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SAN GIUSEPPE...

 
I SOGNI NELLA TORAH E IL MIO SOGNO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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MEDITAZIONE, PREGHIERA SILENZIOSA, ESTASI
Dio si rivela a coloro che lo cercano con impegno, passione e entusiasmo.
Se cerchiamo di avvicinarci a Lui si rivela:

  • "...cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima." (Deuteronomio 4,29)
  • "Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi..." (Giacomo 4,8)
Come attuare ciò?
Una pratica di preghiera dei padri del deserto che intende provocare l'incontro filiale mistico con la SS. Trinità era l'esicasmo, divulgata da Evagrio Pontico nel IV secolo d.C. e seguita e raccomandata nel VI secolo da San Giovanni Climaco autore della "Scala del Paradiso", chiaro riferimento al sogno di Giacobbe.
Tale pratica è ancora viva sul Monte Athos e in altri monasteri ortodossi.
Esicasmo, dal greco "hesychia", "assenza di preoccupazione calma, pace, tranquillità", è la ricerca della pace interiore in unione con Dio.
Quei santi padri s'erano resi conto che le preoccupazioni ed il fare allontanano sia pure involontariamente il pensiero da Dio e dai suoi misteri e volevano ricreare da svegli le condizioni ideali di riposo e rilassatezza che ci sono nel sonno per ascoltare la voce interiore di Dio.
È anche detta preghiera di Gesù o preghiera del cuore.
Seduti in posizione composta prima si cerca di seguire il ritmo del cuore e si ripete mentalmente fino a giungere a rilassatezza corporea "Signore Gesù, figlio di David, abbi pietà di me peccatore" e poi il resto verrà da sé, se deve venire.
Il catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che "2721 La tradizione cristiana comprende tre espressioni maggiori della vita di preghiera: la preghiera vocale, la meditazione e la preghiera contemplativa. Esse hanno in comune il raccoglimento del cuore."
Santa Teresa considerò che: "L'orazione mentale, a mio parere, non è che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si intrattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati". (Libro de la vida, 8: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 1 - Burgos 1915 - p. 57)
In definitiva Dio va cercato nel proprio petto.
È così da considerare con attenzione quanto dice il libro di Giobbe: "Dio parla in un modo o in un altro, ma non si fa attenzione. Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul loro giaciglio; apre allora l'orecchio degli uomini e con apparizioni li spaventa, per distogliere l'uomo dal male e tenerlo lontano dall'orgoglio, per preservarne l'anima dalla fossa e la sua vita dalla morte violenta." (Giobbe 33,14-18)
L'uomo è un'unità inscindibile di corpo, anima e spirito e la perfetta preghiera si consegue da parte dell'uomo nella sua integrità senza che il corpo prevalendo riduca al silenzio anima e spirito.
Nel sonno ordinario l'anima è strappata a se stessa ed è sottomessa ai sogni.
Occorre una via intermedia, la contemplazione suprema, l'estasi, che è una totale sospensione delle facoltà naturali e nel contempo è un sonno non sonno in cui si verifica l'attività della sola forza dello Spirito quando s'entra in "sonno vigilante", un sonno mistico, che sottomette l'anima alla presenza dello Spirito Santo nel nostro cuore che invoca Abba, Padre!:
  • Galati 4,6 - "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!"
  • Romani 8,15 - "E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!"
Questo "sonno vigilante" s'attua in modo misterioso, come opera d'artista che non si può comandare, questo sonno si dà o non si dà.
La meditazione fa incontrare Dio nella contemplazione interiore.
Nella Trasfigurazione di Gesù "Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli." (Luca, 9,32)
Giacobbe dormendo vide collegarsi cielo e terra nel sogno; si trovava nello stesso luogo ove anni prima Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco.
Riferendosi a quel episodio che si trova in Genesi 22, importanti sono i versetti con cui chiude il capitolo precede "Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo." (Genesi 21,33s)
Evidentemente quel invocare era un richiamo intimo, parlava con Lui in silenzio.
Poi inizia il racconto "Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! (nel testo ebraico è chiamato una volta sola) Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. Abramo si alzò di buon mattino..." (Genesi 22,1-3)
Il brano inizia con "Dopo queste cose", ma "cose" è "debarim" lo stesso che "parole", allora quel versetto si potrebbe anche vedere come "Dopo queste parole", come, appunto se il Signore ed Abramo fossero in continuo colloquio.
Rashi nel Talmud riporta un midrash in cui Satana dice al Signore che Abramo fa sacrifici solo perché ha ricevuto Isacco, ma il Signore risponde che non è vero e che, su richiesta, Abramo l'avrebbe offerto e così avanza la richiesta!
S'arguisce poi che il tutto si sia verificato in quella dimensione di sonno-veglia, un'estasi, perché dice: "Abramo si alzò di buon mattino..."
Si può pensare che Abramo avrà sofferto, ma obbedì, perché non aveva dubbi sull'amore del Signore; eppure gli aveva detto che sarebbe stato padre di una moltitudine di popoli e gli chiede il figlio della promessa.
Si può pensare che Dio volesse provarlo con una prova d'amore come dice il midrash, ma è di più, come sostiene la lettera agli Ebrei, Abramo obbedì perché credeva fermamente nella promessa, perciò Dio comunque glielo avrebbe ridato risuscitandolo dai morti, infatti: "Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e propri lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava, infatti, che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo." (Ebrei 11,17-19)

Nel Nuovo Testamento vi sono pochi "sogni", ma nel Vangelo di Matteo, il sinottico più vicino al pensiero ebraico (Marco e Luca sono più per i pagani) troviamo sei sogni, di cui cinque nei racconti dell'infanzia, cioè nei primi due capitoli e solo uno alla fine da parte della moglie di Pilato. (Matteo 27,19)
Il soggetto principale che sogna, quattro su cinque, è Giuseppe, sposo di Maria l'altro lo fanno i Magi che vanno ad adorare il bambino Gesù.
Giuseppe, amico di Dio dice il suo si di tutore di Suo figlio e nel sonno riceve aiuti, ha rivelazioni e s'attua il Salmo 127,1-3: "Se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno."
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