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L'ESPERIENZA DI GIACOBBE - ISRAELE
Giacobbe non era il primogenito.
Il Signore però aveva profetizzato a Rebecca: "Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo." (Genesi 25,23)
Perché?
Il primogenito era Esaù, gemello di Giacobbe.
Esaù, apprendiamo, era un cacciatore, un uomo della steppa.
Giacobbe invece era un uomo tranquillo.
Così pare descriverli la traduzione in italiano del libro della Genesi in 25,24-28: "Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco, due gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessanta anni quando essi nacquero. I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe."
Dalla descrizione "Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo" chi conosce la cosmogonia egizia comprende che si tende di avvicinare l'immagine di Esaù a quella del "cattivo" dio Seth della teogonia menphita, rappresentato come sciacallo o capra, quindi peloso, figlio di Geb, la terra, principio maschile, e di Nut, il cielo, principio femminile, nemico mortale del fratello Osiride.
Seth era il Signore del deserto, adorato dai carovanieri che si spostavano tra un'oasi e l'altra ed era detto il "Rosso", simboleggiava l'aridità del deserto, e per la sua possanza, era il dio della guerra.
Dal testo in ebraico poi si colgono alcune sfumature.
Andiamo più a fondo nel versetto 27 che appunto recita: "I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende."
Esaù "abile nella caccia, un uomo della steppa", anche se in italiano non si nota, nel testo ebraico appare due volte la parola "uomo" "'ish"
.
La traduzione precisa, infatti, sarebbe "uomo che conosce la caccia, uomo della steppa".
Siccome le parole della Bibbia sono pesate e qui pesano come macigni, se ne conclude che Esaù era "un uomo doppio"!
La parola
"shaddah" "campagna-steppa", spezzando la parola e col significato delle lettere, considerato che il bi-letterale
significa "demonio", ci fa poi pensare che Esaù si comportava da demonio
e ci stava assieme quando usciva
di casa.
Suggerisce l'idea di un uomo falso che appariva al padre in un modo diverso di quanto veramente era.
Piaceva al padre per la cacciagione che procurava... ma la madre Rebecca l'aveva capito!
(Vedi: il paragrafo "Esaù e Giacobbe - Genesi capitolo 25" in "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")
Era Esaù schiavo del demonio e... non si possono servire due padroni.
Non si può in contemporanea avere lo spirito di Dio e del demonio.
Per questo nella preveggenza di Dio ci fu quella profezia prima della nascita a Rebecca... e Rebecca meditava evidentemente tutto ciò nel suo cuore.
Giacobbe, invece, era "uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende".
In questa descrizione si trova una sola volta la parola uomo; quindi uomo tutto di un pezzo, poi, più che tranquillo
direi "integro" (l'ebraico consente anche questa traduzione).
Quel poi "dimorava sotto le tende" porta ad un'altra considerazione.
Tende "'ahalim"
parola che è l'anagramma di 'Elohim
.
Uno stava col demonio e uno con Dio.
Questo è il motivo di fondo che può spiegare la vera causa dell'elezione di Giacobbe che, per vie traverse, ma comunque per volontà di Dio, ottenne la benedizione irrevocabile della primogenitura dal padre Isacco.
La madre ebbe un grande ruolo in questa fase.
Ciò porta a guardare con interesse il nome delle madri dei patriarchi:
- di Abramo non è detto;
- d'Isacco, Sara
"un principe uscirà";
- di Giacobbe, Rebecca
"una moltitudine
verserà
nel mondo
".
Da Giacobbe verrà il popolo di Dio, Israele!
Un padre Abramo, un figlio Isacco, un popolo Israele, frutto di un amore che li supera.
Esaù invece odiò Giacobbe e rattristò il padre e la madre.
Si legge, infatti, al capitolo 26 della Genesi: "Quando Esaù ebbe quaranta anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri l'Hittita, e Basemat, figlia di Elon l'Hittita. Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca." (Genesi 26,34)
D'altronde dice la Torah: "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice..." (Deuteronomio 5,16)
Lui Esaù era un uomo doppio e prese due mogli!
Giudit
e Basemat
,
nomi profetici che ci dicono il primo "il Signore
impedì
che fosse
scelto
"
e il secondo "dalla sua casa
il Nome
terminò
".
Altrettanto interessante è seguire nel libro della Genesi le vicende del termine "ruach" "Spirito"
,
femminile in ebraico.
Questo, Spirito, vento, soffio, alito, anima, s'è trovato:
- nel preambolo della creazione Genesi 1,2;
- come brezza/vento del giorno nella cacciata dall'Eden in Genesi 3,8;
- ancora nel racconto del diluvio Genesi 6,3-17 e 7,15-22;
- lo stesso termine si ripresenta anche, pur se nella traduzione non si nota, in quel versetto 26,34 su Esaù e precisamente in quella "intima amarezza" che in ebraico è "amarezza
di Spirito
".
Si conclude che Esaù rattristò ed amareggiò, non solo i genitori, ma anche lo Spirito Santo che era in lui, lo Spirito del Signore; infatti, "Spirito"
"nel corpo
si porta
racchiuso
".
Giacobbe invece non lo rattristò ma fece la sua volontà.
È da sottolineare che nella storia dei patriarchi, che si sviluppa nel libro della Genesi, l'unico che nei capitoli che lo riguardano ha un riferimento al
"ruach" lo spirito, chiaro riferimento allo Spirito del Signore è il patriarca Giacobbe.
Questi si rianimò, rivisse, rinverdì
come fosse primavera.
È scritto, infatti: "Quando però essi gli riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò." (Genesi 45,27) ed in ebraico la parte finale in grassetto ha queste lettere:
La parola
se si spezza ci dice di un Padre
e di Iah
,
ma Iah sono le prime due lettere di IHWH, il Signore, che così definito con quelle due lettere si trova più volte nei testi sacri, in special modo nei Salmi.
In quelle poche lettere ebraiche sopra riportate si trovano associati lo Spirito che è Santo
,
Padre
e Signore IH
col patriarca Giacobbe
,
come a confermare che questi ebbe pieno conto delle tre figure divine.
Da Giacobbe nacquero i capostipiti delle 12 tribù che portarono la benedizione di Abramo, da cui venne poi il popolo d'Israele in cui agirà lo Spirito del Signore.
Si pensi ad esempio che proprio a Giuseppe, figlio di Giacobbe, richiamato in quel versetto Genesi 45,27, ma figura del buon pastore, è il primo uomo che nella Bibbia viene riconosciuto, ed addirittura dal faraone la pienezza dello Spirito Santo; infatti: "Il faraone disse ai ministri: Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?" (Genesi 41,38)
Questa benedizione di Abramo passo ad Isacco e da questi a Giacobbe dopo che con Rebecca s'era disgustato di Esaù che aveva preso per mogli quelle straniere, infatti: "Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea di popoli. Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei stato forestiero, che Dio ha dato ad Abramo". (Genesi 28,3)
Sui due figli di Rebecca dice San Paolo nella lettera ai Romani: "...quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama - e fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù." (Romani 9,11-13)
L'elezione avviene per grazia e non per le opere, ed Esaù
in ebraico ha le stesse lettere del verbo "fare, operare".
La grazia è un dono, è il dono dello Spirito Santo e Giacobbe è l'uomo che rappresenta l'elezione.
È così che ricordare Giacobbe porta a meditare sulla sua storia.
È questi il patriarca in cui operò in modo particolare lo Spirito, in quanto accettò il dono dello Spirito Santo che lo trasformò in Israele.