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UNA DEFINIZIONE IMPORTANTE »
UN DIO MOLTO VICINO ALL'UOMO
Da una lettura della parte di Bibbia comune con la Tenak ebraica, cioè dei libri che furono scritti in ebraico od aramaico, risulta evidente un paradosso tra il secondo comandamento "Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra" (Esodo 20,4; Deuteronomio 5,8) e la rappresentazione in forme umane - antropomorfismo - e con sentimenti umani - antropopatismo - con cui a vivaci tinte è presentato Dio in più occasioni in quei testi.
Del pari, sovente, manifestazioni o presentazioni antropomorfiche del Dio d'Israele sono fatte proprie ed accettate dai midrash ebraici.
Trattandosi di un Dio che si rivela, cioè che si mette in relazione, è evidente che colpisce l'uomo con aspetti a lui congeniali, quindi è del tutto plausibile che una descrizione di quanto captato di Lui da parte di un uomo non può che avere connotazioni comprensibili all'uomo stesso in modo che la descrizione possa essere raccolta dagli altri uomini.
Parlando di Dio, di fatto, non si può sfuggire da termini come "demut" immagine, "tselem" somiglianza, "tsurah" forma, "partzuf" faccia, "panim" volto.
I sacri testi tratteggiano un Dio nascosto in un roveto, dietro un velo, sulla nube, con una colonna di nubi e con una colonna di fuoco, un venticello leggero, ma anche di un Dio - persona, vivo e comunicante, simile per più aspetti all'uomo e alla donna, maschio e femmina, con faccia, petto, gambe, piedi, narici, braccia che parla, siede, odora, che s'addolora, si rallegra... e può cambiare opinione, essere geloso e preso da emozioni anche se è lento all'ira, un re che giudica sul trono divino o nel Tempio.
In un midrash della creazione d'Adamo di Rabbi Hoshaya si legge: "Quando il Santo, benedetto sia, ebbe creato il primo uomo, gli angeli s'ingannarono su di lui (prendendolo per Dio essendo a sua immagine e somiglianza) e vollero acclamarlo con Santo, Santo... Che cosa fece allora il Santo? Fece scendere il sonno su di lui, così che tutti compresero che era un uomo." (Genesi Rabbah 8), infatti, "Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele." (Salmo 121,4)
Dio, non recepibile dalla dimensione umana perché inaccessibile alla mente dell'uomo, nella sua infinita complessità, che comprende la dimensione dell'amore, ha trovato, comunque, il modo per rendersi captabile all'uomo stesso attraverso la manifestazione della sua Gloria (Kavod) e della sua "presenza" o "Shekinah".
L'esegesi rabbinica antica non aveva timore, infatti, di discutere e d'interpretare i testi biblici prendendo con semplicità e come elemento credibile in modo oggettivo il versetto della Genesi 1,26: "E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine
,
a nostra somiglianza
",
riflettendo così il credo della religione dell'antico Israele che riteneva esservi uno stretto nesso tra l'apparenza fisica dell'uomo è il suo artefice, un Dio individuo, e l'uomo "imago Dei".
Non sono mancati, soprattutto dal medioevo in poi, tentativi d'enfatizzare elementi di non visibilità e di non fisicità, con un approccio allegorico o mistico che porta ad una fumosa visione filosofica intellettuale di Dio ove è esasperato lo spirito sulla materia il che però mal si collega alla visione originaria d'Israele che non fa proprio il dualismo anima corpo, ma considera l'essere umano unità inscindibile di corpo, anima, spirito, il che poi è accolto dalla teologia cristiana tanto che l'individuo sarà risorto integralmente col proprio corpo sia pure trasformato.
D'altronde la visione d'Ezechiele in 1,26 non può essere stravolta più di tanto, essendo questa inequivocabile a dire: "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane."
Una figura dalle sembianze umane,
"demut ke-mar'eh 'adam", somigliante come vista ad un uomo!
Questa constatazione comporta una realtà, essere simile e somigliante a Dio implica la fede nella risurrezione, perché l'uomo se simile e somigliante a Dio non sarà soggetto a morte eterna; quindi, nei tempi di Dio, che non sono i tempi che conosciamo, chi muore dovrà subire il processo della risurrezione.
