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SAN GIUSEPPE...

 
I SOGNI NELLA TORAH E IL MIO SOGNO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SCRUTARE LA TORAH SOGNANDO
Il pensiero ebraico sulla Torah è che ispirata, quindi è Sacra Scrittura, segno dell'amore di Dio che accetta di restringersi e d'assumere la debolezza del linguaggio umano in modo che l'uomo possa cogliere qualcosa di Lui: "Il mondo si fonda su tre cose - la Torah, il Culto e gli atti ispirati dall'Amore". (Avot 1.2)
I comandamenti, i suoi consigli di vita, sono il "corpo" della Torah, i "gufei Torah", le "membra della Torah" e quel "corpo" è coperto di "vestiti", cioè le storie terrene della Torah, ma sotto i vestiti, all'interno del corpo, c'è l'anima.
Occorre cercare sotto le vesti esteriori ed indagare nel corpo, ma i saggi, servitori del Re supremo, dicono i qabbalisti, guardano l'anima della Torah, l'essenza e nel futuro contempleranno "l'anima dell'anima" della Torah.
La Torah è scritta con le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, solo consonanti, ed è opinione comune nell'ebraismo che dica di più di ciò che può dire una qualsiasi traduzione; infatti, ritengono che abbia 70 facce a significare che essendovi in essa lo Spirito di Dio non lo si può vincolare in una sola espressione, ma può articolarsi con più sfaccettature che quei segni consentono.
È qui al riguardo da richiamare i pensieri che mossero la mia ricerca in "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche".
In quei libri, in quella scrittura, con quelle lettere scorre quello Spirito che non può essere ingabbiato e, rammento, che solo nell'evo moderno quei testi furono dotati di segni diacritici con valore di vocale per indicare il suono della consonante, ma gli antichi testi non li avevano e non erano suddivisi in parole, le lettere erano tutte equispaziate e non v'erano graficismi particolari delle lettere per indicare il fine parola.
Quelle Sacre Scritture, ritengono i fedeli ebrei che sono il messaggio di Dio e che Dio non può essere visto dall'uomo nella sua carnalità, perciò deve servirsi di messaggeri, intermediari, inviati, spiriti angelici che siano captabili dall'uomo.
Quelle Sacre Scritture, infatti, supportano la Parola di Dio e per farla intuire all'uomo gli intermediari sono proprio quelle 22 lettere da riguardare secondo loro come aventi caratteri particolari, quasi appunto veri e propri angeli.
Ogni lettera ha un messaggio e la sua forma attentamente esaminata l'esprime.
Sono rose di concetti convergenti, ma sono più di parole, sono immagini vive e parlanti. (Vedi schede della lettere a destra delle pagine del sito e alla integrazione "Le 22 sacre lettere - Appunti di un qabalista cristiano" nella rubrica "Lettere ebraiche e Codice Bibbia")
Di fatto non sono semplici lettere, ma dei condensati d'energia da Lui promanati consegnati come lettere a Mosè nel codice delle Tavole dell'Alleanza scritte direttamente dal suo dito: "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 31,18)
I qabbalisti, infatti, leggono non solo le parole, ma anche le lettere e gli spazi tra lettere e l'interpretazioni dei vuoti generano anch'esse angeli e, alla stregua dei sogni i messaggi sono profondi e da interpretare trovando una chiave di lettura che dia il giusto valore alla singola lettera e non solo alle parole.
Ecco che ogni versetto, ogni parola, ogni gruppo di quelle lettere, se si considerano da Lui così volute, hanno un fine ultimo per la soluzione della migliore riuscita dell'esistenza umana che aspira al ritorno a Lui.
Il trattato Berakhot riporta una storia in cui rabbi Banna'ah presenta un suo sogno a due dozzine di diversi interpreti. "Ognuno diede una versione differente, e tutte le loro interpretazioni si dimostrarono vere."
Così accade con la lettura della Bibbia ebraica, è da andare a cercare, a scrutare il succo e non è da leggere solo una faccia, ma espandere il pensiero sulle lettere che lo formano ed indagarle a fondo.
I rabbini nel Talmud usavano la tecnica "al tikrei" "non leggere" - per dare al testo ormai vocalizzato della Bibbia una diversa vocalizzazione o una diversa forma ortografica rispetto alla forma usuale, infatti, l'uso dell'"al tikrei" non esclude altra lettura del testo e, perciò, si può correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo."
Tale procedimento permette così una nuova interpretazione, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi della lingua ebraica rendono necessaria la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal verso "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte" (Salmo 62,12) cioè che le parole della Bibbia ebraica si prestano a significati diversi di quello tradizionale." (Diz. Unterman)
Al riguardo faccio un esempio riportandomi ad Abraham ben Samuel Abulafia, filosofo e mistico spagnolo d'origini e cultura ebraiche studioso della Qabbalah nel medioevo XIII secolo, autore del "Sefer ha-Yashar" (Libro del Giusto).
Parlò di barriere "sigilli" che separano l'anima dalla dimensione divina e la tengono chiusa nella percezione sensoriale e materiale, onde le tecniche di meditazione di Abulafia, in particolare con le lettere dell'alfabeto ebraico unite a tecniche respiratorie, mezzi tutti per superare quelle barriere.
Abulafia adoperava la tecnica combinante le lettere solo per gli stati di veglia, al fine d'ottenere risposte dal Dio interiore che Abulafia chiamava "Intelletto Agente" e dai suoi "volti intermediari" e concluse che "la Qabbalah estatica consiste nella conoscenza di Dio per mezzo delle 22 lettere.
Ad esempio, uno di loro, Yitzhaq di Acco, prese per chiave il versetto di Deuteronomio 18,13 "Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio" e quelle cinque parole ebraiche le dispose in tutte le possibili sessanta combinazioni.



