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MATRIMONIO - LA PRIMA ALLEANZA »
LA COSTOLA RIVELATRICE
Nel capitolo 2 della Genesi l'elemento della costola d'Adamo da cui Dio avrebbe tratto la prima donna è stato da sempre elemento che ha colpito la fantasia.
Tale parola si trova ripetuta, la prima al plurale e poi al singolare nei versetti:
- (21) "...gli tolse una delle costole
..."
- (22) "...plasmò con la costola
,
che aveva tolta all'uomo, una donna..."
Abbiamo compreso, prese una parte della coppia "'adam" e plasmò la donna da femmina a moglie, ma quel "plasmò" è
e mi piace pensare perché:
- ci fosse
un Figlio
;
- fosse
una famiglia
di angeli
.
La volta successiva che quelle stesse lettere
che traducono "costola" sono usate nel testo ebraico è in Esodo 25,12 quando si parla della costruzione dell'arca santa "Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato
e due anelli sull'altro."
Quindi verosimilmente "sela'"
indica lato, banda e direi che siccome
"sel" è "ombra, protezione", si può arrivare a ciò che "in ombra
si vedeva
".
In quella coppia primigenia di maschio femmina di quel maschio e di quella femmina, la parte che rimaneva in ombra, "in ombra
si vedeva
",
la più debole, che poteva contare meno e stare sotto tutela, fu nobilitata.
Riporta perciò quel brano di Genesi 2 l'intenzione di redenzione col matrimonio proprio della parte sofferente della coppia di oggi a vantaggio d'entrambi, ma questo e solo l'aspetto utilitario che ne deriverebbe, l'essenziale è l'amore vero.
Si può da ciò arguire l'intenzione di Dio fin dalle origini con quel patto di mettere le due parti nelle condizioni che ciascuna potesse esplicare le precipue doti nel proprio giusto ruolo, ciascuna per la reciproca utilità, per un unico fine e non di soggezione nei riguardi del più forte.
Gesù pare proprio riportarsi a tale atto costitutivo della prima coppia quando dice: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". (Matteo 19,8s)
Questo atto di Dio di creare un'alleanza tra l'uomo e la donna legati dall'amore reciproco era fondamentale per il benessere dell'umanità.
Tutta la creazione convergeva nel disegno di una famiglia perfetta che fosse appunto immagine e somiglianza del Creatore onde rispecchiasse in terra quello che era il modello in cielo.
Fino a quel momento, cioè prima della fondazione di una coppia secondo la volontà di Dio, non si parla di demonio e di avversari del disegno divino, ma appena si verifica l'evento di una coppia marito-moglie formata dopo la fine del capitolo 2 del Genesi, ecco che appare il midrash del nemico nella veste del "nachash" il serpente tentatore.
Nel pensiero dell'autore è questo dell'istituto della famiglia il fatto capace di scatenare le forze distruttici, perché due perfetti che s'amano uniti dalla Spirito Santo sono in grado di impostare anche in terra, questo angolo sperduto del creato, un ambiente invivibile per quel demonio che secondo la tradizione scappava dal cospetto di Dio, infatti, la non esistenza fugge l'Esistenza.
L'uomo e la donna, uniti in matrimonio dal Signore, sono i pionieri per "colonizzare" il pianeta.
È evidente, però, che l'uomo e la donna, separati, sono vulnerabili, quindi, facile preda di passioni e sregolatezza, e i figli saranno degni dei genitori.
Un patto d'amore forte, invece, con Dio che fa da cemento, è vittoria certa dell'esistenza, mentre egoismo e solitudine sono la base ideale per la vittoria della non esistenza ontologica.
Ecco che quella costola o lato "sela'"
con le lettere profila l'evento che si verificherà dopo, infatti: "scenderà
il serpente
in azione
",
scese e con furbizia scelse il momento opportuno. (Analogo è il paragone d'Erode che s'oppone alla Santa Famiglia di Nazaret per impedire che un davidico gli fossero deleterio.)
Quelle lettere, con altra vocalizzazione, "sole'a"
,
prefiguano poi il "cadere e la caduta", come nel Salmo 38, ove sono usate da verbo: "Poiché io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena. Ecco, confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato." (Salmo 38,18s)
Su questa parola tornerò più avanti per approfondire anche un altro significato.