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ATTESA DEL MESSIA...

 
CALEB FIGLIO DI IEFUNNE, LO SCOUT AMICO DI GIOSUÈ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

I 12 ESPLORATORI
Per 15 volte la Tenak o Bibbia ebraica ripete "Caleb figlio di Iefunne", "Kaleb ben Iefunne", , e di queste citazioni ben 8 sono nella Torah o Pentateuco, come a dire, non confondetevi, chi ora interessa è questo Caleb preciso. (Kaleb figlio di Iefunne è citato anche nel libro deuterocanonico del Siracide)
È da ricordare che i testi delle Sacre Scritture, ancora ai tempi di Gesù, non avevano segni di vocalizzazione e che le tre lettere consonanti , che si possono leggere "Kaleb", hanno anche diversa vocalizzazione.
Se tali consonanti, come è anche possibile, si leggessero "koeloeb", significherebbero "cane" che, nella civiltà occidentale se pure è animale fedele e amico dell'uomo, nell'immaginario ebraico evoca idee molto lontane dalla figura del Caleb figlio di Iefunne.
Un cane - insegna la tradizione ebraica prendendo spunto da "Come il cane torna al suo vomito, così lo stolto ripete le sue stoltezze" (Proverbi 26,11) - ritorna sui propri escrementi, così come un pazzo alla sua follia.
Il cane peraltro è un animale impuro e secondo Rashì, grande rabbino del medioevo, osserva: quando si parla di animali impuri che "camminano sulle proprie mani" - "kol holekh 'al kappaw" il riferimento è a cani, gatti e orsi. (Waikra 11:26)
Il termine "koeloeb" cioè cane era peraltro usato per definire gli infedeli, ed evoca gente ostile.
Al riguardo si pensi:
  • a quando Israele esce dall'Egitto: "Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l'Egitto e Israele." (Esodo 11,7)
  • al Salmo 22,17 "Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi..."
  • al Vangelo "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci..." (Matteo 7,6a); cioè non sprecate i vostri tesori con chi non li accetterebbe e li irride, infatti, cani e porci erano normali epiteti per gli stranieri.
Il Caleb di cui s'intende parlare, invece, fu un ebreo, della tribù di Giuda, forte coraggioso e pieno di fede.
Per questo forse si dice che "kaleb" in ebraico voglia dire baldo, impetuoso, come pare essere il carattere del nostro Caleb, però tale significato nel vocabolario dei termini usati nella Bibbia non si trova e penso che sia entrato nel parlare ebraico perché Caleb è figura celebre, un eroe nazionale!

Si trova che Iefunne, il padre di Caleb, era un Chenizeo "...Caleb, figlio di Iefunne, il Chenizeo..." (Numeri 32,12 e Giosuè 14,6 e 14,14)
Evidentemente un loro antenato importante era uno che si chiamava Chenaz, da cui viene Chenizeo, perciò quel nome rimase in famiglia.
Un nipote di Caleb, infatti, ebbe il nome di questo Chenaz: "I figli di Caleb, figlio di Iefunne, furono: Iru, Ela e Naam, i figli di Ela: Chenaz." (1Cronache 4,15)
I Chenizei sono i discendenti di un primo Chenez figlio di Elifaz "Questi sono i capi dei figli di Esaù: figli di Elifaz, primogenito di Esaù: il capo Teman, il capo Omar, il capo Sefo, il capo Chenaz" (Genesi 36,15) che abitavano nel territorio promesso a Abramo.
Si scopre poi che anche un fratello minore di Caleb, che è da ritenere anche lui figlio di Iefunne, si chiamava Chenaz: "Allora Otniel figlio di Chenaz, fratello di Caleb, la conquistò, e Caleb gli diede in moglie sua figlia Acsa." (Giosuè 15,17 e Giudici 1,13)
Questo Otniel, nipote di Caleb fu anche lui un personaggio celebre, in quanto fu il primo dei 12 giudici di cui parla il libro dei Giudici "Poi gli Israeliti gridarono al Signore, e il Signore suscitò loro un liberatore, Otniel, figlio di Chenaz, fratello minore di Caleb, ed egli li liberò." (Giudici 3,9)

La prima volta che si trova "Caleb figlio di Iefunne" è nella Torah, nel libro dei Numeri, quando Mosè invia gli esploratori in avanscoperta nella terra promessa secondo l'ordine del Signore.

