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RICERCHE DI VERITÀ...

 
ATTORNO AL SANTUARIO VICINO ALL'OREB,
LA MONTAGNA DI DIO

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL TRADIZIONALE MONTE SINAI »
KADES BARNEA »
MONTE SINAI, DETTO ANCHE OREB »
GLI AMORREI, GLI AMALECITI, I MEDIANITI E GLI HURRITI »
I PREDECESSORI DEGLI EBREI »

IL MONTE KARHOM O DELLO ZAFFERANO
Il termine "monte di Dio" o "montagna di Dio" è citato 7 volte, Esodo 3,1; 4,27; 18,5; 24,13; 1Re 19,8; Salmo 68,16; Ezechiele 28,16.
Le 4 citazioni del libro dell'Esodo riguardano:

  • Esodo 3,1 - il roveto ardente: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb."
  • Esodo 4,27 - l'incontro di Mosè con il fratello Aronne: "Il Signore disse ad Aronne: Và incontro a Mosè nel deserto! Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò."
  • Esodo 18,5 - l'incontro con Ietro: "Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato, presso il monte di Dio."
  • Esodo 24,13 - la prima salita di Mosè sul monte: "Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio."
Ci si domanda perché l'Esodo dice al versetto 3,1 "il monte di Dio" e la risposta è per uno dei seguenti motivi:
  • anticipa per informare che quel luogo sarà quello ove Dio si presenterà con le Tavole;
  • perché era un luogo già considerato sacro dalle popolazioni del luogo?
Aronne perché sarebbe andato fuori dai cammini rituali nel deserto del Sinai e non ha seguito le vie dei carovanieri, cioè la via del mare a nord, o la via mediana di Sur, o quella che va verso Eliat, estremità nord del ramo orientale del Mar Rosso e invece sarebbe andato verso l'inospitale sud del Sinai?
Egualmente perché Ietro da Madian doveva portarsi così lontano al Sud del Sinai?
Pare più calzante che il luogo fosse già ritenuto "sacro".

Nelle religioni delle origini la morfologia del territorio era fondamentale.
Ad esempio un posto con due colline come fossero il seno di una grande madre, i dirupi al lato che scavavano come un corpo e tra le gambe divaricate c'era la valle del "santuario" forse con una sorgente, e per di più ove si poteva trovare della pietra dura era il posto ideale per immaginare il "sacro".
C'è una località considerata sacra dai tempi preistorici come testimoniano tracce di numerose incisioni rupestri, che l'avevano consacrata alla divinità lunare da cui deriverebbe il nome Sinai che significherebbe letteralmente "appartenente a Sin".
Sin era il dio lunare della mitologia mesopotamica, protettore del ciclo lunare; le sedi principali del culto del dio erano ad Ur ed a Carran.
Pare che la divinità principale adorata dagli Habiru, i semiti a cui sono considerati appartenuti anche i progenitori degli ebrei, fosse un dio luna Yah.
La Qabbalah o tradizione ebraica da sempre sostiene che la luna è il simbolo per eccellenza del popolo d'Israele: come la luna indica di notte in che direzione è il sole, così Israele, durante il buio delle prove della vita, indica la presenza del Signore.
Al tempo di Mosè in Egitto la parola luna era Yah, dunque Yah-wah poteva essere il termine preciso per luna-crescente.
La Pasqua, strettamente legata alla luna piena, evento culminante per la liberazione del popolo, è effettivamente connessa fortemente all'ebraismo.
Abramo proveniva da Harran ove c'era il culto al dio Luna, chiamata SIN nella Mesopotamia nord-orientale e YAH in quella occidentale, mentre ad Ugarit, era chiamato YAHO.
Il punto d'incontro con tali caratteristiche del genere è quello indicato nella mappa del Sinai qui sotto riportata dove ho inserito una freccia nera.


Nei millenni gli uomini dove hanno trovato la pietra silice e la raccoglievano per fare manufatti soprattutto coltelli e asce e per scheggiare altre pietre, ritenevano quel posto un luogo "sacro", perché dono della divinità in quanto quegli attrezzi consentivano loro di vivere e superare le avversità.
La pietra dura con le incisioni che provocava era simbolo di forza e d'Eternità.
E il monte Horeb, monte inciso, può anche essere un monte cava di silice da tempi protostorici, vale a dire dal neolitico.
Un luogo nel Neghev, un altopiano con due alture a metà strada in linea d'aria tra la città marittima di Eliat all'estremità nord del ramo orientale del Mar Rosso e Kades Barnea ha attirato l'attenzione dell'archeologo Emmanuel Anati.
È questo il Har Korum o monte dello Zafferano, in ebraico "Monte Zafferano" e in arabo Gebel Ideid, "Montagna delle celebrazioni" o "delle moltitudini" un comprensorio, cava di silice, dai tempi del neolitico e quindi considerato sacro anche nei tempi pre-biblici come s'è trovato per incisioni e ritrovamenti.
Questa altura è l'unica nel deserto di Paran e ha il diritto di chiamarsi monte questi è l'El-Paran, ove El vuol dire grande albero, le Querce di Paran, perché in lettere ebraiche è .
La lettura delle lettere ci suggerisce che là:
  • "Per la prima volta fu il Potente parole di iniziazione alla mente ad inviare ";
  • "Al Potente dalle bocche iniziano canti ".
Ci parla di un posto dove si potevano ricavare oracoli e dove si facevano feste.
La parola "Paran" da "pa'ar", "scavare", è un "luogo in cui le grotte abbondano".
"Luogo delle Caverne", era luogo degli Hurriti già popolo delle caverne, da Hor "caverna, buco, grotta". Per altri Paran è "bellezza".
"Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn." (Abacuc 3,3)