Come si fa ad estrarre un pensiero del genere?
Deve ovviamente essere insito nelle lettere della Torah, perché nasconde con le lettere originarie ebraiche verità più profonde e deducibili con l'aiuto dei significati grafici delle lettere stesse.
(Vedi: "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" poi "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia" e metodo, regole e significati in "Parlano le lettere".)
Tenuto conto di com'erano scritti i testi originari della Torah con lettere solo consonanti, separate, equidistanziate e senza segno di fine parole, il testo in lingua ebraica ottenuto dalla tradizione, che peraltro l'ebraismo lascia libero ad altre interpretazioni, in definitiva è una decriptazione di quel testo.
Altre letture si possono però ottenere non solo dividendo le parole in modo diverso, ma anche e soprattutto con una lettura mista se s'investono quelle lettere dei significati grafici che le hanno prodotte.
La cultura ebraica antica è impregnata di tali idee, perché quei libri, dono di matrice divina, sono il Suo Nome, l'Essere multiforme per antonomasia, quindi queste lettere hanno un aspetto che rasenta il sacro, embrioni d'eternità, capaci, così, in uno stesso versetto di descrivere più aspetti che lo riguardano.
Dire da parte di Dio facciamo "l'uomo
a nostra immagine
,
a nostra somiglianza
"
comporta allora anche un'idea come la seguente: "In un uomo
dentro
scenderà
il Potente
,
tra i viventi
abiterà
(),
porterà
la rettitudine
che proteggerà
dalla morte
,
angeli
li porterà
."
Qualcosa del genere s'ottiene da "Una figura dalle sembianze umane,
"
d'Ezechiele 1,26: "Per proteggere
dalla morte
con la rettitudine
a vivere
in un corpo
l'Unico
entrerà
in un uomo
".
Non pare casuale che questi versetti della Bibbia che parlano della somiglianza dell'uomo con Dio in Genesi ed in Ezechiele hanno lo stesso numero di capitolo 1 che indica Lui, l'Uno, e di versetto il 26, numero associabile a IHWH:
=
(
= 5) +
(
= 6) +
(
= 5) +
(
= 10) = 26.
In Esodo 3 Dio si rivelò a Mosè nella fiamma del roveto, parlò, e gli disse "Io sarò
con te" (12) onde è chiaro che "'oehoeih"
è un futuro.
Poi "Dio disse a Mosè: Io sono
colui che
sono
!
E aggiunse: Così dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi." (14)
In verità, perciò, disse "Io sarò colui che sarò", cioè sono il vostro futuro, indi precisò: "Dirai agli Israeliti: Il Signore
IHWH, Dio dei vostri padri..." (15)
Una esegesi rabbinica in Esodo Rabbah 3,6 al riguardo commenta:
«Il Signore, benedetto sia, disse a Mosè: Tu vuoi sapere il mio nome? Io sono chiamato secondo i miei atti. Di volta in volta sono chiamato "El Shadday", o "Tsebaot" o "'Elohim" o "YHWH". Quando giudico le creature sono chiamato "'Elohim", quando scendo in guerra contro il malvagio "Tsebaot", quando sospendo i peccati dell'uomo "El Shadday", e quando mostro compassione al mio mondo "YHWH", poiché il Tetragramma non significa altro che la misura della misericordi, com'è detto "YHWH, YHWH, Dio misericordioso e pietoso..." (Esodo 34,6). Questo è il significato di 'oehoeih 'asher 'oehoeih Io sarò colui che sarò. Io sono chiamato secondo i miei atti.»
Questa visione di Mosè al roveto di Esodo 3 che potrebbe essere allucinazione o la menzogna di uno solo è confortata in Esodo 24,10 da Aronne, Nadab, Abiu e dei settanta anziani d'Israele "Essi videro il Dio 'Elohei
d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo."
Quando consegnò le 10 parole disse "Io sono il Signore, tuo Dio..." (Esodo 20,2) ossia
"'anoki IHWH 'oeloheoeik", vale a dire avete visto che il vostro futuro si sta realizzando, infatti "...ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile." (Esodo 20,2)
Il momento culminante fu l'apertura del mare e Mosè cantò:
"Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome." (Esodo 15,3)
Un guerriero, letteralmente uomo "'aish"
di guerra "milhemah"
,
il che apre a pensarlo veramente come uomo!