"Il Signore disse a Mosè: Manda uomini a esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti dei loro capi. Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi degli Israeliti. Questi erano i loro nomi:
  • per la tribù di Ruben, Sammua figlio di Zaccur;
  • per la tribù di Simeone, Safat figlio di Cori;
  • per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne;
  • per la tribù di Issacar, Igheal figlio di Giuseppe;
  • per la tribù di Efraim, Osea figlio di Nun;
  • per la tribù di Beniamino, Palti figlio di Rafu;
  • per la tribù di Zàbulon, Gaddiel figlio di Sodi;
  • per la tribù di Giuseppe, cioè per la tribù di Manàsse, Gaddi figlio di Susi;
  • per la tribù di Dan, Ammiel figlio di Ghemalli;
  • per la tribù di Aser, Setur figlio di Michele;
  • per la tribù di Nèftali, Nacbi figlio di Vofsi;
  • per la tribù di Gad, Gheuel figlio di Machi.
Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè." (Numeri 13,1-16)

I nomi sono tutti un programma di salvezza e d'esito fortunato per l'impresa.
I padri delle tribù scelsero bene chi inviare, tutti tra i capi, ma anche il nome certamente dovette influire.
Leggo alcuni di quei 12 nomi anche con l'uso dei significati grafici delle singole lettere fissati in "Parlano le lettere":
  • Sammua "per il Nome si porterà a vedere ";
  • Safat "giudice, principe, aver ragione"
  • Caleb, "retto di cuore ", "tutti vi abiteranno ";
  • Igheal "riscatterà";
  • Osea poi detto Giosuè , "Il Signore è salvezza";
  • Palti "salvati";
  • Gaddiel "capretto di Dio ", "fortuna sarà con Dio ";
  • Gaddi "fortuna sarà ";
  • Ammiel "del popolo è di Dio ";
  • Setur "in giro investigherà ";
  • Nacbi "guiderà () dentro per starvi ";
  • Gheuel "a magnificare () lo porterà Dio ".
Sotto la scelta dei nomi, quindi, la squadre pare perfetta.

Dal normale punto di vista umano una squadra di persone d'estrazione varia - si pensi questi 12 uomini sono di 12 tribù diverse - prima d'essere inviati in una azione, tanto più se la si considera di tipo bellico o comunque di spionaggio, debbono venire tra loro ben amalgamati per conoscersi bene e per capire i punti deboli gli uni degli altri; è opportuno cioè che siano addestrati ed esercitati ad ogni tipo d'evenienza che dovessero incontrare e definire un piano.
Il Signore non lo ritiene però necessario, occorre solo che veramente siano del Suo popolo Israele e per di più "siano tutti dei loro capi", perciò debbono conoscere il Signore, e soprattutto fidarsi di Lui, ciò basta.

È subito da notare che il versetto iniziale rivela la volontà del Signore: "...esplorare il paese di Canaan", ma non è da dimenticare che aggiunge "che sto per dare agli Israeliti."
L'intenzione è chiara, il Signore è pronto a consegnare agli Israeliti il paese di Canaan; dipende ora solo da loro l'ottenerlo.
È un dono che va tolto dalla carta.
Debbono solo esplorarlo "weiaturò" dal radicale per spiare, esplorare, ma anche investigare, ricercare e trovare, insomma, vedere se gli piace, apprezzarla per desiderarla ancora di più.
Se quella terra è secondo le loro aspettative la consegnerà loro.
È evidente che velato in quel c'è sottintesa la parola Torah e che il risultato di conseguire la vera Terra Promessa è esplorando, applicandola, la Torah!

"Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro: "Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana e osserverete che paese sia, che popolo l'abiti, se forte o debole, se poco o molto numeroso; come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati; come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese. Era il tempo in cui cominciava a maturare l'uva." (Numeri 13,17-20)

Questo fu il mandato di Mosè, osservare e a fotografare con gli occhi.
Li mandò ad esplorare , onde "indicazioni portassero in testa ".
Debbono entrare da sud, dal deserto meridionale della terra di Canaan, il Negheb, ed entrare nella terra che abitò Abramo; era tempo di vendemmia, l'uva era matura.
Tra tante cose da guardare viene data importanza all'uva!
Nota importante per sottolineare che era tutto pronto e il tempo era giusto, perché il Signore la donasse e, si vuole così rappresentare la terra promessa come il paradiso terrestre.
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