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SAN GIUSEPPE...

 
EL SHADDAI, IL PETTO GENEROSO
E SAN GIUSEPPE, IL NUTRIZIO

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL DIO NUTRIZIO »
LA MERCABAH - LA GLORIA DEL SIGNORE »

'EL SHADDAI NELLA TORAH - L'ESPERIENZA DEI PATRIARCHI
Il testo non pone dubbi, chi parlò ad Abramo è il Signore, che nell'ebraismo, per non nominarlo, leggono Hashem, il Nome, o Adonai, ma che è:

IHWH .

Questi lo chiamò, ed ecco le prime parole di quando gli parlò per la prima volta:

"Il Signore disse ad Abram: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò." (Esodo 12,1)
Di fatto, in primo luogo, Dio nei confronti di Abram si propone come Padre.
Chiede di seguirlo in luogo del padre terreno, di affidarsi a Lui.
La prima esperienza che ha fatto di Lui Abram è che Dio è Padre.
Abram si fida, accetta la sua "paternità", vale a dire d'essere istruito da Lui.
Il testo al versetto Genesi 12,4 annota "...Abram aveva 75 anni..."
Abram così sperimenta e supera il primo test "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me..." (Matteo 10,37a)
Abramo, grazie il "sì" alla chiamata, diverrà Padre della fede.

Accadono fatti, tra cui una guerra, ov'è evidente l'aiuto del Signore nei riguardi di Abram e della sua causa.
Al capitolo 15 della Genesi il Signore gli si presenta in questi termini: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". (Genesi 15,1b)
Il fatto che il versetto inizia con un "Non temere" è stato motivo d'osservazione ed è stato concluso che in quella guerra contro il male Abram avrà pure ucciso, quindi si domandano i rabbini, forse aveva ben ragione di temere Dio.
La risposta a questo pensiero da parte di Dio è però comunque, "Io sono il tuo scudo" "'Anoki magen lak".
Dio di fatto conferma la propria funzione di padre nei riguardi di Abram, è il suo tutore, il pedagogo nella fede ed è lo stesso, che per la tradizione indurrà poi a far scrivere Mosè nel libro del Deuteronomio "...non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio..." (Deuteronomio 1,17) vale a dire Abramo è giustificato perché il suo tutore, il suo scudo, prende su di sé il peso dei suoi eventuali errori.
Abramo per il Signore , allora, non era entrato ancora nella maggiore età della fede ed, appunto per ciò, la responsabilità dei suoi comportamenti è presa dal tutore.
San Giuseppe del pari è stato lo scudo di Gesù sino alla sua maggiore età ed ha portato felicemente il suo non facile compito.

Al capitolo 17 della Genesi il Signore gli si presenta.
Chi parla è ancora Hashem, IHWH e il testo subito annota che Abramo ha 99 anni: "Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse..." (Genesi 17,1a)
Sono passati 24 anni, ed Abramo nel rapporto con Dio Padre è cresciuto.
Ha superato da molto tempo nel cammino con Dio la "bar-mitzvah" "figlio del precetto" quella situazione che nell'ebraismo si consegue a 13 anni e un giorno onde il ragazzo è considerato come adulto ed esce dalla responsabilità del padre nei riguardi dell'osservanza religiosa.
È anche la data della pubertà.
Di fatto il Signore, ora, lo considera maggiorenne nella fede, infatti, gli si ripresenta così:

"Io sono Dio onnipotente" 'Enì 'El shaddai

e prosegue:

"hitehallek lepanai woeheieh tamim ", cioè "cammina davanti a me e sii integro." (Genesi 17,1b)

Prima era Dio che camminava davanti ad Abram, ora Abram può andare avanti e Dio lo seguirà!
Abramo, grazie alla chiamata e all'insegnamento di "Shaddai" diverrà il Padre della fede, figura di San Giuseppe che portò alla fede di ebreo adulto Gesù, "autore e perfezionatore della fede." (Ebrei 12,1)

