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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
IL DIO VIVENTE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IMMAGINI DI DIO
Le due presentazioni delle 10 parole o comandamenti che ci sono nella Torah, in Esodo 20 e Deuteronomio 5, comportano: "Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra." (Esodo 20,4; Deuteronomio 5,8)
Accade però che nel dare disposizioni per la costruzione del santuario mobile, da Dio ci fu questo comando circa l'arca dell'alleanza: "Farai il coperchio, o propiziatorio, d'oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa un cherubino ad un'estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò." (Esodo 25,17-21)
Il raffigurare cherubini pare in contrasto al comando di non farsi immagini.
I cherubini, è vero, sono angeli del cielo, ma non sono idoli o dèi da adorare, bensì sono manifestazioni e ambasciatori di Dio stesso; infatti, in ebraico angelo e ambasciatore sono sinonimi e si scrivono entrambi "mal'ak".
Nel caso specifico i cherubini con la loro presenza ed immagine servono a ricordare che s'è vicini al recinto proibito, in presenza di un limite invalicabile, cioè dov'è il Santo, l'ambito da cui l'uomo fu scacciato: "Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita." (Genesi 3,24)
Anche i teli della Dimora fu disposto che riportassero immagini di cherubini, infatti, in Esodo 26,1 si legge: "Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista."
Non basta!
Lo stesso velo di separazione dal Santo dei Santi avrà due cherubini, come precisa Esodo 26,31-33: "Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento. Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi."
In effetti, racconta il libro dei Numeri 7,89: "Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava."
I cherubini indicavano la sua presenza e l'immagine di Dio che siede tra i cherubini era nell'immaginario ebraico come testimonia il versetto 1 del Salmo 99 "Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini, si scuota la terra."
Mosè fu il suo primo tramite per trasmettere la Torah, poi Dio parlò attraverso i profeti che riportavano gli oracoli di Dio, indi a Davide ispirando i salmi e così via fino a definire la prima rivelazione col complesso della Sacra Scrittura, la legge, i profeti e gli altri scritti.
Di fatto anche questi erano degli ambasciatori di Dio e quindi in un certo senso suoi angeli in terra, suoi cherubini; del resto in Cherubini si legge anche "Retti rabbì del Vivente !"
Ecco che sorse il pensiero che come gli angeli sono in eterno a servizio di Dio, chi avesse esplicitato con meriti per Lui degli incarichi in terra avrebbe avuto incarichi nei cieli e, come appunto un angelo di Dio, poteva entrare nell'eternità.
Tale idea pare trovarsi anche nella parabola sul regno dei cieli detta dei talenti, infatti, il Vangelo di Marco 25 al servo che aveva fatto fruttare bene i suoi talenti, ovviamente nella vita terrena, il Signore dice: "Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Marco 25,21) cioè ti darò altri incarichi più grandi nella vita a venire.
Grande ricerca fu, infatti, portata avanti nell'ebraismo su alcuni che potevano non essere stati soggetti alla vicenda terrena della morte nel modo comune in cui colpisce gli uomini, ma che nella Bibbia è detto che furono portati in cielo, quindi, in un certo senso elevati nella sfera del divino.

Il primo che si trova è Enoch, il VII della generazione degli uomini, il VI appunto nella linea dei primogeniti d'Adamo: Set, Enos, Kenan, Maalaleel, Jared, Enoch. (Caino perse la primogenitura quando Abele fu ucciso "Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden" - Genesi 4,16)
Il libro della Genesi, in modo sintetico, ma chiaro, dice: "Enoch aveva 65 anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per 300 anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di 365 anni. Enoch camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l'aveva preso." (Genesi 5,21-24)
Su ciò ha lavorato molto la letteratura midrashica ed apocalittica ebraica.
Questi entrando nei cieli avrebbe cambiato il nome in Metratron o Metratrone di cui ho detto nell'articolo in .pdf "Si aprirà il cielo e verrà con i suoi angeli" in "Ricerche di verità".

