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RICERCHE DI VERITÀ...

 
ATTORNO AL SANTUARIO VICINO ALL'OREB,
LA MONTAGNA DI DIO

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL TRADIZIONALE MONTE SINAI »
KADES BARNEA »

MONTE SINAI, DETTO ANCHE OREB
Il monte Sinai od Oreb è noto soprattutto perché Dio si rivelò a Mosè consegnando la Torah scritta ed orale con le Tavole della Testimonianza, i Dieci Comandamenti, e lì stabilì un patto con Israele: Esodo 19; 31,18; Levitico 7,38; 25,1; 27,34; Deuteronomio 5,2; 28, 69.
È da premettere che del viaggio dell'Esodo le uniche tappe certe sono l'inizio, Pitom e Ramses, e la fine Kades Barnea.
Si trova che: "Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Kades-Barnea" (Deuteronomio 1,2) e ciò ha portato a consolidare l'idea della posizione tradizionale del monte con quella a sud del Sinai, ma ha portato anche alcuni a pensare pure ad una diversa ubicazione del monte Sinai rispetto a quella tradizionale.
Il Monte Seir che è ricordato 8 volte nell'Antico Testamento, di cui 4 in Ezechiele 35, è una catena di monti, ed il suo nome significa "montagne pelose", nel senso, ritengo, di alberate.
L'antica città di Bosra era situata sul Monte Seir che si trova sulla parte occidentale dell'antica Edom, che va da sud-est del Mar Morto fino alla città di Akaba e sovrasta l'Arabah, parte della profonda valle che va dal Mar Morto al Golfo di Eilat.
La ricorda tra l'altro Isaia: "Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? Io, che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere. Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel tino?" (Isaia 65,1s)
La città è ora conosciuta con il nome di Petra.
Che fosse Petra la città incisa e l'Oreb l'altura circostante?
La cima del monte Umm al-Biyara, nel centro di Petra, con gli scavi di un villaggio del VII secolo a.C., è identificata da alcuni studiosi come l'antica Sela "roccia".
Il Re Amazia di Giudea "sterminò diecimila edomiti nella Valle di Sale e prese d'assalto Sela" (2Re 14,7, Isaia 16,1).
L'antica Sela è anche identificata con la roccaforte sulla cima di un monte, oggi conosciuta come Selè, a nord di Petra e vicino a Busayra.
L'area si trova nella Giordania meridionale, sarebbe compatibile perché vicina ai territori di Amalek e di Madian, ma è fuori dalla vera e propria penisola del Sinai.

Ora il primo versetto del Deuteronomio recita: "Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell'Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab" zone tutte del deserto di Paran, che è parte del deserto del Negev da Beer Karkom fino a Ein Kuderait, nell'area di Kades.
Vi si trovava anche Har Karkom da taluni studiosi considerato il Monte Sinai della Bibbia di cui parlerò in altro paragrafo.
Le attuali carte topografiche posizionano pertanto il "Deserto di Paran" in Israele, subito a nord del Golfo di Aqaba, tra Eilat e Mitzpe Ramon, ai piedi del versante meridionale di Har Karkom.
Il Deserto di Paran era abitato da tribù amalechite, beduini, seminomadi, e il giorno dell'arrivo degli Ebrei, durante l'esodo gli Amalechiti li attaccarono, come vedremo, considerandoli invasori in quanto avevano abbandonato la pista principale, la via dei Re, considerata via franca. (Esodo 17,1-14)

Occorre però guardare bene quel versetto 1,2 del Deuteronomio che forse è da intendere: "11 giorni dall'Oreb il cammino per il monte Seir fino a Kades Barnea."
Tutto il libro del Deuteronomio di fatto è composto da tre discorsi di Mosè al popolo, il primo da 1,1 a 4,43, il secondo da 4,44 a 11,32, il terzo da 11,32 a 33,29.
Poco dopo, infatti, Mosè dice "Il Signore nostro Dio ci ha parlato sull'Oreb e ci ha detto: Avete dimorato abbastanza su questa montagna; voltatevi, levate l'accampamento e andate verso le montagne degli Amorrei e in tutte le regioni vicine: la valle dell'Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare, nel paese dei Cananei e nel Libano, fino al grande fiume, il fiume Eufrate." (Deuteronomio 1,6s)
Se l'Oreb fosse stato come alcuni pensano già tra le montagne degli Amorrei non avrebbe avuto senso quel comando che si concretò con Giosuè "Io vi condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi a voi." (Giosuè 24,8)

Del pari occorre guardare attentamente i seguenti versetti:

  • "Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto." (Esodo 16,1)
  • "Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo." (Esodo 17,1)
Qui a Refidim, in pratica, secondo il racconto di Esodo 17, si era già all'Oreb, infatti: "Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: Dateci acqua da bere! Mosè disse loro: Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore? In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame? Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno! Il Signore disse a Mosè: Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele. Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Esodo 17,1-7).

