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IL FINE SETTIMANA
DONO D'ANTICIPO D'ETERNITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 

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I GIORNI SONO SACRI »
COMPORTAMENTI RELIGIOSI PRIMA DELLA TORAH - OFFERTE, ALTARI, SACRIFICI »
COMPORTAMENTI RELIGIOSI PRIMA DELLA TORAH - FESTE »
IL SETTIMO GIORNO - L'ISTITUZIONE DEI PRIMI SABATI »
IL SETTIMO GIORNO - LA MANNA »

IL SETTIMO GIORNO - RIPOSO E AZIONE
Torniamo alla festa della luna piena di primavera che sanciva l'uscita dall'inverno e la fecondità delle greggi.
La prima volta che si trova la parola festa nella Torah, cioè nei 5 libri del Pentateuco, è nel libro dell'Esodo.
Quando il Signore si rivelò al roveto ardente, istruito Mosè sulla missione che gli dava e su come comportarsi, gli aveva detto: "...tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, ci si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio."(Esodo 3,18)
Mosè ed Aronne, incontratisi nel deserto al monte di Dio, dove Aronne s'era diretto per comando del Signore, tornati in Egitto, adunati gli anziani degli Israeliti che ebbero a credere alle parole ed ai segni, subito dopo annunziarono al faraone: "...Dice il Signore, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!" (Esodo 5,1b)
La richiesta di questa festa, che intendevano celebrare nel deserto a tre giorni di cammino, fu ripetuta al faraone in occasione dell'annuncio di sei su dieci delle piaghe che gli furono annunciate.
Tre giorni di cammino: un giorno per la festa e tre giorni di cammino per il ritorno, sarebbe stata una settimana.
Questi tre giorni di cammino erano da contare dal confine d'Egitto e, per chi abitava nella zona orientale del delta del Nilo, vale a dire la terra di Gosen, il confine più vicino era sulla via dei Filistei a Migdol, ove sulla strada esisteva una porta fortificata con una torre.
Probabilmente volevano andare Elim dove c'era un'oasi e dove poi, in effetti, andarono dopo il miracolo dell'apertura del Mar Rosso.
Il Capitolo 33 del libro dei Numeri anche tale riguardo è prezioso, in quanto vi è detto che gli Israeliti, partiti da Ramses "...accampatisi davanti a Migdol. Partirono da Pi-Achirot, attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etam e si accamparono a Mara. Partirono da Mara e giunsero ad Elim, ad Elim c'erano dodici sorgenti d'acqua e settanta palme; qui si accamparono." (Numeri 33,7b-9; Esodo 15,22-27)
Sono, in effetti, quattro giorni, ma è da considerare che se avessero camminato per la via normale non avrebbero fatto la deviazione d'una giornata per attraversare il Mar Rosso il che rafforza l'idea che uscirono i primogeniti armati e il popolo e che si separarono in due gruppi e là ai laghi Amari attesero il primo gruppo.
(Vedi: "La risurrezione dei primogeniti")
Di fatto, poi, quando ci fu il momento della liberazione dopo la 10° piaga, raggiunsero Elim e lì si riposarono nell'oasi.
Era l'8° giorno dalla prima Pasqua; era sabato, ma ancora non c'era l'istituzione, comunque si riposarono!
Questa è la ricostruzione dal combinato del racconto delle tappe tratte dall'Esodo e Numeri:

  • il 14 di Nisan, Pasqua del Signore, stettero fermi, riposo;
  • il 15 di Nisan, 1° giorno, uscirono dall'Egitto da Ramses e fecero tappa a Succot (Numeri 33,3);
  • 2° giorno, da Succot fecero tappa a Etam, estremità del deserto (in Numeri 33,6b è detto che camminarono tre giorni nel deserto, questi sono da contare da tale estremità che, appunto, è stata messa in evidenza);
  • 3° giorno, da Etam, 1° giorno di cammino nel deserto di Etam, a Pi Achirot davanti a Baal Zefon ed a Migdol;
  • 4° giorno, attraversarono il mare;
  • 5° giorno, 2° giorno di cammino nel deserto di Etam;
  • 6° giorno, 3° giorno di cammino nel deserto, arrivo a Mara, (manca l'acqua);
  • 7° giorno, 4° da Mara all'oasi di Elim;
  • 8° giorno, 9° giorno dopo la Pasqua, riposo nell'oasi di Elim.
Risultano in pratica due riposi in 10 giorni, proprio come pare fosse allora l'uso contemporaneo per gli operai che lavoravano nelle necropoli reali dei Ramseidi a Deir el Medina, abitata da muratori, scalpellini, pittori e scultori con le famiglie.
A quell'epoca il lavoro, infatti, si sviluppava su periodi di dieci giorni.