Quelle parole con una lettura esoterica cercando di aprire il segreto contenuto nelle lettere singole ebraiche lette anche come icone fornisce questo pensiero:
- Il Signore
in un uomo
vivrà
,
il vigore
della vita
sarà
a portare
al mondo
,
la risurrezione
ai viventi
recherà
,
- Il Signore
in un uomo
per i viventi
pane
sarà
e
nel mondo
la risurrezione
ai viventi
recherà
!
Anche il versetto già citato in Esodo Rabbah 3,6 "YHWH, YHWH, Dio misericordioso e pietoso..." (Esodo 34,6)
fa pensare a qualche cosa del genere: "Il Signore
sarà
nel mondo
a portarsi
,
entrerà
la divinità
in un corpo
.
L'annuncio
()
alla madre
recherà
che si chiuderà
nel figlio
."
Il pensiero si rafforza con questa autodefinizione in Deuteronomio 32,39 con cui IHWH intende distinguersi dagli dèi che gli egiziani avevano conosciuto in Egitto e presso gli altri popoli, gli "'elohim"
.
Nel libro dei Numeri (33,3) c'è una prova che i potenti egiziani, il faraone e i suoi familiari sono chiamati dèi, ovviamente falsi, perché così si consideravano, quindi degli 'elohim, perché dice: "Partirono da Ramses il primo mese, il quindici del primo mese. Il giorno dopo la Pasqua, gli Israeliti uscirono a mano alzata, alla vista di tutti gli Egiziani, mentre gli egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti tra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dei."
Lì per "dèi" usa
;
era morto, infatti, anche il primogenito del Faraone che era considerato un dio, sicuramente uno dei
.
Dio in quel versetto di Deuteronomio 32,39 asserisce:
"Ora vedete che io, io lo sono
e nessun altro è dio accanto a me.
Sono io che do la morte e faccio vivere;
io percuoto e io guarisco,
e nessuno può liberare dalla mia mano."
Tale versetto, se letto a modo di messaggio criptato, fornisce una conferma all'idea che vi sarà una rivelazione ulteriore in forma ravvicinata completa; vale a dire l'incarnazione!
"Vedrete
()
portarmi
nel tempo
del mondo
.
Un retto
sarete
ad incontrare
()!
Sarò
io
lui
.
Mi porterò
in un primogenito
in cui sarà
l'energia
divina
entrata
a stare
nel seno
()
della madre
.
Ad aiutarvi
sarò
.
Io sarò
quel primogenito
dato alla morte
a riportarsi
per primo
a vivere
,
vivo
dalla tomba
si rialzerà
quando in croce
sarà
portato
.
Io sono
l'unico
che guarirà
e
a nessun vivente
sarà
impedito
d'essere
salvato
."
E tutto di seguito: "Vedrete portarmi nel tempo del mondo. Un retto sarete ad incontrare! Sarò io lui. Mi porterò in un primogenito in cui sarà l'energia divina entrata a stare nel seno della madre. Ad aiutarvi sarò. Io sarò quel primogenito dato alla morte a riportarsi per primo a vivere. Vivo dalla tomba si rialzerà quando in croce sarà portato. Io sono l'unico che guarirà e a nessun vivente sarà impedito d'essere salvato."
Nella Pesista de Rav Kahana, raccolta di pensieri midrashici dei maestri "amoraim" del III-IV secolo, relativamente al versetto di Esodo 20,2 si trova: "Dio appariva (Nireh) loro come un eroe che dà battaglia e apparve loro al Sinai come uno scriba che insegna la tradizione e apparve loro nei giorni di Daniele come un vecchio che insegna la Torah e apparve loro nei giorni di Salomone come un giovane (bahur) disse loro il Santo, benedetto sia: Io sono colui che era al mare, Io colui che era al Sinai, Io sono il Signore tuo Dio."
Quando Dio apparve loro ciascuno lo riconobbe come proprio Dio e parlò come se la parola fosse diretta a lui solo e ciascuno recepì di Lui quanto era in grado, del resto, come fu per la manna, osserva la Pesista di Rabbi Yosi bar Hanina (12,25), che neonati, giovani o vecchi gustarono secondo le proprie capacità.
