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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SS. TRINITÀ
DI ABRAMO, DI ISACCO E DI GIACOBBE

di Alessandro Conti Puorger
 

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UN TEMA PREZIOSO »

DIO SI PRESENTA
È necessario partire dal "principio".
Così inizia la Bibbia:

"In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta
e le tenebre ricoprivano l'abisso
e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse
..." (Genesi 1,1-3a)

C'è Dio, parla e ha uno Spirito!
Mi sono chiesto come si potrebbe descrivere la nascita di un embrione e poi di un feto nel seno della madre?
Come la terra ai primordi.
Nei primi settanta giorni di gestazione sarebbe informe, deserto, privo di segni particolari, nel buio, immerso nelle acque, ma su di lui esisterebbe comunque un progetto formativo d'amore.
Lo sanno bene il papà e la mamma, un maschio e una femmina a immagine e somiglianza di Dio, legati dal Suo stesso Spirito che fa si che s'amino tra loro e amino la propria creatura.
In "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio - ebraico", articolo in .pdf in "Ricerche di verità", mi chiesi così se quei primi 7 giorni - epoche, oltre che la creazione del mondo non descrivessero tappe importanti formative di un uomo.
Pur visto sotto questo aspetto non si sfugge da un fatto.
L'autore, il creatore, il formatore, comunque, quanto lì indicato nella Genesi come "Dio" dalla traduzione C.E.I., in effetti, è definito nel testo ebraico con il termine "'Elohim".
Si è molto ragionato e detto sul fatto che, come denuncia il finale di quella parola, secondo la grammatica ebraica parrebbe essere un nome plurale, precisamente di "El" o meglio di "'Eloha" o derivanti dal radicale semitico "essere potente, essere forte" / , da cui appunto discende "'El" che è "il Potente", quindi, in senso assoluto Dio.
Il nome "'El" era, infatti, quello di un divinità cananea molto legata al segno del serpente.

lamed La lettera "lamed" ebraica di per sé esprime potenza, ed è, infatti come un serpente che si erge, unica delle 22 lettere di quel alfabeto che supera la riga orizzontale superiore delle altre, mentre la lettera "'alef" è origine, primo, uno, capo.
Per "'El" , peraltro, si può avere una lettura relativa ed una assoluta tramite i significati grafici delle lettere:

  • la prima, relativa, è "il primo dei potenti " di un certo ambito;
  • la seconda, assoluta, è "l'origine della potenza ".
Ogni popolo ha i propri dèi che chiamano con vari nomi, comunque, il pensiero che circola in quei sacri testi ebraici è che gli dèi "'el" degli altri popoli o sono falsi o hanno solo qualche parvenza di verità.
Sono quelli, comunque, sicuramente inferiori al Dio degli dèi, le Potenze, "'Elohim" che appunto significherebbe "i potenti", "i forti" ed evidenzia riferito all'assoluto, l'onnipotenza.
Il nome "'Elohim" è unico e precipuo del pensiero ebraico.
Se ad ogni lettera ebraica si dà il suo significato grafico, tenuto conto di quanto già detto per e , considerato che la lettera "he" pare proprio voler indicare aperto/aprire, la "Yod" è l'essere e la "mem" = acqua/vita, la parola "'Elohim" si può aprire come un rebus di immagini e dice di sé:
  • in senso assoluto, "origine di potenza che aprì l'esistenza alla vita ";
  • in senso relativo, "un capo potente che nel mondo sta a vivere ".
(In "Dio e le acque - midrash "Sulla riva del mare" articolo in .pdf nella rubrica "Decriptazione Bibbia" ho spezzato tante volte e in più modi il nome 'Elohim)
Con l'uso delle lettere singole si superano le regole della grammatica e si entra in un mondo di segni capaci di parlare alla mente e di suscitare idee più ampie della singola parola con un linguaggio universale, come poi vedremo.
Sta il fatto che Dio per creare parla: "Dio disse: Sia la luce. E la luce fu".
La tradizione ebraica propone che, appunto, la creazione sia avvenuta grazie alle lettere delle parole emesse dal Signore contenenti parti efficaci della sua energia.
Ciò confermerebbe l'azione specifica della persona "Parola di Dio", il Verbo dei cristiani che appare in quel "disse" subito agli inizi dell'atto creativo.
Quel nome di "'Elohim" di fatto è usato solo nella Bibbia in lingua ebraica e in scritti che la commentano, ma non esiste in un'altra lingua semitica antica.
Forse poi non è nemmeno plurale, ma è così e basta proprio perché esprime dei concetti visivi come un cartiglio di geroglifici.
Questa parola specifica formata da quelle 5 lettere-icone nella tradizione d'Israele è il vero Dio di Israele, e molti lo dicono il Dio degli dèi, però in quei libri talune volte è usato anche per i potenti della terra, per gli dèi falsi, gli angeli, giudici, magistrati o uomini considerati come dèi.
D'altronde ogni autorità viene da Dio.
Complessivamente come Dio, dèi, potenti, eroi, il nome "'Elohim" si presenta più di 2.600 volte nella Tenak o Bibbia ebraica.
Pur se pare essere un nome plurale "'Elohim" è usato anche con aggettivi e pronomi al singolare.
Interessante è però che quando è usato per indicare la divinità d'Israele i verbi che lo riguardano sono prevalentemente alla terza persona singolare, come ad esempio proprio nel primo versetto, il Genesi 1,1.
Il testo ebraico, infatti, per dire "Dio creò" scrive "'Elohim bar'a" ove "'Elohim" pare un plurale e "bar'a" è la terza persona singolare del passato remoto del verbo creare, onde anche se fosse plurale, unico e concorde fu l'atto del creare.
In tutta la Bibbia il verbo "bar'a", peraltro, è associato solo ad "'Elohim" per complessive 49 volte (7x7) nella forma "'Elohim bar'a".
In definitiva "'Elohim" è un nome che pur se ha una desinenza plurale è trattato anche come un'unità, l'insieme della divinità, perciò, non dèi, ma un Dio unico, una un'unità composita.
Appare poi nella Torah un altro termine che usò Dio stesso nel definirsi, "'Elohi-'Elohe" che è un "'Elohim" più specifico e direi formatore di questo ultimo. Pare intuirsi che "'Elohim" si interessa specificatamente della vita e dei viventi per quella finale che lo fa intuire, mentre "'Elohi" è a un livello superiore, con le lettere si può, infatti, leggere:

