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L'UNIONE MISTICA
Nel mondo biblico dell'Antico Testamento il contatto con la divinità avveniva attraverso teofanie, apparizioni d'angeli a persone particolari, a patriarchi - Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe - in genere a profeti e spesso con sogni nel sonno.
Questo, simile alla morte per certi versi, è un modo che fa uscire l'uomo dalla realtà ove con gli occhi fisici siamo sempre nel dubbio e pur se li teniamo aperti andiamo pur sempre a tastoni nelle realtà che ci superano.
Il profeta per antonomasia è Mosè a cui Dio si manifestò con continuità per almeno 40 anni dopo la teofania del roveto ardente.
Quella di Mosè fu una esperienza di contemplazione del Santo, misteriosa in greco "mystikòs", quindi mistica.
Quanto Mosè ha comunicato con i Sacri Scritti della Torah che la tradizione gli attribuisce non è inteso però a far percepire l'esperienza personale che riceveva in quei contatti, perché oggettivamente incomunicabile, come del resto è ineffabile lo stesso Nome di Dio.
Scrive Ezra di Gerona, qabalista del XIII secolo: "Il Giusto eleva la sua anima incontaminata e pura alla santa anima superiore, essa si unisce ("hityached" da "'ached" = Uno) con quella e conosce le cose future."
Quanto profetizza il profeta è, quindi, espressione di quanto ricevuto in tale unione e questa è l'unione mistica.
Nell'anima, allora, come in uno specchio, si riflettono realtà superiori.
In ciò paiono trovarsi idee platoniche rivisitate.
Nel Simposio di Platone, alla fine del discorso che Socrate fa sull'Eros fa riferimento a quel momento della vita "che più di ogni altro merita di essere vissuto", in cui si contempla il Bello-in-sé, e ci si sente pronti "pur di vedere l' amato e stare sempre insieme a lui, a non mangiare e bere se fosse possibile, ma contemplarlo solo e stare con lui" e in cui diventiamo immortali.
Plotino nelle Enneadi propone: "Questo è il fine dell' Anima: aver contatto con la luce di Lui e vedere la luce con la luce, ma non con la luce di qualcosa altro. Egli infatti è la stessa luce grazie alla quale essa può vedere... Ma come può avvenire questo? Spogliati di tutto!"
Di fatto idee del genere sono estraibili anche dal libro deutero canonico della Sapienza, che come espediente letterario è attribuito a Salomone, ma che è databile alla fine del 1° secolo a.C..
Queste realtà superiori donano, infatti, all'uomo la "Sapienza" espressione comunicata di Dio.
Riguardo a questa il libro della Sapienza dice:
"In essa c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra. È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti." (Sapienza 7,22-27)
Se l'unione è completa è vinta totalmente l'inclinazione al male.
Ogni uomo è chiamato a questa unione e vi tende inconsapevolmente.
San Paolo riconosce un'esperienza del genere nella conversione, moto spontaneo di un'anima per aderire alla verità del Cristo:
"Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore." (2Corinzi 3,15-18)
Quel velo è l'incomunicabilità dell'esperienza che può essere solo personale e che si attua per azione dello Spirito.
Questa adesione è in grado di togliere gli effetti del peccato originale, cioè l'inclinazione cattiva.
L'unione mistica diviene completa per tutti dopo la vita terrena, quando l'anima si unisce con Dio per sempre: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è." (1Giovanni 3,2)