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LA SETTIMANA DELLA CREAZIONE
Forse non tutti sanno od hanno realizzato che il tempo attuale è di fatto nell'ambito del VII giorno della "creazione", corrispondente al sabato di quei "giorni" particolari di cui alla sintetica descrizione contenuta nella Bibbia al Capitolo 1 e nei primi quattro versetti del Capitolo 2 del libro del Genesi.
L'uomo, creato nel VI giorno, cioè nel venerdì della creazione, è pellegrino sulla terra in questo "oggi", ove "col sudore del tuo volto mangerai il pane" (Genesi 3,19), ed attende l'VIII giorno della Domenica eterna.
L'aurora che ha sancito l'arrivo del VII giorno della creazione per l'autore sacro fu quando Dio liberò Israele dall'Egitto.
(Vedi: "La durata della creazione")
La prima Pasqua ebraica fu un giorno di riposo e d'attesa e di fatto è da ritenere che avvenne perciò di sabato, il primo sabato celebrato come tale dagli ebrei prima dell'uscita dall'Egitto, celebrato senza che vi fosse ancora la prescrizione del rituale, ma questo evento è comunque, come vedremo, la base del rituale stesso.
Il giorno dell'uscita, con riferimento ai giorni della settimana, così è da ritenere il primo giorno di un nuovo tempo, una domenica, giorno successivo a quello della prima Pasqua, infatti: "Il giorno dopo la Pasqua, gli Israeliti uscirono a mano alzata, alla vista di tutti gli Egiziani, mentre gli Egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti tra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dèi. Gli Israeliti partirono dunque da Ramses e si accamparono a Succot." (Esodo 33,3b-5)
Quando nel libro dell'Esodo relativamente all'arrivo al Sinai si legge: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, proprio in questo giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai" (Esodo 19,1) se ne deduce che anche quel giorno era domenica.
I saggi d'Israele, si domandarono: perché dice proprio in questo giorno?
A quei tempi non c'era ancora il decalogo e la prescrizione del riposo!
Ed argomentarono che il giorno della consegna della Torah non potrà mai divenire passato e che ogni volta che s'ascolta o è proclamata questa parola è come se s'ascoltasse con Mosè al Sinai.
Ci fu poi la consegna della Torah, evento che con la teofania ed i suoi lati luminosi è da ritenere il segnale dell'alba del nuovo giorno, il VII giorno, l'oggi in cui viviamo.
Rabbi Eliezier ben Iacov, infatti, osservò che pur se erano trascorsi 40 anni dalla consegna della Torah in Deuteronomio 27,9 è detto: "Oggi sei divenuto il popolo del Signore tuo Dio".
Lo, stesso dicono i saggi ebrei del giorno della Pasqua in cui ognuno deve sentirsi in un oggi in cui anche lui è uscito dalla schiavitù d'Egitto.
San Paolo nella lettera agli Ebrei ricorda il Salmo 95: "Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori."
Gli uomini, infatti nel VI giorno non sentirono o non vollero sentire più la voce di Dio, ma sostiene il Nuovo e l'Antico Testamento che in questo oggi, in tutto il VII giorno, tale voce è sempre a disposizione per chi vuole ascoltarla.
Questo oggi sottende tutto il periodo della storia della salvezza che in questo VII giorno della creazione sta trascorrendo come un unico presente atto e prepara l'uomo al salto nell'eternità dell'VIII giorno.
L'umanità nata nel VI dei giorni della creazione, quando sopraggiungerà al III giorno della sua nascita, cioè al momento di sigillo, di fine, tra il VII e l'VIII periodo, attende la risurrezione dallo stato di morte in cui s'è posta col tentativo d'essere indipendente da Dio.
La Bibbia, quale parola di Dio che è d'aiuto all'uomo per vivere cercando la Sua volontà, fa intravedere l'idea che fin dai primi tempi, finito il giorno della ribellione, Dio cominciò a tessere il recupero dell'uomo.
Fu allora chiara la richiesta per il popolo di Dio d'un giorno a Lui dedicato e questo giorno fu proprio il VII della settimana, figura de VII della creazione che appunto si sta dispiegando e prepara il dilatarsi fino all'eternità.
Certo è che l'dea d'eternità è schematizzata nell'immaginario biblico in un giorno di solo presente, in definitiva un oggi eterno, una festa di matrimonio col Signore.
(Vedi: "Tempo-eternità")
Seguendo le tracce nella Bibbia e nelle tradizioni delle religione monoteiste che si rifanno ad Abramo, il padre nella fede, si può constatare come questa iniziale idea in effetti sia stata pervicacemente perseguita.
Più l'idea e la fede nel Dio unico creatore del cielo e della terra, negata di fatto dall'umanità del VI giorno, ma ripropostasi in questo VII giorno con la rivelazione del Sinai dilaga nel mondo, più s'affretta la venuta del giorno del Signore.
Un segnale, e nel contempo indice chiaro di questo progresso, è quanto l'uomo riesce nella storia a svincolarsi dall'opera delle proprie mani, affrancandosi dal lavoro sentito e subito come pena.
Il positivo risultato di conseguenza rivela quanto l'uomo stesso è disposto a lasciare del proprio tempo a Dio, visto che per chi crede nella vita eterna, tutto "il tempo" sarà poi con Lui.
Ovviamente il sentire come pena il lavoro è conseguenza del peccato degli uomini sugli altri uomini, mentre è esperienza che l'operoso servizio appaga gli spiriti nobili.
La liberazione dal lavoro spesso non è però dall'uomo interpretata come un essere affrancati dal tempo e l'entrare nel tempo di Dio che è l'Eternità, ma è il disperdersi in mille rigagnoli, alla ricerca di una felicità transitoria e caduca, pur se mai si riuscisse a coglierla, che lascia solo la bocca amara e l'idea d'aver perso tempo.