Le girava e le rigirava e visualizzava il Tetragrammaton YHWH e i nomi divini in lettere ebraiche specialmente con gli occhi del cuore per porre interrogazioni a Dio.
Il mio metodo è il criterio al "tikrei" a tappeto su tutti i versetti biblici integrato dai significati grafici delle singole lettere, con il che si conseguono pagine di secondo livello tutte riferite al Messia, soggetto della rivelazione.
Quelle cinque parole con tale criterio mi forniscono queste due idee:

  • "Il Crocifisso vivo sarà dai morti uscito .
    Risarà nel mondo alla vista dei viventi .
    Dal Signore per la divinità uscita saranno retti ."
  • "Integri saranno i morti .
    Dal mondo saranno ad uscire .
    Vedranno da vivi il Signore .
    Di Dio entrata sarà la rettitudine ."
Il fatto che s'ottengono letture di secondo livello col passare da una realtà, quella del testo ordinario tramite la lettura rituale, ad un'altra realtà, quella ottenuta dando significato a ciascuna lettera vista come entità promanata dalla volontà divina, evoca l'idea del ricevimento di quei pensieri come in un sogno.
Sotto tale aspetto i due pensieri su riportati nati dal versetto Deuteronomio 18,13 potrei dire che li ho ricevuti come in sogno, cioè con una lettura doppia.
Sogno, visione, oracolo e vino sono realtà che portano a vedere doppio fuori dalla realtà ordinaria ed evocano un messaggio che è certificato come profezia se si consegue dalla parola di Dio e s'ottengono verità attuate o certificate.
Nel caso delle due frasi sopra ottenute le due condizioni si verificano, perché si parte dalla parola di Dio idi quel versetto del Deuteronomio e s'arriva a pensieri validati dai Vangeli. (Vedi: "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche")
In "Agnella del Signore a sposa dell'Agnello", articolo in .pdf nella rubrica "Attesa del Messia", ho riportato decriptato il sogno di Abramo di Genesi 15.
In "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" al paragrafo "5 - Nazareno" ho tra l'altro inserito integralmente decriptato il capitolo 28 della Genesi da cui s'ottiene un "sogno" dal sogno di Giacobbe.
Il Vangelo di Giovanni al versetto 1,51 cita proprio il versetto Genesi 28,12 e lo riferisce a sé e la mia decriptazione, che ripresento qui di seguito, converge proprio con tale pensiero: "E saranno nell'assemblea del Potente i viventi portati dal mondo. Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere. Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell'Unigenito. Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, dalla calamità dell'angelo (ribelle) usciti. I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere. Saranno i viventi a casa riportati." (In tale articolo c'è la dimostrazione)
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