitero (il Giovanni di cui dice Papia) era solito dire. Marco, che fu interprete di Pietro, scrisse con cura, ma non in ordine, ciò che ricordava dei detti e delle azioni del Signore. Poiché egli non aveva ascoltato il Signore né era stato uno dei suoi seguaci, ma successivamente, come ho detto, uno di Pietro. Pietro adattava i propri insegnamenti all'occasione, senza preparare un arrangiamento sistematico dei detti del Signore, cosicché Marco fu giustificato a scrivere alcune delle cose come le ricordava. Poiché egli aveva un solo scopo, non tralasciare nulla di quanto aveva ascoltato e di non scrivere nulla di errato."
Gli esegeti sono concordi sul fatto che questo Vangelo, il più breve di tutti, fu il primo ad essere scritto e fu usato come una fonte dagli autori degli altri due sinottici Matteo e Luca.

La totalità dei versetti di Marco è 662 e di questi:

  • 406 sono in comune con Matteo e Luca;
  • 145 col solo Matteo;
  • 60 col solo Luca;
  • 51 appena sono solo in Marco.
Lo schema del Vangelo è molto semplice e riguarda:
  • la predicazione del Battista,
  • il ministero di Gesù in Galilea,
  • il cammino verso Gerusalemme e l'ingresso solenne nella città,
  • la Passione, Morte e Resurrezione.
C'è poi un capitolo finale aggiunto più tardi sulle apparizioni del Risorto considerato canonico dalla Chiesa, ma non per questo scritto necessariamente da Marco, infatti non su tutti i manoscritti antichi di quel Vangelo è riportato.

Il testo de versetto dell'evento di cui sto argomentando è il seguente: "Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo." (Marco 14,50s)
Il Vangelo di Giovanni di fatto rettifica quella dichiarazione "Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono" perché chi seguì Gesù si trovò poi sotto la croce ed è Giovanni stesso come dichiara il Vangelo di Giovanni.
Su chi è quel giovanetto del lenzuolo la tradizione si è divisa considerando che potrebbe essere l'apostolo Giovanni oppure proprio Marco, l'autore del Vangelo.
Nel racconto di Marco, nei riguardi di Giovanni si trova però che: "Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli (Gesù) disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia." (Marco 14,32s)
Se può concludere che per il Vangelo di Marco non è certo Giovanni quel giovanetto, ma è l'omonimo Giovanni - Marco che poi lo annotò nel proprio Vangelo.
Vari esegeti, infatti, considerano l'episodio del giovane col lenzuolo essere una notazione autobiografica di Marco.
Secondo questo pensiero Marco nell'anno della morte di Gesù era un giovanetto quindi al massimo di 12-13 anni.
Questa tesi pare proprio probabile.
Marco effettivamente non era stato tra i seguaci del Signore, ma si può pensare che Gesù avesse frequentato in qualche modo la sua famiglia anche precedentemente al suo ministero pubblico.

Nasce un'altra domanda.
Perché Marco, se era lui, sarebbe stato lì in quel giardino?
Una ipotesi è che forse era figlio o parente anche dei proprietario del giardino e avendo lasciata la casa libera per Gesù e gli apostoli per quella ultima cena, era andato con l sua famiglia a passare alcuni giorni nel rustico in campagna, e forse era proprio quello il giardino vicino a quello che poi Barnaba vendette in favore della Chiesa e che era frequentato dalla madre di Marco con la sua famiglia.
Sarebbe quello il posto da cui proveniva il puledro d'asino che Gesù usò per l'entrata in Gerusalemme.
"Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo? rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito. Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: Perché slegate questo puledro? Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra." (Marco 11,1-6)
Certo la narrazione dalla parte del Signore e degli apostoli proviene dal racconto che avrà fatto Pietro a Marco, ma il ricordare quei particolari chiama in gioco un qualcuno a cui quei luoghi e l'asinello erano particolarmente familiari.
Quella descrizione, con dovizia di particolari, fa emergere infatti un particolare piacere del narratore, cioè di Marco, che anche in questo caso pare esporre una vicenda in cui fu come coinvolto.
In questo caso Marco del pari è particolarmente informato e le persone di quel posto conoscono bene il Signore e il Signore per contro sa tante cose di quel posto e dei proprietari, evidentemente li ha frequentati e sa di quel puledro.
Il descrittore è così ben informato che conosce anche un particolare, "troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito".
Che dire se Marco era un nipotino o un cugino e frequentava quel poderino sapeva bene che c'era un puledro legato su cui, "purtroppo"... non era salito ancora nessuno... nemmeno lui... che essendo fanciullo ne aveva tanta voglia.
In questo caso i sinottici Matteo e Luca sono del tutto concordi con questa descrizione articolata riportata da Marco.
Il Vangelo di Giovanni non lo nega, ma è molto sfuggente "Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra." (Giovanni 12,14)
Il racconto a Marco sarà stato riferito da Pietro, ma solo un testimone oculare poteva dare una descrizione del genere sui particolari dell'asinello non ancora mai cavalcato.
In definitiva si profila la tesi che l'orto del Getsemani, era in quel momento parte di Barnaba e parte di Maria sua cugina e Barnaba vendette la sua parte in favore della Chiesa, mentre a Maria la madre di Marco rimase la parte con il rustico e il frantoio che anch'esso era a disposizione della Chiesa.
In definitiva il cenacolo pare essere di proprietà del padre di Marco e l'orto degli ulivi della madre di Marco.
Si trova poi nel Vangelo di Marco, ripreso poi dagli altri due sinottici, un cenno relativo ad una vigna che riprende una profezia di Isaia, ma che anche un qual cosa di descrizione familiare che potrebbe riferirsi alla vigna del suo podere: "...Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano." (Marco 12,1)
D'altronde Gesù è l'agnello di Dio come riconosce Giovanni Battista che è profeta.
È lui il sacrificio che intravide Abramo e salvò Isacco sul monte Moria.

In ebraico agnello, ariete è "kar" .
La lettera di vita è = .
Dove può vivere quel agnello?
In una vigna "koeroem" .
Vicino ad una vigna, peraltro, Gesù sarà preso per essere sacrificato.
Stava, infatti, nel podere del Getzemani.
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