"'Elohi" , "L'origine potente che aprì l'esistenza ".

Nell'episodio del roveto ardente Dio si qualificò in questo modo a Mosè mentre pascolava il gregge di Ietro:

"Disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". (Esodo 3,6)

Dopo aver detto Io sono il Dio ripete per 3 volte "'Elohi", onde "'Elohi" è il Dio dei padri, che credevano in "'Elohim" il Dio unificato, che valeva per tutte le nazioni, ma loro, gli eletti, avevano avuto diretta esperienza di una sintesi teologica.
Ritenevano cioè che esistesse un consesso più particolare della divinità che credevano, chiamavano e definivano "'Elohi-'Elohe": "Lui è il Dio degli dèi , il Signore dei Signori." (Deuteronomio 10,17)
Questo "'Elohi", che da molti è considerato il singolare di "'Elohim" è da domandarsi se veramente un singolare.
Molto più appropriato come singolare è "'Eloha" .
Ci si è anche chiesto se "'Elohi" sia un nome proprio indeclinabile, ma non lo è perché il nome proprio di Dio, lo dirà Lui stesso, è IHWH.
Quella "iod" aggiunta ad "'Eloha" per formare "'Elohi" , può in termini grammaticali spiegarsi come un plurale di più di due unità, o come suffisso di pronome per dire il mio "'Eloha".

Di questo "'Elohi" o "'Eloi", visto che la lettera ebraica "he" è muta, si trova traccia nel Vangelo di Marco quando al 15,33 registra che Gesù sulla croce disse "Elo(h)ì, Elo(h)ì, lemma sabactanì" citando in aramaico il testo del Salmo 22 che appunto inizia con "'Elì 'Elì" , come esattamente riporta in ebraico Matteo 27,46.
Quindi, Dio mio è "'Elì" e non "'Elohi" , il che rafforza l'idea che "'Elohi" non voglia dire il mio Dio, ma sia piuttosto in ebraico un plurale.

Pare così "Elohi" sia appunto un plurale unificato e unificante di un consesso più stretto di "'Elohim", come se "'Elohim" comprendesse tutte le potenze angeliche comunque viventi cioè non necessariamente eterne, ma anche derivate, create e incaricate da "'Elohi", e questi invece fosse solo relativo all'Essenze "esistenti" in assoluto dall'eternità.
Essere è più di vivere!
In tal senso forse è da comprendere quel "uno solo" "'oechad" che si trova nella definizione monoteistica; d'altronde è usato anche come radicale di unirsi, raccogliersi. (Ezechiele 21,21)
Nel fondamentale comando monoteista di Deuteronomio 6,4 si trova, infatti:

" Ascolta Israele ,
il Signore è il nostro Dio ,
il Signore è uno solo ".