Il Deuteronomio propone una marcia trionfale dell'Arca di Yhwh con il suo popolo: "Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato loro da Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Meriba di Qadesh, dal meridione fino alle sue pendici." (Deuteronomio 33,2) ripresa dal libro dei Giudici "Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua. Si stemperarono i monti davanti al Signore, Signore del Sinai, davanti al Signore, Dio d'Israele." (Giudici 5,4-5)
La lettura dei suoi rapporti e dei suoi libri, in particolare "La riscoperta del Monte Sinai" (Edizioni Messaggero Padova) fa proprio pensare che quel luogo possa essere effettivamente quello a cui si riferiscono i racconti biblici, che come è ormai assodato, sono pieni di allegorie antiche.
In zona hanno posto gli accampamenti generazioni e generazioni di pastori, ed è evidentemente luogo di antichi culti.
Su questo masso ad esempio è inciso da tempo memorabile una scena familiare, un bastone che si trasforma in serpente.


Vi sono poi "geoglifi", cioè figure a terra formate da pietre accostate e pietre incise.
Sono stati trovati 12 menhir accostati come le 12 mitiche tribù, strumenti di selce, una sorgente con poca acqua, ma di ritrovamenti di una grande insediamento nel periodo del XIII secolo a.C. non si trovano, ma solo tracce precedenti o posteriori di alcuni secoli il che fa ritenere che l'Esodo non fu così plateale, cioè tutto in una volta, ma non fa escludere esclude che si siano verificate più sortite di cui una particolarmente importante oppure l'Esodo va annoverato alcuni secoli prima.
Sulla sommità c'è una caverna dove si rifugio Elia e dove Mosè nascose il capo perché non poteva vedere Dio in volto?
È stato trovato anche un grande tumulo sotto togliendo i massi s'è trovato un antico altare con resti di fuoco e sopra una pietra a forma di mezzaluna, bianca, lunga 60 centimetri, pesante 44 chili. Il simbolo del dio della Luna, Sin, quindi una conferma... monte di Sin.

La selce ci porta a guardare nella Bibbia e la prima volta che si trova la parola che viene tradotta con selce è in Esodo 4,25 in un episodio strano: "Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: Tu sei per me uno sposo di sangue".
È da tenere presente che siamo nell'ambito del libro dell'Esodo il libro che per antonomasia fa da raccordo tra la cultura egiziana ed ebraica e in ebraico selce SR richiama alla memoria il geroglifico che è all'ariete del sacrificio di Isacco


e del roveto (le stesse consonanti S e R col determinativo di punta).
Di ciò ho discusso in "Bibbia - Tracce di geroglifici nel Pentateuco (2° parte)" articolo in .pdf in "Lettere ebraiche e codice Bibbia".
Appena si parla di selce ecco che esce il monte di Dio "Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò." (Esodo 4,27)
Del pari, se si cerca la parola roccia la prima volta che appare, e per due volte nello stesso versetto è per il monte di Dio: "Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà" (Esodo 17,6)
Questa roccia è "hassur" e ricorda "selce" ma implicitamente porta al pensiero enigmistico, "escono precetti per la mente/testa ".

La parte sommitale del monte è di rocce calcaree giallastre... monte del formaggio?
Vi sono "piattaforme bruciate" su cui un fuoco sarebbe stato visibile a grande distanza, un picco visibile su cui si poteva bruciare bitume zolfo e potassio nitrato reperibili in zona.


Un monte ardente!
Qui viene in mente (Vedi "Scrivere sulla pietra al Horeba") che il dio che forse serviva Ietro come sacerdote di Madian, potesse essere un dio antico, SePDu, sposato con la dea SePDeT, emanazione d'Ammon-Ra, manifestazione particolare di Horus, la stella Sirio, Sotis per i greci, che ogni anno, dopo essere rimasta invisibile, quando avveniva la levata eliaca all'aurora nella costellazione del "cane" si credeva provocasse l'inondazione del Nilo.
In concomitanza di tale evento, infatti, a memoria d'uomo si verificava la grande piena del Nilo che usciva dall'alveo e portava la terra nera, il limo fertile lungo la sua valle e consentiva la vita a tutto il popolo.
L'Egitto, appunto, si chiamava la terra nera, Chemet.
I contadini, appena avvertiti dell'inondazione, predisponevano l'apertura dei canali di derivazione, tagliavano le dighe provvisorie delle piane intorno al Nilo per far arrivare le acque anche lontano onde allagassero così le zone basse lontane e depositassero il limo fertilizzante sulle più vaste aree possibili.
Per questo Ietro era forse uso guardare le stelle per anticipare al massimo l'evento e forse come facevano da secoli avvertiva con grandi fuochi a distanza dell'evento stesso: "Il monte Sinai era tutto fumante." (Esodo 19,18)
Ciò collegherebbe la storia di Mosè con Ietro e quel monte che faceva da faro per le comunicazioni con l'Egitto.
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