Ma c'è di più che collega Shaddai a San Giuseppe!
Dirò poi qualcosa più avanti su quel "Enì 'El shaddai", ma tali lettere ebraiche, inquadrate in questo discorso della crescita si possono vedere così, finora "Sono stato io , Dio , le mammelle " a cui, sottinteso, sinora sei stato attaccato.
Vale a dire ti ho tenuto e tu sei stato attaccato a me come un bimbo a sua madre, ma d'ora in avanti sei in grado di cammminare da adulto nella fede davanti a me.
"La parola ebraica Shad", infatti, è una mammella di donna e può essere il plurale come in "Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre." (Salmo 22,10)
Un po' come in effetti suggerisce Mosè quando discute con Dio prima del miracolo delle quaglie e dice: "L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: Portatelo in grembo, come la balia porta il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri?" (Numeri 11,12) cioè, in effetti, Sei tu che devi allattarlo!
Sei tu "Shaddai" e non io!

Di fatto, il fedele nutrizio, San Giuseppe allattò col latte spirituale della fede solida ricevuta dai Patriarchi, il figlio Gesù, la discendenza promessa ad Abramo, e l'introdusse ordinatamente come ebreo nel mondo, lo fece circoncidere, gli insegnò a leggere la Torah, gli fece imparare il mestiere e, soprattutto, propose una positiva figura di "Padre", divenuta tanto importante per Gesù che, come vero uomo, aveva pur bisogno d'esempi concreti su cui elaborare concetti.
Il discorso prosegue: "Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto. Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò." (Genesi 17,1-5)
Gli cambiò nome e sarà padre!

Dirà Gesù "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". (Giovanni 8,56)
Ciò fa guardare al nome di Abram ove in effetti le lettere di padre "'ab" ci sono, ma vi sono accanto le lettere che vengono ora separate da una per formare il nuovo nome Abraham tradotto in Abramo.
Abram, vecchio ormai di 99 anni, sarebbe stato ormai destinato col suo corpo alla putrefazione, collegabile in ebraico col radicale , onde questo inserimento porta a far pensare che da "padre di vermi " diverrà Abramo, , "Abraham" "padre con corpo aperto alla vita ".
La circoncisione, di cui dopo parlerà quel brano, attesta con un segno nella carne, l'avvenuta apertura del nome di Abram, cioè l'avvenuta uccisione del verme, per consentire una rinascita e l'uscita di un popolo.
Quel verme è il peccato primigenio, quello che in modo allegorico Adamo ingoiò col frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma che il serpente, nemico dell'uomo, aveva bacato.
Vale a dire è da considerare che Abramo ha ormai conseguito l'istruzione direttamente dal Signore che come pedagogo gli ha insegnato a vivere, insegnamento che per la fretta della prima coppia era mancato ad Adamo.
Abramo ha così ora mangiato dell'albero del bene e del male che gli dava Dio stesso da mangiare, ma in modo corretto.
Più avanti, in Genesi 22 in occasione dell'episodio del sacrificio d'Isacco, come vedremo, Abramo dovrà superare anche il test sul figlio: "chi ama il figlio... più di me non è degno di me". (Matteo 10,37b)

Nel medesimo capitolo 17 del libro della Genesi, nella stessa occasione di quando Dio come "'El Shaddai" ad Abramo cambiò nome, accadde che:

  • 15 - cambiò il nome anche a Sara, "Dio aggiunse ad Abramo: Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara."
  • 19 - diede il nome ad Isacco, "E Dio disse: No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui."
È interessante che San Paolo quando ricorda questi fatti compiuti dal "'El Shaddai" nella lettera ai Romani scrive, parlando di Abramo: "Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento." (Romani 4,19-21)
Quel "capace" è scritto dunatos, termine che il testo greco del Vangelo di Luca, come vedremo, opportunamente traduce come l'Onnipotente.
Il testo della Genesi poi non segnala esplicitamente che Dio apparve ad Isacco sotto l'aspetto di "'El Shaddai", ma Isacco lo nominerà così quando benedisse Giacobbe che partì per cercare moglie in Anatolia dai parenti di laggiù, dicendo: "Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea di popoli." (Genesi 28,3)

