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COMPORTAMENTI RELIGIOSI PRIMA DELLA TORAH
FESTE

Va da se che per tali popolazioni nomadi, dedite alla pastorizia e che per baratto trovavano altri tipi di derrate, la vita era scandita dai solstizi e dagli equinozi, in pratica dai cambiamenti delle stagioni.
Tali momenti solari, erano facilmente individuabili seguendo negli anni l'evolversi dell'ombra d'un bastone.
Per scandire il tempo tra quei momenti fondamentali si affidavano alle fasi lunari con cui fissavano i tempi più utili per l'accoppiamento e la tosatura degli animali e legato a tali fasi, infatti, è il mese lunare che dura 29 giorni, 7 ore, 43 minuti e 13 secondi.
I popoli dell'area medio orientale, ivi compresi gli abitanti del paese di Canaan, festeggiavano in particolare i noviluni.
Nella durata approssimata del mese solare è poi da individuare la scelta del periodo temporale d'una settimana, in quanto 7 giorni sono circa 1/4 del mese pari ad una fase lunare.
Per i primi 2 mesi dell'anno così scandito, cioè per le prime 8 settimane (a cui seguirà poi la "Festa delle settimane", del covone, o pentecoste, cioè al 50 giorno dopo la Pasqua, e 64 giorni dopo la luna nuova di primavera, con luna al 1° quarto) le fasi lunari hanno scorrimenti contenuti (minori ad 1/3 di fase) ed a fine settimana sono riconoscibili, senza passare ancora ad una fase successiva.
Poi, durante l'anno gli scorrimenti crescono e le inevitabili differenze, allora, erano conguagliate a fine ciclo solare, prima della primavera, con un mese aggiuntivo, il 13° (2° Adar).
In questo modo l'anno lunare risultava di 28x13 = 364 giorni.
Dopo l'uscita dall'Egitto, un giorno veniva forse aggiunto nel 50° giorno dopo la Pasqua che era la festa delle settimane, in cui c'era santa convocazione e cessazione da ogni lavoro, come nel giorno precedente che era sabato, e ciò poteva riaggiustare un po' la coincidenza con le fasi lunare nei primi mesi.
La settimana come periodo di tempo ciclico, regolare e costante di sette giorni dipende così dal calendario luni-solare.
La settimana ebraica si trasferì dunque con le variazioni citate in quella cristiana, che a Roma si fuse con quella astrologica.
Il nome ebraico dei giorni ruota attorno al Sabato che è l'unico giorno speciale come nome che sarebbe il giorno settimo.
La nostra Domenica è il giorno primo "rishon".
Lunedì, da Luna, è il giorno secondo "shenì".
Martedì, da Marte è il giorno terzo "shilshi".
Mercoledì, da Mercurio, è il giorno quarto "revi'i".
Giovedì, da Giove, è il giorno cinque "hamishhi".
Venerdì, da Venere, è il giorno sesto "shishi".
I vari giorni, così, per gli ebrei non avevano nomi particolari ed erano indicati solo con il numero, salvo il settimo che fu chiamato sabato; in ebraico sette è "sheb'a" e "sheb'ah" mentre sabato è "Shabbat" .
Il triolo , ma con lettera "Sin" anziché "Shin", sono il radicale di essere sazio, saziarsi da cui "ricco, sazio, pieno, sazietà e pienezza", mentre con la lettera Shin quello è il radicale di "giurare".
Sette "sheb'ah" e sabato "Shabbat" hanno in comune le prime due lettere che sono in pratica il radicale di "condurre in esilio", onde se si divide dividere = + si ottiene "il condursi in esilio finirà", idea che serve a comprendere meglio il segno del sabato.
Dice, infatti, il libro dell'Esodo al 31,7 sul giorno del sabato "Questo è un segno" e segno, secondo le lettere ebraiche è .
"L'esilio finisce" è foriero dell'ultimo giorno dell'umanità, quando "...il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore."
Ai tempi dei patriarchi attendevano di festeggiare il risveglio della natura il giorno della prima luna piena di primavera che chiamavano 14, cioè due settimane dopo della luna nuova, da cui partiva il primo mese dell'anno agricolo, detto d'Abib e poi di Nisan.
Solo più tardi l'inizio dell'anno del calendario Ro'ash ha shanah fu fissato al 1° del settimo mese ebraico Tishri, il mese di Etanim cananeo (2 Re 8,2), in autunno tra metà settembre-metà ottobre dei nostri mesi.
In questo mese, originariamente il decimo giorno (Numeri 29,1-6 e Levitico 23,23-25) era quello dell'espiazione - Jom Kippur - e poi la Festa delle Capanne Sukkot che durava otto giorni a partire dal 15 del mese (Levitico 23,33-44).
(Vedi: "Le Feste Ebraiche della venuta del Messia")