Da una ricostruzione per la mostra di Palazzo Bricherasio e del Museo Egizio a Torino del 13 febbraio 2003 risulta che "le condizioni del lavoro sono ben conosciute grazie agli Archivi che, giorno dopo giorno, teneva lo scriba della Tomba. L'illuminazione della tomba era la stessa utilizzata nelle case. Gli stoppini imbevuti d'olio e accesi si consumavano lentamente in coppe. Ogni stoppino durava 4 ore e in una giornata di lavoro ne erano necessari due, il che ci permette di calcolare che si lavorava 8 ore al giorno. La settimana lavorativa era di 8 giorni, al termine della quale si avevano due giorni di riposo in cui gli uomini rientravano al villaggio per occuparsi delle proprie tombe e partecipare a feste religiose e profane. Il mese egiziano era di trenta giorni, di cui sei festivi."
Al momento dell'uscita dall'Egitto non essendovi ancora il comando del riposo del sabato i fuoriusciti che portavano via molta mano d'opera egizia rispetta quei criteri di riposo e che la Bibbia abbia tracce di cultura egizia è palese.
(Vedi: ""Tracce di geroglifici nel Pentateuco" articolo in .pdf nella rubrica "Lettere ebraiche e codice Bibbia" e "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici")
Raccontano i saggi della tradizione ebraica che "quando gli Israeliti uscirono dall'Egitto c'erano tra loro alcuni molto debilitati per l'oppressione del fango e dei mattoni perciò quando gli angeli del servizio dissero al Santo, sia benedetto: È giunta l'ora, dà loro la Torah: Il Santo, sia benedetto, rispose: Non si sono ancora ripresi dall'oppressione del fango e dei mattoni; È meglio che riposino per tre mesi a Be'er con la manna e le quaglie, e dopo darò loro la Torah." Quando sarà? Al terzo mese." (Esodo 19,1)
Gli stessi saggi osservano: "Sotto il melo ti ho svegliata (Cantico 8,5b) si riferisce al Sinai. E perché è paragonata al melo? Come il melo produce i suoi frutti nel mese di Sivan (maggio-giugno) anche la Torah fu data nel mese di Sivan. Alcuni si domandano: Perché non sotto un noce o un altro albero qualsiasi? Perché la regola per gli alberi è che diano prima le foglie e poi i frutti, ma il melo produce prima i frutti e poi le foglie. Allo stesso modo gli Israeliti anteposero l'azione all'ascolto, com'è scritto. Lo faremo e lo eseguiremo" (Esodo 24,7)
Il giorno dell'uscita dall'Egitto è da considerare corrispondere al primo giorno di una nuova creazione paragonabile alla creazione della luce del primo giorno, nascita del figlio Israele.
Circa la consegna della manna, occasione per istituire il sabato, il racconto nel libro dell'Esodo inizia dando, appunto, voluti riferimenti di tempo collegati alla prima Pasqua: "Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il 15 del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto" (Esodo 16,1), così, v'arrivarono nel plenilunio successivo alla prima Pasqua.
Nel raccontare anche l'Alleanza sul Sinai il testo dell'Esodo insiste nel far notare la data, quando, i fuoriusciti, partiti da Refidim, s'accamparono sotto il monte, nel deserto del Sinai, proprio di domenica, infatti: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, proprio in questo giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai" (Esodo 19,1); cioè ancora una domenica essendo i mesi basati sulla luna.
Seguendo questa idea della domenica si ha che Mosè (Esodo 19,3-6), il giorno dopo (Lunedì), andò sul monte ed il Signore gli disse (Martedì) di dire agli Israeliti che avrebbe fatto alleanza con loro.
Mosè (Esodo 19,7-8a) riscese, (Mercoledì) convocò gli anziani del popolo ed il popolo accettò e Mosè (Esodo 19,8b-9) risalì (Giovedì) dal Signore e riferì sull'accettazione da parte del popolo.
Il Signore (Venerdì) disse a Mosè (Esodo 19,10-14) di riscendere dal popolo e di far lavare le loro vesti e purificarlo, oggi (Venerdì) e domani (Sabato), perché nel terzo giorno si sarebbe manifestato sul monte e l'avrebbe visto tutto il popolo.
Appunto, al terzo giorno (Domenica), ci fu la teofania sul Sinai (Esodo 19,16ss) e Mosè salì sulla vetta dal monte; sembra così sussistere forte parallelismo con la luce del primo giorno della creazione e con il terzo giorno della risurrezione di Cristo dal sepolcro.
Del pari pare potersi concludere che avvenne di domenica l'entrata del popolo con Giosuè nella terra promessa col prodigioso attraversamento del Giordano.
Nel libro di Giosuè 4,19 è detto che il popolo s'accampò a Galgala il 10 del primo mese, cioè un martedì, e lì, dopo aver circonciso tutti i maschi che non erano stati circoncisi, il 14, che è da considerare sabato, celebrarono la Pasqua; il giorno precedente il 9, perciò, s'erano accampati sulla sponda destra del Giordano ove fecero la cerimonia delle 12 pietre nel Giordano, infatti, c'è un accenno di un accampamento accanto al Giordano (Giosuè 4,8), mentre da lì a Galgala c'era la distanza di una decina di chilometri che avranno fatto con cautela in un giorno di cammino.
Se ne ricava che l'attraversamento vero e proprio avvenne ancora il giorno precedente, l'8 di Nisan che è da considerare una domenica.
