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ATTESA DEL MESSIA...
C'È IL MESSIA NEL CANTICO DEI CANTICI?
di Alessandro Conti Puorger
RIPERCORRERE ANTICHI SENTIERI
Nei primi anni dell'applicazione dei risultati della mia ricerca nel campo della decriptazione delle Sacre Scritture della Bibbia dall'ebraico m'interessai di quel breve testo poetico, 8 capitoletti in tutto, inserito tra i libri poetici sapienziali, ma bellissimo, denso di significati, splendente come un diamante con più sfaccettature, attribuito a Salomone, come assevera il primo versetto:
"Cantico dei Cantici, di Salomone."
Fu così che presentai il risultato di quel interessamento aprendo il criptato con una possibile lettura nell'articolo "Il Cantico dei Cantici".
Al riguardo della decriptazione rammento che le seconde pagine sono captabili solo dal testo biblico ebraico, ma non dalle traduzioni, perché connesse ad intrinseche proprietà delle lettere ebraiche leggibili anche come icone.
Per tale tema rimando alle idee, ai criteri ed alle regole esposte con:
La questione che allora mi si presentava era la seguente.
Tale opera, che alla prima lettura pare essere un libricino d'amore passionale tra due innamorati, è stata inserita dall'ebraismo nel proprio canone biblico, la Tenak, evidentemente perché secondo la loro tradizione fu ritenuta materia che veniva dal proprio sacco, nel senso che il contenuto intende rendere palese l'amore passionale di IHWH per Israele.
Il Tetragramma IHWH
,
peraltro, si può dividere in
+
cioè "é hiwwah" e questo secondo termine porta alla idea del desiderio e della cupidigia passionale, indi... è passione... è appassionato!
Lo stesso Cantico dei Cantici conferma una tale idea quando verso la conclusione così s'esprime:
"Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!" (Cantico dei Cantici 8,6)
Dice al riguardo un canto che si riferisce alla VII lode di Salomone in un libricino apocrifo del I secolo d.C..
"Come lo slancio dell'ira verso il nemico,
come lo slancio dell'amore verso l'amato."
Con quel articolo sul Cantico dei Cantici manifestai così, motivandolo, che le pagine nascoste da quegli 8 capitoli di quel libro mi risultavano costituire altrettanti quadri della storia d'Israele fino al tempo della costruzione del I Tempio, il che confermava l'opinione dell'ebraismo di un testo predisposto ad hoc e non di un testo di semplice amore terreno sottilmente erotico sia pure di alta liricità.
Accade però che del pari quello stesso libro fu assunto nel canone biblico cristiano, perché considerato inno d'amore tra la Chiesa e Cristo, oltre che con l'anima di ciascun individuo.
Perciò come un tarlo questo pensiero m'affascinava e desideravo riguardare con gli occhi dei discepoli di Gesù del I secolo d.C. quel testo.
Come è possibile però che si possano ottenere più testi nascosti?
Mi feci mentalmente l'idea che le lettere ebraiche con le loro immagini sono come condotti in cui possono circolare liquidi diversi e la diversità si consegue se in particolare si cambia il soggetto della lettura del criptato.
Nel profeta Geremia, infatti, si trova "La mia parola non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?" (Geremia 23,29) ed è questa un'immagine che è stata commentata proponendo che come sono tante le schegge e le scintille di un martello che colpisce la roccia sono pure molteplici i sensi che possono scaturire da un singolo versetto, da una singola parola, da una singola lettera delle antiche Sacre Scritture ebraiche, se scritte con i segni originari.
Pensiero analogo pare trovarsi in Salmo 62,12, "Una cosa ha detto il Signore: due ne ho udite", e tali idee non erano certo sfuggite agli attenti cultori della "parola" e dalle scuole rabbiniche.
In "Qabbalah" di Moshé Idel 9,2 (Adelphi 2010) trovo ulteriori elementi che rafforzano in modo evidente ciò che ero certo venisse considerato.
Jacob ben Sheshet, qabalista spagnolo di Girona del XIII secolo, infatti, scriveva che il testo non vocalizzato della Bibbia poteva essere interpretato secondo diversi significati, in funzione delle varie vocalizzazioni delle lettere.
Sosteneva anche che il Sefer Torah sarebbe bene che non venisse vocalizzato onde interpretare le singole parole nei vari modi come si possono leggere.
Sono queste alcune regole del mio sistema di decriptazione in "Parlano le lettere", metodo che rende possibile leggere pagine di secondo livello dai testi biblici, ingessati invece se presi dalla traduzione in greco dei Settanta e successive, che non consentono andare oltre ed espandere il testo.
In quella prima decriptazione che avevo presentato il testo di secondo livello era stato ottenuto rispettando lo spirito di quel metodo che recita "La prima regola è rivolgere il pensiero a Dio, al Verbo Suo Figlio, ed alla storia della salvezza", in quanto quegli 8 quadri riguardavano la storia della salvezza, ma ero certo che si poteva ottenere altro e di più rivolgendo il soggetto strettamente al Figlio di Dio.
Dice il libro del Qoèlet: "Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna." (Qoelet 1,5s)
Così è accaduto anche ai miei pensieri e sono tornato su quel testo che ho guardato attraverso gli occhiali del Vangelo di Gesù Cristo.
Questa è la genesi di questo articolo teso a dimostrare che quel Cantico riguarda l'amore di Cristo per la Chiesa costituita dal popolo che lo segue con purezza di cuore e di intenti e verso l'anima di chi svolge a Lui con timore
,
(dal radicale del verbo
temere, aver paura), ma nel senso stretto delle lettere, cioè di voler con Lui "essere
un corpo
unico
".
(Vedi: "Sul Timore del Signore")
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