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RICERCHE DI VERITÀ...

 
NEL SANTO L'ALTARE DEI PROFUMI
DAVANTI AL SANTO DEI SANTI

di Alessandro Conti Puorger
 

    parti precedenti:

ALTARE PER UNA VITTIMA PARTICOLARE »
LE CINQUE PARTI DI ESODO 30 »
L'ALTARE DI PROFUMI - ESODO 30,1-10 »
L'IMPOSTA PER IL CENSIMENTO - ESODO 30,11-16 »
LA CONCA DI RAME - ESODO 30,17- 21 »
L'OLIO DELL'UNZIONE - ESODO 30,22-33 »
IL PROFUMO - ESODO 30,34-38 »
IL MODELLO, IL SANTUARIO SPIRITUALE E IL SANTUARIO MATERIALE »
ESODO 30 - DECRIPTAZIONE »

L'ALTARE D'ORO
Questo altare dei profumi, oltre al nome di altare d'oro, "mizbeach hazahav" , perché era interamente rivestito d'oro, aveva anche quello di altare interno, "mizbeach happenimi", , perché era all'interno del Tabernacolo.
Le lettere di questa ultima definizione, collegate al pensiero del Messia ed in particolare ai Vangeli, suggeriscono che il Signore "vivente , in sacrificio , entrerà , in una persona () nei giorni ."
È tale altare menzionato per ultimo tra gli arredi della Dimora in quanto rappresenta evidentemente l'elemento simbolico d'estrema importanza avente la funzione d'intermediario a collegamento tra Dio e il Suo popolo, figura di un avvocato perenne in carne ed ossa, di cui parla la 1Giovanni 2,2 "...abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo."
Tramite questo altare, animato da un sacerdote scelto che vi bruciava l'incenso prescritto alle ore previste, secondo il patto della Torah, era assicurata la presenza divina che, di fatto seguiva l'accensione dell'incenso.
L'incenso, infatti aveva la funzione di alludere alla nube aldilà del velo che precedeva l'entrata del Re sul trono dei cherubini sull'Arca.
Il Capitolo Esodo 30 c'informa che questo altare è d'oro, che i profumi da bruciare in pratica sono incenso, che deve essere unto con l'olio dell'unzione in cui v'è in parte preponderante l'aroma della mirra.
Questi tre elementi - oro, incenso e mirra - sono i doni allusivi dei Magi per il Santo bambino, il Re d'Israele, il Messia.
D'altronde l'altare era di legno d'acacia "shittim" in cui "arde l'amore/il cuore di un essere vivente ", ma rivestito d'oro, due materie in antitesi, l'una materia viva, ma deperibile quale il legno con cui gli Egizi facevano i sarcofagi e quindi allude alla morte e l'altra, l'oro, uso a rappresentare la natura divina nel mondo pagano, indi insita v'è l'idea di una doppia natura.
Quello del legno d'acacia (mimosa nilotica) arbusto spinoso, il cui succo è la gomma arabica che lo rende relativamente imputrescibile è elemento ricorrente nella costruzione della Tenda del Convegno. infatti Vi si trova, infatti, in vari elementi:

  • nelle assi di contorno della Tenda rivestite d'oro "Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali" (Esodo 26,15) "Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento."(Esodo 26,31-32);
  • nell'Arca dell'Alleanza, "Quindi Bezaleel fece l'arca in legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza... Fece stanghe in legno di acacia e le rivestì d'oro" (Esodo 37,1-4);
  • nella tavola delle offerte, ugualmente "Fece le stanghe in legno di acacia e le rivestì d'oro" (Esodo 37,15);
  • nell'altare dei profumi: "Fece l'altare per bruciare l'incenso, in legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza; ...aveva due cubiti di altezza..." (Esodo 37,25);
  • nell'altare dei sacrifici, ma questi esterno alla Tenda era rivestito di rame: "Fece l'altare in legno di acacia: aveva cinque cubiti di larghezza, ...e aveva l'altezza di tre cubiti... lo rivestì di rame." (Esodo 38,1.2).
Una tradizione propone che la corona di spine del Cristo fosse di spine d'acacia.
L'altare d'oro o altare "mizbeach happenimi", sta sempre nel Santo del Tabernacolo alla presenza di Dio ed è perciò figura di chi presenta sempre il proprio sacrificio spirituale a Dio Padre.
Quando nel Santo era bruciato l'incenso poteva trovarsi solo il sacerdote di turno, perciò "solo Hashem e il chohen erano soci in questa mitzvà e così la presenza di Dio poteva risiedere nel Santuario." (Rebbe di Lubavitch)
Nel Benedictus, inno di Zaccaria, il padre del Battista, che quale sacerdote della classe di Abia officiava all'altare dell'incenso quando era il suo turno, pare cogliersi tale pensiero quando proclama: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide... di concederci... di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni." (Luca 1,68-75).
Israele disponeva del favore di Dio e della sua concreta Presenza, infatti, dice il libro del Deuteronomio: "...qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?" (Deuteronomio 4,7)
Conferma il Vangelo di Luca che Zaccaria, fatta l'offerta dell'incenso, evidentemente aggiungendo le proprie intenzioni con fede, si verificò una manifestazione della Presenza divina, perché: "...gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita..." (Luca 1,11-13)