Altro personaggio che la Bibbia dice fu portato vivo in cielo è il profeta Elia.
In 2Re 2,7-13, sia pure con brevissima descrizione, pure in modo chiaro è detto del fatto, dichiarando implicitamente che era comprovato da più di 50 testimoni: "Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano. Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto. Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te. Eliseo rispose: Due terzi del tuo spirito diventino miei. Quegli soggiunse: Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso. Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco (roekoeb 'esh) e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere. E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano."
È interessante che carro "roekoeb" ha le stesse lettere di kerub cherubino, anche se permutate.
Ecco che nasce l'idea che in terra un retto molto grande , simile per lettere a cherubino kerub , allo spengersi () del corpo viene portato su un carro in cielo tra i cherubini per divenire anche lui uno di loro.
Il carro diviene di "fuoco" , che con le lettere separate, secondo i significati grafici, apre l'idea a "l'Unico lo risorgerà "!
(Elia il Profeta detto il Tisbita "Currus Israel et auriga eius - Carro d'Israele e suo cocchiere - come dice Eliseo in quei versetti, è padre e guida dei Carmelitani.)
Ed ecco che il Salmo 68, sulla grande epopea d'Israele, al versetto 18 dice: "I carri di Dio sono miriadi, migliaia gli arcieri: il Signore è tra loro, sul Sinai, in santità." e chi sono questi carri se non i fedeli al Dio Unico di Israele nei cui "corpi la rettitudine abita/risiede ".
Sotto questo aspetto in ambito cristiano Maria e Giuseppe, i retti Israeliti scelti dal Signore per costituire la Santa Famiglia di Nazaret, sono i cherubini tra cui siede il Dio vivente nell'infanzia della sua avventura umana e sotto la croce elegge Maria Santissima quale carro d'evangelizzazione.
In tal modo è considerata da Santa Caterina da Siena, quando dice: "O Maria, carro di fuoco, tu hai portato il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità. O Maria, vaso d'umiltà, in te si conserva e brilla la luce della vera scienza con la quale, innalzandoti al di sopra di te stessa, hai affascinato il Padre Eterno. Così Egli ti ha rapita, ti ha attirata a sé con amore unico, perché proprio questa luce e questo fuoco della tua carità, questo olio della tua umiltà, hanno attirato la sua Divinità e l'hanno spinta a venire in te, quantunque già l'ardore estremo della tua carità senza misura la pressava a venire a noi."

C'è ancora almeno un altro personaggio su cui, non la Bibbia, ma la tradizione ebraica, è pronta ad assicurare una salita al cielo; è il profeta Mosè. (Vedi: "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè")
Mosè, come è noto, non entrò nella terra promessa che vide dalla sommità dei monti in sinistra del Giordano, aldilà della piana di Gerico come riferisce il libro del Deuteronomio 34,5: "Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l'ordine del Signore."
Questo versetto, come ho riportato con le lettere ebraiche con i significati grafici delle lettere, dice: "A portarsi fu da uomo illuminato tra i viventi Mosè che servì il Signore dentro la terra. A vivere lo portò dal Padre, al venir meno fu col Signore ."
Che poi Mosè, come Elia e come Enoch, fu portato in cielo, vale a dire la vera "terra" promessa, è raccontato dall'apocrifo "Ascensione di Mosè".
C'è un commento rabbinico che s'è soffermato a considerare i segni a fine di quel versetto e li ha interpretati come "sopra la bocca ci fu il Signore ", come se Dio l'avesse baciato.
(Il mio metodo di decriptazione, infatti, è solo una riscoperta)
Questa idea produsse un midrash: "Si udì una voce dal cielo che disse a Mosè: Mosè, è la fine, il tempo della tua morte è venuto. Mosè disse a Dio: Ti supplico, non mi abbandonare nelle mani dell'angelo della morte. Ma Dio scese dall'alto dei cieli per prendere l'anima di Mosè e gli disse: Mosè, chiudi gli occhi e Mosè li chiuse; poi disse: Posa le mani sul petto e Mosè così fece; poi disse: Adesso accosta i piedi e Mosè li accostò. Allora Dio chiamò l'anima di Mosè dicendole: Figlia mia, ho fissato un tempo di 120 anni durante il quale tu abitassi nel corpo di Mosè. Ora è giunta la tua fine; parti, non tardare. E l'anima: Re del mondo, io amo il corpo puro e santo di Mosè e non voglio lasciarlo. Allora Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della sua bocca, poi Dio pianse per la morte di Mosè."
Rispetto a questo racconto Daniel Lifschitz in Mosè lotta con la Morte (EDB) aggiunge: "...Rispose l'anima: Signore dell'universo, esiste forse un corpo più puro di quello di Mosè? Perciò lo amo e non voglio lasciarlo. Ti porrò sotto il mio trono celeste, insieme agli angeli, promise il Signore. Meglio per me rimanere nel corpo di Mosè che trovarmi con gli angeli, protestò l'anima. È puro tanto quanto gli angeli, benché viva sulla terra. Ti prego, lasciami nel corpo di Mosè. Dopo che il Santo, benedetto sia, ebbe udito l'anima di Mosè attestare la purezza del suo corpo, baciò Mosè, e l'anima fece l'esperienza dell'indicibile gioia della Sheckinah del Signore (l'aspetto femminile di Dio), gioia incomparabilmente più grande di quella provata rimanendo nel corpo di Mosè e tornò, senza più resistere nel seno del Santo, benedetto sia."