Mosè è il più grande dei profeti, l'uomo della visione, infatti:
- "Il Signore disse: Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa.
Bocca a
bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ma ed egli contempla l'immagine del Signore." (Numeri 12,6-8)
- "Il Signore parlava con Mosè faccia
a faccia
,
come uno parla con il proprio amico." (Esodo 33,11)
Per contro in Esodo 33 c'è un passo che crea alcune perplessità rispetto a questa visione faccia a faccia.
Mosè al versetto 13 chiede al Signore "indicami la tua via" e il Signore al 14 "Rispose: Il mio volto
camminerà con voi e ti darò riposo" poi al 20-23 "Soggiunse: Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Aggiunse il Signore: Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere."
Questo luogo sarebbe una caverna che sta sull'Horeb, la stessa ove Elia sentì "il sussurro di una brezza leggera", il Signore che passava 1Re 19,9-18.
I rabbini si sono interrogati su tale contrasto ed hanno concluso che quel bocca a bocca e quel faccia a faccia sono potenziali, nel senso sarebbe potuto avvenire se ciascuno l'avesse voluto in contemporanea, ma a tempi alterni le volontà di Dio e di Mosè per il si non sono state concordanti.
In Esodo 3, infatti, nel racconto della visione del roveto è detto: "Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio" (Esodo 3,6b) cosicché il Signore avrebbe poi agito di conseguenza "Quando volevo tu non hai voluto, ora che tu vuoi Io non voglio" (T B Berakot 7a.)
È anche da notare che Dio spesso ai profeti parla per enigmi, ma a Mosè no, "l'o bechidot"
,
parla apertamente; forse in questo senso è da considerare quel faccia a faccia e quel bocca a bocca, senza intermediari di velature varie, allegorie e pare potersi concludere che con quel "l'o bechidot"
gli chiarisca con i segni, perché "il Potente
Padre
il nascosto
è
ad aiutare
con i segni
".
È poi da segnalare il pensiero di Rabbi Huna bar Bizna che con riferimento al testo Esodo 33,20-23 scrisse: "Da qui si ricava che il Santo, benedetto sia, gli fece vedere il nodo dei 'tefillin'." (TB Berakot 7a)
I tefillin sono i filatteri, le fasce di cuoio con cui gli ebrei osservanti in preghiera si legano su braccia e sul capo, secondo prescrizioni dedotte dalla Torah, rotoletti con alcuni versetti della Torah stessa.
In definitiva, secondo questo pensiero, Dio avrebbe un corpo, e pur se Mosè non gli ha visto il volto, avrebbe visto, la schiena, che ha sembianze umane e che aveva le caratteristiche di un ebreo osservante.
In altri passi della letteratura talmudica Dio è descritto come un uomo pio che compie tutti gli atti di misericordia.
Disse Rabbi Simlay: "Troviamo che il Santo, benedetto sia, pronuncia la benedizione sugli sposi (Genesi 1,28), adorna le spose (Genesi 2,22), visita i malati (Genesi 18,1), seppellisce i morti..." (Genesi Rabbah 8,13)
L'ebraismo ha sempre attribuito un aspetto di forma umana al suo Dio; si pensi alle descrizioni dello sposo nel Cantico dei Cantici, ha braccia, gambe, collo, petto, dita, mani, parla, bacia...
Quel "contempla l'immagine del Signore"
"temunat IHWH yabbyth" in Numeri 12,8, ci parla poi di una visione speciale, forse si vedevano con gli occhi del cuore come due innamorati "indicazioni
vive
inviava
con i segni
il Signore
a stargli
dentro
,
gli erano
nel cuore
."
In "L'Incarnazione sotto il 'velo' di Mosè", articolo in .pdf in "Lettere ebraiche e codice Bibbia" ho portato avanti il discorso di una profezia dell'incarnazione fatta a Mosè e riportata nella Torah, ove tra l'altro ho decriptato col mio metodo l'intero capitolo 34 del libro dell'Esodo.
È lì evidente che "Il mio volto
"
è "il Verbo
che inviato
sarà
",
quindi la Parola, la Bocca di Dio, il volto del Figlio che il cristianesimo identifica in Gesù di Nazaret.