La presenza del Cristo, sacrificato fuori dalla Tenda su un altare cruento, risorto ed elevato al cielo, assicura una presenza continua dell'umanità presso il Padre.
Quel sacrificio sull'altare della croce è perennemente ricordato al Padre.
La croce, non più di legno, ma splendente più dell'oro diviene gloriosa e il sacrificio assume l'aspetto completamente spirituale.
Un'intercessione, una preghiera continua dal profumo prezioso s'eleva perciò da Lui per l'umanità: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno." (Luca 23,34)
Quel altare aveva due stanghe di legno per sollevarlo, rivestite d'oro segno di quella croce di legno divenuta gloriosa.
Quattro erano gli anelli, i fori cioè ove le due stanghe si collegavano all'altare e quattro sono i fori nelle mani e nei piedi di Gesù crocifisso al legno della croce.
"Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi... Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni." (Luca 24,39-48)

C'è un accenno al capitolo 4 del libro dei Numeri del popolo in cammino per la conquista della terra promessa, figura dell'evangelizzazione, in quanto l'arca di Dio, la "mercabah", ma portata da uomini in carne ed ossa, si muove sulle stanghe per il mondo e in quel cammino nel deserto, vera e propria processione dei Leviti l'altare d'oro si muovere pure su stanghe l'altare d'oro: "Quando il campo si dovrà muovere... Aronne e i suoi figli... stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare." (Numeri 4,5-11)
Quei mantelli viola ci ricordano la passione del Cristo con "i tradimenti , l'oppressione dei potenti , la crocifissione ".
Le pelli di tasso portano in sé il pensiero a che "si vedrà riportarsi il corpo del crocifisso dalla tomba risorto ."

Il libro dell'Apocalisse al capitolo 5 presenta questa visione: "E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli? Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. Uno dei vegliardi mi disse: Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli". (Apocalisse 5,1-5)
Quel "libro a forma di rotolo" è certamente la Torah, i cinque libri del Pentateuco che erano e sono uniti negli Aron delle sinagoghe a costituire un unico rotolo.

Il rotolo della Torah

Questo rotolo è scritto solo su una faccia, ma viene detto che ha una faccia esterna e una interna.
Nel contempo è attestato che tale rotolo di fatto è un libro sigillato con sette sigilli che l'iconografia immagina come chiuso con sette serrature, in senso allegorico, in quanto non è a pieno comprensibile fino al momento della venuta del Messia.

Il libro sigillato con 7 sigilli (Apocalisse)

È un libro criptato e occorre una chiave di lettura per interpretarlo.
Si può, però, gioire perché ciò che era nascosto nella Torah è ora rivelato e la faccia nascosta si apre grazie alle vicende di Gesù di Nazaret.
Tutto ciò pare vero e ampiamente confermato.
La lettera agli Ebrei sintetizza i pensieri degli antichi profeti e quanto precisamente è detto nel Salmo 40,7-9: "...entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà." (Ebrei 10,5-7)

Lo stesso libro dell'Apocalisse quando parla dei sigilli del rotolo in due occasioni ci ripresenta l'altare d'oro.
La prima volta è quando "l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe. Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi. Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto." (Apocalisse 8,1-5)
Questo altare, ora nel cielo raccoglie, perciò, le preghiere del corpo di Cristo in terra costituito dai suoi santi!
Il Santo Padre Benedetto XVI, nell'Omelia della Santa Messa con dedicazione dell'altare, Cattedrale di Albano, 21 settembre 2008 ebbe a dire:

«Nella liturgia romana il sacerdote, compiuta l'offerta del pane e del vino, inchinato verso l'altare, prega sommessamente: Umili e pentiti accoglici, Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te. Si prepara così ad entrare, con l'intera assemblea dei fedeli, nel cuore del mistero eucaristico, nel cuore di quella liturgia celeste a cui fa riferimento la seconda lettura, tratta dall'Apocalisse. San Giovanni presenta un angelo che offre "molti profumi insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro posto dinanzi al trono" di Dio (Apocalisse 8,3). L'altare del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d'incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire, dell'unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina sulla terra, dove, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, i discepoli del Signore ne annunziano la passione e la morte fino al suo ritorno nella gloria (Lumen gentium, 8). Anzi, ogni Celebrazione eucaristica anticipa già il trionfo di Cristo sul peccato e sul mondo, e mostra nel mistero il fulgore della Chiesa, sposa immacolata dell'Agnello immacolato, Sposa che Cristo ha amato e per lei ha dato se stesso, al fine di renderla santa.»

La seconda è quando "Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio." (Apocalisse 9,13)
Si apre così l'annuncio della fine dei tempi, quelli attuali, quantunque possano durare.

a.contipuorger@gmail.com

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