Eppure così inizia il Capitolo 19 dello stesso libro dell'Esodo: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte." (Esodo 19,1)
Quindi Refidim era a un giorno di cammino dal monte Sinai.
Il Sinai era evidentemente un monte nella penisola del Sinai nel mar Rosso, chiamato anche Oreb ed Horeb; come "Monte Sinai" nell'Antico Testamento è citato 17 volte di cui 10 in Esodo, 4 nel Levitico, 2 nei Numeri e 1 in Neemia, mentre come "Oreb" è richiamato 25 volte.
Mosè vide Dio su questo monte quando fuggì dall'Egitto, infatti, l'Oreb fu dove Dio si manifestò la prima volta a Mosè nel roveto ardente: "Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb." (Esodo 3,1)
La maggior parte degli studiosi identificano il Monte Sinai con Jebel Musa e individuano Refidim a Wadi Firan nella parte meridionale della penisola del Sinai, ma questo sito non ha spazi pianeggianti utili ad ospitare sia pure nel modo più spartano possibile 3.000.000 di persone e non vi sono pascoli per il bestiame; ecco perché tale posizione tradizionale non soddisfa tanto più che non vi sono tracce di frequentazioni antiche del periodo dell'Esodo.

Nessuna prova definitiva c'è poi sul sito esatto chiamato Refidim, che dipende dalla posizione finale del vero monte Sinai.
Pare veramente strano che Mosè dalla terra di Madian, a nord est del Sinai, dovesse percorrere così tante miglia con un gregge per portarsi in definitiva in zone inospitali, quando nel deserto di Paran poteva trovare pascolo.
Accade poi che nel libro dei Numeri 20,1-13 si trova un episodio analogo a quello dell'acqua uscita dalla roccia all'Oreb, ma raccontato con modalità diverse.
Con quella soluzione del monte Sinai nel luogo tradizionale nel percorso dell'esodo vi sarebbero così due luoghi chiamati "Meriba", uno a Refidim prima che arrivassero al Sinai, il secondo è a Kadesh Barnea.

Di tale capitolo Numeri 20 presento la completa decriptazione che fornisce un testo messianico, ottenuta col mio metodo presentato in "Parlano le lettere".
Le lettere ebraiche sono, infatti, portatrici di significati grafici e, di fatto, icone di concetti.
I significati che sono intrinseci alla loro espressività grafica li ho definiti nelle schede a destra nelle mia pagine di "lettera NUN".

Ciò che è strano è che è Dio che guida il popolo nel deserto, di tappa in tappa, lo fa fermare in un posto, ma non c'era acqua da bere.
Non era stato uno sbaglio, era intenzione lì di dare loro acqua da bere, occorreva che però conservassero la fede.
Il nome Refidim o si può intendere un posto ove si può guarire dal radicale , si riposa e vi è sufficienza d'acqua cioè un posto di riposo, tipo un oasi in mezzo al deserto con acqua ed ombra.
Se fosse vero questo pensiero ogni sosta d'Israele durante l'Esodo che non fosse in una località già conosciuta con un nome precedentemente consolidato sarebbe un Refedim e Kades Barnea fu il "Refidim" più prolungato.

C'è poi un interessante commento su questi versetti: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte." (Esodo 19,1s)
In effetti sottolineano i commentatori ebrei non dice "in quel giorno", ma "in questo giorno".
Rashì al riguardo di "in questo giorno", parafrasando il noto motto del Seder di Pesach commenta così: "Ognuno di noi ha il dovere di considerare se stesso come personalmente presente nel giorno della promulgazione della Torah".
"In questo giorno" serve a far sentire tutti partecipi all'evento; ecco che i presenti allora potrebbero essere ben più dei 3.000.000 di persone, forse allegoriche, di cui abbiamo detto.
Il senso è che sei uscito dall'Egitto e sei un uomo libero, è perché devi arrivare "oggi" a ricevere nuovamente la Torà.
Questo discorso ci avvicina ad un luogo, a Massa e Meriba, a Meriba di Kades, come dice il Salmo: "Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quaranta anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo". (Salmo 95,8-11)
Il Midrash Mechiltà interpreta il nome "Refidim" come "Rafu Yedeem Min HaTorà" ossia in Refidim indebolirono le loro mani verso la Torah, da cui la seguente meditazione.
Secondo questa interpretazione la guerra contro Amalek e la sfiducia per mancanza d'acqua sono causati da un indebolimento di studio e osservanza della Torah detto "indebolimento delle mani" che non compiono più le mizvot, mentre ciò che conta è l'attuazione da parte dell'uomo delle mizvot.
La guerra con Amalek è vinta, infatti, per un "rafforzamento" delle mani di Moshè che tiene, appunto, alte le mani con l'aiuto di due del popolo.
Il popolo allora lascia lo stato di abbandono morale di Refidim e si pone nel deserto e "si accampò Israele di fronte al Monte "in grado così di ascoltare la Voce dell'Eterno che proclama la Legge.
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