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di Alessandro Conti Puorger
 

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GLI AMICI DI GESÙ
"Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli..." (Luca 12,1)
I discepoli, coloro che sono alla sua sequela e ascoltano e mettono in pratica i suoi insegnamenti.
"A voi miei amici, dico..." (Luca 12,4)
Questi, i discepoli, sono amici di Gesù.
Tutti i cristiani che seguono con fedeltà Gesù sono perciò amici di Gesù.
L'amicizia è un sentimento spontaneo non è un legame che ha regole complicate, ma è un rapporto limpido, perché non ammette ombre, sentirsi in comunione con l'altro come si è in comunione con se stessi, cioè non essere doppi.
Qual è il messaggio che hanno ricevuto i discepoli sin dal principio?
Lo troviamo chiaro ed esplicito nel Vangelo di Giovanni: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri." (Giovanni 13,34-35)
Poiché... all'amor non si comanda... qualcuno può rimanere sorpreso che Gesù dia un comandamento, cioè "comandi" l'amore.
Questo però è come un'investitura con autorità, capace di dare frutto, come a dire: ecco, da questo momento tu hai potere di fare ciò che ti dico.
C'è, infatti, il seguente interessante episodio raccontato dal Vangelo di Marco che chiarisce cosa sia un comando di Gesù: "Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna? Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre. Egli allora gli disse: Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni." (Marco 10,17-22)

Il comandamento di Gesù è così un suo sguardo di amore da cui l'interlocutore si sente coinvolto... un amico che ti parla.
Se comprendi che l'altro è un amico capisci che il consiglio che ti dà è buono.
Se poi è un amico tu sai che se vuoi seguire quel suo consiglio, per quanto è in suo potere, ti aiuterà.
In ciascuno di noi c'è come un sesto senso sopito, ma non morto, questi è in grado di captare l'amore autentico.
Sono certo che su quel tale del Vangelo di Marco a cui Gesù parlò in quel modo, quello sguardo ebbe effetto.
Il discorso fatto con quel tale, infatti, ebbe uno strascico coi discepoli, perché, quando quegli s'allontanò Gesù commentò "...Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" (Marco 10,23)
I discepoli che compresero come ciascuno difende con egoismo i propri beni e come sia difficile avere una libertà su questi "...sbigottiti, dicevano tra loro: E chi mai si può salvare?" (Marco 10,26)
Ancora una volta uno sguardo d'amore: "...Gesù, guardandoli, disse: Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio." (Marco 10,27)
Questa apertura mi fa proprio pensare che quel tale abbia poi accolto il "comandamento" personale che gli ha dato Gesù!

Tornando sull'argomento, il comandamento dell'amore viene ripreso ed allargato da Gesù con: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri." (Giovanni 15,12-17)

Il discorso che è basilare, viene poi ripreso nella 1a lettera di Giovanni:

  • "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri..." (1Giovanni 3,23)
  • Questo messaggio "Che ci amiamo gli uni gli altri." non è restato nel teorico, quando si è compreso quanto il nostro amico ci amava, infatti "...abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli." (1Giovanni 3,16)
Il comandamento "antico" era amare il prossimo e Gesù lo ricorda: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi." (Marco 12,30-31)

Il prossimo è un fratello ed il comandamento è nuovo perché ora è stato dato il modello e la forza per compierlo.
Il modello è Cristo crocifisso e la forza per compierlo è lo Spirito Santo.
Allora si passa dal teorico al pratico:
  • Dio è nei fratelli, e si incontra amando i fratelli: "Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" e "chi ama Dio, ami anche suo fratello" (1Giovanni 4,20-21); infatti: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". (Matteo 25,40)
  • L'amore ha una sorgente: "Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo." (1Giovanni 4,19)
  • Quell'amore i discepoli l'hanno visto risorto, perciò: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte." (1Giovanni 3,14)
  • La conclusione è che essendo l'amore espressione della divinità "perché Dio è amore" quando si manifesta l'amore vero capace di escludere l'interesse si è difronte alla prova che siamo stati inseriti nella Sua natura, infatti: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore." (1Giovanni 4,7-8)
  • Conseguenza di tutto ciò è che: "...abbiamo fiducia nel giorno del giudizio... Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore." (1Giovanni 4,17-18)
  • Permane un pericolo: "...per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato." (Matteo 24,12)
  • L'amore e l'amicizia veri implicano semplicità e fedeltà.
"Certa è questa parola:
Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso." (2Timoteo 2,11-13)
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