In definitiva il nostro Dio è uno solo, IHWH, ma IHWH è una sola persona?
Come vedremo lo stesso IHWH in più occasione si presenta come un plurale.
In quel "nostro Dio" "'Elohenu" poi non è usato "'Elohim".
Se si considera "'Elohi" come "mio Dio" "'Elohenu" è "il nostro Dio", quindi è un consesso più ristretto.
Come quello che successivamente il cristianesimo definì Trinità?
Negli "'Elohim" sono associati tutti gli angeli, i messaggeri di Dio in cielo a cui potevano essere aggregati gli incaricati da Dio in terra, giudici, magistrati ecc, invece in "'Elohi" pare concentrarsi il "consiglio della corona".

Si legge nel 2° libro delle Cronache 2,4: "... il nostro Dio è più grande di tutti gli dèi " e nel libro del Deuteronomio 10,17: "Lui è il Dio degli dèi , il Signore dei Signori".
Ciò conferma l'esistenza in quei pensieri biblici di un cerchio ristretto di comando della divinità ed è quella che si rivelò ad Abramo, Isacco, e poi a Giacobbe che lo elesse Israele!
Se torniamo a quei primi versetti con cui inizia il libro della Genesi:

"In principio Dio creò... il cielo e la terra" sembra potersi concludere che il consesso divino, gli "'Elohim" decisero di creare il cielo e la terra, ma è ovviamente da intendere che fu il consesso ristretto "'Elohi" che decise di creare.
Questa differenza fa immaginare che il cerchio ristretto avvertì tutti gli angeli in una seduta plenaria.
Da qui la tradizione della ribellione d'alcuni angeli che non volevano s'attuasse quel progetto in cui l'uomo, temevano, sarebbe stato poi associato al consesso ristretto. (Vedi: midrash "Tempo - Eternità")

Il consesso divino era ovviamente formato da quello che Davide definisce così: "Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e sempre. Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo." (1Cronache 29,10s)
È quella invero la prima volta che si trova nella Bibbia associata la parola Padre a Dio.
La Bibbia nel libro di Giobbe però parla in forma midrashica di figli di Dio nel consesso divino allargato: "Un giorno, i figli di Dio (Elohim ) andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro." (Giobbe 1,6)
In quel libro antichissimo di Giobbe il rapporto tra Dio "'Elohim" ed i componenti del consesso, i suoi "'elohim" è di un padre con i suoi figli, compreso Satana (Giobbe 1,6 e 2,1).

I figli di Dio plaudivano al momento della creazione: "Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio ?" (Giobbe 38,6s)
La "pietra angolare" "'aben pinnatah" della creazione ci parla di un figlio "ben" particolare, l'Unigenito .
È questi il "principe di Dio" e se ne trova traccia in quel primo versetto della Genesi nella parola tradotta con " In principio" che si può anche tradurre "per" un "Principe " avvenne la creazione.
Quel Principe è il Figlio Unigenito , la Pietra angolare, la prima pietra della creazione che fu "originata dal/per il Figlio ."
(Vedi: "L'anima del creato e la pietra angolare")

Dio per creare "disse" , quindi creò con la parola, e questa è proprio Lui il Principe, il Verbo, la Parola: "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui." (Colossesi 1,16)
Ciò l'ha fatto su mandato del Padre e con amore come ricorda il Salmo nel libro di Giuditta "Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e tutte le cose furono fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e nessuno può resistere alla tua voce." (Giuditta 16,14)
In quei primi due versetti del Genesi si trova, infatti, anche la "Ruah", lo Spirito di Dio, che aleggiava sulle acque.
Il cristiano che crede nella SS. Trinità (di cui per primo parlò Tertulliano nel II secolo, definita come articolo di fede al primo concilio di Nicea - 325) la trova in "'Elohi" che è "il consiglio della corona", l'insieme del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Il Padre volontà creatrice, la Parola la mano che forma e la madre il caldo alito dello Spirito che rende perfetti.

È da segnalare poi un altro termine, per indicare Dio che nella Torah è un singolare poetico: "'Eloah" .
In questo modo si trova solo 2 volte nei versetti Deuteronomio 32,15 e 32,17 quando è detto: "Giacobbe ha mangiato e si è saziato, sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza... Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio ..."
È poi usato in special modo nel libro di Giobbe, circa 40 volte.
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