La volta successiva che appare la definizione "'El Shaddai" tradotta con "Dio onnipotente" è quando Dio con quell'appellativo si presentò a Giacobbe così: "Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse. Dio gli disse: Il tuo nome è Giacobbe. Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele sarà il tuo nome. Così lo si chiamò Israele. Dio gli disse: Io sono Dio onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi. Il paese che ho concesso ad Abramo e a Isacco darò a te e alla tua stirpe dopo di te darò il paese". (Genesi 35,9-12)
Ecco che Dio anche nel presentarsi a Giacobbe con questo nome di "'El Shaddai" segnala l'avvenuta emancipazione di Giacobbe, sigillato anche questa volta dal cambiamento del nome e dalla promessa di una numerosa discendenza.
Quando si presenta, in concomitanza il grembo di moglie di un qualche patriarca, viene riempito col dono di un figlio.
In conclusione, fin qui nel racconto del libro della Genesi "'El Shaddai" è caratterizzato dal cambiare e dare i nomi, segnalando una crescita del soggetto Abram in Abramo, Sarai in Sara, Isacco, Giacobbe in Israele, benedicendoli e promettendo una discendenza.
Ogni volta che viene dato un nome dal Signore è quindi implicita l'esplicitazione di una precipua proprietà di 'El Shaddai.

Guardiamo ora a cosa ci dice il Vangelo di Matteo: "Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". (Matteo 1,20s)
Egualmente in quel Vangelo segnala una crescita di Giuseppe che viene investito della figura di vice padre, promette una discendenza e dà Lui, Dio stesso, quindi 'El Shaddai, il nome di Gesù al Figlio che deve nascere.

Nel libro dell'Esodo al versetto 6,2 si ha una conferma che Dio apparve ai patriarchi con quel nome di "'El Shaddai" celando ancora la denominazione di IHWH, infatti dice:

"Dio parlò a Mosè e gli disse: Io sono il Signore!
Sono apparso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe
come Dio onnipotente ,
ma con il mio nome di Signore non mi sono manifestato a loro."

Vediamo ora se questa idea trova qualche altro appoggio nel prosieguo del testo della Genesi.
In tale libro, infatti, si trovano altre due citazioni di "'El Shaddai" da parte di Israele:
  • quando parla ai figli che debbono ritornare a portare Beniamino dal vicerè d'Egitto che non sapevano fosse il loro fratello Giuseppe: "Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino." (Genesi 43,14) Ove Israele implora di Dio gli conservi la moltitudine di figli che gli aveva dato;
  • quando Israele, nel benedire i figli prima di morire, benedice Giuseppe: "Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente - egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo ." (Genesi 49,25)
    Questa seconda citazione è importante, perché in modo esplicito ci porta al collegamento del nome "Shaddai" con le mammelle che cita alla fine del versetto e dell'utero che sottintende la Sua misericordia.
"Shaddai" pur se ha le... "mammelle" è aspetto maschile della divinità, mentre l'utero che rappresenta la misericordia (in ebraico misericordia ed utero hanno stesse lettere) è aspetto femminile, perciò nella Sacra Famiglia si può associare chi protegge il divino infante, Giuseppe, a Shaddai e la Shekinah a Maria.
Spesso, peraltro, si trova nella Qabbalh "Shaddai 'El Chai", "Shaddai il Dio vivente" ed El-Chai è considerato simboleggiare l'elemento "maschile" all'interno della divinità ed il suo contraltare "femminile" è la Shekinah.

Questa coppia divina è conosciuta come "El-Chai-Skekinah" (Scholem).
Nel racconto Zohar, la coppia divina protegge le coppie degli sposi, e regala dignità ai rapporti fisici ben ordinati dando loro anche una valenza mistica.
La coppia ebraica di marito e moglie si sentono, allora, nell'atto matrimoniale pienamente in affinità con la coppia superiore.

Amuleto portafortuna con la scritta Shaddai Nella Torah la citazione di Onnipotente "Shaddai" si trova complessivamente 9 volte di cui, come abbiamo visto, per 6 volte nel libro della Genesi, per 1 volta nel libro dell'Esodo, e per altre 2 volte pressoché con identiche parole nel libro dei Numeri nella bendizione del profeta straniero Balaam chiamato per maledire Israele: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi." (Numeri 24,3s e 16)
Qui la notazione sull'Onnipotente è accoppiata alla definizione dell'Altissimo, altro termine usato nella Torah per indicare Dio.
In definitiva Onnipotente, il Poderoso, il Sostenitore, Colui che nutrisce.
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