Le popolazioni circostanti alla terra di Canaan avevano anch'esse culti lunari; là, infatti, da quei popoli semitici erano celebrate feste in occasione delle lune nuove e delle lune piene.
Cosicché la suddivisione del tempo in periodi di sette giorni è da cercare più in Asia Minore che in Egitto, in quanto qui i mesi erano di 30 giorni divisi in tre decadi e con mese aggiuntivo di 5 giorni.
Ad alcuni commentatori pare di trovare un cenno di tale residuo ricordo in Genesi 24,55, Esodo 12,3 ed in Levitico 16,29; 23,27 e 25,9.
Staccarsi da tale culto, rafforzare la coesione familiare e sancire così una facile ed utile misura del tempo sono valide concause per fissare una festa regolare settimanale aggiungendo alle feste delle lune nuove e delle lune piene quelle intermedie del 1° e del penultimo quarto.
Per pastori nomadi, la cui vita è strettamente connessa alle attività giornaliere di pascolare ed abbeverare le greggi, doveva essere ben forte la motivazione che li portò ad astenersi da quelle attività un giorno dopo 6 di lavoro.
Per quei clan, tra l'altro, era necessaria una forte coesione che doveva rinsaldarsi con riunioni fisse periodiche, occasioni di crescita sociale e familiare con una spontanea festa di famiglia, felici per il ricongiungimento con le spose da parte dei figli, servi e schiavi che portavano i prodotti all'accampamento base con le necessarie notizie d'avvisaglie d'eventuali pericoli.
I patriarchi e i capi famiglia coglievano così l'occasione di rinsaldare oltre che i rapporti anche la propria autorità.
Chi era andato con le greggi sino a tre giorni di cammino dalla base (come vedremo d'una distanza del genere v'è traccia nel racconto dell'uscita dall'Egitto), tornava, e il ritrovarsi assieme era occasione per ringraziare Dio e, di certo, in tale occasione erano a raccontarsi quanto accaduto, i pericoli evitati o superati.
Da ciò a considerare sacri per motivi religiosi tali feste il passo fu breve.
Certamente tale usanza che era dei patriarchi, quando gli ebrei furono in Egitto rimase retaggio solo di residui gruppi di pastori, che divennero una minoranza, in quanto i più, nei 430 anni di permanenza in Egitto, s'erano integrati nelle molteplici attività ed erano stati poi condizionati dai lavori obbligatori in favore del faraone.
L'esigenza di feste settimanali ridivenne però attuale dopo l'uscita dall'Egitto.
Oltre la festa di Pasqua sono da ricordare le feste della luna nuova, all'inizio dei mesi, "neomenie" o "noviluni" per le quali nel Pentateuco furono poi inserite prescrizioni particolari, come in Numeri 10,10; 28,11-15; 29,1-6, e ne parlano Ezechiele 46,6s, Neemia 10,34 ed anche Isaia 1,13, Amos 8,5 e Osea 2,13.
Ve n'è anche traccia nei libri storici antichi 1 Samuele 20,5-24 e le ricorda S.Paolo nella lettera ai Colossesi 2,16.
È questo lo scenario su cui s' innestò il comandamento del sabato.

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