Ora, l'aspetto di uomini eletti trovati degni del cielo come Mosè ed Elia, è colto dall'episodio detto della "trasfigurazione", riportato dai tre Vangeli sinottici, quando Gesù, appunto, trasfigurato nella sua gloria di Figlio di Dio, anche Lui come tra due cherubini, Mosè ed Elia, fu visto dagli apostoli che s'era portato con sé sul monte.
Quindi Gesù è IHWH nella natura umana e ha cherubini di natura umana.

All'atto della costruzione del primo Tempio poi i cherubini si moltiplicarono a testimoniare che quella era veramente la sede in terra della corte celeste.
Oltre a quelli sull'arca e sul velo del Santo dei Santi da 1Re 6,23-29 e 32-35 si apprende che Salomone, all'atto della costruzione del primo Tempio di Gerusalemme, "Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti. L'ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era anche l'altra ala del cherubino; c'erano dieci cubiti da un'estremità all'altra delle ali. Di dieci cubiti era l'altro cherubino; i due cherubini erano identici nella misura e nella forma. L'altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella dell'altro. Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio, nel santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l'ala di uno toccava la parete e l'ala dell'altro toccava l'altra parete; le loro ali si toccavano in mezzo al tempio, ala contro ala. Erano anch'essi rivestiti d'oro. Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all'interno e all'esterno... I due battenti erano di legno di ulivo. Su di essi fece scolpire cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro, stendendo lamine d'oro sui cherubini e sulle palme. Lo stesso procedimento adottò per la porta della navata, che aveva stipiti di legno di ulivo a forma quadrangolare. I due battenti erano di legno di abete; un battente era costituito da due pezzi girevoli e così l'altro battente. Vi scolpì cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro lungo le linee dell'incisione."
L'ebraismo s'è chiesto cosa raffigurassero quei cherubini e perché in genere due, affacciati come sull'arca e sul velo del Santo dei Santi, ed è arrivato a più conclusioni e tra le molte idee, segnalo:

  • "TB Yoma 54 e Bba Batra 99" nella tensione dell'abbraccio dei due cherubini vi vede simboleggiato l'amore di Dio per Israele che si unirebbero quando Israele compie la volontà di Dio.
  • "Midrash Tadshe2" associa i due cherubini ai nomi di Dio di 'Elohim riferito all'attributo della giustizia e a IHWH connesso alla misericordia.
Per tutto quanto accennato l'affermazione, che il giudaismo antico negherebbe la deificazione o meglio l'assunzione in cielo dell'essere umano non pare pienamente fondata.
Ciò è rafforzato dal pensiero che proprio perché l'incarnazione era un'idea possibile nell'ebraismo può aver avuto margine, almeno nei primi tempi, il ramo cristiano che provocò tante conversioni tra gli Israeliti dopo la presa d'atto della risurrezione di un uomo, evento peraltro atteso, per dare l'avvio ai tempi finali che erano previsti dagli scritti apocalittici degli due secoli precedenti.
È indiscutibile, peraltro, il fatto che nella visione di Daniele al capitolo 7 del suo libro si legge: "Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti." (Daniele 7,9-10)
Lì, uno è il trono di Dio Padre, l'altro è del Messia il figlio di Davide che sarà anche Suo Figlio secondo la profezia fatta al profeta Natan e a Davide stesso.
Questa fu anche l'interpretazione del grande Rabbi Aqiva del II secolo d.C., ma poi criticato per quella tesi (Vedi Sanhedrin 38) "si pentì" in relazione alla frattura emergente dell'ebraismo con i "minim" e con i cristiani.
Cioè, tesi accolte prima dall'ebraismo furono poi respinte per l'acuirsi della differenziazione col cristianesimo e il Talmud sulle discussioni che evidentemente vi furono generalmente pone un velo.
Per il doppio contributo culturale fornito da interpretazioni intellettualistiche religiose dedotte dalla filosofia greca e dalle idee portate dall'Islam (Caraiti) di un Dio trascendente, incorporeo, immutabile e in conoscibile, la spinta intellettuale fu di relativizzare e considerare la presentazioni antropomorfiche contenute nella Bibbia come descrizione "rozze" per il popolo, ma da assumere come allegorie per i sapienti scrutatori il che ha portato a relativizzare i contenuti porgendo il fianco poi, e faccio un salto di secoli, all'illuminismo.
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