I Vangeli sinottici riferiscono che in occasione di una teofania anticipata del Cristo risorto, la "Trasfigurazione", quei due profeti che non riuscirono in vita a vedere il volto del Creatore, poterono vedere il volto di nostro Signore Gesù Cristo come riferiscono ad esempio Matteo 17,1-5; Marco 9,2-8; Luca 9,28-36: "Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo." (Matteo 17,1-5)
Ho provato ad affrontare quei 4 versetti Esodo 33,20-23 per far emergere la pagina criptata sottostante ed esce questa profezia sul Cristo, Parola di Dio.
Esodo 33,20 - Si porterà a stare in un primogenito per vivere nel corpo il Potente. Venendo porterà la perfezione alla vista di tutti. Verrà la Parola/il Verbo inviato, vi sarà la rettitudine. Sarà il Potente in quel primogenito a stare nel corpo. Io Sono entrerà in un uomo e vi vivrà.
Esodo 33,21 - E fu a dire il Signore, ecco i viventi risorgerà, verrà la colomba (Spirito Santo) giù da un crocifisso innalzato, uscirà giù si porterà dal corpo.
Esodo 33,22 - Mi porterò nel mondo, sarò ad entrare in una casa/famiglia ebrea. La gloria sarò a recare della risurrezione dai morti. Sarà così da dentro l'innocente a versarla dal corpo. In tutti entrando solleverà. Porterà nei corpi la forza del fuoco della rettitudine del crocifisso che era il retto Verbo/Parola che sarà stato innalzato. Saranno retti per sempre. Ad agirgli dentro il corpo sarà...
Esodo 33,23 - ...un'asta. Aperto un foro nel corpo del crocifisso sarà a venire la rettitudine. Il Verbo/Parola sarà a portarla alla vista. Saranno tutti uno, del crocifisso fratelli. Nel corpo sarà a portarli il Verbo dagli angeli a stare dal Potente Unico che sarà alla vista a portarsi.
Mosè evidentemente fu anche portato nei cieli a vedere il Santuario celeste, come s'arguisce da: "Il Signore disse a Mosè: Ordina agli Israeliti ...Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi." (Esodo 25,1-2-9)
Fu portato così al settimo cielo e Dio gli aprì le porte alla visione del paradiso.
Su tale evento ha costruito la ricerca midrashica ed è arrivata a considerare "Il Santo, benedetto sia, aprì i sette firmamenti e si rivelò loro occhio a occhio ("a'in be 'a'in") nella sua bellezza, nella sua gloria nella sua gloria e nella sua statura, con la sua corona e il suo trono della gloria." (Pesiqta Rabbati 20)
Cioè vide con l'occhio di Dio che diventò suo occhio.
Fu lassù, nel settimo cielo, dove Mosè si rese conto che Dio era misericordioso, pietoso, longanime, ricco d'amore e di verità e lento all'ira.
Dice un midrash: "Quando Mosè salì in cielo trovò il santo, benedetto sia, seduto ed intento a scrivere longanime ("'oeroek 'appaym"
).
Gli disse: Signore del mondo, longanime per i giusti? Ed egli rispose: Anche per i malvagi." (TB Sanhedrin 111)
Del pari si può considerare che quel bocca a bocca di cui s'è detto stia ad indicare che Mosè, di fatto, per il popolo diventò bocca di Dio, profeta di Cristo, che con la sua venuta completò la profezia.
Considerato che profezie esplicite di Mosè, cioè dalla Torah, sul Messia sono poche il resto sarebbe da esplicitare attraverso i segni, cioè le lettere usate e da Mosè ripetute nella Torah stessa.
In un'altra visione talmudica Dio è descritto appunto seduto a "ricamare le lettere della Torah", ad interpretare i versetti della Scrittura nella loro profondità infinita per estrarne nuovi significati. (TBShabbat 89°. Menahot 29b)
San Paolo pare ricordare la tradizione della salita di Mosè nei cieli per vedere il Santuario celeste quando dice del proprio incontro col Signore e dell'ascolto delle catechesi di Anania: "...verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che questo uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare." (2Corinzi 12,1-4)