La ricostruzione è questa:
  • 1° giorno, domenica, festa della prima luna nuova dell'anno, le spie che erano state inviate nella terra promessa sono ascoltate da Giosuè (Giosuè 2,24);
  • 2° giorno, lunedì, Giosuè fa partire il popolo da Sittim che è in territorio di Moab a più di 10 km sulla sponda sinistra del Giordano e lo portò sulla sponda (Giosuè 3,1a);
  • 3° giorno, martedì, tutto il popolo finisce di accamparsi (Giosuè 3,1a);
  • 4°, 5° e 6° giorno, mercoledì, giovedì e venerdì, i tre giorni di cui in Giosuè 3,2;
  • 7° giorno, sabato; infatti, il libro di Giosuè accenna: "Poi Giosuè disse al popolo: Santificatevi, poiché domani il Signore compirà meraviglie in mezzo a voi." (Giosuè 3,5);
  • 8° giorno, domenica, ci fu attraversamento del Giordano.
L'episodio rimanda a pensare al battesimo di Gesù che avvenne in sostanza allo stesso guado.

Il primo capitolo del Vangelo di Giovanni, com'è noto, vuole espressamente chiamare alla mente il libro della Genesi.
Il suo inizio, infatti, è: "In principio era..." (Giovanni 1,1), ma è anche parallelo a quel testo il fatto che vengono scanditi i giorni.
Altro particolare del Vangelo di Giovanni è che questo, scritto a sinottici esistenti, in pratica li conferma dando però i vari fatti per scontati senza descriverli (ad esempio: istituzione dell'eucaristia che non cita e non nega); anche dell'episodio del battesimo di Gesù il Vangelo di Giovanni ne parla, ma non lo descrive come gli altri.
Leggendo i Vangelo attribuito a Giovanni, che pare essere uno dei due discepoli di Giovanni il Battista che seguirono Gesù, se ne ricava che l'evangelista, non essendo stato testimone oculare del battesimo ne riporta solo quanto lui ha sentito dire dallo stesso Battista.
All'evangelista interessa, infatti, solo recare la testimonianza diretta con un'elaborazione teologica dei fatti, cioè del pensiero meditato d'una comunità cristiana guidata dall'evangelista.
L'episodio del battesimo di Gesù, infatti, è dato per scontato ed avvenuto in un certo preciso giorno, ed a quel giorno si riferisce l'evangelista quando indica "Il giorno dopo..." (Giovanni 1,29) che a prima vista sembra riferito al colloquio del Battista con i sacerdoti ed i leviti mandati da Gerusalemme.
Il tema però è il battesimo di Gesù, ma nel "giorno dopo" non è descritto il battesimo di Gesù e ci sono solo commenti su quel battesimo, dato per avvenuto, perciò, il giorno prima.
Cosicché si ha che, dopo il racconto dei colloquio del Battista con i sacerdoti e i leviti (Giovanni 1,19-28), in:
  • un giorno non indicato, (1° giorno che per il parallelo dei giorni della creazione è da considerare domenica) è avvenuto il battesimo di Gesù, che descritto in modo indiretto nel giorno successivo come evento passato;
  • il giorno dopo (Giovanni 1,29 e s) il Battista, vedendo passare Gesù commenta l'episodio del battesimo (2° giorno lunedì);
  • il giorno dopo (Giovanni 1,35 e s) due discepoli di Giovanni al ripassare di Gesù andarono con Lui (3° giorno martedì);
  • giorno nascosto in Giovanni 1,41, vari manoscritti hanno "Sul far del mattino...", è il giorno in cui Andrea annuncia il Messia al fratello Pietro e lo conduce da Gesù (4° giorno mercoledì);
  • il giorno dopo (Giovanni 1,43 e s) Gesù incontra Filippo e Natanaele e parte per la Galilea (5° giorno giovedì);
  • tre giorni dopo (Giovanni 2,1) nozze di Cana (8° giorno Domenica).
Abbiamo, così, considerato che di domenica ci fu:
  • l'iniziò la creazione;
  • l'uscita dall'Egitto;
  • la consegna della manna;
  • l'arrivo nel deserto del Sinai;
  • la teofania sul Sinai;
  • l'attraversamento del Giordano;
  • la consegna dei prodotti della Terra Promessa;
  • il battesimo di Gesù;
  • lo sposalizio a Cana.
Pare così cogliersi la volontà del Pentateuco e dei Vangeli d'evidenziare che i sabati sono giorni di riposo e di preparazione del primo giorno, quello che oggi si chiama domenica, in cui si compiono le cose nuove.
Questo giorno, infatti, è quello con cui nella Genesi inizia la creazione, che appunto termina di sabato; da ciò l'attesa dell'8° giorno della creazione che alla fine dell'attuale settimo giorno porterà il cambiamento definitivo.
L'indicazione così che ne viene è che lo scopo della vita dell'uomo, in questo tempo del VII giorno, è di prendere esempio da ciò che Dio ha disposto per il sabato, entrando nell'attesa e nella conversione, assumendo in pienezza la funzione voluta di padrone e curatore di quanto da Lui creato, regnando su tutto ciò che Dio gli ha posto a disposizione, entrando nel riposo e nella pace.
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